Questo santo fondatore, che Pio XII nel 1950 proclamò patrono principale di tutti gli insegnati che si occupano della formazione dei giovani, nacque il 30-4-1651 a Reims (Marne), primogenito dei sette figli di Luigi, nobile magistrato alla corte di giustizia della città. Ancora fanciullo Giovanni nutrì una vivissima devozione per la Messa, la Madonna e S. Remigio, il battezzatore di Clodoveo, re dei Franchi (496).
Fino ai diciotto anni il santo frequentò, come esterno, il collegio di Reims. Tuttavia la sua formazione fu condizionata dall’ambiente molto religioso della famiglia, in seno alla quale sbocciò la sua vocazione allo stato ecclesiastico. A undici anni ricevette la prima tonsura, a sedici fu nominato canonico della cattedrale al posto di un suo vecchio parente e a diciassette ricevette i primi ordini minori. Per lo studio della teologia si recò alla Sorbona di Parigi. Nel seminario di San Sulpizio, dove prese dimora “fu osservante fedele della regola, al dire del superiore, ed esattissimo negli esercizi comuni. Amante del ritiro, non si occupava che di Dio e degli studi; la sua compagnia riuscì sempre piacevole e dolce, mai mostrandosi egli malcontento d’alcuno”. La morte dei genitori lo costrinse a ritornare in famiglia (1672) per occuparsi, quale primogenito, dell’educazione dei fratelli e delle sorelle. Per diverso tempo rimase in forse sulla sua vocazione, ma vinse ogni perplessità con l’aiuto del canonico Roland, suo direttore spirituale. Continuò perciò gli studi per prepararsi al sacerdozio che ricevette nel 1678.
Alla sua morte, il Roland affidò a Giovanni (1678) le Suore del Santo Bambino Gesù, che aveva stabilito a Reims per l’educazione delle fanciulle povere, con l’aiuto del P. Nicola Barre (11686), minimo, e della signora de Maillefer. Costei, parente del santo, finanziò pure Adriano Nyel (fl687) economo del Grande Ospizio dei Poveri di Rouen, perché fondasse a Reims scuole gratuite per i fanciulli. Con i sussidi forniti da lei ed il consiglio del de La Salle egli aprì una scuola nella parrocchia di San Maurizio; con i sussidi forniti dalla signora de Croyère ne aprì un’altra nella parrocchia di San Giacomo. Essendosi però mostrato incapace di guidare i tre maestri che gli si erano raccolti attorno, il nostro santo prima affittò per essi una casa (1679) e poi prescrisse loro alcune regole di vita. Il Nyel se era zelante nell’aprire nuove scuole, era trascurato nel consolidare le antiche. Giovanni Battista de La Salle dopo essersi laureato in teologia ( 1681 ), si sentì mosso a raccogliere in casa sua i maestri, nonostante i risentimento dei familiari, per meglio formarli al difficile compito. Si recò quindi a Parigi per esporre le sue difficoltà al P. Barre, il quale gli rispose: “A costo di contraddizioni si compiono i disegni di Dio. Le pene e i dolori prostrano sì la natura, ma allo spirito infondono vigore. Prenda dunque i suoi maestri, viva con essi, divenga loro superiore e padre ad un tempo; è Dio che lo vuole”.
Al santo non mancarono le critiche degli amici e dei parenti perché invece di aspirare alle dignità ecclesiastiche, passava il suo tempo a dirigere e istruire i maestri che dal 1682 aveva radunato in una casa presa a pigione. Le scuole di Reims furono accolte con universale favore. Ben presto altre ne furono aperte dal Nyel nelle città vicine, ma egli non fece mai parte dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Per infondere coraggio e spirito di povertà nei suoi discepoli il de La Salle rinunciò prima al canonicato (1683), convinto che il solo appoggio che conveniva alle sue scuole fosse la divina Provvidenza, e poi, per suggerimento del Barre, in due anni consumò il suo patrimonio nel soccorrere i poveri.
Il santo ottenne gli aiuti opportuni per la sua opera con la preghiera e la volontaria sofferenza. La notte tra il venerdì e il sabato si faceva chiudere nella chiesa di San Remigio per fare orazione. Anche in seguito prostrasse tanto a lungo le sue preghiere che contrasse un tumore al ginocchio. Di notte prendeva un breve risposo o seduto sopra una sedia o disteso sopra degli assi. Ogni giorno si flagellava fino al sangue, portava un aspro cilicio e una cintura di cuoio munita di punte di ferro. A tavola s’interdisse qualsiasi parzialità e, per costringere lo stomaco ai cibi comuni, lo sottopose a prolungati digiuni.
I primi dodici Fratelli emisero con lui i voti annuali di ubbidienza e stabilità nel 1684. A capo della comunità il santo avrebbe voluto porre un Fratello laico, ma l’arcivescovo di Reims, monsignore Le Tellier, vi si oppose. Quando l’Istituto fu sufficientemente consolidato, il santo lo estese a Parigi (1688) nella parrocchia di San Sulpizio, dove già esisteva una scuola di carità con opifìcio. I maestri delle scuole a pagamento però insorsero violentemente contro di lui appena ardì aprirne una seconda in via del Bac e lo fecero processare quale loro abusivo concorrente. La guerra aperta durò quattordici anni e procurò a Giovanni de La Salle amarezze senza fine. Persino il curato di San Sulpizio non gli fu sempre propizio. Perché il fondatore si era rifiutato di modificare l’abito imposto ai Fratelli delle Scuole Cristiane, che aveva formato l’oggetto di aspre derisioni, egli ridusse gli aiuti pattuiti per le scuole di carità. Invece di scoraggiarsi il santo, in mezzo alle prove, alle diserzioni, alle imprudenze dei suoi discepoli, esclamava invariabilmente: “Dio sia benedetto!”. Tuttavia la sua salute ne rimase tanto scossa da ridursi in fin di vita. Gli fu amministrato il viatico, ed ebbe appena la forza di dire: “Figliuoli miei, io vi raccomando una grande unione e una srande ubbidienza”.
Guarito, egli volle affidare a Fratel Enrico Lheureux la direzione delle case di Parigi. Intendeva pure prepararlo a ricevere gli Ordini sacri, ma una febbre portò in breve il prescelto alla tomba. Il fondatore ne dedusse essere volontà di Dio che, per regola. nessun sacerdote fosse ammesso nell’Istituto. Sua preoccupazione fu la formazione dei novizi, che stabilì nel 1692 nel villaggio di Vaugirard (Parigi). dove egli stesso dimorò sette anni e raccolse durante le vacanze i Fratelli delle case fondate per ritemprarli nello spirito, nonostante l’estrema povertà e le terribili carestie degli anni successivi. Aumentando le case e le scuole, il santo cominciò a visitarle regolarmente in seguito alle istanze di molti Fratelli.
Nel 1694 con dodici di essi si legò a Dio con i voti perpetui. Cercò allora di nuovo di liberarsi dall’ufficio di superiore per impedire che alla sua morte i vescovi imponessero loro sacerdoti come direttori delle varie case dell’Istituto, ma i Fratelli lo riconfermarono loro guida impegnandosi soltanto a non accettare tra loro dei chierici e a non scegliere per superiore un prete, affinché la dignità sacerdotale non nuocesse alla loro unione.
A Vaugirard il de La Salle perfezionò le regole che aveva abbozzato a Reims. Per avere dei perfetti educatori, egli inculcò a tutti dodici virtù: la gravità, il silenzio, la discrezione, la prudenza, la saggezza, la pazienza, il riserbo, la bontà, lo zelo, la vigilanza, la pietà e la generosità. Per il profitto degli alunni delle scuole primarie gratuite, dei seminari per la formazione dei maestri di campagna, degl’istituti tecnici e professionali, e delle scuole domenicali per adulti, introdusse l’uso delle lingua francese al posto del latino e adottò il metodo simultaneo, già inaugurato da pedagogisti riformatori, invece dell’insegnamento individuale, con cui il maestro mirava a istruire ciascun allievo a parte, pur trattenendoli tutti insieme nella stessa classe.
Non stupisce quindi che da tutte le parti della Francia i vescovi richiedessero i Fratelli delle Scuole Cristiane e anche lo stesso re Luigi XIV (+1714), li sovvenzionasse generosamente. Ma come l’arcivescovo di Reims aveva già tentato di trattenere il de La Salle nella sua diocesi, così il curato di San Sulpizio cercò di trattenerlo nella sua parrocchia. Anzi, considerandosi un po’ loro capo, per i sussidi che elargiva loro, tentò di modificare alcuni punti della regola che gli sembravano troppo rigidi.
Poiché il santo al riguardo si mostrò intransigente, dopo una visita canonica, fu deposto (1702) quasi fosse inetto alla direzione e infetto di quietismo, ma i suoi discepoli furono irremovibili nel riconoscere lui solo loro legittimo superiore.
Composta la vertenza con l’arcivescovo di Parigi, Monsignor de Noailles, il santo dovette affrontare una guerra violenta da parte dei maestri calligrafi del sobborgo di Sant’Antonio, dove si era trasferito da Via Vaugirard. Poiché i Fratelli vi tenevano aperte venti scuole e vi ricevevano giovani non poveri, con pregiudizio dei maestri calligrafi, il luogotenente di polizia ne ordinò la chiusura. Amareggiato il de La Salle applicò a se stesso le parole di Cristo che si leggono nel libro dell’Imitazione (1. III c.18): “Dall’ora della mia nascita, fino alla morte in croce, non mi è venuta meno la pazienza nel dolore. Ebbi a soffrire per la mancanza di mezzi pecuniari; sostenni con mansuetudine umiliazioni e ingiurie; ricevetti, in cambio dei miei benefici, ingratitudine; in cambio dei miracoli, bestemmie; in cambio dell’insegnamento, insulti”. Poiché a Parigi gli fu proibito di tenere aperta qualsiasi scuola, che non fosse finanziata dai curati, il Santo trasportò il noviziato a St-Yon, in un sobborgo di Rouen (1705), sotto la direzione di Fratel Bartolomeo Truffet. “Se il nostro Istituto è opera di uomo – diceva il fondatore ai Fratelli – non può non cadere; se è opera di Dio, riuscirà vano ogni sforzo per distruggerlo”.
In breve tempo la Congregazione si estese anche nella Francia meridionale tanto che, il Santo, sentì il bisogno di istituire un noviziato a Marsiglia in cui dimorò per un certo tempo per avviare gli aspiranti alla vita religiosa. I curati giansenisti della città cercarono di guadagnarlo alla loro causa promettendogli aiuti, ma il de La Salle rimase figlio devoto della Chiesa. Quando Clemente XI condannò gli errori dell’oratoriano Pasquale Quesnel con la Bolla Unigenitus (1713), il fondatore spiegò ai Fratelli il significato delle 101 proposizioni condannate e li esortò a restare saldi nella purità della fede.
Le persecuzioni subite dal Santo dovettero essere molto acerbe se, preso da sconforto, dubitò che l’opera sua fosse voluta da Dio. Trasferitesi a Grenoble (1714), fu felice di dedicarsi all’istruzione dei fanciulli e al ritocco delle sue varie opere spirituali e scolastiche. Essendo stato assalito da violenti dolori reumatici, per farli scomparire il medico gli ordinò di stendersi per parecchi giorni sopra un reticolato sotto il quale veniva acceso un fuoco che gli bruciava quasi le carni. Sottoponendosi a quel tormento esclamò: “Se riceviamo da Dio la santità, perché non riceviamo pure le malattie?”. Per impedire che, alla sua morte, ai Fratelli fosse imposto un superiore contrario alle leggi e allo spirito dell’Istituto, radunò a St-Yon (1716) i rappresentanti del le 22 comunità allora esistenti con 174 membri i quali elessero loro superiore Fratel Bartolomeo.
Il fondatore trascorse gli ultimi suoi anni nella preghiera e nella penitenza. A chi continuava rivolgersi a lui. diceva: “Io sono un nulla; rivolgetevi al Fratello superiore. Bisogna ormai che io pensi soltanto a comparire davanti a Dio e a piangere i miei peccati”. Morì il 7-4-1719 dopo aver esclamato: “Io adoro in ogni cosa il volere di Dio sopra di me”. Fu seppellito nella parrocchia di San Severo alla quale apparteneva. Leone XIII lo beatificò il 14-2-1888 e lo canonizzò il 24-5-1900. Le sue reliquie sono venerate dal 1939 a Roma nella cappella della curia generalizzata dei Fratelli delle Scuole Cristiane.
Sac. Guido Pettinati SSP,
I Santi canonizzati del giorno, vol. 4, Udine: ed. Segno, 1991, pp. 108-113.
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