In una documentata ricostruzione di Marco Invernizzi, le vicende principali di un’operazione di lunga durata tesa a egemonizzare il mondo cattolico italiano. La «ricomposizione dell’area cattolica». L’associazione Città dell’Uomo e la comunità della Rosa Bianca. Un cattolicesimo senza speranza.
La «ricomposizione dell’area cattolica»
L’azione dei cattolici democratici incontra difficoltà di realizzazione anche a causa del fallimento del progetto di «ricomposizione dell’area cattolica» guidato da padre Bartolomeo Sorge S.J. dopo il convegno Evangelizzazione e promozione umana .Tali difficoltà provengono dal clamoroso insuccesso patito dal «compromesso culturale» fra cattolici e comunisti (35), ma soprattutto dal profondo mutamento di atmosfera verificatosi all’interno del mondo cattolico italiano. Il penoso complesso di inferiorità nei confronti delle ideologie moderne, accomunate dal relativismo filosofico e morale che indossano con diversi gradi di aggressività, viene superato dal Magistero di Papa Giovanni Paolo II nonchè dalla sua immagine, caratterizzata da chiare espressioni missionarie, dal programmatico «spalancate le porte a Cristo» (36) rivolto non solo ai singoli ma anche alle società, da costruire «a misura di uomo e secondo il piano di Dio» (37).
La sconfitta dei cattolici nel referendum antiabortista, il 17 maggio 1981, se rivela il livello di scristianizzazione della nazione e se manifesta ancora gravi aspetti di timidezza nella propaganda contro l’aborto (38), segna una certa ripresa nella proclamazione pubblica dalla verità e nello spirito di apostolato da parte almeno di una componente cospicua del mondo cattolico italiano.
Con qualche accenno di rinnovata fermezza si arriva al secondo convegno ecclesiale promosso dalla CEI e svoltosi a Loreto dal 9 al 13 aprile 1985 sul tema Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini. Il discorso di Papa Giovanni Paolo II ai convegnisti è certamente fra i più importanti del pontificato rivolti ai cattolici italiani, «con il suo appello non equivoco a una ricomposizione ecclesiale come strumento per ricostruire, nel paese, una neo-cristianità» (39). La reiterata sollecitazione – in esso contenuta – a trasformare la fede in cultura e a recuperare un ruolo-guida nelle vicende storiche della nazione doveva avere importanti ripercussioni sia fra il clero che nel laicato, nonostante la sempre inadeguata trasmissione del Magistero pontificio anche in Italia.
Comunque, nel contesto ecclesiale determinato da questo appello, il progetto cattolico-democratico incontra la massima difficoltà di elaborazione e di penetrazione mai registrata a partire dagli anni Sessanta, e provoca lacerazioni talora evidenti, fra cui si situa l’episodio relativo alla polemica fra Il Sabato e i cattolici democratici della comunità della Rosa Bianca, nel quale la materia del contendere – qualche giudizio sull’operato di Giuseppe Lazzati – va oltre il casus belli, per altro ingigantito dal rilievo a esso dato dai mass media (40).
L’associazione Città dell’Uomo e la comunità della Rosa Bianca
L’associazione Città dell’Uomo, fondata da Giuseppe Lazzati il 4 ottobre 1985, è un altro prodotto – e strumento – del progetto culturale dei cattolici democratici italiani. Esplicitamente collegata al disegno di Civitas Humana – il sodalizio nato nel secondo dopoguerra per iniziativa di Giuseppe Dossetti, Giorgio La Pira, Amintore Fanfani e dello stesso Giuseppe Lazzati con l’intento di far superare ai cattolici un presunto ritardo nella formazione culturale e politica – l’associazione si propone di operare nella «fedeltà del laico cristiano alla sua indole secolare», facendo proprio il principio tomistico-maritainiano dell’«“unita dei distinti” tra piano umano e piano divino, e conseguentemente, tra Rivelazione e ragione, tra fede e politica», nella «convinzione che del progetto costituzionale vadano salvaguardati l’intenzione etico-politica profonda e lo spirito dialogico e collaborativo che lo generò» (41). L’associazione mira, inoltre, a mettere in luce «la connessione tra riforma della Chiesa (e soprattutto della coscienza cristiana laicale) e rinnovamento civile»;
un «giudizio critico sullo stato della Chiesa, della politica, ma più in genere dell’ethos civile dominante (“borghese” appunto);
«l’aperto dissenso rispetto alle risposte cattoliche alle nuove sfide etico-civili di impronta difensivistica o aggressiva;
«il primato conferito allo studio e alla formazione operati sui tempi lunghi, con metodo seminariale e da piccolo gruppo» (42).
La Città dell’Uomo – che conta fra i suoi fondatori anche esponenti della Lega Democratica – non è l’unico esempio di iniziative nate in questi anni nell’ambito cattolico-democratico. Oltre alla comunità della Rosa Bianca, presentata come espressione giovanile della Lega Democratica (43), il 4 giugno 1987 è stata fondata, presso l’abbazia di Praglia, in provincia di Padova, l’associazione Gaudium et Spes, presieduta da Alberto Monticone, che appunto a Praglia ha tenuto, il 26 marzo 1988, il primo seminario pubblico su I cattolici e la riforma della vita pubblica, con interventi dello stesso Alberto Monticone, di Pietro Scoppola e di Nicolò Lipari (44).
Un cattolicesimo senza speranza
La lettura dei documenti dei cattolici democratici, così come i significati che si possono facilmente evincere dagli avvenimenti che li vedono protagonisti, producono anzitutto stupore. Stupore per l’assenza di speranza in un esito pubblico dell’azione apostolica, che è evangelizzazione ma anche costruzione culturale e civile della società secondo il piano di Dio.
In questo senso colpisce particolarmente la tesi di Pietro Scoppola secondo cui, tramontata la possibilità di costruire una cristianità, fosse pure nella versione «profana» ipotizzata da Jacques Maritain, ai cattolici non resta che munirsi di «una “spiritualità della tenda “, del deserto e dell’esodo più che del tempio» (45), per camminare al passo con il mondo secolarizzato ed egemonizzato da una mentalità laicista. I cattolici, cioè, dovrebbero limitarsi a dare testimonianza di alcuni «valori» allo scopo di rendere più umano questo mondo, ma senza pretendere di trasformarlo, cioè di redimerlo.
Inoltre, i cattolici democratici – mentre rinunciano a contestare, oppure non colgono, la «mortale ambiguità» del moderno processo di liberazione (46) e le sue conseguenze, limitandosi a qualche critica marginale di esso – scaricano tutta la loro animosità sull’integralismo, accusato – quasi fosse una colpa - di pretendere l’istituzione di un legame fra fede, cultura e civiltà. Nasce così una costante e accanita ostilità nei confronti del desiderio stesso di una cristianità e della speranza in una sua eventuale realizzazione, nonché – per esempio in Alberto Monticone – un giudizio sostanzialmente positivo sulla secolarizzazione (47).
Marco Invernizzi
Note:
(35) Cfr. G. CANTONI, La «lezione italiana». Premesse, manovre e riflessi della politica di «compromesso storico» sulla soglia dell’Italia rossa, cit., pp. 165-201.
(36) GIOVANNI PAOLO II, Discorso per l’inizio del Pontificato, del
22-10-1978, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. I, p. 38.
(37) IDEM, Discorso ai partecipanti al Convegno promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana sul tema Dalla «Rerum Novarum» ad oggi: la presenza dei cristiani alla luce dell’insegnamento sociale della Chiesa, del 31-10-1981, ibid., vol. IV, 2, p. 523.
(38) Per una sintesi delle vicende della campagna referendaria, cfr. G. CANTONI, Comunque è aborto!, in Cristianità, anno IX, n. 72, aprile 1981.
(39) ENZO FRANCHINI, Politica e pastorale: unità sì, ma quale?, in il regno-attualità, anno XXX, n. 529, 15-5-1985, p. 287.
(40) Cfr. una rassegna stampa sul caso in ADlSTA, anno XXII n. 22, 21/22/23-3-1988.
(41) FRANCO MONACO, Cultura politica e valori costituzionali in AA.VV., Testimonianze su Giuseppe Lazzati, Cooperativa in dialogo, Milano 1986, pp. 102-103. Cfr. anche lo statuto dell’associazione in «Città dell’uomo», Una repubblica fondata sul lavoro, AVE, Roma, 1988, pp. 131-136.
(42) F. MONACO. art. cit., pp. 101-102.
(43) Cfr. ADlSTA, anno XXII, n. 21, 17/18/19-3-1988. Un esponente
della Rosa Bianca, Fulvio De Giorgi, la definisce «una giovane comunità in formazione a dimensione nazionale», che si ispira ai «giovani cattolici antinazisti che pagarono con la vita la loro opposizione nonviolenta a Hitler» e «alla tradizione del cattolicesimo democratico Italiano: alle grandi figure di La Pira, Lazzati, Dossetti», e che opera sulla base dl «una linea politica democratica che si distingue tanto dall’integralismo e da rifiuta la laicità e la democrazia quanto dai cattolici liberali che accettano acriticamente il capitalismo» (Rosso di sera, anno V. n. 4, 19-3-1988). Cfr. anche Avvenire, 9-3-1988; e GIANFRANCO BRUNELLI, I controcattolici, in il regno-attualita, anno XXXIII, n. 593, 15-4-1988, p. 182, nota 1.
(44) Cfr. Avvenire, 2-4-1988.
(45) P. SCOPPOLA, La ‘nuova cristianità’ perduta, cit., p. 207.
(46) CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Istruzione su libertà cristiana e liberazione «Libertatis conscientia», del 22-3-1986, n.20.
(47) Cfr. A. MONTICONE, Povertà spirituali di un’Italia ricca, in Appunti di cultura e di politica, anno X, n. 4, maggio 1987, p. 11.
© Cristianità N. 156-157 aprile- maggio 1988