Il martirio dei 99 uomini e donne si consumò al momento dell’insurrezione dei Vandeani contro la prepotenza dei rivoluzionari che non permettevano la libertà di culto, e con i loro speciali decreti miravano al progressivo annientamento della religione cattolica. La rivoluzione francese cominciò praticamente quando il Re Luigi XVI, nel 1789, convocò gli Stati Generali a Versailles. Per iniziativa del terzo stato prevalse l’idea di dare alla Francia una nuova costituzione, e di governarla con un’assemblea generale che assunse successivamente i nomi di Costituente, Legislativa, Convenzione e Direttorio. La maggioranza si pronunciò per l’accettazione del contratto sociale di Rousseau, la soppressione dei privilegi feudali, la dichiarazione dei diritti dell’Uomo.
7 gennaio
Il 19-2-1984 Giovanni Paolo II beatificò 99 uomini e donne martirizzati nella diocesi di Angers (Maine-et-Loire) durante la rivoluzione francese. Tra essi figurano 12 sacerdoti, 3 religiose, 4 uomini e 80 donne di cui 12 nobili, 6 borghesi, 1 educatrice e 1 donna chirurgo. Le restanti erano contadine, operaie, artigiane e commercianti.
I sacerdoti furono tutti ghigliottinati dal 30-10-1793 al 14-10-1794 sulla piazza “du Ralliement” di Angers insieme all’artigiana B. Renata Maria Feillabreau, ved. Dumont, nata ad Angers nel 1751, assidua frequentatrice dell’Ospedale degli Incurabili, diretto dal B. Natale Pinot; alle nobildonne B. Rosalia du Verdier de la Sorinière, nata nel 1745 a Chemillé, monaca del Calvario di Angers con il nome di Suor Santa Celeste, e la B. Maria de la Dive, ved. du Verdier de la Sorinière, nata nel 1758 a Chemillé, madre di 10 figli. Alla cognata monaca i rivoluzionari avevano rimproverato di parlare ancora di monarchia, di avere ospitato soldati vandeani e di avere assistito a Messe di preti refrattari ai giuramenti imposti dalla repubblica. Per ogni esecuzione al carnefice venivano corrisposte 59 lire, al suo aiutante 9 e alla nazione tutte le proprietà del condannato a morte. Gli altri 84 martiri furono tutti fucilati durante il 1794 nel bosco dell’antico priorato di La Haie-aux-Bonshommes, dell’Ordine di Grandmont, ai confini di Avrillé e nei pressi di Angers, chiamato in seguito “il Campo dei Martiri“.
La fucilazione costava meno ed era più sbrigativa. Era raccomandata per le persone la cui fortuna non poteva essere acquisita all’erario. I condannati venivano condotti al luogo dell’esecuzione, distante tre Km. dalla città, legati a due a due, sorvegliati da soldati a cavallo e da gendarmi. Ai lati del convoglio cigolavano le carrette su cui venivano buttati alla rinfusa i condannati incapaci di camminare. Diversi morivano durante il tragitto. Il parroco della chiesa della SS. Trinità, il sac. Simone Gruget (1751-1840), sfuggito a una retata della polizia, visse sempre ad Angers come un proscritto. Da un abbaino dell’Ospizio S. Cario, prospiciente la piazza, egli poté vedere, udire i confratelli che salivano il patibolo, assolverli e tramandarcene per scritto la memoria. Nascosto a due passi dalla sua chiesa trasformata in club, egli poté pure vedere sfilare le vittime che venivano condotte al Campo dei Martiri e impartire loro l’assoluzione.
Il martirio dei 99 uomini e donne si consumò al momento dell’insurrezione dei Vandeani contro la prepotenza dei rivoluzionari che non permettevano la libertà di culto, e con i loro speciali decreti miravano al progressivo annientamento della religione cattolica. La rivoluzione francese cominciò praticamente quando il Re Luigi XVI, nel 1789, convocò gli Stati Generali a Versailles. Per iniziativa del terzo stato prevalse l’idea di dare alla Francia una nuova costituzione, e di governarla con un’assemblea generale che assunse successivamente i nomi di Costituente, Legislativa, Convenzione e Direttorio. La maggioranza si pronunciò per l’accettazione del contratto sociale di Rousseau, la soppressione dei privilegi feudali, la dichiarazione dei diritti dell’Uomo. In omaggio alla sovranità popolare garanti la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, e rese elettive anche le cartelle e gli impieghi statali.
L’organizzazione indipendente della Chiesa venne ignorata. I beni ecclesiastici furono dichiarati proprietà della nazione e il culto e il clero vennero statalizzati. Il 13-2-1790 l’Assemblea Costituente soppresse gli Ordini e le congregazioni di vita contemplativa, e il 12 luglio dello stesso anno emanò la Costituzione Civile del Clero. Il numero delle diocesi dipendenti da dieci sedi metropolitane fu ridotto a 83, una per dipartimento. I vescovi e i parroci diventarono funzionari dello stato al quale dovevano prestare giuramento e dal quale ricevevano uno stipendio. Anch’essi venivano eletti come i funzionari dello stato dai cittadini. Il metropolita avrebbe conferito loro l’investitura. Al Papa sarebbe stata data semplicemente comunicazione dell’avvenuta elezione e concessione dell’ufficio. Pio VI con breve del 13-4-1791 rigettò la costituzione civile del clero come eretica, dichiarò sospesi i sacerdoti che l’avevano giurata e invalide le elezioni ecclesiastiche compiute secondo le nuove norme. Due terzi del clero francese gli obbedì. Pio VI non prese posizione quando il governo rivoluzionario, il 14-8-1792, impose a tutti i cittadini stipendiati o pensionati il cosiddetto giuramento di “libertà e uguaglianza” in sostituzione di quello imposto per la costituzione civile del clero. Molti cattolici, vedendo anche in esso una subdola manovra persecutoria, lo ricusarono a costo della vita.
L’Assemblea Nazionale Legislativa, subentrata nel 1791 alla Costituente, gettò in carcere e condannò alla deportazione i sacerdoti che rifiutarono i giuramenti. Allora circa 40.000 ecclesiastici si rifugiarono nelle varie nazioni di Europa. La Convenzione Nazionale (1792-95), dominata dai Giacobini, portò al vertice l’opera rivoluzionaria. Proclamò difatti la Repubblica, e mandò a morte il Re e la Regina Maria Antonietta d’Austria nel 1793. A Parigi e nelle provincie la ghigliottina epurò la repubblica dai suoi nemici. In alcuni luoghi le vittime furono fucilate e annegate in massa. Fu introdotto come obbligatorio il matrimonio civile e abrogate le leggi del celibato ecclesiastico. Al calendario cristiano fu sostituito quello della Dea Ragione. L’arciv. costituzionale di Parigi, Mons. G.B. Gobel (+1794), con altri ecclesiastici, si professò seguace del culto nazionale della “libertà e uguaglianza”. Nella cattedrale di Nótre-Dame permise che si svolgesse il culto della Dea Ragione, e tra il suo clero favorì il matrimonio civile. Anche sull’altare della cattedrale di Angers, come su quelli della maggior parte delle parrocchie dell’Anjou, era stata collocata la statua della Dea Ragione con grande sdegno dei credenti. L’8-6-1794 Robespierre cercò di spezzare la prepotenza dei Giacobini estremisti, quali Hébert, Danton e Desmoulins, facendo riconoscere dalla Convenzione il culto dell’Ente Supremo e l’immortalità dell’anima, ma la maggioranza dell’assemblea, atea e non deista, cominciò proprio allora a voltargli le spalle.
A causa del regicidio la Francia, all’esterno, dovette affrontare la prima coalizione delle nazioni d’Europa e, a causa della costituzione civile del clero, all’interno dovette affrontare la controrivoluzione nelle province, soprattutto in quella della bassa Loira, la Vandea. La rivolta generale in difesa della monarchia e del cattolicesimo scoppiò nel marzo del 1793 con massacri di repubblicani in diverse città. A capo delle bande si posero parecchi nobili ex-ufficiali, che fecero appello agli inglesi. A maggio i Vandeani presero Fontenay, a giugno Saumur, a luglio sconfissero il generale Francesco Westermann a Chatillon. Il 1 agosto la Convenzione decretò lo sterminio della Vandea perché costituiva un pericolo per l’esistenza della Repubblica. L’impresa fu affidata a tre eserciti che l’aggredirono da tre parti. Cominciò allora da ambo le parti un succedersi di carneficine e di distruzioni con alterna vicenda. A Nantes migliaia di cattolici furono caricati sui barconi sfasciati e annegati nella Loira. Con la caduta di Robespierre (1794), al furore subentrò la ragione. La Convenzione, più che con le sue “colonne infernali”, cercò di operare con i vari centri di resistenza vandeani trattando. Riuscì nel suo intento nominando comandante dell’armata dell’Ovest il generale Lazzaro Hoche (+1797), il quale, mentre combatteva, riuscì a separare la maggioranza dei ribelli dai loro capi, i quali furono da lui raggiunti, sconfitti e giustiziati all’inizio del 1796.
Durante la sollevazione della Vandea, ad Angers furono istituiti un tribunale rivoluzionario, con poteri quasi illimitati, contro i sospetti di controrivoluzione, che fece ghigliottinare 275 persone e fucilarne da 2.000 a 3000. La Curia di Angers fin dal 1816 cominciò a occuparsi delle vittime della rivoluzione che furono sepolte alla rinfusa in dodici fosse comuni e ricoperte da una enorme quantità di calce. Nel 1910 diede inizio al processo di 100 di loro perché venerati dai loro parenti e conoscenti come martiri della fede. Sulle loro reliquie essi avevano eretto una croce alta due metri e costantemente l’avevano adornata con fiori freschi e corone del rosario in riconoscenza delle grazie che ottenevano da Dio per loro intercessione. Nel 1852 sul Campo dei Martiri fu aperta al culto in loro memoria una cappella espiatoria.
Dall’elenco dei Martiri fu stralciata la posizione del Sac. Natale Pinot che fu beatificato da Pio XI nel 1926. Gli altri 99 martiri figurano sotto il nome del B. Guglielmo Repin perché era il più anziano di tutti. Egli nacque a Thouarcé (Maine-et-Loire) il 26-8-1709, primogenito del mercante Renato e di Renata Gourdon. Fu battezzato lo stesso giorno in cui nacque con il nome di Guglielmo. Compì gli studi nel seminario di Angers e, dopo il sacerdozio, fu nominato prima vicario di S. Giuliano e poi parroco e canonico di Martigné-Briand, dove fece decorare la chiesa e soccorse generosamente i poveri. Era di aspetto imponente. Il 10-21-1791 il sindaco di Martigné, al termine della Messa solenne, ai piedi dell’altare e alla presenza dei fedeli, gli chiese di prestare il giuramento di fedeltà alla costituzione civile del clero. Il Beato dichiarò che non voleva prestarlo e che non avrebbe sottoscritto nessun documento. Fu sostituito con un prete giurato, ma i fedeli non lo seguirono. Preferirono prendere parte alla Messa che il loro vecchio parroco continuò a celebrare presso le Suore dell’Ospedale.
Un decreto degli amministratori di Maine-et-Loire dell’1-2-1792 ordinò ai preti non giurati di otto distretti, di stabilirsi nel seminario maggiore di Angers. Diversi preferirono darsi alla macchia, per 498 di essi non ci fu altra scelta. Il B. Repin, essendo il decano, fu scelto per celebrare la Messa, distribuire la comunione ai confratelli e presiedere i loro esercizi di devozione. La metà di quei sacerdoti fu deportata in Spagna. Il Repin rimase ancora due mesi nel seminario con i sessagenari e i malati. Furono invitati dalle autorità civili a prestare il giuramento di ”libertà e uguaglianza”, ma essi si rifiutarono.
Il 19-11-1792 l’amministrazione dipartimentale fece trasferire i sacerdoti non giurati dal seminario nella scuola dei Fratelli della Dottrina Cristiana, dove furono costretti a vivere con una pensione diaria di 25 soldi. Potevano ricevere visite dai parenti e dai conoscenti solamente nel pomeriggio del mercoledì e del sabato. Il 17-6-1793 i Vandeani occuparono la città e rimisero in libertà tutti i detenuti. Il Repin si rifugiò ad Angers presso l’amico che lo aveva precedentemente ospitato, e quindi a Martigné-Briand. Essendo il paese visitato di frequente da truppe rivoluzionarie avide di saccheggio, preferì cercare rifugio nelle “Mauges”, poi a Cholet, presso un parente. Angers fu ripresa dai repubblicani nell’ottobre del 1793 e il Beato non fu in grado, per la sua avanzata età, di seguire l’armata vandeana in ritirata verso la Loira. Preferì rimanere nascosto nelle parrocchie del decanato delle “Mauges”. Suo ultimo rifugio fu la fattoria del Cormier, nella parrocchia di S. Cristina, dove fu arrestato il 24-12-1793 da una pattuglia di cavalleria della guardia nazionale di Chalonnes. Il giorno di Natale comparve davanti al giudice di pace della città con altri 14 detenuti. Dichiarato sospetto, fu deferito al comitato rivoluzionario di Angers per esservi di nuovo interrogato e giudicato secondo la legge. Detto comitato il.1-1-1794 lo consegnò alla Commissione Militare la quale il giorno dopo lo condannò alla ghigliottina perché “refrattario” ad ogni giuramento. Il Beato ammise di aver celebrato due Messe per i “briganti” cioè per coloro che i rivoluzionari ritenevano cattolici praticanti.
Lo stesso giorno fu ghigliottinato pure con il Repin il B. Lorenzo Batard, nato nel 1744 a Chalonnes-sur-Loire. Fu condannato a morte sotto il pretesto di intelligenza con il nemico e di essersi sottratto alla legge della deportazione. È venerato a Chalonnes nella parrocchia di S. Maurilio in cui nacque, e di S. Maria di cui fu parroco. Gli altri dieci sacerdoti di Angers furono giustiziati per gli stessi motivi; rifiuto dei giuramenti prescritti, celebrazione di Messe “contro-rivoluzionarie”, atti di culto, violazione della legge relativa alla deportazione, aiuto alla contro-rivoluzione e al ristabilimento della monarchia. Nelle condanne a morte vi fu sempre, comunque, un fondo preciso e cosciente di ostilità al cattolicesimo e all’organismo ecclesiale, considerato dai persecutori il massimo ostacolo al trionfo delle nuove idee.
Gli altri sacerdoti martiri sono: il B. Giovanni Michele Langevin, nato il 28-9-1731 a Ingrandes-sur-Loire, ghigliottinato il 30-10-1793. È venerato a Briollay di cui fu parroco e a Le Mesnil dove fu catturato.
I BB. Renato e Giovanni B. Lego, fratelli, nati a La Fioche rispettivamente il 5-10-1764 e il 23-5-1766 e ghigliottinati il 1-1-1794. Sono venerati a Plessis-Grammoire dove esercitarono il loro ministero e a Cornaille, dove furono arrestati.
Il B. Giacomo Ledoyen, nato il 3-4-1760 a Rochefort-sur-Loire e ghigliottinato il 5-1-1794. È venerato a Contigue dove fu coadiutore e ad Argenton dove fu arrestato. Fu condannato a morte senza interrogatorio ”come prete scellerato” perché aveva continuato a esercitare il ministero, e aveva distolto il popolo dal seguire i preti giurati.
Il B. Francesco Peltier, nato il 26-4-1728 a Savennières e ghigliottinato senza nessun interrogatorio il 5-1-1794. È venerato a Sceaux d’Anjou di cui fu parroco.
Il B. Pietro Tessier, nato 1′ 11-5-1766 ad Angers e ghigliottinato senza interrogatorio il 5-1-1794. È venerato specialmente nella parrocchia della SS. Trinità di Angers in cui nacque e di cui fu vicario.
Il B. Francesco Luigi Chartier, nato il 6-6-1762 a Martigné (Mayenne) e ghigliottinato il 22-3-1794. È venerato a Soeurdres, di cui fu coadiutore e nel paese natale in cui fu arrestato. Non volle rivelare ai giudici dove aveva nascosto il suo calice.
Il B. Giuseppe Moreaux, nato il 21-10-1763 a St-Laurent-de-la-Plaine e ghigliottinato il 18-4-1794, Venerdì Santo. È venerato nel paese natale dove esercitò il ministero e a Combré dove fu arrestato.
Il B. Andrea Fardeau, nato il 19-11-1761 a Suocelles e ghigliottinato il 24-8-1794. È venerato a Briollay di cui fu coadiutore e nel paese natale dove fu arrestato.
Il B. Giacomo Laigneau de Langellerie, nato il 19-4-1747 a La Flèche, e ghigliottinato il 14-10-1794. È venerato come “virtuosissimo prete” a La Bruère di cui fu parroco e nel monastero delle Carmelitane di Angers. Fu arrestato mentre si recava in casa di un malato per amministrargli la santa unzione.
L’ultimo gruppo degli altri martiri trovò la morte per fucilazione il 16-4-1794.1 motivi della condanna furono per tutti gli stessi: di essere stati fedeli ai preti non giurati; di avere rifiutato ogni contatto con i preti scismatici; di avere preso parte a Messe con pericolo della vita; di avere fatto più pellegrinaggi; di avere dato viveri ai Vandeani. Furono perciò considerati dai rivoluzionari come ”fanatici e aristocratici”, fedeli cioè alla religione tradizionale.
Alcune donne meritano di essere ricordate. La B. Carlotta Lucas, nata 1’1-4-1752 a ChaIonnes-sur-Loire il 18-1-1794, e condannata alla fucilazione senza processo per avere rifiutato il giuramento di ”libertà e uguaglianza”. A ventidue anni il vescovo l’aveva incaricata di insegnare gratuitamente a leggere e a scrivere ai bambini della parrocchia di St-Maurille-de-Chalonnes e di provvedere la carne ai poveri malati. La B. Maria Lardeux, nata nel 1749 a Freigné e fucilata il 16-4-1794, dopo un interrogatorio svoltosi nel monastero del Calvario dove era stata internata. Era stata arrestata perché aveva ospitato nella sua casa per quindici giorni il parroco. Per il grande amore che nutriva per i malati veniva chiamata “figlia di Carità” e “Suor Salassatrice” essendo una donna chirurgo.
Sul Campo dei Martiri furono fucilate pure due Suore, Figlie della Carità dell’Ospedale di Angers: la B. Maria Anna Vaillot e la B. Ottilia Baumgarten, nate rispettivamente il 13-5-1734 a Fontaineblau e a Gondrescange il 15-11-1750, e condannate a morte dal commissionario militare Vacheron 1’1-2-1794 per non avere voluto prestare il giuramento di “libertà e uguaglianza”. Strada facendo pregavano e si animavano a vicenda. Nel vedere la lunga fila dei condannati a morte Suor Ottilia ebbe un attimo di esitazione. Si appoggiò al braccio della consorella e fu lieta di percepire che non vacillava. Dal proprio cuore scomparve ogni ombra di timore appena da lei senti dirsi: “Una corona ci è destinata oggi. Non perdiamola!”
Sul luogo della fucilazione appena i condannati a morte si avvidero che con loro c’erano pure le Suore dell’Ospedale, gridarono: “No. Le suore no. Non devono morire come noi. Grazia, grazia per le Suore di Carità!” L’ufficiale che comandava il gruppo, turbato da quelle grida, si accostò alle due religiose e le esortò a non perdere la vita per un giuramento che veniva loro chiesto, ma Suor Maria Anna gli rispose: ”Cittadini, non solo non vogliamo fare il giuramento di cui parlate, ma non vogliamo neppure fare credere che l’abbiamo fatto… Se dobbiamo conservare la vita alla condizione che ci viene proposta, vi dichiariamo che preferiamo la morte per non venire meno all’amore che abbiamo giurato al nostro Dio”. La Beata fu tra le ultime vittime della serata. Colpita a un braccio, rimase in piedi, sostenendo dolcemente Suor Ottilia sanguinante e inanimata. Con gli occhi rivolti al cielo continuò a mormorare: ”Perdonali, Signore. Non sanno quello che fanno”, finché, crivellata dai colpi delle sciabole, non cadde nella fossa comune che era stata scavata.
Tra le donne nobili che furono fucilate merita una speciale menzione la B. Pietrina Carlotta Phélyppeau, nata e battezzata il 13/05/1740 a Saumur, e sposata il 7/04/1766 con Stefano Maturino Sailland d’Epinaz, consigliere del re, assessore criminale e primo consigliere al siniscalcato di Saumur, dal quale ebbe tre figlie; Pietrina, Giovanna e Maddalena. Al suo servizio aveva Francesco Bonneau, nata nel 1764 a Saint-Léger-des-Bois. Quando i Vandeani furono costretti a ritirarsi da Saumur, la famiglia Sailland si trasferì presso il curato costituzionale di l’Hótellerie-de-Flée, presso Segré. Stefano, sapendo che gli erano stati sequestrati i beni e che il suo nome compariva sulla lista degli emigrati, cercò di farsi perdonare dalle autorità repubblicane la collaborazione che aveva prestato alle truppe vandeane. A nulla giovarono le sue suppliche. Fu arrestato con la famiglia e il curato che gli aveva dato ospitalità, imprigionato a Segré, e condannato alla ghigliottina il 4-03-1794 sulla piazza di Angers.
La signora Sailland, con le sue tre figlie e la persona di servizio, fu internata al Calvario. Furono tutte condannate alla fucilazione il 1-02-1794 dal commissario militare Vacheron “come sospette”, vale a dire molto attaccate alla religione cattolica. L’eroica madre non cessò un solo istante di esortare le sue figlie a restare salde nella fede in cui le aveva educate. Diceva loro: “Ancora un istante e avrete la felicità di vedere Dio e di possederlo. Contemplate la corona che vi attende; rendetevene degne con la sottomissione alla sua volontà. Questa miserabile vita che stanno per togliervi, è nulla in paragone di quella che andate a godere. Morite per Gesù Cristo, come egli è morto per voi. Egli ha perdonato ai suoi nemici, anche voi perdonate ai vostri”.
Giunte sul Campo dei Martiri, temendo che per la paura della morte le sue figlie e la sua persona di servizio rinnegassero la fede, la signora Sailland, emula della madre dei Maccabei, chiese e ottenne dai gendarmi di essere fucilata per ultima. Per assicurarsene il favore aveva dato loro un rotolo di monete d’oro che aveva nascosto tra i capelli, gli orecchini di diamanti e i braccialetti pure d’oro.
Sac. Guido Pettinati SSP,
I Santi canonizzati del giorno, vol. 1, Udine: ed. Segno, 1991, pp. 125-132.
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