IL NATALE FESTA PAGANA?

Opuscolo n° 13 della Piccola Collana “I Testimoni di Geova”. Il Natale: un po’ di storia.


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Padre Nicola Tornese


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IL NATALE


Un po’ di storia


1 – Carlo Taze Russell , il fondatore della setta geovista, celebrava il Natale. A informarci sono proprio i testimoni di Geova.


“Al tempo del pastore Russell , si celebrava il Natale nella vecchia casa biblica di Allegheny , in Pennsyìvania (…). A Natale il fratel Russell dava ai componenti della famiglia della casa biblica pezzi da cinque o dieci dollari d’oro (…). Vi era pure un albero di Natale nella sala da pranzo della Betel . Invece del solito ‘Buon Giorno ‘, il fratel Russell augurava ‘Buon Natale a tutti’ ”.


Russell dunque, il profeta degli ultimi tempi, non seppe leggere nella Bibbia l’origine pagana del Natale, e neppure capì che offrire doni deve dirsi un gesto di marcata natura pagana.


Ci vollero ancora quattordici anni dopo la sua morte, e dieci di governo del suo successore Joseph Franklín Rutherford , perché i nuovi profeti della Torre di Guardia si accorgessero dell’ errore. Infatti , solo nel 1928 ebbe luogo la nuova scoperta e d’allora in poi i fratelli di Betel non celebrarono più il Natale.


 


2 – Oggi tutti i membri della setta si attengono scrupolosamente alla nuova disciplina e rifuggono scandalizzati da una celebrazione non autorizzata da Geova e inventata dalla “ grande meretrice” (= la Cristianità).


Per i geovisti questo è un articolo di fede. E affinché i gregari siano tenuti ben saldi nell’errore e nell’ignoranza, ogni anno puntualmente, nell’approssimarsi del Santo Natale, La Torre di Guardia, che è l’organo ufficiale della setta, propina ai suoi disciplinati lettori le stesse idee trite e ritrite sul Natale come festa pagana . Vi aggiunge naturalmente nuovi sofismi adatti alle circostanze, torturando la Bibbia, e sfasando arbitrariamente qualche frase presa qua e là da riviste e pubblicazioni anche cattoliche


Non è difficile capire come questo richiamo alla disciplina col relativo martellamento dell’errore sia necessario e opportuno. Infatti , nel tempo di Natale tutto il mondo, cristiano e non cristiano, gioisce al ricordo della venuta su questa terra del Principe della Pace (Isaia 9, 5). Solo i geovisti devono tenersi in dispettoso isolamento come esige la ferrea disciplina della setta, aspettando la fine per dare un sospiro di sollievo. Inculcare l’errore serve a colmare in qualche modo il vuoto e a rimarginare la ferita.


Vi annuncio una grande gioia (Luca 2, 10-11)


Ma la storia del Natale è ben diversa da quella raccontata da La Torre di Guardia. Nessun uomo, che abbia un minimo di cultura, e tanto meno i veri cristiani, pensano lontanamente a “un dio pagano” nella celebrazione del Santo Natale. Vi pensano solo i testimoni di Geova!


 


1 – I veri cristiani, come tutti sanno, a Natale ricordano unicamente la nascita del Salvatore dei mondo , Gesù Cristo. Esultano perché il Figlio di Dio, eterno e invisibile come il Padre, cominciò a essere anche uomo (Giovanni 1, 14; Gal. 4, 4 ; Matteo 1, 22-25). Nel tempo di Natale i veri cristiani vogliono godere in modo particolare dell’annuncio dell’angelo ai pastori: “Vi annuncio una grande gioia, che sarà per tutto il popolo: Oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore” (Luca 2, 1 0-1 I); e vogliono gustare in una forma più intensa i racconti biblici della nascita di Cristo, e risentire con gioia l’inno della moltitudine celeste:


 


Gloria a Dio nel più alto dei cieli


e pace in terra agli uomini che Egli ama


(Luca 2, 13-14)


 


2 – In effetti, per chi capisce e ragiona, il Natale è la celebrazione di un evento biblico e salvifico, non il ricordo d’ una data. La data può non corrispondere all’evento. Ma l’evento è una realtà storica, innegabile, indimenticabile, degna di essere celebrata con grande gioia e con grande amore.


Che tale evento, ossia la nascita dell’Emmanuele Dio-con-noi ), sia avvenuto a dicembre o a gennaio o a marzo o a maggio o in qualsiasi altro mese e giorno dell’anno deve dirsi di secondaria importanza. L’essenziale è che sia realmente avvenuto.


E così è!


Vi fu un giorno nella storia dell’umanità, in cui “un Bambino è nato per noi, ci è stato dato un Figlio (…), che è chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della Pace” (Isaia 9, 5).


Questa è la verità che farà libero chiunque la cerca con cuore sincero (Giovanni 8, 32).


Alla scuola della Bibbia


Vogliamo ripetere quanto già abbiamo detto: a Natale nessuno dei veri cristiani pensa lontanamente a “un dio pagano”. Tutta l’attenzione è rivolta alla nascita dell’Emmanuele com’è stata annunciata dai pro- feti, narrata dagli evangelisti, spiegata dagli Apostoli.


 


1 – Annunciata dai profeti.


 


a – “In quel giorno, un germoglio spunterà dal tronco di Jesse , un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo Spirito dei Signore (…). Il lupo dimorerà insieme con l’agnello, la pantèra si sdraierà accanto al capretto (…). Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte” (Isaia 11, 1-10).


 


b – “Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa (…). Essi vedranno la gloria dei Signore , la magnificenza del nostro Dio(.. ).Dite agli smarriti di cuore: ‘ Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio . Egli viene a salvarvi ‘. Allora si apriranno gli occhi ai ciechi ( … ). Lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto” (Isaia 35, 1-10).


 


c – “Tu, Jahve , sei nostro Padre, da sempre ti chiami nostro redentore Se Tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti (…). Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che è finita la sua schiavitù (.. ). Una voce grida: ‘ Nel deserto preparate la via al Signore (…). Allora si rivelerà la gloria del Signore e ogni uomo la vedrà, perché la bocca del Signore ha parlato” (Isaia 63, 16-17; 40, 1-11).


 


d – “Ecco verranno giorni – oracolo di Jahve nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa di Israele e alla casa di Giuda. In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio di giustizia (…). In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla. Così sarà chiamata: ‘ Jahve-nostra-giustizia ‘” (Ger. 33, 14-16).


 


e – “Così dice Jahve : E tu, Betlemme di Efrata , così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te uscirà Colui che deve essere il dominatore di Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti” (Michea 5, 2-5; cf . Matteo 2 , 6).


 


f – “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentata la letizia” (Isaia 9, 2-7).


 


2 – Narrata dagli evangelisti.


 


a – “In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra (…). Anche Giuseppe dalla città di Nazareth   e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quei luogo , si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo” (Luca 2, 1-7).


 


b – “Avvenne che, appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano tra loro: ‘Andiamo a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere ‘. Andarono dunque senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che dei bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava queste cosa meditandole nel suo cuore” (Luca 2, 15-19)


 


c – “Venne nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di. l ui, eppure il mondo non lo conobbe (…). E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità” (Giovanni 1, 9-14).


 


 3 – Spiegata dagli Apostoli.


 


a – “Carissimo, è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo, nella attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo” (Tito 2, 11-14).


 


b – “Carissimo, quando si sono manifestati la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore per gli uomini, Egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, effuso da Lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, Salvatore nostro, perché giustificati dalla sua grazia diventassimo eredi, secondo la speranza, della vita eterna” (Tito 3, 4-7).


 


c – “Dio, che aveva parlato nei tempi antichi più volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato per mezzo dei Figlio, che ha costituito crede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo.


Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, si è assiso alla destra della maestà nell’alto dei cieli, ed è diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato. Infatti a quale degli angeli Dio ha detto: • Tu sei mio figlio; oggi ti ho generato?”. E ancora: • lo sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio?”. E di nuovo, quando introduce il primogenito nel mondo dice: “Lo adorino tutti gli angeli di Dio”        (Ebrei 1, 1-6).


La questione della data


I tdG ignorano tanta ricchezza e bellezza biblica, di cui fa tesoro la Chiesa Cattolica. Essi preferiscono cavillare su questioni marginali di secondaria o di nessuna importanza con lo scopo di sradicare la fede dal cuore dei veri cristiani, oscurando la verità di Dio.


A giudicare dagli effetti possiamo dire che lo sforzo geovista si rivela inutile. A Natale tutte le nostre chiese rigurgitano di fedeli; ed una grande ed autentica gioia si diffonde in tutte le famiglie


che si raccolgono attorno alla culla del loro Salvatore.


Tra i cavilli geovisti contro il Natale occupa il primo posto quello della data. Dicono: Poiché non sappiamo se Cristo sia nato il 25 dicembre, bisogna ritenere che il Natale è una festa pagana.


 


Dov’è la verità ?


 


1 – L’abbiamo già detto e lo ripetiamo: la Bibbia dice che Cristo è nato ( Matteo 1, 25; Luca 2, 7-11; Giovanni 1, 14: Galati 4, 4). Questo è l’essenziale. Questo è l’annuncio gioioso degli angeli a tutti gli uomini che Dio ama (Luca 2, 13).


Il non conoscere con esattezza la data di quella nascita non cambia e tanto meno distrugge la consolante realtà della nascita del Salvatore del mondo.


A saper leggere la Bibbia, appare chiaro che anche per gli evangelisti i dati anagrafici avevano un interesse assai relativo. Essi si sono soffermati a lungo su altri particolari che hanno accompagnato la nascita di Cristo, ma non si sono preoccupati di dirci in quale giorno sia avvenuta quella nascita. A loro interessava l’evento salvifico realizzato in quella nascita, non il giorno in cui ebbe luogo. Così hanno sempre letto e leggono la Bibbia i veri cristiani.


 


2 – Tuttavia, senza mai perdere di vista l’essenziale, a cominciare dai primi secoli d.C ., sono stati fatti vari tentativi per conoscere quella data. Tutti sono risultati vani. Ricordiamo brevemente questi tentativi, rimandando i lettori a studi più completi.


a – Una pista seguita dagli antichi per conoscere quella data era   di natura astronomica. Secondo le idee del tempo essi ritenevano che la creazione del mondo fosse avvenuta all’equinozio di primavera, assegnato allora al 25 di marzo, non al 21. Ragionando secondo quelle idee pensavano di poter affermare che anche la seconda creazione, ossia la concezione di Cristo nel seno di Maria doveva essere avvenuta il 25 di marzo. Ne derivava che la nascita del Salvatore andava assegnata al 25 dicembre, nove mesi dopo la sua concezione.


 


b – Un’altra considerazione, pure di natura astronomica, confermava gli antichi in questo loro ragionamento. E’ noto infatti come verso il 25 dicembre (oggi con più esattezza il 21 dicembre) il sole riprende la sua ascesa dopo il solstizio invernale. Era questo un particolare che induceva gli antichi a collegarvi il sorgere dei Sole di giustizia, che è Cristo Signore.


In effetti, gli antichi vedevano attuata nella nascita di Cristo la profezia di Malachia, che paragona il Messia al Sole che sorge ( Malachia 3 , 20). Tanto più che un chiaro riferimento a Malachia si trova nel vangelo di Luca (1, 78; 2, 32) e in Giovanni 8, 12 Gesù chiama se stesso “la luce del mondo ”.


 


c – Mettendo insieme le due considerazioni, quella astronomica e quella biblica, verso la metà del IV secolo d.C ., si cominciò a far convergere la festa del Natale al 25 dicembre. Fino allora, infatti, la si celebrava in differenti giorni dell’anno secondo il punto di vista delle diverse chiese locali.


Il nuovo orientamento sembra abbia avuto a Roma il centro di propulsione, perché la chiesa di Roma era ormai considerata la sede principale della cristianità’ . Di modo che la data del 25 dicembre lentamente prevalse in tutto l’occidente e anche in oriente.


 


3 – Non è da escludere tuttavia che la data del 25 dicembre, oltre che dalle considerazioni già ricordate, possa essere anche collegata col calendario civile romano. A Roma pagana il 25 dicembre era dedicato alla festa dei “dio sole”, come anche altrove nell’antico mondo pagano. Quando, dopo Costantino, i cristiani ebbero maggior libertà di azione, è probabile che abbiano sollecitato a sostituire il culto e la festa dei “dio sole” con la celebrazione della nascita di Cristo, vero Sole e Luce del mondo.


 


Fu un cambiamento legittimo e lodevole. I cristiani non hanno continuato a celebrare una festa pagana, ma l’hanno sostituita con una celebrazione cristiana. Hanno eliminato l’idolatria, e introdotto il culto e l’adorazione del vero Dio. La Chiesa non ha mai detto: “Fate festa e onorate il dio sole”. Essa ha sempre detto e dirà: “Distruggete gli idoli, ma gioite al ricordo della nascita del Figlio di Dio”. Retrocedevano le tenebre e avanzava la luce (Luca 1, 79).


 


Un’autorevole   testimonianza


Scrive l’ Encyclopaedia Britannica:


 


“Il giorno esatto della nascita di Cristo non è stato mai determinato in maniera soddisfacente. Ma quando i Padri della Chiesa scelsero una data per celebrare tale evento, saggiamente (wisely) scelsero il giorno dei solstizio d’inverno, perché tale giorno era molto radicato nelle menti del popolo come una delle grandi feste.


Quando i missionari furono mandati da Roma fino alle più lontane province del nord, Papa Gregorio I diede loro istruzioni come queste: ” Distruggete gli idoli, ma preservate i templi. Siano questi purificati e consacrati, erigendovi altari in modo che il popolo possa conoscere e adorare il vero Dio. E là dove i pagani erano abituati a sacrificare animali ai demòni , siano celebrate in cambio feste religiose in adorazione del vero Dio. Mediante queste festività il popolo possa più facilmente ottenere gioie spirituali …


Per parecchi secoli il Natale fu soltanto una festa religiosa. Ma a misura che il cristianesimo si diffuse in terre pagane, molte usanze collegate col solstizio invernale furono assorbite da quelle cristiane, grazie alle direttive lungimiranti di Gregorio Magno.


In questo modo il Natale prese l’aspetto d’ una festa religiosa e sociale. Non poche abitudini come quella di accendere luci e fuochi, di usare fiori e decorazione, di scambiarsi doni, di pregare e di cantare con accompagnamento di musica ecc. influenzarono la festa cristiana del Natale, senza nulla conservare del loro originario paganesimo”.


Il caso dei Cardinale Newman


Una valida conferma a questa autorevole testimonianza è data dal caso Newman , di cui i tdG fanno una settaria strumentalizzazione di assai bassa lega.


 


1 – L’errore. Un testimone di Geova, ripetendo meccanicamente ciò che intorno al grande Newman ha potuto leggere nei libri della setta, ci ha scritto:


 


“Il Cardinale Newman nella sua opera “Lo sviluppo della dottrina cristiana”, pagina 359, dice: ‘ I   templi, l’incenso, le lampade, le candele, le offerte votive, le feste, le immagini ecc. sono tutte cose di origine pagana’ . I fatti dimostrano al di là d’ogni dubbio che la cristianità invece di cristianizzare i pagani durante i secoli, si è fatta paganizzare da loro, assorbendo tutte queste inutili tradizioni ed usanze non cristiane”.


 


2 – La verità, Giovanni Enrico Newman nacque a Londra da famiglia protestante il 22 febbraio 1801. D’intelligenza non comune seguì gli studi e la carriera ecclesiastica nella Chiesa Anglicana e, appena ordinato sacerdote in quella Chiesa, dedicò il suo tempo e le sue energie alla formazione intellettuale e morale di numerosi giovani universitari ad Oxford, rinomato centro di cultura in Inghilterra e nel mondo.


Allo stesso tempo il Newman mediante ampi ed approfonditi studi sulla storia del cristianesimo, specialmente dei primi secoli, arrivò alla conclusione che solo nella Chiesa Cattolica si è conservato il messaggio evangelico nella sua integrità e genuinità.


Coscienzioso e retto, amante solo della verità, il Newman trasse la logica conseguenza delle sue ricerche. Egli ritrattò tutto ciò che aveva scritto contro il cattolicesimo e, abbandonando una posizione brillante chiese ed   ottenne di essere accolto nella Chiesa Cattolica, Ciò avvenne il 9 ottobre 1845, quando il Newman aveva 44 anni d’età.


Molti suoi colleghi e discepoli seguirono il suo esempio.


Il fenomeno è conosciuto come Movimento di Oxford, che segnò una rinascita straordinaria della Chiesa Cattolica in Inghilterra.


Nei mesi che precedettero il suo ingresso nella Chiesa Cattolica, il Newman scrisse il libro “Saggio sullo sviluppo della dottrina cristiana”. Questo studio maturò definitivamente la sua conversione.


In questa rinomata opera il Newman scagiona la Chiesa Cattolica dall’accusa di aver corrotto il Vangelo con elementi pagani, e dimostra come alcune usanze esistenti fuori del cristianesimo e adottate dalla Chiesa Cattolica   ( feste, processioni, immagini ecc. ) sono legittimi sviluppi del messaggio evangelico – del granello di senape che diventa albero (Matteo 13, 31-32 )


senza per nulla scalfire i principi fondamentali e immutabili dei vero cristianesimo.


 


Giovanni Enrico Newman fu un fervente cattolico fino alla morte (il agosto 1890). Lavorò indefessamente perché l’autentico messaggio di Cristo, preservato e annunciato solo nella Chiesa Cattolica, arrivasse alla mente e al cuore dei suoi connazionali. Il suo lavoro non fu senza frutti. La Chiesa Cattolica in Inghilterra conta oggi quattro milioni di seguaci.


 


3 – Strumentalizzazione . I tdG , almeno la intellighenzia della setta, conoscono certamente la vera storia del cardinale Newman , ma strumentalizzano questa grande figura di cattolico tacendo gran parte della verità, sempre a danno di gente ignorante.


I capi della setta geovista fanno sapere che Newman avrebbe dimostrato che la Chiesa Cattolica avrebbe tradito il Vangelo, introducendo nel cristianesimo molte usanze pagane. Ma si guardano bene dal dire che fu proprio a motivo delle sue ricerche sulla origine e la natura di queste usanze che il Newman maturò la sua conversione al cattolicesimo.


In realtà, la storia del cardinale Newman dice tutto l’opposto di ciò che dicono scrivono i tdG a scopi prettamente settari.


La strumentalizzazione che nella propaganda geovista   vien fatta del nome e del prestigio di Newman è un tipico esempio della malafede dei capi della setta e della grande ignoranza della base . Eppure i tdG si vantano di adorare Dio in spirito e verità!


Sofismi geovisti


Sofisma è un ragionamento apparentemente logico, ma in realtà falso e capzioso ( Zingarelli ). Di sofismi se ne trovano molti nei libri e nelle riviste dei tdG . Ora noi prendiamo in esame solo alcuni riguardanti il Natale.


 


1 – Dicono:


 


Bisogna onorare Gesù Cristo come Re costituito da Dio, non come un bambino, in una mangiatoia. Infatti è detto: “Chi non onora il Figlio non onora il Padre che l’ha mandato” (Giovanni 5, 23).


 


Si risponde:


 


a – Citiamo anzitutto il testo intero di Giovanni a cui i tdG fanno riferimento. “Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così il Figlio dà la vita a chi vuole; il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato” (Giovanni 5, 21-23).


Gesù qui chiaramente afferma la sua uguaglianza con Dio (il Padre) sia come fonte di vita sia come giudice universale. In virtù di questa uguaglianza il Figlio deve essere onorato, ossia adorato, com’è onorato, ossia adorato Dio (il Padre).


L’onore dunque, ossia l’adorazione dovuta a Gesù Cristo anche come uomo è basata sulla sua Figliolanza, ossia uguaglianza divina.


Ora Gesù Cristo, il Verbo fatto uomo (Giovanni 1, 14) è Figlio di Dio, ossia l’Emmanuele (Dio-con-noi), fin dalla sua nascita. Egli perciò deve essere onorato ossia adorato anche come bambino in una mangiatoia.


Nel battesimo (Matteo 3, 17; Marco 1, 11; Luca 3, 22) Gesù è pubblicamente dichiarato, non costituito Figlio di Dio. Egli lo era già. Tanto è vero che molto tempo prima , in presenza di Giuseppe e di Maria, egli aveva affermato di avere Dio per Padre (Luca 2, 49-50).


 


b – A Gesù Cristo, appunto perché Figlie di Dio fin dalla sua nascita, appartiene anche la regalità fin dalla sua nascita. li Bambino nella mangiatoia è già rivestito di maestà regale. Nel corso della sua vita questa maestà sarà rivelata, ma già è presente in lui bambino (Luca 1, 31-35).


In effetti, i Magi chiedono del Re dei Giudei che è nato (Matteo 2, 2). E i sommi sacerdoti e gli scribi convocati da Erode confermano l’appellativo con la prova della Scrittura (Matteo 2, 3-6; Michea 5, 1).


Inoltre, essendo il Bambino il germoglio della Casa di David ( Isaia 11, 1 ), la regalità gli appartiene fin dalla nascita (Luca 1, 31). Isaia aveva detto: “Sulle sue spalle è il segno della sovranità” (Isaia 9, 5). E davanti a Pilato egli afferma di essere Re (Giovanni 18, 37) prima ancora di manifestarsi nella gloria della Risurrezione e di dire: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra” (Matteo 28, 18).


 


c – Deve dirsi dunque conforme alla Bibbia l’adorazione che i veri cristiani tributano al Bambino nella mangiatoia. Quel Bambino è l’Unigenito Dio (Giovanni 1, 18), il Re dei re (Apocalisse 17, 14), figlio e Signore di David (Matteo 22, 41-46). Colui al quale “Ogni autorità è stata data in cielo e in terra” (Matteo 28, 18) ecc.


Ai tdG non piace onorare Gesù Cristo come Bambino. Essi preferiscono accaparrarsi un Cristo guerriero, vendicativo, che agli ordini di Geova, deve annientare in un bagno di sangue tutti i non geovisti e installare i membri della setta in quello che i tdG chiamano “il nostro (cioè il loro) prossimo dominio mondiale”.


 


2 – Dicono. Il 25 dicembre non poté essere la data della nascita di Gesù. La Bibbia mostra che in quel tempo i pastori erano ancora nei campi di notte. Essi non potevano essere lì in quella fredda, piovosa stagione invernale.


 


Si risponde:


 


a – Né la Bibbia e tanto meno la Chiesa Cattolica dicono che il 25 dicembre sia la data della nascita di Gesù. Questo lo insinuano i tdG . La festa del Natale non è l’anniversario d’ una data, che nessuno conosce, ma il ricordo e la celebrazione del più grande evento della storia. Questo evento è un fatto storico attestato dalla Bibbia, Antico e Nuovo Testamento. Dio non ha voluto farci conoscere la data. Egli vuole che la nostra attenzione sia concentrata sull’evento non sulla data.


 


b – Per quanto riguarda il 25 dicembre, essa è una data probabile come altre date proposte. Ma è sempre un elemento secondario. Comunque “la circostanza che nella notte in cui nacque Gesù c’erano attorno a Beth-lehem pastori che vegliavano all’aperto per custodire greggi (Luca 2, 8) non dimostra che allora fosse una stagione mite, primaverile, come talvolta si è concluso: risulta infatti che, specialmente nella Palestina meridionale, ove è Beth-lehem vi erano greggi, che rimanevano all’aperto anche nelle notti invernali senza alcun inconveniente”.


 


3 – Dicono: Il Natale è una festa pagana parzialmente cristianizzata. Essa fu stabilita quando si affievolì la speranza dell’imminente ritorno di Cristo.


 


Si risponde:


 


a – Chi pensa al “dio sole” a Natale? Solo i testimoni di Geova. Lasciamoli pensare! In quanto ai veri cristiani, a Natale hanno sempre avuto in mente il Nato Salvatore del mondo, Gesù Cristo. Hanno abbandonato e distrutto gli idoli per rivolgere tutta la loro attenzione e il loro cuore all’Unico vero Dio, apparso in forma umana (Giovanni 1, 14; Filippesi 2, 6-9).


Se alcune usanze esteriori sono state preservate, questo non fu a discapito della vera adorazione. Esse sono piuttosto espressioni legittime del cuore umano di ieri e di sempre, motivate ora dalla nascita del Salvatore.


Come mai i tdG non si fanno scrupolo di continuare a chiamare i giorni della settimana con nomi pagani? In effetti, martedì significa giorno di Marte, mercoledì, giorno di Mercurio e così via.   E’ evidente che invece di cristianizzare il paganesimo, i tdG hanno incorporato nella loro vita usanze nettamente pagane! Né sentono il minimo scrupolo di tenere le loro assemblee in quegli stessi locali dove pure si riuniscono a pregare i seguaci della falsa religione, gli appartenenti a Babilonia la Grande!


 


b – La festa cristiana del Natale non ha per nulla affievolito la speranza del ritorno di Cristo. Essa piuttosto ha servito e serve a preparare gli uomini all’incontro con Cristo. In effetti, a Natale la ‘Chiesa annuncia Cristo a tutti gli uomini di buona volontà preparando così l’avvento del suo Regno ( Atti 1, 8 ).


Prega la Chiesa: “Al suo primo avvento nella umiltà della nostra natura umana Egli portò a compimento la promessa antica, e ci aprì la via dell’eterna salvezza. Quando verrà di nuovo nello splendore della sua gloria, potremo alla fine ottenere, in pienezza di luce, i beni promessi che ora. osiamo sperare vigilanti nell’attesa”


I tdG , ignorando le bellezze bibliche del Natale, preferiscono insistere sulla prossima vendetta dell’amorevole Geova. Malgrado le ripetute smentite delle loro false profezie (fin dal 1878), essi continuano a far guardare in alto, verso il cielo, la gente credula e avida d’una terra promessa dove scorre latte e miele. E mentre la gente guarda in alto in attesa di beni futuri, le sue tasche si alleggeriscono inavvertitamente dei beni presenti a tutto vantaggio della setta.


 


4 – Dicono: Alcuni, in base all’assioma che l’albero si conosce dai frutti, nutrono sospetti sulla santità del Natale. Deplorano molto il fatto che questo periodo è sfruttato a fini commerciali.


 


Si risponde:


 


a – Chiunque abbia un minimo di equilibrio mentale capisce subito che l’abuso non distrugge la bontà d’una cosa. Che alcuni senza scrupoli e senza religiosità approfittino del Natale a scopi commerciali non distrugge il fatto che motti a Natale riacquistano la pace con Dio e con gli uomini.


 


b – Ma cosa succede nei convegni regionali, nazionali e internazionali dei tdG ? Forse che non è ammassata un’enorme quantità di beni di consumo in luoghi dove si suppone debba parlarsi solo di Bibbia? Forse che alcuni non aspettano con ansia questi convegni a scopi commerciali ?


Vi è tuttavia una differenza. Mentre a Natale sono solo alcuni privati ad approfittare a scopo commerciale, nel caso dei convegni geovisti è la società dei tdG a ricavare tutto l’utile, mediante il controllo di ogni cosa e con un’accurata pulizia dello sporco danaro degli acquirenti.


 


c – In quanto all’assioma che l’albero si conosce dai frutti siamo anche informati nientemeno proprio dai tdG che in casa geovista “non tutto è oro quel che luce”. “I testimoni di Geova a volte sono attirati da tesori materiali (…). Paolo avvertì: ” L’amore del danaro è la radice di ogni sorta di cose dannose (…). Purtroppo, il materialismo ha a volte la meglio tra alcuni testimoni di Geova, oscurandone la vista…”. E questo non solo a Natale….


 


5 – Dicono: I “re magi” non rappresentano il cristianesimo, ma il paganesimo. Scopriamo pure che essi furono involontari esecutori di un complotto di Satana per uccidere Gesù.


 


Si risponde:


 


a – Dire che i Magi rappresentano il paganesimo, non il cristianesimo, è un grosso abbaglio. Infatti al tempo dei Magi nessuno poteva rappresentare il cristianesimo perché il cristianesimo ancora non esisteva. I Magi adempivano la profezia messianica di Isaia: “Uno stuolo di cammelli ti invaderà (Gerusalemme), dromedari di Madian di Efa, tutti verranno da Saba , portando oro ed incenso…” (Isaia 60, 6). I Magi rappresentano le primizie dei pagani, che in seguito formeranno il nuovo Israele ( cf . Galati 6, 16; Efesini 3, 1-11).


 


b – Se la loro venuta fu causa involontaria d’un complotto di satana, non per questo non deve dirsi una opera divina. Infatti, tutte le opere di Dio hanno i contrassegno della persecuzione. Gesù fu perseguitato e ucciso per quanto fece e disse. Forse non doveva né parlare né operare per non dare occasione a satana di farlo crocifiggere ?. La stessa cosa si dica di san Pietro, di san Paolo, di tutti gli apostoli di Cristo, dei martiri di ogni, tempo… Quanta superficialità nell’uso che i tdG fanno della Bibbia!


Notate pure che Gesù, divenuto grande, non scaccerà i pagani, ma ne loderà la fede e farà anche miracoli in loro favore (Matteo 8, 5-8).


 


c – I Magi offrirono doni (Matteo 2, 11). Questo gesto, a parere dei tdG, sarebbe un gesto pagano come pagana dovrebbe dirsi l’usanza di offrire doni.


La verità è ben diversa: L’offerta dei doni è conforme alla profezia messianica di Isaia già ricordata (Isaia 60, 6). Inoltre: come mai Giuseppe e Maria accettarono i doni dei Magi? Come mai il Bambino Gesù permise quel gesto abominevole a dei presuntuosi pagani, che portavano il paganesimo in casa sua?


Quante incongruenze nella propaganda geovista!


 


COME PREGARE?


L’errore


Ho un amico carissimo che lavora come infermiere all’ospedale “V. Monaldi ” di Napoli. Viene spesso a trovarmi e parliamo quasi sempre di problemi religiosi, soprattutto di Bibbia e del modo corretto di leggerla e capirla contro l’abuso che ne fanno i testimoni di Geova.


Giorni fa mi raccontava di aver preso parte a un servizio di preghiera accanto al letto d’una inferma assieme ai parenti di lei con gran conforto di tutti. Ma poi, a cose fatte, una testimone di Geova, che da lontano aveva assistito impassibile e sprezzante alla preghiera, si avvicinò e disse:


 


– Voi cattolici non conoscete la Bibbia!


 


– Perché ?


 


– Perché fate preghiere lunghe, ripetendo con insistenza le stesse cose, mentre nella Bibbia è detto di non sprecare parole come fanno i pagani ( cf . Matteo 6 , 7).


L’amico infermiere mi disse pure come aveva messo a tacere l’intrusa testimone dimostrando, Scritture alla mano, che era proprio lei a non conoscere la Bibbia. Sapeva solo ripetere meccanicamente alcuni versetti appiccicati alla sua memoria.


E’ questo un caso tipico – uno dei tanti! – del comportamento geovista. Vogliono fare sempre da maestri, ma conoscono solo alcuni versetti della Bibbia e li spiegano in senso unico ed errato così come impongono i loro maestri comandati.


La verità


 


Noi cattolici siamo abituati ad andare a fondo nella conoscenza della Bibbia. Vogliamo sempre accertarci dei suo genuino insegnamento in piena fedeltà al consiglio di san Paolo che dice: “Accertatevi di ogni cosa. Tenete ciò che è giusto” (1 Tessalonicesí 5, 20). Né siamo come il fariseo del Vangelo che disprezzava la preghiera degli altri, esaltando se stesso. Si meritò la riprovazione del Signore (Luca 18, 9-14).


Anche sul modo di pregare vogliamo interrogare la Bibbia per accertarci di ciò che essa realmente dice contro le distorsioni dei tdG. Formuliamo perciò tre domande.


 


LA PRIMA: E’ vero che la Bibbia condanna l’insistenza nella preghiera?


LA RISPOSTA:     No! Non è vero.


 


Infatti nei santi vangeli Gesù più d’una volta esorta i suoi discepoli a insistere nella preghiera.


 


1 – Leggiamo in san Luca:


 


“Poi Gesù aggiunse: Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall’interno gli risponde: Non m’importunare, la porta è chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza” (Luca 11, 5-8).


Possiamo legittimamente supporre che l’amico di dentro aveva ben capito che cosa chiedesse l’amico di fuori, e non c’era proprio bisogno che questi insistesse per farglielo capire. Tuttavia: l’amico di fuori insiste.


 


Gesù non riprova questa insistenza anzi la propone ai suoi discepoli come esempio da imitare nelle loro preghiere a Dio. Infatti continua:


 


Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto” (Luca Il 9-10; Cf . Matteo 7, 7-11).


 


Spiegano i commentatori moderni:


 


“Con la breve parabola Gesù insegna due condizioni essenziali della preghiera: la perseveranza e la fiducia. Soddisfare alla domanda dell’amico importuno, a notte già alta, non era facile, perché l’unica stanza di casa era ingombra dalle stuoie, su cui dormivano il padre coi figli; la porta di casa era ben chiusa, ed era necessaria tutta una manovra incomodante per dare i tre pani. Pure la preghiera perseverante tutto ottiene”.


 


2 – Un’altra parabola sulla preghiera parimenti bella ci è stata preservata pure da San Luca:


 


“Gesù disse loro un’altra parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi. C’era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle. Ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto per nessuno, poiché questa vedova è così molesta, le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi. E il Signore aggiunse: Avete udito ciò che dice il giudice disonesto? E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di Lui? Li farà a lungo aspettare?” (Luca 18, 1-7).


Notate come, non diversamente dalla parabola precedente, il Signore non solo non condanna l’insistenza nella preghiera, ma assicura che Dio esaudirà coloro che gridano giorno e notte verso di Lui. Gesù non ha parole di biasimo per la vedova, ma la presenta come modello di preghiera insistente e umile, che alla fine ottiene ciò che chiede.


 


3 – Oltre alle parabole vi sono nei vangeli esempi di vita vissuta, ove Gesù approva esaudisce la preghiera fatta con fiduciosa insistenza. Ricordiamone alcuni:


a – La donna cananea (Matteo 15, 21-28). Apparentemente ignorata dal Signore la buona donna non disarma: insiste nella sua richiesta finché Gesù la esaudisce e, per di più, ha per lei parole di lode: “Donna, davvero grande è la tua fede ! Ti sia fatto , come desideri” (Matteo 15, 28).


 


b – I due ciechi di Gerico (Matteo 20, 29-34). “La folla li sgridava perché tacessero; ma essi gridavano ancora più forte.- Signore, figlio di Davide, abbi pietà di noi!”. E come nel caso della cananea , la loro insistente e fiduciosa preghiera raggiunge il cuore del Signore, che fa il miracolo della loro guarigione.


 


SECONDA DOMANDA. Deve dirsi contraria alla Bibbia la preghiera, in cui si ripetono le stesse parole?


 


Anche a questa domanda la risposta deve essere negativa. Infatti:


 


a – Riflettendo sui testi biblici analizzati finora possiamo ragionevolmente supporre che sia l’amico che la vedova delle due parabole ripetevano più volte la stessa cosa: “Dammi tre pani!”. E : “Fammi giustizia contro il mio avversario!”. Parimenti la donna cananea e i due ciechi di Gerico dovevano ripetere incessantemente la stessa richiesta.


In nessuno di questi casi Gesù qualifica come pagani colui o colei che prega ripetendo le stesse parole. Al contrario, loda il loro comportamento ed esaudisce la loro richiesta.


 


b – Ma vi è di più. Gesù stesso, modello di ogni perfezione cristiana, che deve essere imitato dai suoi discepoli (1 Corinzi 11, 1), nel Getsemani “pregava dicendo le medesime parole” (Marco 14, 39; Matteo 26, 44; Luca 22, 44).


Era pagano il modo di pregare di Gesù?


 


c – Anche san Paolo, il fedelissimo imitatore di Cristo, ci fa sapere che “per ben tre volte ho pregato il Signore”, chiedendo sempre la stessa cosa. E il Signore gli rispose non rimproverandolo come pagano , ma per consolarlo: “Ti basta la mia grazia!” (2 Corinzi 12, 8-9).


Dopo tutto san Paolo “pregava sempre” (2 Tessalonicesi 1, 11; Filippesi 1, 4; Romani 1, 10 ecc.) “senza stancarsi” ( Colossesi 1, 3), e raccomandava caldamente ai cristiani di fare altrettanto. “Pregate incessantemente” (1 Tessalonicesi 5, 17). E agli Efesíni : “Rendete continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo” ( Efesini 5, 20).


 


TERZA DOMANDA: Che cosa dire delle preghiere lunghe? Sono condannate dalla Bibbia?


 


Anche per questa terza domanda un retto uso della Bibbia impone una risposta negativa.


Al riguardo facciamo due considerazioni:


 


La prima. Gesù pregava a lungo, passando intere notti nella preghiera. Leggiamo in san Luca: “In quei giorni Gesù se ne andò solo sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione” (Luca 6, 12). E san Matteo c’informa che Gesù, “congedata la folla, salì sul monte solo a pregare. Venuta la sera, egli si trovava ancora lassù” ( Matteo 14 , 23). E non era un caso sporadico. Dai vangeli risulta senza alcun dubbio che il soffermarsi a lungo in preghiera era un’abitudine dei Maestro ( Cf . Marco 1, 35; Giovanni 6, 14-17 ecc )


 


La seconda. Significativo è pure il comportamento degli Apostoli. A misura che cresceva il numero dei credenti e con questo anche il lavoro, i Dodici si videro posti davanti a una scelta: dedicare parte dei loro tempo a opere assistenziali oppure, lasciando ad altri l’assistenza, attendere solo alla preghiera e alla predicazione. I Dodici preferirono dedicare maggior tempo alla preghiera (Atti 6, 1-4).


Anche dal libro degli Atti veniamo a sapere che, mentre Pietro era tenuto in prigione “una preghiera ., saliva incessantemente a Dio dalla Chiesa per lui” (Atti 12, 5).


Questa breve rassegna biblica sulla preghiera dimostra inequivocabilmente quanto sia antiscritturale l’atteggiamento geovista che condanna altezzosamente il modo di pregare dei cattolici. Dimostra pure quanto sia superficiale e limitata la loro conoscenza della Parola di Dio. Eppure essi si atteggiano sempre a dottori in Sacra Scrittura!


Se la vostra giustizia… (Matteo 5, 20)


Alla luce di quanto detto finora è possibile accertarsi del vero significato di Matteo 6, 5-9, di cui abusano i tdG .


 


1 – Il testo:


 


“Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e negli angoli delle piazza , per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu, invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta , prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate” (Matteo 6, 5-9).


 


2 – La spiegazione:


 


a – Come aveva ammonito poco prima, nello stesso discorso della Montagna (Matteo 5, 20), Gesù vuole insegnare che anche nella preghiera la giustizia dei suoi discepoli deve superare quella dei farisei; e che il loro comportamento morale e spirituale deve essere differente da quello dei pagani (Matteo 5, 47).


Per quanto riguarda i farisei, Gesù non li condannava perché ripetevano la stessa preghiera, ma per la loro mancanza di giustizia nei rapporti con Dio. Non si curavano tanto dell’onore di Dio quanto piuttosto del loro onore: pregavano per essere visti dagli uomini. Peccavano di formalismo e di vanagloria .. Erano interiormente vuoti.


 


b – I pagani poi, nella loro preghiera, si illudevano di far pressione sulla divinità, di piegare cioè la volontà divina al proprio volere, in forza di formule ripetute ininterrottamente. Essi davano alle loro pro ghiere un valore magico. Mancavano di fiducia e d abbandono in Dio ( Cf , 1 Re 18, 27). In essi Gesù condanna la mancanza di sottomissione alla volontà di vino, non già l’insistenza nella preghiera e la ripetizioni della stessa domanda.


 


c – Non così devono pregare i veri discepoli di Cristo. Il Maestro vuole che i suoi veri seguaci “adorino Dio in spirito e verità” (Giovanni 4, 24), chiedendo nella preghiera primieramente la santificazione del nome di Dio e l’avvento dei suo Regno .


A differenza poi dei pagani i veri discepoli di Cristo accompagnano sempre le loro preghiere, siano essi lunghe o brevi, con l’umile e coraggiosa accettazioni della volontà di Dio (Matteo 6, 10) e con l’abbandono fiducioso nella sua paterna bontà.


Dio è il Giudice (Salmo 50, 6)


Ma dicono i geovisti : Solo noi adoriamo Dio in spirito e verità, mentre i cristiani nominali onorano Dio solo con le labbra.


 


Al che si risponde:


 


a – “Chi sei tu per giudicare un servo che non è tuo?   Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone. Ma. starà in piedi, perché il Signore ha il potere di farcelo stare”(Romani 14, 4; cf . Giacomo 4, 12; 1 Corinzi 5, 13).


E. Gesù disse: “ lo sono Colui che scruta gli affetti e i pensieri degli uomini, e darò a ciascuno di voi secondo le proprie opere” (Apocalisse 2, 23; cf . Geremia 11 , 20; 17, 10).


 


b – Appropriata deve dirsi la risposta che il Signor Vincenzo Ranauro , dissociatosi dalla setta geovista, diede a un testimone di Geova. Quest’ ultimo, senza essere richiesto, aveva aspramente criticato la coscienziosa e coraggiosa decisione del signor Ranauro a lasciare la setta.