Alberto Torresani
Storia greca
CAP. 10 – DA ATENE A ROMA
Da quanto si è detto nel capitolo precedente, dovrebbe risultare chiaro che la fortunata impresa di Alessandro Magno non fu altro che un viaggio armato di esplorazione fino ai confini del mondo conosciuto, non l’inizio di un duraturo impero che solamente la morte del giovane fondatore avrebbe compromesso.
Con la spedizione di Alessandro Magno si era conclusa una fase del conflitto tra Asia ed Europa, tra la culla di tutte le culture e il continente in cui la filosofia, la scienza e l’arte avevano raggiunto il grado di astrazione necessario per divenire autonome dalla matrice politica e religiosa.
L’Asia aveva espresso, come erede di una cultura trimillenaria e come massima espressione della sua concezione politica e spirituale, l’Impero persiano: con la sua caduta veniva meno il maggiore ostacolo alla rapida espansione della cultura greca nell’oriente. Occorre tuttavia ricordare che l’Impero persiano era durato circa due secoli solamente a patto di dividersi in satrapie che in larga misura coincidevano con i confini delle etnie nazionali. Greci e Macedoni non avevano alcuna superiore concezione della politica in grado di tenere unito un insieme tanto vasto di culture e tradizioni diverse che solamente la concezione dello Stato propria di Roma saprà organizzare in modo duraturo. La libertà greca era finita, ma essa viveva nella sua lingua, un mirabile strumento capace di esprimere in modo adeguato le più elevate concezioni morali ed estetiche.
Col termine “ellenismo” si intende la diffusione della lingua, dei valori e della cultura greca nei paesi che erano stati sottoposti all’Impero persiano e poi anche in tutto l’occidente, nei paesi che stavano per entrare nell’orbita di Roma la cui organizzazione politica superò il limite più grave del mondo greco, ossia l’incapacità di superare i limiti angusti della polis o della lega di città libere e autonome che il ricorso al regime democratico più radicale aveva ridotto all’impotenza di fronte all’esercito macedone prima, e agli eserciti romani più tardi.
L’ideale passaggio delle consegne tra la Grecia e Roma si può cogliere nel gesto che il console Tito Quinzio Flaminino compì nello stadio di Corinto nel 196 a.C., annunciando ai Greci la libertà riacquistata con le armi dei Romani. Eccolo nel racconto di Polibio: “Sopravvenuto il tempo dei giochi istmici, da quasi tutta la terra convennero gli uomini più illustri in ansiosa aspettativa del futuro. […] Mentre la folla degli spettatori era riunita nello stadio per la gara, l’araldo si fece innanzi e avendo ordinato alla folla di fare silenzio mediante un segnale di tromba lesse il bando: ‘Il Senato romano e il generale Tito Quinzio, dopo aver vinto in battaglia il re Filippo e i Macedoni, lasciano liberi, esenti da guarnigione e da tributi, governati dalle leggi patrie, i Corinzi, i Focesi, i Tessali, i Parrebi’. Si levò da principio un applauso immenso, cosicché alcuni non udirono il bando; altri pur avendolo udito, vollero sentirlo di nuovo”.
10.1 I SUCCESSORI DI ALESSANDRO MAGNO
L’importanza storica dell’impresa di Alessandro Magno è enorme. I paesi di più antica civiltà come l’Egitto e la Mesopotamia, la Siria e la Palestina, l’Asia Minore e perfino la lontana Battriana (più o meno l’attuale Afghanistan) conobbero un rigoglio di vita dovuto essenzialmente alla trasformazione di società ad economia chiusa in società aperte agli scambi di tipo capitalistico, con mercati forniti di ogni genere di merci. Anche sul piano politico avveniva il definitivo superamento della città-stato a favore di grandi unità statali che avevano bisogno per funzionare di una burocrazia colta e di un esercito, oltre che di città fornite di piazza, ginnasio, biblioteca, terme, palestra, teatro ecc. La cultura organizzata secondo un rigoroso curriculum di studi era quella greca. La città esemplare divenne Alessandria d’Egitto.
I diadochi Subito dopo la morte di Alessandro Magno, i generali dell’esercito macedone, venuto meno chi con la sua autorità aveva saputo tenerli in pugno, cercarono di accordarsi per impedire ribellioni e per nominare il successore legittimo. Tra i generali influenti c’erano Eumene di Cardia, un greco di Tracia esperto in diplomazia; Antipatro rimasto in Macedonia come reggente; Tolomeo figlio di Lago; il tessalo Lisimaco; Seleuco, Cratero, Perdicca. A quest’ultimo Alessandro morente aveva consegnato il suo sigillo. Costoro si accordarono per distribuirsi gli incarichi. Perdicca fu nominato reggente supremo con Cratero in qualità di comandante. A Lisimaco fu assegnata la Tracia; a Tolomeo l’Egitto; ad Antigono Monoftalmo la Frigia, la Licia e la Panfilia; ad Antipatro rimase il governo della Macedonia e della Grecia. Come successori di Alessandro Magno furono designati il fratellastro Filippo Arrideo, gravemente ammalato, ma sostenuto dalla famiglia macedone, e Alessandro il figlio ancora infante di Rossane, sostenuto dagli eteri.
La ribellione della Grecia Durante l’assenza di Alessandro Magno, Atene aveva conosciuto una rapida ripresa economica, in parte grazie alle rimesse di denaro dei mercenari e all’attivazione del commercio con l’Egitto il cui frumento soppiantò quello del Ponto Eusino. Atene conobbe nuovo fervore edilizio con la costruzione di un ginnasio, di uno stadio per le gare atletiche, del teatro di Dioniso. Appena giunse la notizia della morte di Alessandro, gran parte dei Greci si collegarono contro Antipatro riuscendo a sconfiggerlo in Tessaglia e a stringerlo d’assedio in Lamia, ma in seguito i Greci furono sconfitti a Crannon per terra e ad Amorgo per mare (322 a.C.). Costrette a chiedere la pace ad Antipatro, le città greche dovettero accettare ciascuna un trattato di pace particolare, cacciare i fautori del partito antimacedone e reggersi secondo una costituzione conservatrice. Demostene fu costretto al suicidio e ad Atene fu installata una guarnigione macedone nel porto di Munichia.
Le guerre dei diadochi Più gravi delle rivolte della Grecia, facilmente domate, furono le guerre tra i diadochi, come furono chiamati i generali di Alessandro Magno, ciascuno dei quali cercava di ritagliarsi una fetta dell’Impero macedone per divenirne re di fatto. Finirono per emergere quattro regni principali: Macedonia, Pergamo, Siria, Egitto, ciascuno dei quali cercava di attirare a sé la Grecia per arruolarvi soldati e funzionari.
Perdicca La potenza di Perdicca, sostenuto da Eumene e da Olimpia che gli dette in moglie la propria figlia Cleopatra, finì per coalizzare gli altri diadochi contro di lui. In questa guerra morirono Cratero sconfitto da Eumene, e Perdicca ucciso dai suoi soldati dopo una sfortunata spedizione in Egitto. Eumene fu condannato a morte, ma si salvò con l’esilio. Poiché bisognava ripartire le spoglie dei vinti, avvenne un nuovo incontro dei diadochi in Siria nel 321 a.C. che dichiarò Antipatro reggente dell’Impero sempre in nome di Filippo Arrideo e di Alessandro figlio di Rossane, mentre Antigono Monoftalmo divenne comandante generale con Cassandro figlio di Antipatro; a Seleuco fu assegnato il regno di Babilonia mentre Tolomeo rimaneva in Egitto.
Morte di Antipatro Nel 319 a.C. morì anche Antipatro. Essendosi trovato in disaccordo col figlio Cassandro, nominò erede Poliperconte, un anziano generale dei tempi di Filippo II. Cassandro fu sostenuto da Antigono Monoftalmo e Poliperconte fu costretto a richiamare dall’esilio Eumene e a riportare i democratici al potere nelle città greche per creare difficoltà a Cassandro. Questi sventò ad Atene il tentativo di restaurazione democratica mettendovi a capo, col titolo di stratego, Demetrio di Falero che resse la città dieci anni (317-307 a.C.). Questi poi fu sbalzato dal potere da un altro Demetrio, soprannominato Poliorcete perché si era specializzato in espugnazione di città, figlio di Antigono Monoftalmo. Tutto considerato, furono anni abbastanza felici per Atene, caratterizzati dalla fioritura dell’Accademia e del Liceo, le scuole filosofiche rette dai discepoli di Platone e di Aristotele, cui si aggiunsero il Portico di Zenone e il Giardino di Epicuro. Cassandro si rafforzò in Macedonia facendo uccidere Filippo Arrideo e Olimpia, la madre di Alessandro Magno che non aveva mai cessato di brigare (316 a.C.). Antigono Monoftalmo, nello stesso anno, fece uccidere Eumene che continuava a sostenere la causa dell’unità dell’Impero.
Antigono Monoftalmo Semplificata così la lotta per il potere supremo, il candidato più forte sembrava Antigono Monoftalmo a capo della parte centrale e più ricca dell’Impero di Alessandro Magno. Cassandro, Tolomeo, Lisimaco si coalizzarono contro Antigono Monoftalmo dopo aver cacciato Seleuco da Babilonia. La guerra fu combattuta in Siria, Grecia e Macedonia, divenute pedine di un grande gioco. Antigono Monoftalmo che in un primo tempo sembrò aver la meglio, fu ridimensionato dalla sconfitta toccata a Demetrio Poliorcete a Gaza (312 a.C.). Nel 311 fu stipulata una pace precaria che riportò Seleuco a Babilonia dopo aver ristabilito per gli altri territori lo statu quo. Cassandro tornò in Macedonia e per prima cosa fece uccidere Rossane e il giovane Alessandro (310 a.C.): cominciava così la storia dei regni ellenisti indipendenti di Macedonia, Egitto, Siria e Pergamo.
10.2 I REGNI ELLENISTICI INDIPENDENTI
Dopo l’uccisione di Rossane e del figlio era venuto meno il motivo per impedire la piena autonomia dei diadochi da un potere centrale e la loro proclamazione a re indipendenti. Il possesso della Cilicia e il mancato sgombero provocarono il conflitto tra Macedonia ed Egitto: Demetrio Poliorcete, figlio di Antigono Monoftalmo, restaurò nel 307 a.C. la democrazia ad Atene e l’anno dopo sconfisse la flotta egiziana (la Nike di Samotracia doveva eternare quel combattimento).
Morte di Antigono Monoftalmo Il primo dei diadochi ad assumere il titolo di re fu Antigono I Monoftalmo, sempre in competizione con l’Egitto per il controllo della Grecia. Antigono compì un tentativo di invasione dell’Egitto, peraltro fallito anche a causa della mancata collaborazione di Rodi che Demetrio Poliorcete, in seguito, assediò per un anno, ma inutilmente. Gli altri diadochi imitarono Antigono I assumendo il titolo di re. Fallito il tentativo di abbattere la potenza marinara di Rodi, Demetrio Poliorcete sbarcò in Grecia ristabilendo le leghe di città libere per combattere contro Cassandro, ma quando il tentativo stava per essere coronato da successo, dovette abbandonare l’impresa per accorrere in aiuto di Antigono I in Siria accerchiato dagli altri diadochi. Nemmeno Demerio Poliorcete salvò Antigono I, sconfitto e ucciso nel corso della battaglia di Ipso in Frigia (301 a.C.)
Nuovo equilibrio tra i diadochi Cosa divenuta ormai abituale, le spoglie del vinto furono spartire tra i vincitori: Cassandro ebbe la Grecia continentale; Lisimaco estese il suo domino dalla Tracia fino a quasi tutta l’Asia Minore; Seleuco, oltre Babilonia, occupò la Siria dove fondò Antiochia sul fiume Oronte, una città in grado di rivaleggiare con Alessandria quanto a splendore di edifici, industrie e commerci; Tolomeo, col soprannome di Soter (Salvatore) rimase ben radicato in Egitto e Palestina.
Morte di Demetrio Poliorcete Demetrio Poliorcete conservò Cipro e una flotta che gli permise uno di quegli improvvisi cambi di fortuna caratteristici di questa età, quando una sconfitta o una vittoria facevano cadere e nascere uno Stato. Demetrio Poliorcete conquistò Atene nel 294 a.C. dove lasciò il figlio Antigono Gonata (nato a Gonno), poi proseguì verso la Macedonia per cacciare i figli di Cassandro morto da poco. Demetrio fondò in Macedonia una dinastia durata fino alla conquista romana nel 168 a.C., quando il re Perseo fu sconfitto da Lucio Emilio Paolo. Divenuto re, Demetrio I Poliorcete impostò una politica di vasto respiro. In primo luogo restaurò i governi conservatori nelle città greche dove aveva posto al potere in precedenza i democratici; poi iniziò la riconquista del regno paterno in Asia, provocando immediatamente la coalizione di Tolomeo, Lisimaco e Seleuco che ricevettero l’aiuto anche di Pirro re dell’Epiro. Demetrio I Poliorcete, stretto da ogni parte, perdette la Macedonia, spartita tra Pirro e Lisimaco. In seguito Lisimaco scacciò Pirro rimanendo unico padrone della Macedonia (288 a.C.). L’irriducibile Demetrio continuò l’attacco in Asia Minore, ma fu catturato e morì prigioniero di Seleuco (283 a.C.).
Morte di Tolomeo, di Lisimaco, di Seleuco La lotta dei diadochi non accennava a finire: ben presto si contrapposero Lisimaco a capo di Macedonia e Tracia contro Seleuco a capo della Siria. Vinse il secondo e per di più anche Lisimaco morì, permettendo alla Siria di dominare sulle due sponde dell’Ellesponto (281 a.C.). Al grande sogno di Seleuco sfuggiva solamente il territorio di Pergamo in Asia Minore, dove trovò rifugio il tesoriere di Lisimaco, il cui nipote Eumene fondò la dinastia degli Attalidi, rimasta al potere fino al 133 a.C., quando il regno di Pergamo fu ricevuto in eredità dal popolo romano. Tolomeo I Soter era morto nel 283 a.C. lasciando il trono al figlio secondogenito Tolomeo II Filadelfo che, ironia del sopranome, aveva soppiantato con l’aiuto della madre il fratello maggiore Tolomeo Cerauno. Costui si era impadronito, per poco tempo, del regno di Macedonia, rimanendo sconfitto e ucciso nel corso di una invasione della Grecia e dell’Asia Minore operata da alcune tribù di Galli, giunti fino a Delfi e respinti dagli Etoli (276 a.C.). Quei Galli proseguirono la loro marcia fino a occupare la parte centrale dell’Asia Minore che prese il nome di Galazia.
Aspetto dei maggiori Stati ellenistici Nel corso delle incessanti guerre tra i diadochi, nel Mediterraneo orientale si affermarono tre Stati ellenistici, ciascuno dei quali aveva peculiari caratteristiche.
L’Egitto dei Lagidi si può considerare una vera e propria rinascita del paese dei faraoni. La sua caratteristica principale era la compatta unità etnica di lingua copta sulla quale si innestava in funzione dominante la classe dirigente greco-macedone formante l’esercito e la burocrazia. La popolazione rimaneva dispersa nei villaggi di campagna. Le sole città importanti erano Alessandria, Naucrati e Pelusio fortemente grecizzate. Con la sua produzione di frumento, l’Egitto alimentava un intenso commercio internazionale.
La Siria dei Seleucidi era lo Stato più vasto comprendente gran parte dell’Asia Minore, la Mesopotamia, la Persia, la Fenicia e, in competizione con l’Egitto, la Palestina. A differenza dell’Egitto, il problema della Siria era la presenza di numerose etnie e quindi di lingue diverse. La Siria rivelò una profonda vocazione industriale e commerciale incentrata sulle numerose città di nuova fondazione (Seleuco ne fondò almeno settantacinque). In ogni città il ginnasio divenne il centro di affermazione della grecità, il luogo di passaggio obbligato dei giovani per prepararsi a una prestigiosa carriera.
La Macedonia dei discendenti di Antigono I Monoftalmo conservò a lungo i suoi costumi arcaici, la sua tradizione militare, la sua fierezza montanara. Il suo dominio sulla Grecia era assicurato dal controllo di tre città fortificate: Corinto, Calcide e Demetriade, definite i ceppi della Grecia. Le conquiste di Alessandro Magno, a causa delle grandi perdite di uomini e di materiali, lasciarono impoverite la Macedonia e la Grecia perché i vantaggi economici derivati dall’apertura del commercio dell’oriente col Mediterraneo in larga misura andarono a vantaggio di Siria ed Egitto.
Decadenza dei Greci d’occidente In occidente i Greci conobbero minori successi di fronte ai loro nemici che erano i Cartaginesi in Sicilia, i popoli italici nella Magna Grecia. Siracusa per tutta l’epoca di Dionisio I, mostrò notevole prosperità materiale. Nel 366 a.C. andò al potere Dionisio II e per dieci anni la situazione politica dell’isola rimase inalterata. Verso il 356, Dione, zio di Dionisio II e amico di Platone, volle tentare l’infelice esperimento di riportare sotto un regime aristocratico una città in cui gli equilibri politici furono sempre molto precari, facendola cadere ben presto in preda all’anarchia. Dionisio II riprese il potere, cacciando gli aristocratici da Siracusa. Costoro si rivolsero alla madrepatria Corinto che verso il 345 a.C. decise l’invio in Sicilia di Timoleonte con un piccolo esercito di mercenari. Timoleonte operò con prudenza riuscendo a battere Iceta, un ambizioso avventuriero posto a capo di un forte contingente di Cartaginesi. Dopo aver vinto Iceta, Timoleonte affrontò i Cartaginesi nella grande battaglia del fiume Crimiso, riportando una schiacciante vittoria anche se, subito dopo, i tiranni siciliani e i Cartaginesi tornarono a coalizzarsi contro di lui. Con Cartagine fu sottoscritta la pace sulla base di una spartizione della Sicilia. I tiranni, invece, furono sconfitti, uno alla volta, restituendo per un po’ di tempo la pace all’isola. Timoleonte introdusse in Siracusa un governo oligarchico moderato, sul modello di Corinto, durato una ventina d’anni. Nel 317 a.C., Agatocle, un soldato di ventura, riuscì a impadronirsi di tutta la Sicilia orientale, cercando di sottrarre Agrigento ai Cartaginesi. Costoro lo sconfissero a Licata nel 311 a.C. Agatocle fuggì in Africa e con l’aiuto di Cirene tentò di espugnare Cartagine. Nel 304 a.C. Agatocle assunse il titolo di re, ma fallì il tentativo di stabilire una dinastia. Nel 289 a.C. morì “dopo aver restaurato la libertà di Siracusa”, come dice lo storico Timeo di Tauromenio che gli fu acerrimo nemico. Morto Agatocle, il nuovo tiranno Iceta fu sconfitto da Cartagine, la cui pressione diveniva sempre più incalzante. I Siciliani decisero perciò di chiamare in loro aiuto Pirro, il più brillante capo di mercenari dell’epoca, ma anche il più costoso, ben presto congedato proprio per questo motivo. Rimasero i Mamertini, mercenari campani già al soldo di Agatocle, che si impadronirono di Messina per rifarsi degli arretrati con l’esercizio della pirateria- Per difendersi, i Siracusani si dettero in signoria a Ierone II. Costui governò, in ultima istanza, come fiduciario dei Romani che avevano battuto i Cartaginesi nel corso della Prima guerra punica. Nel 215 a.C. Ieronimo, successo a Ierone II, decise di passare dalla parte di Cartagine, provocando il noto assedio romano della città di Siracusa durato dal 213 al 211 e concluso dal console Claudio Marcello. Nel corso del saccheggio della città fu ucciso Archimede, il maggiore fisico e matematico del mondo antico. Con la fine di Siracusa, tutti i Greci d’occidente finirono sotto il dominio di Roma.
- 3 LA CULTURA DELL’ETA’ ELLENISTICA
Tra il 1964 e il 1966 furono scoperte a Kandahar e Kabul in Afghanistan alcune iscrizioni greche in ottima grafia e fu riportato alla luce un teatro per cinquemila spettatori, un palazzo governativo con splendido pavimento a mosaico e resti di papiri con opere filosofiche studiate nel locale ginnasio. L’Afghanistan in larga misura coincide con l’antica Battriana di cui erano note le bellissime monete. In Battriana, ancora verso il 150 a.C., esisteva perciò un regno ellenistico dominato da un ceto medio-alto greco-macedone che mandava a scuola i propri figli nel locale ginnasio visitato periodicamente da grandi maestri e medici provenienti dalla Grecia, che faceva incetta di papiri per la locale biblioteca e riceveva compagnie di attori per mettere in scena le tragedie del repertorio classico, il tutto a circa tremila chilometri dalla Grecia.
Un’estesa colonizzazione Alessandro Magno aveva fondato numerose città, spesso chiamate col suo nome, lasciandovi un piccolo presidio di Macedoni e di Greci: si sono trovati i resti di quegli insediamenti lungo il fiume Amu Darya, oltre che a Kandahar e Kabul, come accennato sopra. Spesso quelle città risultarono troppo isolate e difficili da difendere e perciò furono abbandonate. In qualche caso arrivarono rinforzi di coloni greci che, come gli emigrati in America dei secoli passati, speravano di far fortuna. Giunti nelle nuove sedi, costoro annullavano qualunque differenza esistesse fra di loro nelle patrie di origine per imporsi come classe dominante, dando vita a istituzioni politiche e religiose, sociali ed economiche atte a perpetuare il potere acquisito.
Il ginnasio Come accennato, la prima e più importante istituzione che i Greci si premuravano di far sorgere era il ginnasio, la scuola frequentata per cinque o sei anni dai giovani della classe dominante. Si studiava Omero, un’antologia di poeti lirici, una selezione delle tragedie di Eschilo Sofocle Euripide, il canone degli oratori attici, le opere dei principali filosofi, storici ecc.
Associazioni di culto Il diritto greco conosceva solamente associazioni che avessero per oggetto il culto di qualche divinità o di qualche eroe. Noi le potremmo paragonare ai club creati dagli Inglesi nei luoghi più lontani del loro impero in cui si cercava di ricreare l’ambiente della patria lontana. Ci sono rimasti documenti che testimoniano la passione dei Greci per il loro club, al quale devolvevano forti somme di denaro per mantenerlo in vita. Il club era meno esclusivo del ginnasio e vi venivano ammessi anche i maggiorenti delle popolazioni locali, ma in misura limitata. Occorre ricordare che i Greci distribuiti nei regni ellenistici erano sempre in minoranza, ma avendo posizioni di primo piano, stabilivano fruttuosi rapporti con le altre minoranze greche, anche molto distanti tra loro. Fin dal 303 a.C. Seleuco aveva ceduto l’Aracosia, la Gedrosia e l’Ariana a Candragupta, il grande creatore del regno Maurya (i Greci lo chiamavano Sandracotto) e ammiravano le sue massime desunte dal buddismo al quale si era convertito. Anche la Battriana divenne un regno indipendente dai Seleucidi: costoro, avendo spostato la loro capitale da Seleucia sul Tigri ad Antiochia sull’Oronte, perdettero la possibilità di mantenere il possesso delle regioni più orientali.
I viaggi Nei regni ellenisti i viaggi furono molto frequenti. In primo luogo viaggiavano i mercenari e i mercanti, che spesso erano anche pirati perché questa attività non era giudicata come disonorante o riprovevole. Quando invecchiavano, i mercenari si fissavano in qualche città, acquistandovi un apprezzato status sociale. Viaggiavano anche gli ambasciatori, le compagnie di attori di professione (technitai) che raggiungevano le città lontane in occasione di feste religiose, poi medici, poeti e musicisti che conoscevano a memoria un grande repertorio.
L’atletica Per tutta la durata della storia greca le gare atletiche ebbero sempre il più grande successo. Molti atleti frequentavano i giochi panellenici, ma con l’espansione della cultura ellenica in oriente, aumentarono enormemente le possibilità di gare. Gli atleti più importanti arrivavano con un impressionante curriculum di vittorie che li poneva al centro dell’attenzione generale, divenuti in qualche modo professionisti dello sport.
Gli esperti Infine, c’era un’altra categoria di viaggiatori, un gruppo molto selezionato di persone in possesso di una specifica attività: finanzieri, esperti in problemi amministrativi, ingegneri, architetti, direttori di officina ecc. Costoro venivano chiamati dai re ellenisti quando avevano bisogno di esperti, di manager come diciamo ora. Entravano a far parte di un gruppo di consiglieri del sovrano come “amici”, dispensati dal cerimoniale di corte (inchini, genuflessioni che erano d’obbligo per gli indigeni).
Biblioteche Nonostante l’espansione del mondo greco, la creazione di biblioteche enormi si concentrò in alcune città. Su tutte prevaleva la biblioteca d’Alessandria che arrivò possedere 600.000 rotoli di papiro. Collegato con la biblioteca, operava il Museo un vero e proprio istituto di ricerche filologiche, guidato da Zenodoto di Efeso, Aristofane di Bisanzio e Aristarco di Samotracia. Costoro sottoposero il testo di Omero ad analisi finissime, ancora utili per la filologia moderna. Ad Alessandria arrivarono, attirati dal mecenatismo dei primi tre Tolomei, Teocrito di Siracusa autore di celebrati Idilli; Apollonio di Rodi autore delle Argonautiche che hanno per oggetto la conquista del Vello d’Oro operata da Giasone; Callimaco autore di Epilli in polemica con i poemi lunghi e i libri grossi di Apollonio.
A Pergamo, una biblioteca seconda per importanza solamente a quella di Alessandria, sorse per iniziativa degli Attalidi e riunì un gruppo di artisti ricordati nell’opera di Antigono di Caristo che scrisse numerose biografie ricche di aneddoti. A Pergamo operò anche Cratete di Mallo, un filosofo stoico che si rese famoso per l’abilità con cui sosteneva una tesi e poi la sua contraria lasciando perplessi gli ascoltatori.
La filosofia Nell’età ellenistica fiorirono nuove scuole filosofiche che affiancarono quelle già famose dell’Accademia e del Liceo. La città filosofica per eccellenza rimase Atene dove fiorirono la Stoa di Zenone di Cizio (Cipro): costui imparò il greco da adulto e questa circostanza favorì gli studi di grammatica e di sintassi confluiti nella logica degli stoici. Un’altra grande scuola fu il Giardino di Epicuro di Samo.
La paideia greca Il greco dell’età classica esigeva una formazione essenzialmente letteraria che lo ponesse in grado di parlare con proprietà in tribunale e in assemblea, di leggere l’immensa letteratura che trovava a sua disposizione, di aver nozioni più di qualunque barbaro. Tutto ciò produceva la sensazione di appartenere a una razza superiore, più intelligente e più aperta di qualunque altra. Tuttavia, alla fine del III secolo a.C., dall’occidente si affacciava un popolo, quello romano, meno fantasioso, meno individualista, più tenace nel perseguire a lungo il medesimo scopo e dotato di un apparato militare molto più temibile di quello messo a punto da Alessandro Magno, in possesso di istituti politici di gran lunga superiori a quelli elaborati dai Greci: l’incontro tra Atene e Roma era in qualche modo l’evento dominante del lungo cammino della civiltà umana, dalla Mesopotamia e dall’Egitto fino ai confini occidentali del Mediterraneo: quando la potenza di origine asiatica dei Cartaginesi fu spazzata via, l’incontro apparve ineludibile.
- 4 ATENE EROMA
Verso la fine del III secolo a.C. i regni ellenisti avevano raggiunto un assetto abbastanza stabile, risultando peraltro diversi uno dall’altro.
Le leghe greche I discendenti di Antigono Monoftalmo dovevano affrontare la situazione più semplice, soprattutto dopo che fu superata la pericolosa invasione di Galli intorno al 276 a.C. Per dominare la Grecia bastava tenere una guarnigione in tre punti strategici: a Corinto, a Calcide in Eubea e a Demetriade. Le città della Grecia dovettero abbandonare la loro gelosa indipendenza perché tutte troppo deboli per difendersi da sole. Perciò i Greci si organizzarono in confederazioni di città. La più importante era la Lega Etolica, sorta in una regione rimasta fino a quest’epoca ai margini della grande storia.
La Lega Etolica In Etolia, fin dal 314 a.C. si formò la Lega Etolica, approfittando delle difficoltà della Macedonia. Dall’Etolia si estese alle città dell’Acarnania e della Tessaglia meridionale, fino ad acquistare adesioni nel Peloponneso e nelle isole. Tutti i cittadini della confederazione, nel corso di un’assemblea annuale, eleggevano lo stratego, l’ipparco, il segretario e il tesoriere, assistiti da un consiglio federale permanente. Ogni città versava un contributo. La Lega Etolica mantenne quasi sempre buoni rapporti con la Macedonia. L’impresa più famosa degli Etoli era stata la sconfitta dei Galli giunti, come si è detto, fino a saccheggiare il tempio di Delfi. La vittoria fu sfruttata in senso propagandistico: infatti, furono istituiti i “giochi della salvezza” equiparati per importanza agli altri quattro giochi panellenici (olimpici, istmici, pitici e nemei).
La Lega Achea Come era sempre avvenuto nel mondo greco, l’esistenza della Lega Etolica favorì il formarsi della Lega Achea, costituita da una parte delle città del Peloponneso, in primo luogo per difendersi dal pericolo di una rinascita della potenza spartana e poi per equilibrare il pericolo di egemonia su tutta la Grecia della Lega Etolica. Si costituì verso il 281 a.C. e all’inizio comprendeva solamente quattro città (Patrasso, Dime, Tritte e Fere). Verso il 251 a.C., con l’adesione di Sicione, la Lega Achea acquistò maggiore importanza perché Arato di Sicione divenne stratego, riconosciuto da tutti i Greci come una fine mente politica. Aderirono alla Lega anche l’Arcadia e l’Argolide, cercando di acquistare influenza anche su Atene e Sparta. Gli organi federali erano quelli già ricordati per la Lega Etolica: in più c’era anche un navarco e un consiglio che divenne quasi un ministero. Scopo dichiarato della Lega Achea era la lotta contro le tirannidi e una decisa opposizione all’influenza macedone. Le due principali Leghe greche combatterono tra loro per il controllo della Beozia, oppressa dalla Lega Etolica. Dopo la morte di Antigono II Gonata, quando gli successe Demetrio II, le due leghe si accordarono contro di lui, ma in generale mantenevano una notevole ostilità reciproca, quasi fossero due Stati in embrione.
Il tracollo spartano Sparta era stata fiaccata militarmente da Tebe nel corso delle battaglie di Leuttra e di Mantinea al tempo di Epaminonda, ma alla crisi miliare si era aggiunta una grave crisi economica e sociale in seguito alla progressiva concentrazione della proprietà fondiaria nelle mani di un centinaio di famiglie. Il fatto era grave perché pochi cittadini di Sparta (si ricordi che era una città senza mura, inviolata per secoli solamente perché i suoi cittadini si consideravano accampati in attesa della guerra) potevano permettersi di non coltivare direttamente i campi. Secondo le fonti storiche, i cittadini attivi di Sparta, verso la metà del III secolo a.C. erano settecento e solamente cento erano grandi proprietari terrieri. Il re Agide IV, verso il 243 a.C. agitò le acque stagnanti proponendo un ritorno integrale all’antica costituzione di Licurgo. Progettò la creazione di 4.500 grandi lotti di terra da assegnare ad altrettanti spartiati e l’assegnazione di 15.000 lotti minori da assegnare a perieci, ossia stranieri da invitare in Laconia. La proposta sollevò fiere opposizioni e, mentre Agide IV era in guerra contro gli Etoli, il suo avversario Leonida assunse il potere. Agide IV cercò asilo in un tempio, ma con l’inganno gli efori lo fecero uscire, lo catturarono e lo condannarono a morte. Nel 235 a.C. divenne re di Sparta Cleomene III che aveva sposato la vedova di Agide IV dalla quale in qualche misura ereditò gli ideali del precedente marito. Nel 229 a.C., Cleomene III occupò la città di Mantinea, Tegea, Orcomeno e Cofie, poi attaccò la Lega Achea riportando vittorie clamorose e infine assunse i pieni poteri a Sparta decretando la cancellazione dei debiti, la distribuzione della terra e l’estensione del diritto di cittadinanza a meteci e perieci. Dopo aver riportato una nuova vittoria a Ecatonbea, fu convocata una conferenza di pace che non ebbe luogo subito a causa di una malattia di Cleomene III. Quell’indugio gli fu fatale perché Arato di Sicione poté allearsi con Antigono III Dosone. Arato concesse alla Macedonia l’Acrocorinto come prezzo dell’alleanza e poi confederò le Leghe greche contro Sparta. Gli alleati riuscirono sconfiggere Cleomene III a Sellasia, seguita dall’occupazione di Sparta (222 a.C.).
Roma entra in Grecia Morto Antioco III Dosone nel 221 a.C., gli successe Filippo V di Macedonia. Il quadro politico del Mediterraneo appariva dominato dal grande scontro tra Roma e Cartagine. Per l’oriente cresceva il pericolo romano, descritto da Polibio come una grande nube proveniente da occidente che si stendeva sulla Grecia. In conseguenza di ciò i Greci stipularono tra loro la pace di Naupatto (217 a.C.) sulla base dello statu quo. Ben presto, la potenza romana apparve ai Greci come un elemento da introdurre nella loro contro i Macedoni.
I pirati illirici Le tribù illire, da sempre, avevano praticato la pirateria ai danni delle città greche affacciate sull’Adriatico. Dopo aver occupato le città della Magna Grecia, Roma assunse l’onere di combattere la pirateria e lo fece occupando l’Illiria nell’intervallo tra le due guerre puniche. Dopo il suo arrivo nell’Italia meridionale, Annibale sollecitò l’alleanza della Macedonia e della Lega Achea. Subito, come era nella tradizione dei Greci, la Lega Etolica con l’Elide, la Messenia e Sparta si allearono con Roma.
La prima guerra macedone La prima guerra macedone durò dal 215 al 205. La pace fu affrettata dalla necessità per Roma di portare la guerra in Africa, dopo la partenza di Annibale, e dalla urgenza per la Macedonia di affermarsi in oriente per sostenere l’inevitabile conflitto con Roma. Per di più, l’Egitto stava attraversando una crisi dinastica. Infatti, a Tolomeo IV Filopatore era succeduto il debole e troppo giovane Tolomeo V Epifane. Costui, per non rivelare la propria debolezza, cercò di mantenere segreta la morte del padre, ma dovette lottare ugualmente contro la sollevazione degli Egiziani e contro il tentativo di spartizione dell’Egitto tra Filippo V di Macedonia e Antioco III di Siria.
La seconda guerra macedone Filippo V di Macedonia, per intromettersi in oriente, aveva bisogno di assicurarsi il possesso dell’Ellesponto e delle città della Propontide, ma tale espansione appariva pericolosa al regno di Pergamo e soprattutto a Rodi che in quel momento aveva la flotta più potente dell’Egeo. Pergamo e Rodi strinsero alleanza con Roma per difendere la propria indipendenza provocando la Seconda guerra macedone. Dalla parte di Filippo II si schierarono Tessaglia, Eubea, Locride orientale, Focide, Beozia, Acarnania, Epiro. Dalla parte di Roma si schierarono Rodi, la Lega Etolica, Messenia e Sparta. La Lega Achea mantenne una benevola neutralità che verso la fine del conflitto divenne attiva belligeranza a favore dei Romani. In seguito alla sconfitta macedone nei pressi di Cinocefale (197 a.C.), Filippo V fu costretto ad abbandonare qualunque progetto di interferenza negli affari della Grecia. Nel 196 a.C., ai giochi istmici avvenne la famosa e ben orchestrata proclamazione della libertà dei Greci dal dominio macedone, che immediatamente si affrettarono a unirsi a una delle due leghe. Solamente Nabide, tiranno di Sparta, compì l’errore di cercare di mantenersi indipendente dalle due leghe: accusato di tirannide, si salvò unicamente con la pronta sottomissione che costò a Sparta la perdita di Argo e dei porti della Laconia (195 a.C.). La Lega Achea non fu soddisfatta di questa sistemazione e solamente dopo l’uccisione di Nabire, quando anche Sparta fu costretta a entrare nella Lega Achea, le acque si placarono (192 a.C.). Ma anche la Lega Etolica considerò i suoi sacrifici non sufficientemente premiati, perché non le erano state assegnate l’Acarnania e la Tessaglia. Perciò ricorse all’aiuto di Antioco III di Siria desideroso di espandersi in Grecia per formare una testa di ponte per allontanare Roma dal Mediterraneo orientale.
Sconfitta di Antioco III Antioco III sbarcò in Grecia con forze insufficienti e ricevette scarsi aiuti dalla Lega Etolica, mentre il fronte dei nemici comprendeva i Romani, la Macedonia, la Lega Achea, Pergamo e Rodi. Antioco III fu sconfitto a Magnesia sul Sipilo (189 a.C.). Per avere la pace fu costretto a cedere tutta l’Asia Minore e la flotta, oltre al pagamento di una forte indennità di 15.000 talenti. La Lega Etolica pagò col proprio scioglimento l’errore compiuto.
La Terza guerra macedone La pace non tornò né in Grecia né in Macedonia. La Grecia appariva indebolita soprattutto sul piano economico. Roma aveva bisogno di mercenari e la pace in oriente toglieva ai Greci l’unica possibilità di lavoro rimasta. In Macedonia era succeduto a Filippo V il figlio Perseo nel 179 a.C. che non volle realisticamente accettare l’egemonia romana. Si illuse circa possibili aiuti da parte dei Greci e di Cartagine e cominciò il riarmo, prontamente denunciato ai Romani da Pergamo. La prima campagna di Roma fu mal condotta, ma quando al comando delle legioni fu posto Lucio Emilio Paolo, le possibilità di vittoria di Perseo tramontarono e a Pidna fu sconfitto e fatto prigioniero. La Macedonia fu divisa in quattro circoscrizioni indipendenti tra loro, esclusa dal commercio internazionale e pesantemente multata. Rodi, la cui condotta durante la guerra era apparsa sospetta, fu privata dei suoi possedimenti e rovinata economicamente con l’istituzione di un porto franco a Delo, divenuto in breve tempo il principale mercato di schiavi dell’oriente. Ora i Romani non esercitavano un semplice protettorato, bensì l’egemonia su tutta la Grecia.
Andrisco Un ultimo sussulto si ebbe quando un avventuriero di nome Andrisco si spacciò per figlio di Perseo, sollevò la Macedonia, sconfisse un esercito romano, ma alla fine fu vinto e la Macedonia fu ridotta a Provincia romana (148 a.C.). In Grecia il ritorno dei mille ostaggi della Lega Achea, inviati in Italia dopo la battaglia di Pidna (tra loro c’era anche lo storico Polibio di Megalopoli rimasto in Italia), non ebbe l’effetto di pacificare i Greci. Essi, al contrario, decisero la guerra contro Sparta. I Romani intervennero ordinando alla Lega Achea di abbandonare le sue pretese su Sparta, Orcomeno, Eraclea Trachinia, Corinto e Argo. La Lega Achea riservò un pessimo trattamento alla delegazione romana annunciante quegli ordini. Seguì la guerra contro Roma nel corso della quale i Greci arrivarono ad arruolare anche gli schiavi. Il console Lucio Mummio sconfisse i Greci a Leucopetra, espugnò Corinto e l’abbandonò al saccheggio (146 a.C.). Anche la Grecia divenne una provincia romana. Il fatto paradossale della seconda sconfitta dei Greci fu che, come dopo l’occupazione da parte dei Macedoni seguì l’espansione della cultura greca in tutto l’oriente fino all’Indo, così, dopo l’occupazione dei Romani, la cultura greca conquistò tutto l’occidente, fino alla Spagna e poi fino alla Gallia, tanto a fondo che Orazio poté affermare: “La Grecia vinta, conquistò il suo rozzo vincitore”.