Maria Navidadad Venegas de la Torre nacque l'8 settembre 1868 a Zapotianejo in Messico. Dopo aver fatto parte dell'Associazione delle Figlie di Maria e di una piccola comunità di donne dedite alla cura degli infermi nell'ospedale del Sacro Cuore di Gudalajara, fondò l'istituto delle figlie del Sacro Cuore di Gesù. Nel 1921 viene eletta superiora generale della sua congregazione e nel 1930 prese il nome di Maria di Gesù Sacramentato. Morì il 30 luglio 1959.
Questa autentica eroina della carità nacque l'8-9-1868 a La Tapona, raggruppamento di capanne nello stato messicano di Jalisco, dodicesima figlia di Doroteo Venegas Nuno, contabile, e di Maria Nives de la Torre Jiménez, persone semplici e molto timorate di Dio. I genitori, di una estrema carità, sovente si esposero incautamente a favore del prossimo tanto da dare fondo a tutti i loro beni. Al fonte battesimale della parrocchia di Zapotlanejo alla figlia fecero imporre, a cinque giorni dalla nascita, il nome di Maria Natividad. La Beata ricevette la cresima nella cattedrale di Guadalajara nel 1872 perché suo padre, in qualità di ragioniere, si doveva spostare da un paese all'altro.
In tutti i luoghi in cui la famiglia si fermava, la Beata era solita frequentare la chiesa. Acquistò così una certa formazione religiosa e anche culturale. Poiché non riusciva a frequentare una scuola vera e propria con lezioni quotidiane, il padre le faceva da maestro. In casa le leggeva e le spiegava la S. Scrittura benché la sorella Adelaide si lamentasse che non l'aiutava nelle faccende domestiche. Un giorno il babbo le ripose: "Tu sarai Marta ed ella Maria".
Mentre la Beata si trovava con la famiglia a San Pedro Lagunillas (Nayarit) poté approfondire le sue nozioni catechistiche con la signora Carmen Serafin de Munoz e fare la prima comunione. Trascorse così i primi anni giovanili nel leggere, nel pregare e nell'insegnare alle coetanee quanto sapeva della dottrina cristiana.
A 16 anni Maria perse la mamma, motivo per cui dovette stabilirsi con il padre a Los Zorrillos, nello stato di Jalisco, in casa dello zio Domenico, e incominciare a fare scuola ai bambini. Maturava così in sé il desiderio di mettersi al servizio dei poveri e dei sofferenti nella vita religiosa. Le pie letture che ogni giorno faceva accentuarono in lei il desiderio di darsi a Dio, e l'aiutarono a crescere in famiglia senza problemi, molto ubbidiente ai parenti e piena di bontà. Alla morte anche del padre (1887) Maria Natividad, con la sorella Adelaide, passò a vivere a Zapotlanejo presso la zia paterna, Crispina Venegas e suo marito, che l'accolsero a braccia aperte. Trascorse con loro senza problemi i primi anni della giovinezza. In attesa della chiamata del Maestro Divino leggeva, scriveva, tutti i giorni faceva la comunione, prendeva parte alle funzioni parrocchiali, e passava molte ore davanti a SS. Sacramento sotto la guida del P. Antonio Gonzàles, il quale ogni tanto le diceva: "Nessun dubbio, Maria Natividad, che tu debba finire i tuoi giorni in un convento".
Tuttavia non bisogna credere che ella sia sempre apparsa a tutti come una santa: al contrario, anche lei ha dovuto lottare contro la propria natura esuberante per ridurla in servitù. Vi riuscì leggendo e meditando l'Imitazione di Cristo. A chi le proponeva il matrimonio rispondeva: "Di questo io non so nulla".
L'8-12-1898 la Beata fu ritenuta molto degna di fare parte dell'associazione delle Figlie di Maria e di darsi, con rinnovata energia, all'insegnamento del catechismo ai più piccini. Poiché sentiva sempre più vivo il desiderio di abbracciare la vita religiosa, il P. Gonzàies nel novembre del 1905 indusse lei, nonostante la contrarietà dei familiari, e altre 4 giovani, che coltivavano gli stessi propositi, a frequentare gli esercizi spirituali che dovevano tenersi nella chiesa di San Sebastiàn de Analco a Guadalajara da un Padre gesuita, esclusivamente per le Figlie di Maria.
La Beata dal ritiro uscì intimamente persuasa che era volontà di Dio che entrasse in qualche Istituto religioso. Ma quale? Nei disegni di Dio era stabilito che doveva prendere parte alla fondazione di una nuova congregazione religiosa destinata a soccorrere i malati: le Figlio del S. Cuore di Gesù di Guadalajara.
Nelle vicinanze di questa città Maria Guadalupe Villasenor, signora facoltosa e di rango, nel 1885, dopo aver visto sotto un albero dibattersi tra la vita e la morte un uomo a causa della fame, maturò il proposito di fondare un ospedale per gli infermi poveri e abbandonati. Mentre si costruiva tra l'entusiasmo del clero, fu acquistata una modesta casetta nella via di Analco, che funzionò provvisoriamente da ospedale. Fu qui che entrarono le prime cinque signorine, disposte a lavorare gratuitamente, alle quali il canonico Atenóges Silva (+1911), direttore generale delle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli, diede il nome di Figlio del S. Cuore di Gesù.
Nel 1894 il canonico Luigi Stiva, fratello di Antenóges, fu nominato direttore dell'ospedale, carica che disimpegnò per 25 anni con paterna sollecitudine cioè fino alla morte. Il modo di vivere delle signorine al servizio degli infermi fu quello di una confraternita con regolamento proprio, approvato dall'arcivescovo di Guadalajara. Dopo anni di silenzio e di perfezionamento, la Beata si decise a entrate nell'ospedale nel 1905, però più come religiosa che come semplice associata. Risulta dai suoi intimi appunti che nel 1910 fece voti privati e che, nel 1915, li rinnovò. Notando i progressi che faceva nella virtù, i superiori le affidarono l'economia dell'Associazione (1908) e nel 1912 la nominarono vicaria. Tutte le testimonianze concordano nel dire che la Beata fu il fulcro del buon svolgimento della Pia Unione del S. Cuore e che pose le basi, mediante la sua singolare capacità, la sua dedizione non comune alle altre e il suo impegno instancabile verso i poveri malati, alla trasformazione della Pia Unione in congregazione religiosa.
Maria Natividad il 25-1-1921 fu formalmente eletta direttrice dell'ospedale, ma fino al 1930 non riuscì a portare a buon fine i suoi propositi per la violenta persecuzione scatenata dal famigerato generale Pleutarco Elia Calles (+1945), contro la Chiesa Cattolica e le sue istituzioni. Il lungo e tenace lavoro della Beata fu alla fine premiato il 24-7-1930, giorno in cui l'ordinario del luogo di Guadalajara eresse l'Istituto delle Figlie del S. Cuore in congregazione di diritto diocesano con l'approvazione delle costituzioni che la fondatrice aveva preparato. L'8-9-1930 la Beata fu ammessa alla professione perpetua con le sue prime otto consorelle, le quali, da più di 6 anni, prestavano servizio nell'ospedale. Volle chiamarsi Suor Maria di Gesù Sacramentato. Allo scadere dei primi sei anni di prova l'Istituto elesse la fondatrice superiora generale, carica in cui sarà ancora riconfermata nei capitoli del 1942 e del 1948 per la grande fede da cui era animata, la prudenza e l'umiltà con cui governava la comunità, l'amabilità e la ferma energia con cui trattava le suddite.
Per la formazione spirituale delle religiose i gesuiti prestavano alla Beata un aiuto molto valido con la predicazione di ritiri e di esercizi spirituali. Ella ne diffondeva gli insegnamenti con lettere circolari, recandosi personalmente a visitare le 16 case che, malgrado la penuria di mezzi economici, era riuscita a erigere in tutto il Messico senza contrarre debiti. Alle sue figlio spirituali raccomandava, con molta insistenza, la pratica dell'esame particolare, utilissimo atto personale per il progresso nella virtù. Esigeva che fossero ordinate in tutto, nella loro persona e nel loro comportamento religioso, nel parlare, nel guardare e nel trattare con gli esterni, nella maniera di compiere le proprie mansioni. Insisteva perché le religiose favorissero tra loro e con il prossimo la pace, l'unione, la carità fraterna e, in modo speciale, la discrezione, virtù tanto necessaria a tutti, ma in modo speciale a una suora ospedaliera. Amava che uscissero di casa il meno possibile per conservare l'unione con Dio, osservare meglio le regole ed essere più rispettate dai secolari.
Il generalato di Madre Maria di Gesù Sacramentato fu molto felice perché ella ebbe la capacità di farsi apprezzare tanto dalle autorità ecclesiastiche quanto da quelle civili. Ad esse chiedeva sempre pareri, e con esse non si mostrava mai tenace oppure arbitraria. Dio stesso la favorì di doni eccezionali.
Tra i suoi scritti ci è rimasta la descrizione della visione che ella ebbe il 7-12-1947, dopo la comunione, di un grande crocifisso il quale, dalla testa, coronata di spine, perdeva una grande quantità di sangue che andava a bagnargli tutto il corpo. Mentre stava osservando quella impressionante scena, improvvisamente vide il Cristo abbassare le sue mani inchiodate alla croce, abbracciarla e sollevarla fino a sé per darle modo di baciargli l'omero destro. Mentre compiva quel gesto la Beata ebbe l'impressione di essere trasformata in una bambina di un anno.
Madre Maria di Gesù Sacramentato, che aveva già 86 anni di età, nel capitolo generale del 19-9-1954 fu esonerata da ogni responsabilità di governo. Con le suore fu però ancora prodiga di buoni consigli e di richiami alla fedele osservanza delle regole. Un anno e mezzo più tardi fu colpita da embolia cerebrale, con conseguente emiplegia, che la costrinse a trascorrere gli ultimi anni di vita sopra una sedia a rotelle limitandosi a dire: "Voglio fare tutto quello che Dio vuole". Tra i dolori rinnovava il proponimento di disprezzare se stessa anziché lamentarsi delle consorelle e dei loro servizi. Soffriva in modo particolare quando le infermiere dovevano farle qualche iniezione o la dovevano rimuovere dalla solita posizione. Il Signore le concesse la grazia di potere prendere parte alla Messa e fare la comunione tutte le mattine finché visse. Morì molto serenamente il 30-7-1959 nell'Ospedale del S. Cuore di Gesù.
Giovanni Paolo II di Madre Maria di Gesù Sacramentato riconobbe l'eroicità delle virtù il 13-5-1989 e il miracolo ottenuto per sua intercessione il 6-7-1991. Le sue reliquie dal 1965 sono venerate in un'urna metallica posta nella cappella della casa generalizia delle Suore Figlie del S. Cuore di Guadalajara (Messico).
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Sac. Guido Pettinati SSP,
I Santi canonizzati del giorno, vol. 7, Udine: ed. Segno, 1991, pp. 326-329
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