"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofalo: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica". COMUNIONE (eucaristica) (lat. cum = con, unio = unione: ossia unione con un altro): è la partecipazione al banchetto sacrificale in cui il fedele si ciba del corpo e del sangue di Cristo.
Gli effetti di tale partecipazione sono l\’unione individuale e sociale dei fedeli con Cristo, in ordine alla glorificazione dell\’anima e del corpo. L\’unione individuale (incorporatio) è insegnata in modo sublime da Gesù Cristo nel discorso della promessa: i due misteri della vita trinitaria, la mutua immanenza del Padre nel Figlio e la processione del Figlio dal Padre, sono in qualche maniera ripetuti nei rapporti di Cristo con il fedele: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me ed io in lui… Come il Padre, che ha la vita in sé, ha mandato me e io vivo per mezzo del Padre, così chi mangia di me, vivrà per mezzo di me» (Jo 6, 55-57). L\’unione sociale (concorporatio) è rivelata in un classico testo paolino: «Noi tutti, sebbene molti, formiamo un sol pane, un sol corpo; perché partecipiamo del pane unificante dell\’Eucaristia» (I Cor 10, 7) cui fa eco S. Agostino: « O sacramentum pietatis, o signum unitatis o vinculum caritatis» (In Johannem, tr. XXVI, 13).
La risurrezione gloriosa (ius ad gloriam) viene promessa dal Signore nel discorso di Cafarnao: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell\’ultimo giorno» (Jo 6, 54), onde S. Ignazio Martire (+107) esalta l\’Eucaristia come «il farmaco dell\’immortalità e l\’antidoto contro la morte» (Eph. 20,2).
L\’intima natura di questi effetti non si può comprendere se non considerata nell\’economia generale dei sacramenti, di cui sono la corona. La Tradizione infatti presenta l\’Eucaristia come perfezionamento e fastigio «consummatio» di tutto l\’ordine soprannaturale e come tale deve completare tutto l\’organismo spirituale nel suo essere (la grazia) nelle sue facoltà (le virtù) nella sua attività (la grazia attuale) nei suoi frutti (le opere buone). Effettivamente come si ricava da un complesso di documenti teologici, l\’Eucaristia produce la grazia abituale più abbondante, aumenta al massimo grado la carità, regina di tutte le virtù, eccita, con frequenti stimoli della grazia attuale, il fervore, da cui rampollano, come naturale conseguenza, più numerose e più perfette le opere meritorie della vita eterna. Ora tali effetti costituiscono com\’è facile intendere, la piena incorporazione a Cristo, la più perfetta unione tra i fedeli, il più alto diritto alla glorificazione dell\’anima e del corpo, onde i singoli fedeli, come la Chiesa intera raggiungono l\’acme della perfezione spirituale, la maturità per la visione beatifica: dopo l\’Eucaristia non rimane che la Gloria.
ARTOTIRITI: eretici del III secolo che celebravano l\’Eucaristia con pane e formaggio, sotto pretesto che di tale cibo si nutrivano gli antichi patriarchi, dai cui usi G. C. non si sarebbe discostato nell\’ultima cena.