Servo di Dio PP. Paolo VI: Poiché la vita di Cristo nel suo Corpo mistico perfeziona ed eleva anche la vita propria o personale di ogni fedele, deve essere del tutto esclusa qualunque opposizione tra preghiera della Chiesa e preghiera privata; anzi, bisogna mettere in maggior rilievo e sviluppare più ampiamente i rapporti che esistono tra l’una e l’altra
COSTITUZIONE APOSTOLICA CON LA QUALE SI PROMULGA L’UFFICIO DIVINO RINNOVATO A NORMA
DEL CONCILIO ECUMENICO VATICANO II
PAOLO VESCOVO
servo dei servi di DIO – a perpetua memoria
PRINCIPI E NORME PER LA LITURGIA DELLE ORE
Il canto di lode, che risuona eternamente nelle sedi celesti, e che Gesù Cristo Sommo Sacerdote introdusse in questa terra di esilio, la Chiesa lo ha conservato con costanza e fedeltà nel corso di tanti secoli e lo ha arricchito di una mirabile varietà di forme.
La Liturgia delle Ore, infatti, si è sviluppata a poco a poco in modo da divenire la preghiera della Chiesa locale. Essa si svolgeva in tempi e luoghi stabiliti, sotto la presidenza del sacerdote. Era come una indispensabile integrazione di ciò che costituisce la sintesi di tutto il culto divino, cioè del sacrificio eucaristico, la cui straordinaria ricchezza faceva rifluire ed estendeva ad ogni ora della vita umana.
A sua volta il libro dell’Ufficio divino, accresciutosi gradualmente di numerose aggiunte nel corso dei secoli, divenne un sussidio adatto per quella sacra azione a cui è destinato. Ma poiché nelle varie epoche furono introdotte modifiche piuttosto rilevanti nel modo della celebrazione, fra le quali va ricordata anche la celebrazione individuale dell’Ufficio divino, non fa meraviglia che il libro stesso, chiamato in seguito Breviario, abbia subito svariati adattamenti, che ne alteravano a volte la medesima struttura.
Poiché il Concilio Tridentino, per mancanza di tempo, non poté portare a termine la riforma del Breviario, ne affidò l’incarico alla Sede Apostolica. Il Breviario Romano, che fu promulgato dal Nostro Predecessore san Pio V nel 1568 introdusse nella preghiera canonica della Chiesa latina, prima di ogni altra cosa, l’uniformità. Questa allora non esisteva, ma era tanto auspicata.
Nei secoli seguenti molte revisioni vennero fatte dai Sommi Pontefici Sisto V, Clemente VIII, Urbano VIII, Clemente XI ed altri.
San Pio X nell’anno 1911 promulgò il nuovo Breviario preparato per suo ordine. Ripristinato l’uso antico di recitare ogni settimana i 150 salmi, fu cambiata interamente la disposizione del salterio: furono tolte tutte le ripetizioni e fu data la possibilità di accordare il salterio feriale e il ciclo della lettura biblica con gli Uffici dei santi. Inoltre l’Ufficio della domenica fu così accresciuto di grado e di importanza da essere generalmente anteposto alle feste dei santi.
Tutto il lavoro della riforma liturgica venne di nuovo ripreso da Pio XII, il quale concesse che una nuova versione del salterio, curata dal Pontificio Istituto Biblico, si potesse usare sia nella recita privata che in quella pubblica, e parimenti affidò a una speciale Commissione, da lui costituita nel 1947, l’incarico di studiare la questione del Breviario. Sul medesimo argomento, a partire dal 1955, furono interrogati tutti i vescovi del mondo. Di questo solerte lavoro si cominciarono a raccogliere i frutti con il decreto sulla semplificazione delle rubriche emesso il 23 marzo 1955 e con le norme sul Breviario emanate da Giovanni XXIII nel Codice delle rubriche del 1960.
Tuttavia lo stesso Sommo Pontefice Giovanni XXIII, mentre sanciva solo una parte della riforma liturgica, intravedeva che quegli alti principi sui quali è basata la liturgia richiedevano uno studio più profondo. Questo compito egli lo affidò al Concilio Ecumenico Vaticano II che frattanto aveva convocato. Così avvenne che il Concilio venne a trattare della liturgia in genere e della preghiera delle Ore in particolare con tale ampiezza e accuratezza, con tale impegno e frutto, che ben difficilmente si può riscontrare qualcosa di simile in tutta la storia della Chiesa.
Mentre era ancora in corso la celebrazione del Concilio Vaticano, fu Nostra cura provvedere che, promulgata la Costituzione sulla sacra Liturgia, ne venissero subito attuati i decreti. Per questo motivo, nello stesso Consilium per l’attuazione della Costituzione sulla sacra Liturgia, da Noi creato, fu istituito un gruppo particolare, il quale, con la collaborazione di uomini dotti e versati nella scienza liturgica, teologica, spirituale e pastorale, ha lavorato per sette anni con somma diligenza e impegno alla preparazione del nuovo libro per la Liturgia delle Ore.
I principi, il piano di tutta l’opera e le singole parti furono approvati dal predetto Consilium e anche dal Sinodo dei vescovi radunato nel 1967, dopo la consultazione dei vescovi di tutta la Chiesa, di numerosi pastori di anime, di religiosi e di laici. Sarà utile pertanto esporre particolarmente quanto riguarda i criteri nuovi e l’ordinamento della Liturgia delle Ore.
1. Come richiedeva la Costituzione Sacrosanctum concilium, fu tenuto conto delle condizioni in cui si trovano in questo nostro tempo i sacerdoti impegnati in attività pastorali. L’Ufficio è stato disposto e ordinato in modo tale che essendo preghiera di tutto il popolo di Dio, possano prendervi parte non solo i chierici, ma anche i religiosi, anzi gli stessi laici. L’introduzione di svariate forme di celebrazione rende ora la Liturgia delle Ore adattabile a persone di cultura a livelli diversi, dando la possibilità ad ognuno di adeguarla alla propria condizione e vocazione.
2. Ma poiché la Liturgia delle Ore è santificazione della giornata, l’ordinamento dell’orazione è stato riveduto in modo che le Ore canoniche possano più facilmente corrispondere alle varie ore del giorno, tenuto conto delle condizioni in cui si svolge la vita degli uomini del nostro tempo. Perciò è stata abolita l’Ora di Prima. Le Lodi mattutine e i Vespri, che sono come i cardini di tutto l’Ufficio, assumono invece una grande importanza, poiché rivestono il carattere di vere preghiere del mattino e della sera. L’Ufficio delle letture mentre conserva la caratteristica propria di preghiera notturna per coloro che celebrano le vigilie, si può adattare a qualunque ora del giorno. Per quanto riguarda le altre Ore, l’Ora media è stata ordinata in maniera tale che coloro i quali delle Ore di Terza, Sesta e Nona ne scelgono una sola, la possano armonizzare con il momento del giorno in cui la celebrano e nello stesso tempo non debbano tralasciare nulla del salterio distribuito nelle vane settimane.
3. Perché poi nella celebrazione dell’Ufficio la mente meglio si accordi con la voce e la Liturgia delle Ore diventi veramente «fonte di pietà e nutrimento della preghiera personale» [ SC 90] , nel nuovo Libro delle Ore l’obbligo giornaliero è alquanto ridotto, ma la varietà dei testi è stata notevolmente aumentata; vi si offrono molti sussidi per la meditazione dei salmi, quali sono i titoli, le antifone, le orazioni salmiche, e vengono proposti momenti di silenzio da osservarsi secondo l’opportunità.
4. Secondo le norme date dal Concilio [ SC 91] , il salterio, abolito il ciclo settimanale, è stato distribuito in quattro settimane ed è stata adottata la nuova versione latina preparata dalla Commissione per la Neo Volgata della Bibbia, da Noi costituita. In questa nuova distribuzione dei salmi sono stati omessi alcuni salmi e versetti dall’espressione alquanto dura, tenendo presenti specialmente le difficoltà che potrebbero nascere dalla loro celebrazione in una lingua moderna. Inoltre, alle Lodi mattutine per accrescerne la ricchezza spirituale, sono stati aggiunti alcuni cantici desunti dai libri dell’Antico Testamento. Così pure nei Vespri sono stati introdotti, come gemme preziose, dei cantici desunti dal Nuovo Testamento.
5. Il tesoro della parola di Dio si effonde più copioso nel nuovo ciclo delle letture tratte dalla Sacra Scrittura disposto in modo da concordare con quello delle letture della Messa. Le pericopi presentano in generale una certa unità di contenuto e sono state scelte in modo da riproporre nel corso dell’anno le fasi più importanti della storia della salvezza.
6. Secondo le norme stabilite dal Concilio Ecumenico, la prescritta lettura quotidiana delle opere dei santi Padri e degli Scrittori ecclesiastici è stata rinnovata in modo da proporre i migliori scritti di autori cristiani e specialmente dei santi Padri. Inoltre, per rendere ancor più largamente disponibili le ricchezze spirituali di questi Scrittori, sarà preparato un altro Lezionario facoltativo dal quale si potranno ricavare frutti ancor più copiosi.
7. Dal testo del libro della Liturgia delle Ore è stato espunto tutto ciò che non risponde alla verità storica, e le letture, soprattutto agiografiche, sono state rivedute in modo da esporre e collocare nella sua vera luce la fisionomia spirituale dei singoli santi e l’importanza che essi hanno avuto nella vita della Chiesa.
8. Alle Lodi mattutine sono state aggiunte le invocazioni, con le quali si esprime la consacrazione della giornata e si fanno suppliche per l’inizio del lavoro quotidiano. Ai Vespri, invece, si fa una breve supplica strutturata come preghiera universale. Al termine poi di queste preghiere è stata ripristinata l’orazione domenicale. Perciò, tenendo conto della recita che di essa si fa anche nella Messa, viene ristabilito anche ai nostri giorni l’uso della Chiesa antica di recitare questa preghiera tre volte al giorno.
Rinnovata dunque e restaurata completamente la preghiera della santa Chiesa secondo la sua antichissima tradizione, e tenuto conto delle necessità del nostro tempo, è davvero auspicabile che essa pervada profondamente, ravvivi, guidi ed esprima tutta la preghiera cristiana e alimenti efficacemente la vita spirituale del popolo di Dio.
Per questo abbiamo piena fiducia che lo spirito di quella preghiera che si deve fare «senza interruzioni» [ Cf Lc 18, 1; 21, 36; 1Ts 5, 17; Ef 6, 18 ] e che nostro Signore Gesù Cristo ha ordinato alla sua Chiesa, riprenda nuova vita.
Il libro della Liturgia delle Ore, distribuito nel tempo giusto, la sostiene, e la favorisce, mentre la stessa celebrazione, soprattutto quando una comunità si raduna a questo scopo, esprime la vera natura della Chiesa orante, e risplende come suo segno meraviglioso.
La preghiera cristiana è anzitutto implorazione di tutta la famiglia umana, che Cristo associa a se stesso [Cf SC 83 ], nel senso che ognuno partecipa a questa preghiera, che è propria dell’intero corpo. Questa perciò esprime la voce della diletta Sposa di Cristo, i desideri e i voti di tutto il popolo cristiano, le suppliche e le implorazioni per le necessità di tutti gli uomini.
Ma questa preghiera riceve la sua unità dal cuore di Cristo. Il nostro Redentore ha voluto infatti «che quella vita che aveva iniziato con le sue preghiere e col suo sacrificio, durante la sua esistenza terrena non venisse interrotta per il volgere dei secoli nel suo Corpo mistico, che è la Chiesa» [ Pio XII, Lett. enc. Mediator Dei, 20.11.1947, n. 2: AAS 39 (1947), p. 552 ]. Avviene, perciò, che la preghiera della Chiesa è insieme «la preghiera che Cristo con il suo Corpo rivolge al Padre» [ SC 84 ]. Mentre dunque recitiamo l’Ufficio, dobbiamo riconoscere l’eco delle nostre voci in quelle di Cristo e quelle di Cristo in noi [ Cf S. AGOSTINO, Enarrationes in ps. 85, n. 1: CCL 39, 1176 ].
Perché questa caratteristica della nostra preghiera risplenda più chiaramente, è indispensabile che «quella soave e viva conoscenza della Sacra Scrittura» [ SC 24 ] che emana dalla Liturgia delle Ore, rifiorisca in tutti, in modo che la Sacra Scrittura diventi realmente la fonte principale di tutta la preghiera cristiana.
Soprattutto la preghiera dei salmi, che senza interruzione accompagna e proclama l’azione di Dio nella storia della salvezza, deve essere compresa con rinnovato amore dal popolo di Dio. Perché sia raggiunto più facilmente questo scopo è necessario che il significato inteso dalla Chiesa quando canta i salmi nella liturgia, sia studiato più assiduamente dal clero e sia comunicato anche ai fedeli mediante opportuna catechesi. Questa più estesa lettura della Sacra Bibbia, non solo nella Messa ma anche nella nuova Liturgia delle Ore, farà sì che venga continuamente ricordata la storia della salvezza e annunziata con grande efficacia la sua continuazione nella vita degli uomini.
Ma poiché la vita di Cristo nel suo Corpo mistico perfeziona ed eleva anche la vita propria o personale di ogni fedele, deve essere del tutto esclusa qualunque opposizione tra preghiera della Chiesa e preghiera privata; anzi, bisogna mettere in maggior rilievo e sviluppare più ampiamente i rapporti che esistono tra l’una e l’altra. L’orazione mentale deve attingere inesauribile alimento dalle letture, dai salmi e dalle altre parti della Liturgia delle Ore. La stessa recita dell’Ufficio deve adattarsi, per quanto è possibile, alle necessità di una preghiera viva e personale, poiché, come è previsto in Principi e Norme, si possono scegliere i tempi, i modi e le forme di celebrazione che meglio rispondono alle condizioni spirituali degli oranti. Che, se la preghiera dell’Ufficio divino diviene preghiera personale, più evidenti appariranno anche quei legami che uniscono tra di loro la Liturgia e tutta la vita cristiana. L’intera vita dei fedeli, infatti, attraverso le singole ore del giorno e della notte, è quasi una leitourgia, mediante la quale essi si dedicano in servizio di amore a Dio e agli uomini, aderendo all’azione di Cristo che con la sua dimora tra noi e con l’offerta di se stesso, ha santificato la vita di tutti gli uomini. Questa sublime verità del tutto inerente alla vita cristiana, la Liturgia delle Ore la esprime con evidenza e la conferma in maniera efficace. È per questa ragione che le preghiere delle Ore vengono proposte a tutti i fedeli, anche a coloro che non sono tenuti per legge a recitarle.
Quelli invece che hanno ricevuto dalla Chiesa il mandato di celebrare la Liturgia delle Ore, ne adempiano devotamente ogni giorno la recita completa, osservando, per quanto è possibile, la corrispondenza delle ore e, soprattutto, diano la dovuta importanza alle Lodi mattutine e ai Vespri. Inoltre, quelli che, insigniti dell’Ordine sacro, partecipano alla dignità sacerdotale del Cristo in forza di un particolare sigillo sacramentale, o coloro che, mediante i voti della professione religiosa si sono consacrati in maniera speciale al servizio di Dio e della Chiesa, non celebrino la Liturgia delle Ore solo per obbedienza a una legge, ma si sentano spinti dalla considerazione della sua intima importanza e dalla sua utilità pastorale e ascetica. È molto auspicabile che la preghiera pubblica della Chiesa sia riconosciuta come un naturale frutto del rinnovamento spirituale e una evidente necessità interiore di tutto il Corpo della Chiesa. Questa, infatti, a somiglianza del suo Capo, non può essere definita altrimenti che come Chiesa orante. Si elevi, dunque, con il sussidio del nuovo libro della Liturgia delle Ore, che di Nostra autorità apostolica ora stabiliamo, approviamo e promulghiamo, più solenne e più bella la lode di Dio nella Chiesa del nostro tempo, si associa quella che viene cantata nelle sedi celesti dai santi e dagli angeli, e accrescendosi incessantemente in perfezione nei giorni di questo terrestre esilio, muova con nuovo slancio incontro a quella lode perfetta che per tutta l’eternità è attribuita «a colui che siede sul trono, e all’Agnello» [ Cf Ap 5,13 ]. Stabiliamo dunque che questo nuovo libro della Liturgia delle Ore possa esser subito adottato, non appena pubblicato. Frattanto le Conferenze Episcopali provvedano alle edizioni in lingua nazionale e, dopo averne ricevuta dalla Santa Sede l’approvazione o la conferma, stabiliscano la data precisa in cui tali versioni, in tutto o in parte, possano o debbano andare in uso.
Inoltre, dal giorno in cui si dovranno usare queste versioni, fatte per la celebrazione in lingua nazionale, anche coloro che vorranno continuare l’uso del latino dovranno usare esclusivamente la nuova Liturgia delle Ore.
Coloro invece che, o per l’età avanzata o per altri motivi particolari, dovessero incontrare gravi difficoltà nell’uso della nuova forma, potranno, con il permesso del proprio Ordinario e solo nella recita individuale, adoperare in tutto o in parte il Breviario Romano che si usava prima. Vogliamo pertanto che quanto qui abbiamo decretato e prescritto abbia valore ed efficacia ora ed in futuro, nonostante, in quanto sarà necessario, le contrarie Costituzioni, gli Ordinamenti Apostolici emanati dai Nostri Predecessori e gli altri Decreti anche se degni di particolare menzione e deroga.
Dato a Roma, presso San Pietro il 1 ° novembre,
solennità di Tutti i Santi, dell’anno 1970,
ottavo del Nostro Pontificato.
Paolo PP. VI