Dimostrata l’esistenza e la spiritualita’ dell’anima, due i problemi da risolvere. Come ha origine l’anima spirituale? Come si unisce l’anima spirituale al corpo materiale? E qual’e’ la sede dell’anima?
L’ORIGINE DELL’ANIMA E LA SUA UNIONE COL CORPO
Dimostrata l’esistenza e la spiritualità dell’anima, comprensibilmente si presentano due problemi da risolvere.
1: Come ha origine l’anima spirituale?
2: Come si unisce l’anima spirituale al corpo materiale?
1. L’origine dell’anima spirituale.
Dal carattere spirituale nasce una difficoltà che riguarda l’origine dell’anima umana. Essa infatti non può essersi prodotta per evoluzione né per generazione materiale, ma deve sorgere in modo diverso.
Vari sistemi sono stati proposti per risolvere questa questione:
1) L‘emanatismo panteista, che afferma essere l’anima una parte di Dio, un frammento della divinità. Dottrina evidentemente assurda, perché contraddice tutti gli attributi di Dio, e distrugge la natura stessa dell’uomo.
2) Il traducianismo, che afferma l’anima umana avere origine da un germe spirituale che si stacca dall’anima dei genitori, allo stesso modo che il corpo ha origine da un germe o seme materiale. Dottrina anch’essa falsa perché in contrasto con la natura dell’anima spirituale, che è semplice e non ha parti; essa non può dunque avere origine per scissione.
3) Il creazionismo, unica necessaria spiegazione. Esso afferma che l’anima di ciascun uomo è immediatamente creata da Dio nel momento stesso in cui essa è infusa e unita al corpo per costituire con esso un nuovo individuo umano.
Ma si può obiettare: come si spiegano, allora, le somiglianze morali tra genitori e figli?
Rispondiamo che il corpo deriva dai genitori, con le disposizioni buone e cattive che influiscono direttamente nella vita vegetativa e sensitiva, ma indirettamente anche nella vita spirituale, che estrinsecamente dipende dal corpo.
A proposito dell’origine dell’anima umana è tuttora discussa la questione del tempo in cui l’anima viene creata da Dio e infusa nel corpo.
Secondo S. Tommaso, seguito da non pochi autori antichi e moderni, il feto umano non sarebbe subito informato dall’anima spirituale, ma da un principio vitale inferiore, e solo dopo un certo tempo, quando sia sufficientemente organizzato e preparato, Dio creerebbe e infonderebbe l’anima spirituale. Secondo molti moderni, invece, l’anima spirituale sarebbe da Dio creata e infusa nel corpo nel momento stesso del concepimento, perché l’anima spirituale, contenendo virtualmente le perfezioni dell’anima vegetativa e sensitiva, può essa stessa compiere nel feto le funzioni che vorrebbero affidarsi al principio vitale inferiore rispetto all’anima razionale.
Neppure è ammissibile l’opinione del Rosmini, secondo il quale dai genitori deriverebbe per generazione l’anima sensitiva, la quale poi si trasformerebbe in intellettiva all’intuizione dell’idea dell’essere. Infatti, a prescindere da altre considerazioni, tale trasformazione di un’anima sensitiva (che, provenendo da una generazione materiale, deve essere anch’essa materiale) in anima intellettiva ( necessariamente spirituale) è assolutamente impossibile. Benché speculativamente la questione rimanga tuttora insoluta, in pratica il feto umano deve essere considerato come informato dall’anima spirituale fin dal suo concepimento, e perciò la Chiesa impone di battezzare il feto animato qualunque sia il suo grado di sviluppo e dalla legge ecclesiastica [e civile] è proibito l’aborto senza distinzione di tempo.
2. L’unione dell’anima col corpo.
L’altra questione che sorge dalla spiritualità dell’anima riguarda la sua unione col corpo. Il fatto è certo, ma il modo è oscuro. Non bisogna però negare il fatto per l’oscurità del modo; non è un metodo scientifico, benché spesso in uso. Anche nel caso che non sapessi spiegare l’unione di una sostanza spirituale con una sostanza materiale (il che proverebbe solo la mia ignoranza), non dovrei per questo negare l’esistenza né dell’una né dell’altra. Per questo considero confutato sia il monismo materialista che nell’uomo non ammette altro che corpo e materia, sia il monismo idealista che non ammette nell’uomo altro che spirito e pensiero.
Neppure, per risolvere il problema, possiamo accettare le strane teorie che incontriamo nella storia della moderna filosofia, come quella dell’influsso fisico (Descartes), dell’armonia prestabilita (Leibnitz), della pura assistenza o delle cause occasionali (Malebranche), ecc.
Riteniamo invece vera la soluzione scolastica, alla quale giungeremo per mezzo di quattro affermazioni.
A. L’anima spirituale si unisce immediatamente al corpo. Immediatamente, cioè non mediante qualche altra anima perché unica è l’anima dell’uomo. che è insieme principio di vita vegetativa, sensitiva e intellettiva. Lo negarono parecchi degli antichi filosofi, forse anche Platone, che ponevano nell’uomo due o tre anime subordinate fra loro. Invece: a) non è necessario, perché operazioni diverse richiedono certamente diverse facoltà, ma non diverse anime, perché la superiore può comprendere in sé le perfezioni delle inferiori; b) non è possibile, perché l’unità della vita dell’uomo esige l’unità del suo principio vitale. Del resto l’unità dell’anima umana è comunemente ammessa.
B. L’anima non si unisce al corpo accidentalmente. Platone nell’antichità, Descartes nei tempi moderni proposero un’unione che è solo accidentale. L’anima si unirebbe al corpo solamente per la sua presenza in una parte determinata di esso (nella ghiandola pineale, secondo Descartes) e di là dirigerebbe tutta l’attività del corpo e ne riceverebbe le impressioni. Essa dunque risiederebbe nel corpo come il cavaliere sul cavallo, il pilota nella nave, l’autista nell’automobile. È un’ipotesi inaccettabile, in quanto: a) l’uomo non sarebbe un composto di anima e di corpo, ma un’anima vestita di un corpo; non un’animale ragionevole, ma un essere intelligente rinchiuso in un animale; b) la separazione dell’anima dal corpo non dovrebbe portare alla distruzione del corpo come non si distrugge il cavallo, la nave, l’automobile per separazione dal cavaliere, dal pilota ecc.; c) questo dirigere tutta l’attività del corpo e subirne le impressioni è un’affermazione irta di difficoltà che non hanno una conveniente spiegazione.
C. L’anima si unisce al corpo sostanzialmente. L’anima forma col corpo una sola persona. Infatti la persona umana è costituita dall’anima e dal corpo. Persona è l’io, il soggetto a cui si attribuiscono le operazioni. Ebbene, all’io si attribuiscono le operazioni e le proprietà del corpo (io peso, sono alto, ecc.), dell’anima (io intendo, voglio), del composto (io mi nutro, sento). Dunque l’io, cioè la persona umana, è costituita dall’anima e dal corpo.
D. L’anima forma col corpo una sola natura.Infatti la natura umana è costituita dall’anima e dal corpo. La natura non è altro che l’essenza in quanto è il principio ultimo delle operazioni. Orbene, le operazioni dell’uomo provengono tanto dal corpo quanto dall’anima e dal composto. Dunque la natura umana risulta dalla composizione di anima e di corpo. Ma è chiaro che l’unione di due sostanze che formano una sola persona e una sola natura non è solo accidentale, ma intima e sostanziale.
Eccoci dunque alla soluzione del problema. Questa unione sostanziale dell’anima col corpo si spiega applicando a questo caso particolare, sia pure più complesso e difficile, la dottrina generale che abbiamo ricordata nella lezione VII, della composizione in tutti i corpi di materia e forma. Perciò anima e corpo sono due sostanze ma incomplete, destinate a unirsi e completarsi vicendevolmente, a formare insieme un solo essere, come si uniscono nella pianta e nell’animale il principio vitale e la materia. Nel nostro caso il modo è più misterioso perché l’anima è spirituale, ma non v’è altra spiegazione che quella data da Aristotele, da S. Tommaso e dalla filosofia scolastica. L’anima è forma sostanziale del corpo, cioè una sostanza incompleta che, come principio attivo, si unisce ad un’altra sostanza incompleta, principio passivo, per formare con essa una sostanza completa di una determinata specie.
3. La sede dell’anima.
La dottrina ora esposta ci permette di risolvere un’altra questione relativa al composto umano: quella cioè della sede dell’anima. Coloro che ammettono solo un’unione accidentale tra anima e corpo e concepiscono l’anima come un semplice principio motore, pensano che l’anima debba trovarsi in un punto determinato del corpo dal quale essa sia in grado di dirigerlo, come il pilota governa la nave. Perciò Platone metteva la sede dell’anima nel cervello, Zenone stoico nel cuore, Descartes nella glandola pineale, ecc. Avendo invece dimostrato che l’unione dell’anima col corpo non è solo accidentale ma sostanziale, per cui l’anima è forma sostanziale del corpo nel senso scolastico, ne segue che essa deve trovarsi in tutte e singole le parti del corpo. Infatti essa deve trovarsi ove esercita le sue funzioni, e siccome le esercita in tutte le parti del corpo, che tutte sono vivificate dall’anima, in tutte deve essere presente. Naturalmente non in ogni parte del corpo esercita tutta la sua virtù, ma nell’occhio vede, nell’orecchio sente, nel palato gusta e così via.