Compendio di Teologia Ascetica e Mistica (14)

…PARTE SECONDA: Le tre Vie. Fondamento della distinzione delle tre vie. Savio modo di applicare questa distinzione. Utilità dello studio delle tre vie….

PARTE SECONDA


 Le tre Vie


 


OSSERVAZIONI PRELIMINARI


618. I principii generali, esposti nella prima parte, s’applicano a tutte le anime e formano già un complesso di motivi e di mezzi atti a condurci alla più alta perfezione. Ma, come abbiamo detto più sopra (n. 340‑343), vi sono nella vita spirituale varii gradi e tappe diverse da percorrere: è quindi necessario specificarli e adattare i principii generali ai bisogni particolari delle anime, tenendo conto non solo del carattere, delle inclinazioni, della vocazione, ma anche del grado di perfezione in cui si trovano, affinché il direttore possa guidare ogni anima secondo ciò che le conviene.


Lo scopo quindi di questa seconda parte è di seguire l’anima nelle progressive sue ascensioni, dal primo momento in cui concepisce il sincero desiderio di avanzarsi nella pietà fino alle più alte vette della perfezione: lungo e spesso penoso cammino, ove però si gustano pure le più dolci consolazioni.


Prima di cominciare la descrizione delle Tre vie, esporremo: 1° il fondamento di questa distinzione; 2° il savio modo di applicar questa distinzione; 3° la speciale utilità di questa seconda parte.


 


I. FONDAMENTO DELLA DISTINZIONE DELLE TRE VIE.


619. Adoperiamo questa espressione delle “tre vie” per conformarci al linguaggio tradizionale. È però da notare che qui non si tratta di tre vie parallele o divergenti, ma piuttosto di tre tappe diverse lungo la stessa via, o, in altre parole, di tre principali gradi della vita spirituale percorsi dalle anime che corrispondono generosamente alla grazia di Dio. In ognuna poi di queste vie sono parecchie tappe di cui indicheremo le più importanti, dovendone i direttori tener conto; vi sono pure forme e varietà che dipendono dal carattere, dalla vocazione, dalla provvidenziale missione di ogni anima[1]. Ma, come con S. Tommaso notammo, si possono ridurre a tre i gradi di perfezione, secondo che si comincia, si progredisce o si arriva al termine della vita spirituale sulla terra (n. 340-343). Intesa in questo largo senso, la divisione delle tre vie è fondata nello stesso tempo sull’autorità e sulla ragione.


620. 1° Sull’autorità della S. Scrittura e della Tradizione.


A) Si potrebbero certamente trovare nel Vecchio Testamento molti testi riguardanti la distinzione delle tre vie.


Così Alvarez de Paz l’appoggia su questo passo, che gli porge poi la divisione del suo libro: Declina a malo, et fac bonum, inquire pacem et persequere eam[2]: Declina a malo, schiva il peccato: ecco la purificazione dell’anima o la via purgativa; fac bonum, fa il bene, ossia pratica la virtù: ecco la via illuminativa; inquire pacem, cerca la pace, quella pace che non si può trovare se non nell’intima unione con Dio: ecco la via unitiva. È un’ingegnosa interpretazione del testo ma non vi si può vedere un valido argomento.


621. B) Nel Nuovo Testamento: a) si possono citare, tra le altre, quelle parole di Nostro Signore che compendiano la spiritualità descritta dai Sinottici: “Si quis vult post me venire, abneget semetipsum, et tollat crucem suam quotidie et sequatur me”[3]. L’abnegazione o la rinunzia, abneget semetipsum, ecco il primo grado; il portar la croce suppone la pratica positiva delle virtù, ossia il secondo grado; il sequatur me è in sostanza l’intima unione con Gesù, l’unione con Dio, e quindi la via unitiva. Vi è qui certo il fondamento d’una vera distinzione tra i vari mezzi di perfezione ma non una prova perentoria.


622. b) Neppur S. Paolo insegna in modo esplicito la distinzione delle tre vie; descrive però tre stati dell’anima onde sorse più tardi questa distinzione.


1) Richiamando ciò che facevano gli atleti per conquistar una caduca corona, Paolo si paragona a loro dicendo che egli pure si sforza di correre e di lottare, ma, in cambio di batter l’aria, castiga il suo corpo e lo tratta da schiavo per schivare il peccato e la riprovazione che ne è il castigo: ” Ego igitur sic curro non quasi in incertum, sic pugno non quasi aerem verberans, sed castigo corpus meum et in servitutem redigo, ne forte, cum aliis praedicaverim, ipse reprobus efficiar[4]“. Or questi sono appunto gli esercizi della penitenza e della mortificazione, fatti sotto l’influsso d’un salutare timore, per domarla carne e purificar l’anima. E quante volte rammenta ai cristiani che bisogna spogliarsi del uomo vecchio e crocifiggere la carne con i suoi vizi e le sue cupidigie? Abbiamo qui proprio ciò che chiamiamo via purgativa.


2) Scrivendo ai Filippesi, dichiara ch’ei non è per anco giunto alla perfezione ma che segue il Maestro e si sforza di raggiungerlo, non guardando indietro ma alacremente spingendosi verso la meta: “Quae quidem retro sunt obliviscens, ad ea quae sunt priora extendens meipsum ad destinatum prosequor, ad bravium supernae  vocationis Dei in Christo Jesu[5]. E aggiunge che tutti coloro che tendono alla perfezione devono far lo stesso: “Quicumque ergo perfecti sumus, hoc sentiamus… imitatores mei estote, fratres”[6]


E altrove: “Imitatores mei estote sicut et ego Christi, siate miei imitatori come io sono di Gesù Cristo”[7]. Sono appunto le caratteristiche della via illuminativa, in cui il principale dovere è d’imitar Nostro Signore.


3) Quanto alla via unitiva, la descrive sotto le due sue forme: la via unitiva semplice, in cui uno si studia di far costantemente vivere in sé Gesù: “Vivo autem jam non ego, vivit vero in me Christus[8]; e la via unitiva straordinaria, accompagnata da estasi, da visioni e da rivelazioni: “Scio hominem in Christo ante annos quatuordecim, sive in corpore nescio sive extra corpus  nescio,  Deus scit, raptum hujusmodi usque ad tertium caelum[9].


Vi è dunque nell’Epistole di S. Paolo un sodo fondamento per la distinzione delle tre vie che la Tradizione verrà meglio determinando.


623. La Tradizione fissa a poco a poco esattamente questa distinzione, appoggiandola ora sulla differenza fra le tre virtù teologali e ora sui diversi gradi di carità.


a) Clemente Alessandrino è uno dei primi autori che espone il primo metodo. Per diventar gnostico ossia uomo perfetto, bisogna percorrere parecchie tappe: astenersi dal male per timore e mortificar le passioni; poi fare il bene o praticar le virtù sotto l’influsso della speranza; e infine fare il bene per amor di Dio[10]. Lo stesso modo di vedere induce Cassiano a distinguere tre gradi nell’ascensione dell’anima a Dio: il timore che è proprio degli schiavi, la speranza che è propria dei mercenari che lavorano per essere ricompensati, la carità che è propria dei figli di Dio[11].


b) S. Agostino parte da un altro concetto: consistendo la perfezione nella carità, appunto nella pratica di questa virtù egli distingue quattro gradi: la carità che principia, la carità che progredisce, la carità che è già adulta, la carità dei perfetti[12]; questi due ultimi gradi si riferiscono alla via unitiva, onde la sua dottrina in sostanza non differisce da quella dei suoi predecessori. Anche San Bernardo distingue tre gradi nell’amor di Dio: dopo aver mostrato che l’uomo comincia con l’amare sé stesso, aggiunge che, sentendo la propria insufficienza, si fa a cercar Dio con la fede e ad amarlo per ragione dei suoi benefici; poi, a forza di frequentarlo, viene ad amarlo e per i suoi benefici e per se stesso: e finalmente finisce con amarlo d’amore intieramente disinteressato[13]. Da ultimo S. Tommaso, perfezionando la dottrina di S. Agostino, chiaramente dimostra che vi sono nella virtù della carità tre gradi corrispondenti alle tre vie o tre tappe, n. 340‑343.


624. 2° La ragione fa veder la giustezza di questa distinzione. Poiché la perfezione consiste essenzialmente nell’amor di Dio, vi saranno tanti gradi di perfezione quanti gradi d’amore. Ora:


A) Prima di giungere alla perfezione dell’amore, è necessario purificar l’anima dalle colpe passate e premunirla contro le future.


La purità di cuore è la prima condizione per veder Dio, vederlo chiaramente nell’altra vita, intravederlo e unirsi a lui in questa “Beati mundo corde, quoniam ipsi Deum videbunt”[14]. Or questa purità di cuore suppone l’espiazione delle colpe passate con una sincera e austera penitenza, la lotta vigorosa e costante contro le tendenze cattive che ci portano al peccato, la preghiera, la meditazione e gli esercizi spirituali necessari per fortificar la volontà contro le tentazioni, insomma un complesso di mezzi che tendono a purificar l’anima e rassodarla nella virtù: questo complesso di mezzi si chiama via purgativa.


625. B) Purificata e riformata che sia, l’anima deve ornarsi delle virtù cristiane positive, che la renderanno più simile a Gesù Cristo; s’applica quindi a seguirlo a passo a passo, a copiarne progressivamente le disposizioni interiori, praticando insieme le virtù morali e le teologali: le prime la indociliscono e la fortificano, le seconde principiano ad unirla positivamente a Dio; le une e le altre vengono praticate parallelamente, secondo i bisogni del momento e le ispirazioni della grazia. A meglio riuscirvi, l’anima perfeziona la meditazione, che diviene sempre più affettiva, e si sforza di amare e imitare Gesù, avanzandosi così nella via illuminativa; perché seguire Gesù è seguir la luce: qui sequitur me non ambulat in tenebris.


626. C) Viene poi il momento in cui l’anima, purificata dalla colpe, indocilita e fortificata, pronta alle ispirazioni dello Spirito Santo, non aspira più che all’intima unione con Dio; lo cerca da per tutto, anche in mezzo alle più gravi occupazioni; si attacca a lui e gode della sua presenza. La meditazione si semplifica sempre più e diventa affettuoso e prolungato sguardo su Dio e sulle cose divine, sotto l’influsso ora latente e ora cosciente dei doni dello Spirito Santo; è, in altri termini, la via unitiva[15].


Vi sono certamente in queste tre grandi tappe gradazioni e varietà “multiformis gratia Dei”[16]; ne descriveremo alcune, lasciando che lo studio delle vite dei Santi faccia conoscere le altre.


 


II. SAVIO MODO DI APPLICARE QUESTA DISTINZIONE.


627. Per applicar questa distinzione, si richiede molta delicatezza e molta accortezza; bisogna certo studiare i principii che verremo esponendo, ma più ancora ogni singola anima con tutte le sue particolarità, tenendo conto dell’azione speciale dello Spirito Santo sopra di lei. Per aiutare il direttore in tale studio, non saranno inutili le seguenti osservazioni.


628. A) Nella distinzione delle tre vie non vi è nulla di assoluto o di matematico: a) si passa dall’una all’altra senz’accorgersene, senza che sia possibile porre tra loro un palo di confine. In che modo conoscere se un’anima è ancora nella via purgativa o agli inizi della via illuminativa? Vi è tra le due un terreno comune di cui è impossibile fissare gli esatti confini. b) Del resto il progresso non è sempre costante: si tratta di movimento vitale, con varie alternative, con flussi e riflussi; ora si progredisce e ora si indietreggia; talora anche pare che si rimanga nello stesso posto senza sensibile avanzamento.


629. B) Ci sono poi vari gradi in ognuna di queste vie. a)Tra le anime incipienti ve ne sono di quelle che hanno un gravoso passato da espiare e altre invece che hanno serbata la battesimale innocenza; è chiaro che, a parità di condizioni, le prime dovranno esercitarsi più lungamente dalle seconde nella penitenza. b) Vi sono pure varietà di temperamento, di attività, di energia e di costanza: altri praticano fervidamente gli esercizi della penitenza e altri solo a malincuore; alcuni sono generosi e non vogliono rifiutare a Dio cosa alcuna, altri non corrispondono ai suoi inviti che scarsamente. È quindi evidente che tra queste anime, le quali per altro sono tutte nella via purgativa, vi saranno presto differenze molto grandi. c) Così pure, tra quelli che si esercitano nella purificazione dell’anima solo da alcuni mesi e quelli che vi hanno già consacrato parecchi anni e sono ormai prossimi alla via illuminativa, vi è notevole distanza. d) Bisogna anche e sopra tutto tener conto dell’azione della grazia: alcune anime sembrano riceverla in tanta copia da poterne prevedere un rapido progresso verso le cime della perfezione; altre ne ricevono molto meno e fanno progressi più lenti: si ricordi il direttore che la sua azione dev’essere subordinata a quella dello Spirito Santo, n. 548. Non bisogna quindi immaginarsi che vi siano quadri rigidi, ove si possano far entrare tutte le anime; bisogna invece pensare che ogni anima ha le sue particolarità, di cui si deve tener conto, e che i quadri tracciati dagli autori spirituali devono essere tanto cedevoli da adattarsi a tutte le anime.


630. C) Nella direzione delle anime poi vi è un doppio scoglio da schivare: alcuni vorrebbero saltar delle tappe, ossia percorrere rapidamente i gradi inferiori per giungere più presto all’amor di Dio; altri invece sono sempre allo stesso punto e si fermano troppo, per colpa loro, nei gradi inferiori, per difetto di generosità o di metodo. Ai primi il direttore ripeterà spesso che ottima cosa è l’amar Dio ma che all’amor puro ed effettivo non si giunge che con la rinunzia e la penitenza, n. 321. Ai secondi porgerà incoraggiamenti e consigli, sia per stimolarne l’ardore, sia per aiutarli a perfezionare i metodi di meditazione o d’esame.


631. D) Quando gli autori spirituali insegnano che questa o quella virtù conviene a questa o a quella via devono intendersi con gran riserbo. In sostanza tutte le virtù fondamentali convengono a ognuna delle tre vie, sebbene in grado diverso. Così gl’incipienti devono certamente esercitarsi in modo speciale nella virtù della penitenza ma non possono farlo se non praticando le virtù teologali e le cardinali, in modo però diverso dalle anime proficienti, servendosene principalmente per purificar l’anima con la rinunzia e con le virtù mortificative. Nella via illuminativa si coltiveranno queste stesse virtù ma in diverso grado, in forma più positiva, e con la mira di rassomigliar meglio al divino modello. Si farà lo stesso nella via unitiva ma in grado superiore, come manifestazione dell’amor verso Dio e sotto l’influsso dei doni dello Spirito Santo.


Così anche i perfetti, pur applicandosi principalmente all’amor di Dio, non cessano di purificarsi l’anima con la penitenza e con la mortificazione; pratiche di penitenza che sono però condite con amor più puro e più inteso, onde riescono anche efficaci.


632. E) Pari osservazione convien pur fare per i vari generi d’orazione: generalmente parlando, la meditazione discorsiva conviene agl’incipienti, l’orazione affettiva alle anime proficienti, l’orazione di semplicità e la contemplazione alla via unitiva. Ma l’esperienza mostra che il grado d’orazione non sempre corrisponde al grado di virtù: che vi sono persone le quali, o per educazione o per temperamento o per abitudine, restano a lungo nella pratica della meditazione discorsiva o affettiva, pur essendo intimamente e abitualmente unite a Dio; e che altre, di mente più intuitiva e di più affettuoso cuore, fanno volentieri orazione di semplicità, senza per altro esser giunte al grado di virtù richiesto dalla via unitiva.


Importa assai fin da principio aver sott’occhio queste osservazioni, per non mettere tra le virtù separazioni assolute che non ci sono. Quindi noi, esponendo le singole virtù, procureremo d’indicare quali gradi convengono agl’incipienti, quali ai proficienti e quali ai perfetti.


 


III. UTILITÀ DELLO STUDIO DELLE TRE VIE.


Il fin qui detto mostra quanto sia utile e necessario il savio studio delle tre vie.


633. 1° E’ necessario prima di tutto ai direttori spirituali. Infatti è chiaro ” che gl’incipienti e i perfetti devono essere guidati con regole diverse”[17]; perché, aggiunge il P. Grou[18], ” la grazia degli incipienti non è la stessa di quella delle anime proficienti, né la grazia delle anime proficienti è la stessa di quella delle persone consumate nella perfezione”.


Quindi la meditazione discorsiva, necessaria agl’incipienti, intorpidirebbe le anime più progredite. Parimenti, riguardo alle virtù, vi è un modo di praticarle che corrisponde alla via purgativa, un altro alla via illuminativa, un terzo alla via unitiva. Ora un direttore che non ha approfondito queste questioni, sarà tentato di dirigere quasi tutte le anime allo stesso modo e consigliare ad ognuna ciò che riesce bene a lui. Se l’orazione affettiva semplificata è utilissima a lui, sarà tentato di consigliar lo stesso metodo a tutti i suoi penitenti, dimenticando che a tale orazione non sì giunge se non a grado a grado. Chi nella pratica abituale dell’amor di Dio trova tutto ciò che è necessario alla sua santificazione, sarà indotto a consigliare a tutti la via dell’amore come la più breve e la più efficace, dimenticando che l’uccellino senz’ali è incapace di volare a tali altezze. Un altro che non abbia mai praticato l’orazione di semplice sguardo biasimerà le persone che vi si provano, parendogli che cosiffatto metodo non sia che pigrizia spirituale. Il direttore invece che ha diligentemente studiato le progressive ascensioni delle anime fervorose, saprà adattare i consigli e la direzione al vero stato dei suoi penitenti, a maggior bene dell’anima loro.


634. 2° Anche i semplici fedeli studieranno con vantaggio queste diverse tappe; essi devono certamente lasciarsi dirigere dalla loro guida spirituale; ma quando, con letture bene scelte, abbiano afferrato, almeno nelle grandi linee, le differenze che corrono fra le tre vie, capiranno meglio i consigli del direttore e sapranno trarne maggior profitto.


Verremo dunque ordinatamente studiando le tre vie spirituali, ma senza dimenticare che non vi sono quadri rigidi, e che ogni via comporta molte varietà e molte forme diverse.


 




Note:




[1] Così, nella via unitiva, si distinguono generalmente due forme: la via unitiva semplice e la via unitiva accompagnata da contemplazione infusa, come spiegheremo più avanti.



[2] Ps. XXXIII, 25.



[3] Luc., IX, 23.



[4] I Cor., IX, 26-27.



[5] Phil., III, 13-14.



[6] Phil., III, 15, 17.



[7] I Cor., IV, 16.



[8] Gal, II, 20.



[9] II Cor., XII, 2.



[10] Stromata, VI, n. 12.



[11] Confer., XI, 6‑8.



[12] De nat. Et gratia, c. LXX, n. 84.



[13] Epist. XI, n. 8; P. L., CLXXXII, 113‑114.



[14] Matth., V. 8.



[15] S. Giovanni della Croce, seguito da un certo numero d’autori, ha una terminologia speciale sulle tre vie che è necessario conoscere: chiama incipienti quelli che sono prossimi alla contemplazione oscura, o notte dei sensi: proficienti, quelli che sono già nella contemplazione passiva: perfetti, quelli che hanno già attraversata la notte dei sensi e quella dello spirito. Cf. HOORNAERT, nota sulla Notte oscura, t. III delle Opere spirituali (p. 5‑6).



[16] Petr., IV, 10.



[17] Articles d’Issy, n. XXXIV.



[18] Manuale delle anime interiori, Parigi, 1901, p. 71.