Nella vita di Bojanowski emerge in modo eminente l’apostolato e l’impegno sociale in favore dei contadini
di ZENON GROCHOLEWSKI
Non è intenzione della Chiesa elevare agli onori dell’altare tutti coloro, la vita dei quali si è distinta per la santità, ma con le beatificazioni e canonizzazioni essa intende mettere in luce i personaggi, la cui vita abbia la dimensione di un esempio particolarmente attuale ed è uno specifico messaggio per l’uomo
La vita e l’attività
Edmondo Stanislao Bojanowski nacque il 14 novembre 1814 in Polonia – che in quel tempo era spartita tra le tre potenze straniere, ossia la Prussia, l’Austria e la Russia – nel paese Grabonóg (Granducato di Poznañ), in una famiglia nobile, profondamente religiosa e di tradizioni patriottiche. Nel santuario della
Bojanowski si dedicò totalmente ai malati. Giorno e notte visitava i contaminati, li aiutava in ogni modo possibile, non risparmiava se stesso svolgendo tutti i servizi infermieristici, e soprattutto cercava di assicurare ai malati la cura pastorale e i sacramenti. L’edificio del menzionato Circolo, sciolto dalle autorità prussiane, è stato destinato ai malati poveri. Bojanowski lo chiamò Istituto e svolgeva anche i più umilianti carichi per assicurargli l’esistenza e ampliarlo. Raccolse là i malati, gli orfani e i bambini d’asilo. Nel 1850 unì l‘Istituto con l’asilo, esistente a Gostyñ già da cinque anni. Personalmente istruiva i bambini. La questione primaria per lui era l’educazione religiosa e morale. Nell‘Istituto, perciò, allestì la cappella, curando che ogni giorno fosse celebrata la Santa Messa, organizzava pellegrinaggi con bambini, esercizi spirituali, ecc.
In questa tridirezionale attività, scorse tutta la miseria materiale e morale dei contadini, alla quale volle provvedere, soprattutto tramite gli asili. Sempre di più maturava in lui il proposito di coinvolgere nella sua azione le ragazze contadine. Nel 1855 scrisse all’Arcivescovo di Poznañ, L. Przyzuski: «Da alcuni anni ho pensato di creare gli asili rurali sotto la sorveglianza delle ragazze contadine. Ho considerato: primo, i vantaggi dei bambini piccoli, esposti nei paesi, a causa della negligenza o inconsapevolezza
Con la solenne apertura dell’asilo a Podrzecze (vicino Gostyñ), il 3 maggio 1850 Bojanowski diede inizio alla Confraternità delle Maestre d’Asilo. Raccoglieva le ragazze contadine che si presentavano disponibili, preparandole ed impegnandole nella realizzazione della programmata opera. Pervase queste ragazze così profondamente di spirito di fede e di pratiche religiose (preghiera, esame di coscienza, lettura spirituale, meditazione) nonché di amore reciproco che – abbandonando l’idea della confraternita – in realtà è diventato fondatore della Congregazione religiosa delle Suore Ancelle della Beata Maria Vergine Immacolata. La regola della Congregazione è stata elaborata con aiuto di eminenti sacerdoti. Nel 1855 l’Arcivescovo L. Przyzuski diede il permesso provvisorio di osservarla. Alla Congregazione si presentavano sempre di più candidate, e cresceva anche il bisogno di maestre d’asilo. È questo il periodo
L’apostolato dei laici
Fin dall’inizio del processo di beatificazione si è visto in Bojanowski l’esempio dell’autentico apostolato di un fedele laico. Anzi, avendo soprattutto presente questo suo apostolato, egli è stato considerato «precursore del Concilio Vaticano II». Questa espressione è stata usata anche nel libro su Bojanowski, scritto da M. Winowska e pubblicato prima in francese (Edmond Bojanowski, précurseur du Vatican II, Paris 1979) e poi in polacco (Wroczaw 1983). La questione è molto attuale e di grandissima importanza nella prospettiva della crescita della Chiesa. Il Concilio Vaticano II ha dedicato all’apostolato dei laici lo speciale Decreto Apostolicam actuositatem (18 novembre 1965), ed inoltre tratta la questione in molti altri documenti. Nel 1987 è stata celebrata una speciale sessione del Sinodo dei Vescovi sulla «Vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo», dopo la quale Giovanni Paolo II ha emanato
Recentemente nell’esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in America (22 gennaio 1999), in riferimento alle «proposizioni» della sessione speciale del Sinodo dei Vescovi del Continente Americano (16 novembre-12 dicembre 1997), il Santo Padre, sintetizzando la posizione della Chiesa, nota – e ciò evidentemente vale per tutta la Chiesa e non soltanto per le Americhe – che «due sono gli ambiti in cui si realizza la vocazione dei fedeli laici». «Il primo, e più proprio del loro stato laicale, è quello delle realtà temporali». I laici sono chiamati ad ordinarle secondo la volontà di Dio. Citando le menzionate «proposizioni», Giovanni Paolo II sottolinea che «la secolarità è la nota caratteristica e propria del laico e della sua spiritualità, che lo porta ad agire nei vari ambiti della vita familiare, sociale, professionale, culturale e politica, in vista della loro evangelizzazione» (n. 44). Riguardo a questo ambito dell’apostolato dei fedeli laici la dottrina conciliare e postconciliare è chiara. Bojanowski invece appare come eminente esempio di tale apostolato. Ha scorto il problema sociale della realtà dei paesi trascurati, dei bambini abbandonati e della miseria con ciò connessa. Ha sacrificato tutte le sue forze per sanare questa situazione nello spirito del Vangelo. Non ha vissuto sulle nuvole, ma si è dimostrato profondamente realista. Ha ritenuto inutile cercare aiuto al di fuori, e ha deciso di aiutare a sanare la dolorosa situazione con le forze proprie della realtà rurale. Raccoglieva quindi le ragazze contadine, le istruiva affinché diventassero capaci di far fronte ai bisogni concreti. Ha preso coraggiosamente diverse iniziative (sale di lettura, asili, scuole, ospedali) e ha elaborato le linee di direzione educativa. Esse non consistevano nel proporre inanimi e complicate norme di legge, ma nel creare gli organismi di sangue ed ossa, pieni di vita, di dinamismo e di entusiasmo. Le sue lettere alle ragazze che collaboravano con lui erano lontane da quelle che redigono gli uffici dell’amministrazione pubblica. Erano piene di calore, di carità cristiana, capaci di infiammare il cuore, illuminare la mente, sollevare lo spirito, stimolare alla generosità. Ha creato le comunità impregnate di autentica civiltà d’amore, di cui tanto abbiamo sentito dalla bocca sia di Paolo VI che di Giovanni Paolo II. Questo suo atteggiamento, lontano da ogni forma di demagogia, dal porsi sulla scena o cercare l’applauso, era uno sforzo realistico, diretto a trasformare la dolorosa realtà, pagando col sangue proprio. L’ispiratrice fu la sua profonda fede ed autentica operativa carità. Leggendo il suo Diario ci si accorge che la sua fede e la sua pietà non avevano nulla a che fare con l’esaltazione, erano semplici, sobrie, piene di entusiasmo e di forza, inflessibili. Leggendo quel Diario si respira la gioia che gli ha procurato ogni azione buona, ogni confessione sacramentale, la Santa Messa, la partecipazione ai Vespri. Nella sua pietà tutto appare così semplice.
La personalità di Bojanowski non propone un modello complicato. Per imitarlo non è necessario essere teologo o erudito, ma bisogna veramente credere, essere unito con Cristo ed amare. Queste qualità, vissute sul serio, suggeriranno da sole come tradurle nell’azione, trasformando nello spirito del Vangelo
Nell’esortazione Ecclesia in America Giovanni Paolo II osserva al riguardo: «È necessario promuovere la proficua collaborazione di fedeli laici ben preparati, uomini e donne, nelle diverse attività all’interno della Chiesa, evitando tuttavia che ci sia confusione con i ministeri ordinati e con le azioni proprie del sacramento dell’Ordine, al fine di ben distinguere il sacerdozio comune dei fedeli da quello ministeriale [… ] In ogni caso, benché l’apostolato intraecclesiale dei laici debba essere stimolato, occorre far sì che esso coesista con l’attività propria dei laici nella quale essi non possono essere sostituiti dai sacerdoti: il campo cioè delle realtà temporali» (ivi).
Osservando in questa prospettiva la vita e l’attività di Bojanowski, non è difficile accorgersi che non c’era in lui neppure un’ombra di tendenza ad assumere i compiti propri dei sacerdoti: al contrario, ha dimostrato grande rispetto e fiducia ai ministeri ordinati. Egli ha senza dubbio esercitato l’apostolato «intraecclesiale», ma nella giusta dimensione. Esso ha fruttificato in modo magnifico. Bojanowski ha così fortemente innestato nelle sue iniziative sociali lo spirito di fede e di amore cristiano, che da queste ragazze – che raccoglieva per provvedere ai bisogni del luogo e del tempo – è nata la Congregazione religiosa che oggi nei suoi quattro rami conta circa 4.000 suore che lavorano non soltanto in Polonia, ma anche in molte altre nazioni dell’Europa, dell’Africa, delle Americhe e dell’Asia. La beatificazione di Bojanowski certamente le riempirà di gioia. Spero che questo non sarà per loro un motivo di esaltazione (sentimento tanto estraneo a Bojanowski), ma di rafforzato impegno nella linea indicata dal loro stupendo Fondatore, di un nuovo e creativo misurarsi con le esigenze del Vangelo.
Il messaggio
Nella vita e attività di Bojanowski emerge in modo eminente l’apostolato del primo ambito, principalmente nel settore dell’impegno sociale in favore dei contadini. Evidentemente ci sono molti altri campi di attività per l’apostolato dei laici. C’è bisogno di personaggi come Bojanowski nell’arte, nella politica, nei diversi settori della scienza, nei mass media, ecc. Non è ad esempio una anomalia che nelle nazioni di stragrande maggioranza dei cattolici nei mass media vengano prevalentamente propagate le idee non cristiane? In quanto la Chiesa è negligente nel rendere i fedeli laici consapevoli della loro specifica vocazione all’apostolato (penso qui principalmente al primo ambito), in tanto si fa
C’è anche bisogno dell’esempio di Bojanowski, affinché tormenti e solleciti le coscienze dei cattolici tiepidi (il Signore ha chiamato anche loro all’impegno cristiano ed all’apostolato e non alla mediocrità); affinché susciti maggiore generosità e coraggio in quei fedeli laici che si rendono conto della loro responsabilità per le realtà temporali e cercano di imprimere il loro marchio di verità e di bontà nella vita sociale e politica.
La Congregazione delle Suore Ancelle della Santissima Maria Vergine
La Congregazione, fondata dal servo di Dio Edmondo Bojanowski, conta oggi 3.334 religiose.
La Congregazione delle Suore Ancelle della Santissima Maria Vergine, al momento della morte di Edmondo Bojanowski suo fondatore, contava 188 suore che lavoravano nelle 37 case della Grande Polonia, della Galizia e della Slesia. A causa delle condizioni politiche della Polonia spartita tra tre potenze, la congregazione si divise in quattro istituti religiosi autonomi: le Ancelle che operavano nella regione Grande Polonia; quelle della Slesia; le suore di Dêbica e quelle di Stara Wieœ. Successivamente rifacendosi allo spirito della comune origine e volendo meglio conservare il carisma del loro fondatore, i quattro rami della Congregazione delle Suore Ancelle della Santissima Maria Vergine formarono una federazione che con il decreto del 29 maggio 1991 fu approvata dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Il periodo tra le due guerre fu particolarmente propizio allo sviluppo della congregazione che rimanendo fedele al carisma del fondatore ampliò la sua attività apostolica col lavoro pedagogico ed educativo nelle scuole elementari e professionali, con le case degli studenti e coi collegi, con corsi di cucito e cucina, con la cura degli orfani e dei malati negli ospedali.
Nel 1939 la Congregazione delle Suore Ancelle della Santissima Maria Vergine contava 3.908 suore che lavoravano in 728 case; le suore tra l’altro gestivano 494 asili, 97 scuole elementari e professionali, 61 orfanotrofi, 37 case dello studente e collegi e 45 ospedali. La seconda guerra mondiale portò notevoli perdite nel campo spirituale, personale e materiale. Furono liquidate 152 case religiose e il numero delle suore diminuì fino a 700 presenze. Nella realtà postbellica, dal 1948 per effetto della crescente politica antiecclesiale del governo polacco, le suore secondo le direttive della Chiesa intrapresero il lavoro presso le parrocchie. Dopo la liquidazione degli asili la catechesi divenne il perno della loro attività apostolica. Le suore infermiere espulse dagli ospedali si dedicarono in misura maggiore ai malati nelle loro case. Dopo il 1980 la congregazione è tornata gradualmente alle sue opere, soprattutto per quanto riguarda la gestione degli asili, attualmente 161 nel paese e all’estero. 286 suore educano 6.190 bambini d’età prescolare. La congregazione gestisce 6 orfanotrofi con 300 bambini. Inoltre 550 suore catechiste insegnano a 131.350 bambini e giovani. Nei 42 ospedali e nelle 93 istituzioni educative lavorano 306 suore infermiere e 41 suore svolgono il servizio caritativo nelle parrocchie.
Il servizio all’uomo bisognoso di aiuto spirituale o materiale, secondo le direttive del fondatore – egli stesso molto sensibile ai bisogni della Chiesa universale – non si limitava soltanto alla Polonia. Già 11 anni dopo la fondazione della congregazione, il fondatore aveva mandato le prime suore in Galizia, divisa politicamente dalla Grande Polonia, e alcuni anni più tardi nella Slesia. Voleva anche mandare le suore in Canada. Ancora durante la sua vita Fanny Taylor, con la collaborazione di Edmondo Bojanowski, aveva trapiantato lo spirito delle Ancelle in Gran Bretagna fondando a Londra la Congregazione delle Povere Ancelle della Madre di Dio.
Verso la fine della prima guerra mondiale le suore Ancelle aprirono case in Cecoslovacchia (1907), in Germania (1910), negli Stati Uniti (1926), in Svezia (1928), in Italia (1932), in Francia (1933), in Danimarca (1971), in Canada (1972), in Austria (1994) e in Gran Bretagna (1995). In tutti questi paesi esse realizzano il carisma del servizio, svolgono attività pedagogiche negli asili e nelle scuole elementari e lavorano come infermiere negli ospedali e negli ospizi. La Congregazione, fedele allo spirito del fondatore, si è inserita anche nell’attività missionaria della Chiesa intraprendendo il lavoro nella Rhodesia del Nord, odierna Zambia (1928), nella Repubblica dell’Africa del Sud (1946), in Brasile
Dopo il 1991, quando si sono aperte le possibilità di lavoro apostolico sui territori della ex Unione Sovietica, le Ancelle si sono recate in Russia, Ucraina, Bielorussia, Kazakhstan e Moldavia per portare agli uomini desiderosi di Dio la buona novella sulla Divina Misericordia dopo 70 anni di persecuzioni; aiutano i sacerdoti nella catechesi dei bambini, della gioventù e degli adulti, nella conduzione degli esercizi spirituali e servono i malati e i poveri.
Oltre le frontiere polacche lavorano attualmente 568 suore, di cui 191 del posto, in 100 sedi sparse in 20 paesi dell’Europa, dell’Africa e dell’America.
L’influenza dello spirito di Bojanowski si spande oltre la Congregazione delle Suore Ancelle della Santissima Maria Vergine. Per completare il quadro, bisogna menzionare a questo punto la già nominata Congregazione delle Povere Ancelle della Madre di Dio in Gran Bretagna e le tre Congregazioni del rito ucraino-bizantino: le Ancelle della Beata Vergine Immacolata, le Suore di San
(c) L’Osservatore romano, 4-5 giugno 1999