CULTO

"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofalo: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica". CULTO (dal lat. colere = onorare): nella sua nozione fondamentale è una specie d\’onore, che a sua volta è un segno di stima dato a una persona per la sua eccellenza.

Ma il culto alla stima aggiunge il sentimento della propria inferiorità e soggezione verso la persona onorata. Sicché il culto in senso proprio è la manifestazione esterna di onore fatta a una persona superiore in riconoscimento della sua eccellenza e della propria sottomissione. Essendo Dio l\’Ente Supremo e il Signore assoluto dell\’universo, a Lui è dovuto il culto in massimo grado che coincide con la nota essenziale della Religione, la quale consiste appunto nell\’onorare Dio per la sua eccellenza e nel servirlo come Signore.
 Il culto come religione, è dovuto esclusivamente a Dio (donde si comprende la gravità del peccato dell\’idolatria): una forma inferiore di culto religioso sarà lecita verso le creature solo in quanto esse sono legate a Dio e Dio in esse manifesta la sua virtù.
 Distinzioni: il culto è per sua natura non solo interno ma anche esterno: l\’esterno è privato o individuale, e pubblico o ufficiale (autorizzato dalla Chiesa). Il culto singolare dovuto a Dio si chiama latria (dal gr. = servire) o adorazione; quello prestato ai Santi si chiama dulia (dal greco = servire) o venerazione. Il culto verso la SS. Vergine è denominato iperdulia. Alle immagini si presta un culto relativo alla persona che rappresentano; alle reliquie un culto anche relativo alla persona cui appartengono, per ragione di contatto.
 L\’Umanità di Cristo è oggetto di culto latreutico con questa differenza che Dio si adora in sé e per sé, l\’Umanità di Cristo in sé, ma per ragione del Verbo, cui è ipostaticamente congiunta. – Errori: Iconoclasti. Protestanti (v. queste voci e Cuore [di Gesù]).