Vedeva nei poveri Gesù Crocifisso e serviva Lui in loro.
ASSUNTA FARON
Suor Bernardina Maria Jabloñska nacque il 5 agosto 1878 nel piccolo villaggio di Pizuny, presso Narol, nell’odierna diocesi di ZamoœæLubaczów. La bellezza del paesaggio natio ebbe una grande influenza sul suo animo sensibile e contribuì a formare una personalità gentile e predisposta all’attività della grazia di Dio. Vivace, intelligente, piena di gioia, cresceva circondata dall’amore dei genitori, rimanendo per molto tempo figlia unica. I suoi genitori erano piccoli possidenti terrieri rispettati e stimati dai loro vicini. Poiché la scuola si trovava lontano dalla loro casa, i genitori l’affidarono ad un insegnante privato, il quale — però — essendo poco esperto non riuscì a «domare» la piccola Marynia e dopo alcuni mesi dovette lasciare l’insegnamento; la piccola fu perciò mandata a casa di lontani parenti dove un altro insegnante dava lezioni private ai bambini
A 15 anni la sua felice infanzia fu bruscamente interrotta dalla morte della madre. La ragazza cambiò completamente, si sentì sola e perduta, evitava la compagnia dei coetanei, si appartava in cerca di solitudine.
La madre, profondamente religiosa, ebbe molta influenza sulla figlia, trasmettendole in modo particolare la venerazione del Santissimo Sacramento e l’attaccamento filiale alla Madre di Dio.
Morta la madre terrena, la giovane con tutto l’ardore del suo giovane cuore si attaccò alla Madre celeste. Una piccola cappellina sul bordo della foresta con la figurina dell’Immacolata, dove la ragazza aveva sempre portato mazzi di fiori di campo, divenne il luogo prediletto delle sue meditazioni. Lì affidava a Maria i problemi della sua giovane esistenza.
Dedicava inoltre molto tempo all’adorazione del Santissimo Sacramento nella chiesa di Lipsk, dove era stata battezzata.
Leggeva molto, soprattutto le vite dei Santi. Sempre di più si avvicinava a Dio il cui richiamo lei sentiva nel profondo della sua anima e Lo ritrovava facilmente nella bellezza della natura, nella solitudine, nel suo cuore. Sorgeva in lei il desiderio di una vita dedicata completamente a Dio nel silenzio del convento, per cui cominciò a praticare varie mortificazioni apprese dai libri.
Il momento decisivo fu il suo incontro con Frate Alberto alla sagra di Horyniec il 13 giugno 1896. Decise di entrare nella sua Congregazione fondata da poco, pensando che si trattasse di un ordine monastico. Il padre si oppose alla decisione della figlia, perciò Bernardina, una volta maggiorenne, lasciò di nascosto la casa e si recò a Brusno, dove si trovava l’eremo delle Suore Albertine. Alla domanda del Frate Alberto sul motivo della sua decisione, rispose di voler appartenere a Gesù Cristo e amarlo tanto.
Bisognava dare dimostrazione di questo amore, perciò la giovane venne mandata per la prima prova nell’ospizio dei senzatetto a Cracovia. Si trovò in un ambiente a lei completamente sconosciuto; fino a quel momento il povero era per lei un vecchietto vagabondo al quale si offriva un piatto caldo e una buona parola in cambio dei suoi racconti su un mondo lontano. Non sapeva assolutamente nulla della miseria fisica e morale della grande città. Lei che desiderava il silenzio e la preghiera si era trovata all’improvviso in una casa piena di lamenti di malati, di urla di malati mentali, di insulti volgari della gente emarginata che con insistenza chiedeva aiuto.
Rimase talmente sconvolta da voler subito abbandonare tutto. Frate Alberto vegliava, spiegava e soprattutto insegnava con il suo esempio che queste persone abbisognavano non soltanto di essere servite, ma soprattutto di essere amate come Cristo sofferente e disprezzato.
Questo era un amore molto difficile ma affascinante che prospettava i culmini della santità. Soltanto il Signore sa quanto ebbe a soffrire, quanti combattimenti interiori, quante rinunce dovette affrontare.
Il momento critico arrivò il Sabato Santo 1899 quando credette di non poter resistere più nemmeno per un momento.
Allora Frate Alberto scrisse per lei l’atto dell’eroico affidamento a Dio, che Bernardina firmò dopo aver pregato a lungo.
«Dono a Gesù Cristo la mia anima, la mia mente e tutto ciò che possiedo. Offro la mia persona a tutti i dubbi, alle asprezze interiori, ai tormenti e alle sofferenze spirituali, a tutte le umiliazioni e disprezzi, a tutti i dolori del corpo e alle malattie. In cambio non voglio niente né ora né dopo la mia morte, perché faccio tutto questo per amore di Gesù Cristo».
Da quel momento cessarono i dubbi e seppe mantenere la parola data mentre il Signore magnanimemente la conduceva attraverso il misticismo verso le altezze della contemplazione.
Frate Alberto, apprezzando le sue grandi doti, nel 1902 la nominò a soli 24 anni prima superiora generale della Congregazione delle Suore Albertine.
Svolse questo ministero fino alla morte, acclamata ogni volta ai capitoli generali.
Fu una vera madre per le suore e per i poveri. Dopo una lunga vita, piena di sofferenze morì (in aura di santità) il 23 settembre 1940 e fu sepolta nel cimitero Rakowicki di Cracovia. Nel suo testamento lasciò scritto alle suore: «Fate bene a tutti». Il suo culto cominciò a diffondersi fin dall’inizio, chi la conosceva si rivolgeva nel bisogno a lei anche dopo la sua morte, con la profonda convinzione che essa potesse fare molto con la sua intercessione presso il Signore. Le grazie ricevute allargavano il cerchio dei suoi veneratori.
Il 23 maggio 1984 la Congregazione delle Suore Albertine presentò alla Curia arcidiocesana di Cracovia, nelle mani del card. Franciszek Macharski, la richiesta di iniziare il processo d’informazione sulla Suora Bernardina Jabloñska.
Contemporaneamente i suoi resti terreni furono trasferiti dal cimitero nella chiesa Ecce Homo di Cracovia in via Woronicza 10, dove si trovano anche le reliquie di Frate Alberto. Il 25 aprile 1986 la documentazione fu inviata a Roma e già il 3 maggio 1986 fu formalmente aperto il processo di canonizzazione presso la Congregazione per le Cause dei Santi a Roma. L’altra tappa del processo è stata la proclamazione del decreto sull’eroismo della vita e delle virtù della Serva di Dio Suor Bernardina, il 17 dicembre 1996. Attualmente il processo è stato completato, aspettiamo la solenne beatificazione.
La spiritualità e la santità di Suor Bernardina
Suor Bernardina aveva ereditato dai suoi genitori due doti di carattere molto importanti che sviluppate nell’arco della vita raggiunsero una dimensione rara.
Dalla madre aveva ereditato una bontà delicata e dal padre una volontà forte e decisa. Quando il Signore predestina qualcuno ad una missione straordinaria di solito lo fornisce di capacità innate, che lo predispongono meravigliosamente al compito. La vita dei santi si esprime in due direzioni: della vita interiore e dell’attività esterna, le proporzioni vengono mantenute.
Alla base della vita interiore di Suor Bernardina come anche della sua attività si trovano amore e sofferenza. Si può dire che soffriva molto, oltre ogni limite, e sapeva sopportare. Agli inizi della sua vita religiosa, quando stava per cedere, perché desiderava rimanere con Dio nella solitudine e nel silenzio, sottoscrisse l’atto eroico di una completa rinuncia alle sue aspirazioni per donarsi a Dio, accettando tutte le sofferenze dell’anima e del corpo disinteressatamente, non aspettandosi premi né in vita né dopo la morte. Il Signore la provava ma essa manteneva l’impegno preso. In compenso di questo immenso sacrificio le dette la capacità di amare con amore misericordioso tutta la miseria umana a misura del Suo cuore divino. Le insegnò a ritrovare Cristo sofferente e umiliato in ogni uomo, soprattutto in quello depravato, umiliato e rifiutato da tutti. La sua bontà immensa meravigliava tutti quelli che l’avvicinavano. Nei propri ricordi, ogni suora sottolinea questa dote di suor Bernardina.
Pregava intensamente, soprattutto di notte, poiché durante la giornata era impegnata nelle attività della Congregazione e con i poveri. Passava molte ore davanti al SS. Sacramento: l’Eucaristia era l’oggetto del suo amore costante da cui traeva la sua forza. Stimolava le suore a fare frequenti visite alla cappella dicendo che «il prigioniero divino non può rimanere solo». Nei suoi diari scriveva così: «Gesù — Ostia Santissima: Quanta felicità per me! Oh! Se potessi rimanere ai suoi piedi interi secoli. Vorrei rimanere con il Signore qui, in questa valle di lacrime, fino al giorno del giudizio — rimanere ai piedi dell’altare, amarlo, non lasciarlo solo, compensarlo e vivere la sua vita. Mi dispiace che Lui rimarrà qui solo quando io non ci sarò più».
Il Signore le aveva donato un animo molto sensibile alle bellezze della natura, nella quale con facilità essa ritrovava le sue tracce, perciò le piaceva tanto stare nell’eremo di Zakopane. Lì riversava sulla carta le sue meditazioni rivelando i segreti della sua anima. Scriveva tra l’altro: «Mi ha impressionato moltissimo la bellezza di Dio che attirava la mia anima verso mondi sconosciuti… Dio e Dio, soltanto Dio, per sempre! Amo la preghiera; le notti silenziose all’aperto sotto il cielo sono la mia felicità. Amo la natura che innalza la mia mente e il mio cuore a Dio. Ti adoro, Signore, nelle folate del vento, nelle brumose nebbie mattutine e nel calante crepuscolo. Ti adorerò fino alla fine dei nostri giorni, che sono anche tua. Oh, come è bello il Signore nostro in una giornata di sole, come è bello nell’azzurro del cielo, come è meraviglioso nel turbinare del vento, come è potente nel mormorio del ruscello, come è grande Dio nelle sue opere».
Il Signore non si fa superare nell’elargire l’abbondanza dei suoi doni, accetta il sacrificio eroico di suor Bernardina ed esaudisce i desideri più ardenti del suo cuore; attraverso le esperienze dolorose della notte mistica la innalza fino agli altipiani della contemplazione e alla stretta unione con Lui. Le poche sue annotazioni rimaste ci rivelano cosa lei provava: «Deserto sacro, deserto profondo, immenso — bellezze e meraviglie si trovano in esso. Ho la sensazione che Dio mi abbia qui lasciata per bruciare in sacrificio, mi sto consumando.
«L’anima vola verso Dio come in un abisso senza fondo; tutto si azzittisce: la natura, il creato e le azioni. Dio versa sopra la mia anima fuoco e ghiaccio.
Vuol dire che così dev’essere, mi dono a te, Dio creatore… al di sopra di me Dio, come le nuvole sulla terra, e tutto cade sull’anima passiva».
Per quanto riguarda l’attività di Suor Bernardina bisogna dire che i poveri erano il suo secondo amore, vedeva in loro Gesù Cristo stesso e serviva Lui in loro. A loro dedicò la propria vita. La preoccupazione continua che mancasse il pane per i poveri faceva sprigionare le sue energie che le suggerivano le idee per procurare loro i mezzi di sussistenza.
Non dubitava mai della provvidenza divina; ordinava di dare anche l’ultima farina rimasta a quelli che la chiedevano, fiduciosa sempre nell’aiuto di Dio.
Sperimentava i miracoli della provvidenza.
Diceva alle suore: «Quale onore per noi che il Signore Gesù ci dona i poveri e ci lascia lavorare per quelli che ama tanto. Non è forse una fortuna servire Gesù Cristo stesso nelle persone dei poveri?».
Alla cura dei poveri dedicava tutta la sua anima.
Era particolarmente sensibile alle sofferenze altrui e quando non riusciva in un altro modo ad alleviare le loro sofferenze chiedeva al Signore di poter soffrire al loro posto. E così avvenne, infatti morì con il corpo tutto coperto di ulcere purulente, così profonde che si intravedevano le ossa. Una volta le sfuggì la confessione che aveva pregato per ottenere quelle stesse piaghe che le avevano provocato tanta ripugnanza.
Nel diario degli esercizi spirituali scrisse: «Vorrei esaudire ogni richiesta, asciugare ogni lacrima, consolare con la parola ogni anima sofferente, essere sempre buona per tutti e la migliore per i più infelici. Il dolore del prossimo è mio dolore. Gesù, fa’ che non viva per me stessa, spargi la mia anima su tutti i campi della miseria umana. Riempila con la Tua bontà e misericordia e dammi la grazia di poterti sostituire qui in questa valle di lacrime, facendo bene a tutti».
La Confondatrice e il carisma della Congregazione
A 24 anni Suor Bernardina fu nominata da Frate Alberto la prima superiora generale della Congregazione delle Suore Albertine e rimase superiora fino alla sua morte. Per 14 anni guidò la Congregazione a fianco del Frate Alberto seguendo il suo esempio ed imparando a servire Cristo nei più poveri. Dopo la morte del Frate, essa prese sulle sue spalle tutto il peso della cura della Congregazione e delle masse dei bisognosi che affollavano i ricoveri albertini.
Erano tempi difficili, la società era impoverita a causa delle guerre, c’erano molte persone senza tetto, tanti invalidi ed orfani. Ci volevano capacità non comuni per poter adempiere a questo compito difficile. Inoltre Frate Alberto era morto lasciando la Congregazione senza stabilità legale, senza Costituzioni scritte e senza l’approvazione scritta da parte delle autorità ecclesiali. Anche se aveva abbozzato il progetto delle Costituzioni secondo la prima Regola francescana, si era fermato, deluso dalle nuove norme della Congregazione per i Religiosi che non ammettevano la possibilità di approvare l’esistenza di Congregazioni senza basi materiali e con voti semplici. Quindi il problema fondamentale riguardava la radicale povertà alla quale Frate Alberto non voleva assolutamente rinunciare, considerandola il tesoro più prezioso.
Dopo la sua morte avvenuta nel 1916, questo compito difficile passò a Suor Bernardina, che si mise a lavorare con impegno e con senso di responsabilità, obbligata dalle autorità ecclesiastiche.
Doveva riassumere nei paragrafi delle Costituzioni tutta la spiritualità di Frate Alberto senza travisare in nessun modo i suoi ideali. L’aiutò in questo compito P. Czeslaw Lewandowski, amico fedele della Congregazione. Lavorava durante la notte, pregava molto e scriveva in ginocchio, di giorno si occupava delle suore e dei poveri. Il Signore approvava quest’opera perché le Costituzioni da lei redatte rispecchiano fedelmente l’ideale di Frate Alberto, dimostrano chiaramente il carisma del servizio ai più poveri.
Le autorità ecclesiali dopo un lungo tergiversare le approvarono senza cambiare il paragrafo riguardante la povertà.
Ciò accadde nel 1926, 10 anni dopo la morte di Frate Alberto e dopo un lungo periodo di preghiere e di varie intense attività di suor Bernardina che fedelmente proteggeva questa eredità preziosa.
Che la decisione della Chiesa fosse giusta lo si è constatato molto presto: la povertà estrema moltiplicava le vocazioni per la Congregazione che cresceva numericamente. Giunti gli anni dell’espropriazione, le suore non temettero niente, perché i sistemi politici cambiano ma i poveri restano sempre e sempre sarà attuale il carisma albertino dei servizi ai più poveri.
La Congregazione deve a suor Bernardina la stabilità giuridica, le Costituzioni e il suo sviluppo dinamico e perciò viene considerata come con fondatrice della Congregazione delle suore Albertine.
La Congregazione oggi
La Congregazione delle Suore Alberatine è stata fondata nel 1891 a Cracovia da Frate Alberto. La caratteristica principale della sua attività erano i ricoveri per i senzatetto, sorti al fine di salvare le persone estremamente bisognose, sia dal punto di vista morale che materiale.
Erano aperti giorno e notte. Secondo le indicazioni di Frate Alberto, a chi arrivava si dava da mangiare, lo si vestiva, lo si ricoverava secondo la disponibilità del momento. I primi ricoveri sorsero a Cracovia, gli altri su tutto il territorio del paese. Gradualmente l’attività della Congregazione cresceva: nascevano case per invalidi, per malati incurabili, per bambini e giovani abbandonati e durante le epidemie si attivava la cura dei malati contagiosi.
La sede dell’amministrazione era in via Krakowska 47, a Cracovia, dove si trovava anche il noviziato e il ricovero per le donne. Molta importanza avevano gli eremi dove le suore, stanche di un continuo pesante lavoro, potevano ritemprare le loro forze fisiche e rinnovarsi anche spiritualmente. Il primo eremo sorse già nel 1891 a Bruœno trasferito poi a Prusie (nella regione di Przemýœl), e il secondo nel 1902 a Zakopane.
Nei tempi del totalitarismo, la Congregazione fu costretta a limitare la sua attività presso gli ospizi statali e nei centri per malati non curabili e mentali, per adulti e bambini. Inoltre le suore, per ordine della Chiesa, lavoravano anche come catechiste.
Attualmente la Congregazione ritorna gradualmente al servizio dei più poveri e dei più bisognosi. Si ramifica in tre province: Cracovia, Varsavia e Poznañ.
A Cracovia, oltre alla sede della casa generalizia, in via Woronicza 10, si trova anche il noviziato. Le suore sono circa 700 e vivono in 73 case, in Polonia e all’estero.
L’attività della Congregazione riguarda case di accoglienza per le donne, case per i sacerdoti pensionati, case per l’aiuto sociale, centri per bambini, persone disabili e malati terminali, una casa per ragazze madri intitolata a Emilia Wojtyla, mense per i bisognosi, centri parrocchiali con servizio infermieristico, catechesi, aiuto alle famiglie numerose in condizioni precarie. Fuori del paese la Congregazione si trova nelle seguenti sedi:
Roma: dal 1972 sette suore gestiscono una casa internazionale per pensionate (circa 20 persone);
U.S.A., Hammond nello stato Indiana: dal 1974 dieci suore gestiscono una casa per pensionati (circa 50 persone);
Argentina, Martin Coronado: dal 1982 cinque suore gestiscono una casa per ex combattenti polacchi (circa 42 persone);
Bolivia, Montero: dal 1991 sei suore svolgono attività strettamente missionaria: curano i malati di tutto il quartiere; lavorano nell’ambulatorio 24 ore su 24; si impegnano per la catechesi che coinvolge circa mille bambini; preparano bambini e adulti ai sacramenti; organizzano funzioni religiose nel centro pastorale; accompagnano periodicamente i missionari nei loro viaggi ai villaggi lontani, aiutandoli nella catechesi e nel servizio sanitario; danno aiuto materiale e spirituale ai più poveri e ai malati;
Bolivia, Cochabamba: dal 1997 tre suore lavorano in una clinica per poveri e missionari;
Ucraina, Plebanówka presso Szarogród: dall’agosto 1992 tre suore aiutano i poveri e svolgono la catechesi per bambini e adulti.
Slovacchia, Brezno: dall’agosto 1995 tre suore nella parrocchia aiutano i poveri e svolgono la catechesi.
Il miracolo
Suor Lidia Gurgul delle Albertine ebbe una guarigione miracolosa da tubercolosi contagiosa, grazie all’intercessione della Serva di Dio Suor Bernardina. Dopo il ricovero in ospedale e la resezione di alcune vertebre per aumentare la pressione sul polmone sinistro interessato, lo stato della malata peggiorò ancora, si temeva una emorragia. Come malata grave e contagiosa fu sistemata nella casa della Congregazione a Zakopane.
Persistevano la febbre alta e una tosse insistente con sangue e pus.
Le superiore informarono Suor Lidia, ancora in periodo di noviziato, che a causa della malattia non avrebbe potuto pronunciare i primi voti. Le consorelle invitarono Lidia, che era disperata, a cominciare una novena per chiedere una guarigione mediante l’intercessione di Suor Bernardina. La malata quindi incominciò le preghiere e contemporaneamente ingoiò un pezzettino di legno proveniente dalla bara di Suor Bernardina, e ne attaccò un altro sul lato sinistro della camicia che toccava la parte del corpo operata. Lo stesso giorno verso le ore 17 suor Lidia si sentì meglio, scomparvero la tosse e la febbre alta. Il giorno seguente la dottoressa curante constatava il miglioramento della suora e ordinò alcuni esami che confermarono la totale guarigione. Suor Lidia poté partecipare agli esercizi spirituali di 8 giorni a Cracovia e poté pronunciare i primi voti.
La guarigione ebbe luogo nell’agosto del 1950 e ancora oggi la suora sta bene e lavora in varie case della Congregazione, la tubercolosi non è ritornata mai più. Questo miracolo è stato riconosciuto durante il processo di beatificazione della Serva di Dio Suor Bernardina.
ASSUNTA FARON
Un messaggio attuale
ROZALIA PISZCZEK
Superiora Generale delle Suore Albertine
La beatificazione di Suor Bernardina Jabloñska viene considerata da noi come un grande dono di Dio e come una sfida. Nutriamo la profonda speranza che la beatificazione possa contribuire al rinnovo dello zelo evangelico della Congregazione e della fedeltà al carisma del servizio ai più poveri e bisognosi. Non senza importanza rimane per noi il fatto che la beatificazione avvenga nell’anno del 46° Congresso Eucaristico Internazionale. Suor Bernardina nutriva una venerazione particolare per l’Eucaristia, che costituiva per lei non soltanto la fonte della santità personale ma anche dello svolgimento dell’apostolato della misericordia. Attingeva da Cristo una grande bontà e l’amore per il prossimo fino al dono di se stessa. Il suo esempio ci dimostra che per poter realizzare il carisma di Frate Alberto c’è bisogno di una profonda unione con Cristo Eucaristico, per portare Cristo in un mondo pieno di indifferenza e di insensibilità.