BB. MARIA PILAR, MARIA DEGLI ANGELI e TERESA di GESÙ BAMBINO (+1936)

La vicenda del martirio di di queste tre Beate è compreso nella grande carneficina che insanguinò la Spagna con la Guerra Civile del 1936-39. Per opportunità politiche, per lungo tempo, si è steso un velo su quegli sconvolgimenti che coinvolsero una parte della cattolicissima Spagna, ma soprattutto la Chiesa di quelle diocesi, che fra vescovi, sacerdoti diocesani, seminaristi, religiosi e suore di tanti Ordini monastici, subì la perdita di più di 7.300 membri, tutti martiri della barbarie anticattolica scatenata dai miliziani rossi: la loro morte fu voluta perché membri della Chiesa e questo dà loro il titolo di martiri.
Papa Giovanni Paolo II il 29 marzo 1987, nella Basilica di S. Pietro, beatificò le tre monache professe dell’Ordine delle Carmelitane Scalze, fissandone la festa comune al 24 luglio.

Queste tre Carmelitane sono le prime religiose, tra quelle assassinate dai comunisti durante la guerra civile spagnuola, che furono elevate dal sommo pontefice all'onore degli altari. A distanza di tanti anni gli storici non sono riusciti a definire esattamente i motivi che portarono il popolo spagnuolo a dividersi in due blocchi contrapposti, e a combattersi spietatamente dal 1936 al 1939.
I prodromi della guerra civile vanno ricercati nelle idee della rivoluzione francese penetrate in Europa all'inizio del secolo XIX. Esse, nonostante l'opposizione della Chiesa, posero le basi degli stati moderni. Causa di tanto sangue sparso fu pure l'integrismo e il regime dittatoriale del generale Primo de Rivera (+1930), portato avanti con il consenso del re Alfonso XIII di Borbone (+1941); l'incapacità dei fautori della seconda repubblica, presieduta prima da Alcalà Zamora y Torres (+1949) e poi da Emanuele Azana (+1940), di dialogare con le forze conservatrici e cattoliche, persuasi come erano di poter realizzare una forma di massimo laicismo statale senza scontrarsi con la Chiesa, e soprattutto, l'incapacità dei politici di risolvere i problemi economico-sociali che travagliavano gli spagnuoli.
Contro il governo del Fronte Popolare notoriamente anticlericale, vincitore delle elezioni del 1-1-1936 e responsabile dell'assassinio di Calvo Sotelo, capo dell'estrema destra monarchica, le guarnigioni militari il 18-7-1936 si sollevarono dappertutto, e si affermarono nella parte occidentale della Spagna con l'aiuto delle forze che il generale Francisco Franco trasportò dal Marocco. La Spagna restò così divisa in due governi: quello di Burgos, dove si insediò Franco, sostenuto dai monarchici, dai cattolici, dalla Falange, dall'Italia e dalla Germania; e quello di Valenza, dove si trasferì il governo legale, sostenuto dalla Russia e dalla Francia, e presieduto prima da Francisco Largo Caballero (+1946), soprannominato il "Lenin spagnuolo", e poi da Giovanni Negrin (+1956), socialista. Fin dagli inizi la guerra civile assunse l'aspetto di una feroce contesa tra autoritarismo fascista e democrazia social-comunista, e causò la morte di 4184 sacerdoti, 2365 religiosi, 283 suore e almeno di mezzo milione di civili.
Anche la guarnigione militare di Guadalajara (Nuova Castiglia) si sollevò per reprimere gli insulti, le minacce e le prepotenze perpetrate dai gruppi di sinistra ai danni degli ufficiali dell'esercito, dei sacerdoti e dei religiosi. I repubblicani, nella notte, da Madrid e da Alcalà de Henares prepararono la rivincita. Il 22 luglio bombardarono la città e poi vi fecero affluire migliaia di miliziani perché la mettessero a ferro e a fuoco. Verso le venti, le Carmelitane, vestite da secolari, lasciarono il loro convento di S. Giuseppe, che i comunisti dicevano di voler incendiare e, a gruppi, si rifugiarono in case private.
Suor Maria Filar e Suor Maria degli Angeli, con altre consorelle, trovarono rifugio nell'Hotel Iberia, situato in Via Tenente Figueroa, mentre Suor Teresa di Gesù Bambino trovava rifugio in una pensione situata nella stessa via. Il 23 luglio, in mattinata, le monache che si erano rifugiate nell'Hotel Iberia si trasferirono nella pensione in cui si trovava Suor Teresa. Non essendoci, però, posto per tutte e tredici le Carmelitane, nel pomeriggio del 24 luglio Suor Teresa propose che due di loro, Suor Maria Pilar e Suor Maria degli Angeli, andassero a rifugiarsi presso una famiglia di sua conoscenza in Via Francesco Cuesta, N. 5. Si offerse ad accompagnarle, ma mentre stavano per lasciare la Via Figueroa e imboccare la Via Michele Fluiters, incontrarono un gruppo di miliziani che stavano mangiando, in un'auto. Una guerrigliera le vide, si accorse che erano monache e, in preda a odio religioso, gridò ai compagni di sparare contro di loro. I degeneri figli della Spagna non se lo fecero ripetere due volte.
La B. Maria Pilar di S. Francesco Bargia era nata a Tarazona (Zaragoza) il 30-12-1877, ultima degli undici figli che Gabino Martinez ebbe da Luisa Garcia. Fu battezzata con il nome di Giacoma lo stesso giorno della nascita nella cattedrale, e fu cresimata nella chiesa di S. Maria Maddalena il 1-8-1879. Alla prima comunione, che fece a undici anni, fu preparata da un fratello sacerdote. Maturò la sua vocazione alla vita carmelitana a diciassette anni, dopo aver assistito nel monastero di Guadalajara alla professione religiosa della sorella maggiore, Severiana, che prese il nome di Suor Maria Aracoeli del SS. Sacramento. Tuttavia entrò in convento a ventuno anni, il 12-10-1898, avendo dovuto assistere la madre vedova e il fratello sacerdote.
Dopo il noviziato la beata professò il 15-10-1899 con il nome di Suor Maria Pilar. Durante la sua vita religiosa disimpegnò in monastero gli uffici di sacrestana e anche di rotara. Sua caratteristica spirituale fu la pietà eucaristica. Ebbe una grande fede nella presenza reale di Gesù nell'Eucaristia. Mentre preparava qualche ornamento per l'altare di Gesù sacramentato, esclamava: "Questo è per il Vivo, il Vivo!". Anima generosa, dopo trentasei anni vissuti secondo gli ideali carmelitani, nell'ora della prova, abbandonando il monastero, si offrì vittima perché fossero risparmiate le altre consorelle. Al voto di vittima unì l'accettazione di un eventuale martirio. Diceva infatti: "Se ci porteranno al martirio vi andremo cantando come le nostre martiri di Compiègne". Non temeva di soffrire e di morire, ma di cadere in mano dei miliziani e di essere da loro violentata.
La B. Maria degli Angeli era nata il 6-3-1905 a Getafe, nella diocesi di Madrid-Alcalà, decima dei figli che Emanuele Valtierra ebbe da Lorenza Tordesillas. Al fonte battesimale le fu imposto il nome di Marciana. A tre anni rimase orfana di madre. Per la sua formazione intellettuale e morale il padre provvide a collocarla, a quattro anni, nel collegio delle Suore della S. Famiglia che la prepararono alla cresima (1910) e alla prima comunione (1913). A quindici anni si sentì nascere nel cuore la vocazione alla vita carmelitana leggendo la biografia di S. Tersa di Gesù Bambino (+1897), ma non poté entrare subito in monastero perché il padre era rimasto vedovo e viveva con una zia impedita. In attesa del momento propizio fu il braccio destro del parroco nel catechismo ai bambini, nell'assistenza agli infermi e nella propagazione delle opere missionarie tra la gente.
Dopo la morte della zia, a venticinque anni, la beata entrò nel convento carmelitano di Guadalajara, fece la vestizione e il noviziato con il nome di Suor Maria degli Angeli, e professò il 21-1-1931. Nella vita religiosa passò solamente sei anni, eppure le consorelle la ricorderanno come "un'anima molto di Dio e osservante della regola fino alla delicatezza", nonché "caritatevole con le sue consorelle". Nelle lettere che scriveva ai familiari "dimostrava il suo grande desiderio di perfezione e di santità".
Le sue amiche, rimaste nel mondo, dicevano che "se fosse vissuta a lungo, l'avrebbero vista salire agli onori degli altari". Non fa quindi meraviglia che, alla vigilia della morte, quando era impossibile prevedere quello che sarebbe successo il giorno dopo, confidasse di notte alla superiora, Madre Maria degli Araceli del SS. Sacramento: "Ah, Madre, se fossimo martiri!" . Già un po' di tempo prima, in un biglietto di appunti spirituali, aveva chiesto a Gesù di "poter dare la propria vita per suo amore".
La B. Teresa di Gesù Bambino era nata a Mochales, nella diocesi di Sigùenza, il 5-3-1909, da Giovanni ed Eulalia Garcia, commercianti di professione. Al fonte battesimale le fu imposto il nome di Eusebia. Alla prima comunione fu preparata da Don Fiorentino, suo zio materno, e alla cresima, che ricevette il 20-6-1916, fu preparata dalle Suore Orsoline di Sigùenza presso le quali fu educata fino ai quattordici anni. Ella sentì sbocciare in sé la vocazione alla vita carmelitana nell'udire una predica in occasione del centenario della canonizzazione di S. Teresa di Gesù (1922). La beata entrò nel convento di Guadalajara a sedici anni. Con l'abito religioso assunse il nome di Suor Teresa di Gesù Bambino e, dopo il noviziato, professò il 7-11-1926. In monastero diventò organista. Segno evidente che, negli anni di collegio, dovette studiare anche musica. Pare che, ancora in famiglia, avesse fatto il voto di castità. Il suo maggiore impegno nel breve periodo di vita religiosa fu quello di disciplinare il proprio temperamento forte, vivace e impetuoso. Essendo stata incaricata di prendersi cura delle suore malate, cercò di esercitare verso di loro la pazienza e la carità. Diceva: "Se non avessi potuto essere carmelitana, sarei andata in un lebbrosario".
Quando in Spagna fu instaurata la Repubblica popolare (1931) in seguito al volontario esilio del re Alfonso XIII, la beata ricevette una lettera, pare da un sacerdote, il quale, in vena di scherzo, la iniziò con la frase: "Viva la Repubblica". Ella lo controbatté subito scrivendogli con una certa vivacità: "Al tuo 'Viva la Repubblica' rispondo con un 'Viva Cristo Re!' E volesse Iddio che questo grido stesso potessi ripeterlo alla ghigliottina".
Le tre Carmelitane perirono per mano dei miliziani materialisti e atei nello stesso pomeriggio del 24 luglio, ma in circostanze diverse. La prima ad uscire dal portone del palazzo n. 5 di Via F. Cuesta, dopo aver suonato invano all'appartamento che le era stato indicato, e ad essere colpita da una scarica di proiettili, fu Suor Maria degli Angeli. Cadde sul marciapiede senza dare segni di vita. Un giovane medico che la vide nel dispensario della Croce Rossa, dove fu trasportata insieme con Suor Maria Pilar, disse che si trovava in stato preagonico. Non riprese più i sensi. Suor Maria Pilar, all'uscire dal portone, fu colpita probabilmente dalla stessa scarica con cui fu uccisa Suor Maria degli Angeli. Fece qualche passo e andò a cadere sul marciapiede opposto della strada bisbigliando: "Dio mio, Dio mio!". Gli spietati miliziani, vedendo che era ancora viva, spararono altri colpi contro di lei. Uno di loro le inferse persino, con odio satanico, un colpo di arma bianca. Tra lo sdegno di alcuni passanti fu trasportata in una vicina farmacia, dove, un medico, proprio quello della comunità delle Carmelitane, dispose che fosse portata alla Croce Rossa. Colà, all'esame clinico, si costatò che era necessario portarla all'ospedale, ma per eseguire il trasporto si dovette attendere che si placasse il furore degli scalmanati in piazza. Quando vi giunse in circostanze raccapriccianti, il chirurgo, nel visitarla, dagl'indumenti che portava si accorse che era una religiosa. Ordinò allora a Suor Maria Dolores Casanova Alvarez, Figlia della Carità di S. Vincenzo de' Paoli, di trasportarla nella sala della partorienti. Nel processo costei depose: "Io che, sotto il vestito secolare portavo il rosario, glielo presentai ed ella ne baciò il crocifisso e disse: "Padre , perdona loro, non sanno quello che fanno!". Subito dopo morì. Nell'esaminarla per vedere se era possibile medicarla, le infermiere si accorsero che aveva la schiena crivellata da una scarica di pallottole, e che aveva pure delle ferite alle ginocchia.
Diverse furono le circostanze che segnarono il martirio di Suor Teresa di Gesù Bambino. Essendo più giovane e quindi più svelta delle consorelle, non fu colpita dalle fucilate dei miliziani. È probabile che abbia tardato a uscire dal portone del palazzo e che, poi, abbia cercato di fuggire per un'altra strada. In Via Michele Fluiters sorgeva l'Hotel Palace. Cercò di entrarvi, ma ne fu impedita da vari repubblicani che stavano alla porta. Fu allora che le si avvicinò un pugile, grossolano comunista chiamato Palerò, il quale, dipingendosi come suo protettore e difensore, cercò invano di prenderla sottobraccio sussurrandole: "Non temere, questi sono dei bruti, degli animali; io ti porterò dove non ti succederà nulla".
Suor Teresa, strada facendo verso il cimitero, ripeteva di tanto in tanto delle giaculatorie. Aveva capito che quel miliziano voleva abusare di lei, giovane e bella. A un certo punto il Palerò fu raggiunto da un gruppo di miliziani i quali incitarono la religiosa a gridare: "Viva il comunismo! Viva Emanuele Azana!". Ella, invece, si mise a correre e a gridare stendendo coraggiosamente le braccia: "Viva Cristo Re!". Per questo la fucilarono immediatamente vicino al cimitero. Dalla borsetta che portava con sé gli assassini sottrassero un libro contenente alcune sacre immagini e una lettera, che lesserò tra laidi commenti.
Le tre Carmelitane, nel pomeriggio di quello stesso giorno in cui allora si celebrava la memoria delle sedici Carmelitane di Compiègne, beatificate da Pio X nel 1906, furono seppellite in una fossa comune con altre persone uccise. Chi per prima ne fece pubblicamente conoscere il martirio fu Madre Agnese di Gesù, Priora delle Carmelitane di Lisieux, sorella di S. Teresa di Gesù Bambino. Nel marzo del 1941 il Carmelo di S. Giuseppe di Guadalajara fu riaperto e le spoglie mortali delle tre martiri furono riesumate. Giovanni Paolo II le beatificò il 29-3-1987. Le loro reliquie sono venerate nella cappella del monastero.
___________________
Sac. Guido Pettinati SSP,
I Santi canonizzati del giorno, vol. 7, Udine: ed. Segno, 1991, pp. 237-242
http://www.edizionisegno.it/