Alberto Torresani
Storia greca
CAP. 2 – LA GRECIA ARCAICA
Il periodo di storia della Grecia precedente lo scontro con i Persiani, dall’VIII al VI secolo a.C., viene definito Età arcaica.
All’inizio dell’VIII secolo la Grecia fu teatro di importanti cambiamenti sociali ed economici che danno vita a un nuovo modello politico sorto sulle vestigia delle aristocrazie terriere: la polis. Una riforma militare, incentrata sulla falange oplitica, accompagna il sorgere della polis e la rafforza, introducendo nel governo della città-stato, accanto alle famiglie aristocratiche, le classi medie dei commercianti e dei piccoli proprietari.
Nel corso dei secoli VIII e VII si assiste alla colonizzazione greca del Mediterraneo, portando le navi e i coloni di numerose città greche sulle coste dell’Italia meridionale e della Sicilia, sui litorali africani e del mar Nero. Questa colonizzazione era stata preceduta da una colonizzazione ancora più antica che aveva avuto come teatro principale l’Asia Minore. Scrive Gaetano De Sanctis nella sua celebre Storia dei Greci: “La colonizzazione greca dell’Asia Minore segna un’epoca nella storia dell’umanità. Essa stabilì un contatto strettissimo tra Occidente e Oriente, fra Europa e Asia o, lasciando queste designazioni troppo legate ad ambienti geografici, fra popoli dotati di energie e attitudini diverse, indoeuropei e non-indoeuropei […] I Greci d’Asia nel pieno rigoglio della forza espansiva non perdettero il contatto con il grosso dei loro connazionali stabiliti oltre Egeo, anzi ne furono sempre rincalzati mercé l’apporto permanente di nuove e fresche energie. Orientali e Occidentali si incontravano dunque nella Ionia, si gettavano, può dirsi, gli uni sulla via degli altri, costretti a subire scambievoli influssi, ma senza sopraffarsi né assimilarsi, sicché gli Elleni poterono, serbando integra la propria individualità e originalità, adottare quanto ad essi, specie nella tecnica, era accessibile delle civiltà più progredite che imparavano a conoscere da vicino; e dalla ricchezza d’esperienze che apriva loro il mutato ambiente e dallo sforzo che la lotta per l’esistenza imponeva, trarre il fermento per creare una nuova civiltà superatrice degli elementi orientali e occidentali che vi confluivano”.
La seconda colonizzazione fu un fenomeno di grandi dimensioni che innescò una serie di modifiche economiche, politiche e sociali nell’universo greco, sfociando nella richiesta, da parte delle nuove categorie emergenti, di leggi scritte, di maggiore partecipazione alla direzione dello Stato e di equità nell’amministrazione della giustizia. Dalle loro richieste si fecero spesso interpreti personalità di rilievo, a cui sarà dato il nome di tiranni e che in molte città, verso il VI secolo, presero il potere, esercitandolo a vantaggio dei nuovi ceti sociali. Così fu preparato l’avvento di regimi timocratici, fondati sul censo, che a loro volta sfociarono nei regimi democratici.
2.1 LA NASCITA DELLA POLIS
Il fenomeno della polis è di capitale importanza per comprendere lo sviluppo della storia greca a partire dall’VIII secolo a.C., ma anche per rintracciare i fondamenti di molte caratteristiche tipiche della cultura dei Greci alla base della visione politica e culturale del mondo occidentale. Per questa ragione è opportuno tentare di coglierne i tratti salienti fin dal sorgere nella realtà storica greca e precisarne la portata, lo sviluppo e il perfezionamento di queste caratteristiche originarie che troveranno la loro sede storica nella polis ateniese del V secolo formante l’età classica della storia greca.
Il declino del Ghenos Al termine del medioevo ellenico, il potere politico nelle città greche risiede nei vari “ghenos” ovvero clan famigliari: il basileus viene eletto dai capi delle famiglie che siedono in assemblea ovvero boulé, di cui il re è solamente il presidente. L’assemblea popolare composta dagli uomini liberi che prestano il servizio militare, quando è convocata, si limita a confermare le decisioni adottate dalla boulé. Il potere del ghenos e il potere aristocratico che esso conferiva dipendeva dal possesso della terra dei componenti del clan al quale si apparteneva per nascita. Questa struttura gentilizia cominciò a declinare quando l’attività commerciale, specialmente nelle città della Ionia in Asia Minore, si espanse al punto da creare una ricchezza non più legata al possesso della terra e frutto dello spirito di iniziativa di alcuni individui che non erano legati ad alcun clan potente. Accanto agli aristocratici, in possesso di beni fondiari, si formarono gruppi di cittadini in possesso di metalli preziosi, navi e mercanzie, ben presto divenuti antagonisti nella direzione politica della città. L’aristocrazia del ghenos reagì rivendicando il diritto esclusivo dei proprietari terrieri a dirigere la città, con divieto di alienare la terra. Questo divieto non poteva reggere a lungo e perciò si formarono due tipi di proprietà terriera: quella rimasta in mano agli aristocratici e quella venuta in mano al ceto mercantile.
La nuova aristocrazia Veniva meno l’antica concezione del gruppo parentale legato alla proprietà in comune della terra, sostituita da una comunità di uomini liberi che esigevano una guida politica della città tale da assicurare la razionalità delle loro operazioni commerciali. Perciò i nuovi aristocratici sostenevano la necessità di svecchiare gli ordinamenti della giustizia, avendo appreso l’importanza di nuove forme di pensiero per creare ricchezza.
La riforma oplitica Insieme con la trasformazione della proprietà terriera avvenne la riforma dell’esercito greco. L’esercito antico era formato soprattutto da cavalieri, ossia coloro che potevano permettersi di mantenere un cavallo. Si scoprì l’efficacia in combattimento dei fanti che combattono in ordine chiuso, ossia formando una barriera con gli scudi da cui emergono le lunghe lance capaci di bloccare l’impeto della cavalleria. La riforma dell’esercito fu di fondamentale importanza perché tutti i soldati erano anche cittadini con la pienezza dei diritti politici e nelle assemblee erano più numerosi dei cavalieri che, in combattimento, avevano ormai una funzione secondaria. La cosa singolare è che nell’Iliade i guerrieri vanno in combattimento su un carro, ma ne discendono per combattere a piedi. La falange oplitica è la novità più importante introdotta dai Greci e in seguito, per secoli, la loro fanteria sarà la più ricercata dai sovrani che avevano il denaro per ingaggiarla come mercenaria.
Polis Il termine “polis” non significa semplicemente “città”. Con polis si intende il centro urbano che a sua volta comprende l’acropoli, ovvero città alta, dove hanno sede i templi più importanti e le cose più preziose; essa comprende anche l’astu, ovvero città degli affari con l’agorà delle contrattazioni e degli incontri e poi tutto il territorio con orti e campi che circonda la città. Fortificata era solamente l’acropoli. La polis segnava il confine politico del greco che non seppe mai creare uno Stato territoriale molto esteso.
Dal ghenos alla polis Il declino della struttura parentale del ghenos non comportò la scomparsa delle norme che ne avevano segnato il sorgere e il perdurare nei secoli precedenti l’VIII. Il codice e il sistema dei valori aristocratici fu trasmesso quasi integralmente alla nuova comunità politica compendiato nel termine polis. L’intelaiatura giuridico-morale aristocratica permane anche nella polis, ma ad essa si aggiunge la consapevolezza di formare una comunità di uomini liberi di sviluppare interessi economici e politici, riconoscendo la comune dipendenza dagli dèi e dalle leggi della patria. Scompare la certezza che l’appartenenza a un certo ghenos garantisca diritti che non discendono da meriti riconosciuti da tutti come effettivi.
Appartenenza e sovranità I Greci ebbero un forte senso di appartenenza alla città e perciò si dicevano polites. Fuori della propria città si diventava esuli mal tollerati, senza diritti. Perciò tutti coloro che abitano nella stessa città formano un gruppo primario che esige la collaborazione di tutti per salvare la città. Le leggi della città esercitano sui cittadini un potere assoluto: Eraclito sosteneva che bisogna combattere per la certezza del diritto come per le mura della città.
Autonomia e indipendenza All’assoluta autonomia della città corrispondeva un’assoluta autonomia rispetto alle altre città greche: ancora ai tempi di Aristotele si pensava che la città ideale non doveva avere più di cinquemila abitanti, che con un poco di buona volontà si possono conoscere tutti tra loro. Il particolarismo della città greche in certi casi ha favorito la loro creatività, ma ha anche segnato la perdita della loro indipendenza quando si affermarono sulla scena storica i grandi imperi estesi sulle quattro parti del mondo. Le poleis furono in grado di opporsi solamente all’impero persiano che forse sarebbe stato il più disposto a concedere una notevole autonomia ai Greci, ma non poterono opporsi all’impero di Alessandro Magno e poi a quello di Roma.
Limiti e valore della polis Anche se l’uomo greco sentì sempre di appartenere a un universo culturale comune a tutti gli altri greci, contrapposto a quello definito barbaro, non seppe dare a questa unità culturale una struttura politica valida per allargare all’intera nazione greca le conquiste civili maturate nella sua polis. Si assiste perciò al caso veramente contraddittorio di una polis, come l’Atene del V secolo, che vive al suo interno un’esperienza di democrazia radicale e che si regola con le città alleate secondo i peggiori criteri di imperialismo politico ed economico. Rimane il fatto che nel momento del suo massimo fulgore, ma anche di massimo pericolo per la sua esistenza, nell’epoca delle guerre persiane, la polis greca, intesa come ideale politico di autonomia e di indipendenza, mostrò una vitalità e una carica ideale, pienamente avvertita dai contemporanei, talmente grande da operare il miracolo della sconfitta del più grande impero realizzato fino a quel momento nella storia.
Altre formazioni statali L’organizzazione della polis non fu un fatto generalizzato a tutta l’area ellenica. In alcune regioni della Grecia, soprattutto nel nord, sopravvissero antichi raggruppamenti tribali che seppero dar vita a federazioni di città, ad anfizionie. Ma è anche vero che quando una di quelle città sviluppava un certo potere economico, immediatamente scioglieva il vincolo e si affermava come polis. Le federazioni di città ricomparvero quando si comprese che non esisteva altro modo per resistere alle pretese di un impero come poteva essere quello di Macedonia e poi quello di Roma, ma era troppo tardi per operare la trasformazione di numerose città in uno Stato organico, capace di far superare gli antagonismi interni alle varie città.
Egemonie locali Naturalmente la potenza di ogni città non era uguale a quella delle altre e localmente si formarono delle leghe che subordinavano in qualche misura le città vicine alla politica della più potente. Sparta esercitò sempre sulle città del Peloponneso una egemonia che le obbligava a tenere ben presenti gli interessi di Sparta, se non volevano finir male.
I giochi olimpici Nel 776 a.C. gli abitanti lungo il fiume Alfeo nel Peloponneso, certamente riuniti in anfizionia intorno al tempio di Zeus di Olimpia, istituirono nel mese di agosto, ogni quattro anni, una tregua sacra che doveva porre fine a ogni conflitto per riunire tutti gli atleti greci in gare celebrate in onore di Zeus. Il successo di queste gare fu immenso. Ogni città si sentiva onorata di aver dato i natali a un vincitore ad Olimpia, arrivando a decretargli l’onore di una statua e di mantenerlo a spese pubbliche nel palazzo comunale. Ci furono poeti che si specializzarono nel comporre odi in onore dei vincitori di Olimpia e delle città di provenienza. Non avendo un calendario comune, i Greci segnavano gli avvenimenti della loro storia rifacendosi alle Olimpiadi, aggiungendo il numero dell’anno intermedio. Un poco più tardi, anche all’Istmo di Corinto, a Delfi nei pressi del santuario di Apollo e a Nemea, dove Eracle aveva ucciso un famoso leone, negli anni intermedi tra le varie Olimpiadi si celebravano giochi non meno frequentati.
2.2 LE VARIE REGIONI DELLA GRECIA NELL’ETA’ ARCAICA
Come è noto, le città più importanti della Grecia antica furono Atene e Sparta: la storia dei loro contrasti sarà esaminata in seguito. Ora possiamo affrontare a grandi linee le vicende delle città sparse nelle altre regioni della penisola greca.
L’Istmo di Corinto Nel corso dell’VIII secolo lo sviluppo dei commerci marittimi e la ripresa degli scambi commerciali che avevano favorito la formazione della polis, promossero anche le città dell’Istmo: Corinto, Megara, Sicione. Le prime due si trasformarono in metropoli ovvero città-madri da cui partivano ogni anno spedizioni destinate a fondare nuove colonie in Italia o meglio Magna Grecia, come si diceva allora, e in Sicilia. Sicione divenne famosa per le sue famose ceramiche di ottima fattura che in tutto il Mediterraneo scalzarono le antiche ceramiche di stile geometrico. Corinto costruita proprio sull’Istmo, nata da un insediamento di Dori, si pose alla testa dei traffici diretti a occidente. Per evitare la circumnavigazione del Peloponneso, venne organizzato il trasporto su rulli delle navi dal porto orientale fino a quello occidentale, con risparmio di tempo. La grande ricchezza conseguita permise il consolidamento della dinastia dei Bacchiadi che controllava Corinto, Megara e altre città dell’Istmo. Fino al VII secolo, Corinto fu l’unica città ad avere la possibilità di stabilire l’egemonia sul resto della Grecia. Alla base del suo potere commerciale c’era la superiorità tecnica della produzione dei suoi vasi e delle sue navi e anche la possibilità di mantenere presidi a Corcira e sulle isole poste all’ingresso del golfo di Corinto. Ma verso il 720 a.C., Megara riuscì a sottrarsi al giogo politico esercitato da Corinto. Nel 664 a.C. Corcira riuscì a sconfiggere la flotta di Corinto che perciò perdette la superiorità locale.
Argo A sud di Corinto, ai confini orientali del Peloponneso, c’era la città di Argo che a lungo impedì a Sparta la conquista di tutta la penisola, al tempo di Fidone verso la metà del VII secolo. Argo seppe opporsi anche ad Atene andando ad aiutare gli abitanti dell’isola di Egina, in seguito passata sotto il dominio di Argo. Argo si alleò anche con Sicione e Megara contro Corinto. Questa intensa attività militare condusse Argo ad inserirsi su alcune rotte commerciali, stabilendo contatti con la Lidia dove il re Gige fu tra i primi a coniare monete usate per il pagamento dei mercenari. Fidone fece la stessa cosa e perciò ad Egina furono coniate le prime monete greche. La comparsa delle monete, che semplificano i tempi di trasferimento delle merci, fu la causa principale del declino delle antiche aristocrazie terriere in Grecia dove, come è noto, la terra destinata all’agricoltura è molto poca e perciò conviene la produzione di merci pregiate da scambiare con orzo e frumento trasportati dalla flotta. La potenza di Argo tuttavia declinò con la morte di Fidone: la città cadde in potere di Sparta.
La Tessaglia La regione più settentrionale della Grecia forma la Tessaglia, una vasta pianura circondata da monti, famosa per l’allevamento dei cavalli. Qui si insediarono gli ultimi invasori indoeuropei dopo aver trasformato in schiavi i precedenti abitanti della regione. I Tessali dettero vita alle città di Larissa, Farsalo e Fere, ma seppero evitare il particolarismo della polis, formando una federazione ai comandi di un tagos il capo delle truppe federali. Verso la fine del VI secolo, col tagos Aleva, la Tessaglia sembrava in grado, dopo aver stipulato un’alleanza con Sparta, di imporre la propria egemonia su tutta la Grecia, ma l’esercito tessalo fu sconfitto e Aleva morì verso l’anno 500 a.C.
La Beozia Tra la Tessaglia e l’Attica si estende la pianura della Beozia, la patria di Esiodo, l’autore di un poema, Le opere e i giorni, che appare il più adatto a caratterizzare l’età arcaica della Grecia. La città più importante della regione è Tebe, costruita sul fondo di un lago prosciugato. Nella regione, intorno al santuario di Atena Itonia nei pressi di Cheronea, si formò un’anfizionia molto vitale. Per alcuni anni, dopo il 371 a.C., Tebe per merito di due generali molto geniali, Pelopida ed Epaminonda, eserciterà l’egemonia sulla Grecia poco prima dell’arrivo dei Macedoni di Filippo ed Alessandro Magno, che a Cheronea distrussero l’indipendenza della Grecia.
L’Eubea A breve distanza dalla costa, di fronte all’Attica si sviluppa la grande isola Eubea, sede di due metropoli, Calcide ed Eretria, che inviarono molti coloni in Tracia, in Sicilia e nella Magna Grecia, sempre in competizione tra loro. L’esodo dall’Eubea fu imponente nell’VIII secolo, ma già nel secolo seguente nell’isola si sviluppò l’industria del ferro e del rame oltre alla ceramica. In Eubea fu attuata la coniazione di monete per conto di Egina. Tra Calcide ed Eretria si estende la pianura di Lelanto, famosa per la fertilità del suolo. Tra le due città esplose la guerra di Lelanto che coinvolse molte altre città schierate per l’una o per l’altra delle contendenti. Vinse la coalizione capeggiata da Corinto, che aveva combattuto a favore di Calcide. I Greci non si accorsero che ognuna di quelle guerre intestine aveva costi spaventosi: la guerra era affrontata come uno sport, fonte di fama perenne se vittorioso, o come il gioco d’azzardo in cui è possibile vincere o perdere tutto.
2.3 LA COLONIZZAZIONE
Abbiamo detto che i secoli VIII e VII a.C. furono caratterizzati da un imponente flusso migratorio di Greci verso le coste del Mediterraneo e del mar Nero, tanto che l’Italia meridionale venne denominata Magna Grecia.
Le cause Il fenomeno ebbe cause molteplici. Certamente ci fu una crescita demografica con la necessità di trovare nuove terre da destinare all’agricoltura per alimentare la popolazione. L’agricoltura ha come fondamento la fattoria, ovvero unità poderale minima per assicurare a una famiglia la sopravvivenza. La fattoria di fatto è un’unità organica con prati campi bosco, che assicurano il necessario per vivere. Alla morte del proprietario non si può dividere la fattoria in tanti pezzi che non si prestino a formare un’unità organica. Un animale, se ci sono molti eredi, non si può dividere a pezzi. I terreni agricoli della Grecia, già di per sé poveri, divennero insufficienti di fronte alla crescita della popolazione e perciò l’emigrazione fu inevitabile. In seguito le attività artigianali assorbirono una buona parte della popolazione, alimentando un’economia basata sulla produzione di manufatti da vendere all’estero per consentire l’acquisto di viveri.
I debiti L’attaccamento alla terra è sempre molto forte e prima di decidere l’espatrio ci furono tentativi di far aumentare la produzione agricola anche a costo di indebitarsi. Ma bastava un’annata agricola negativa (in media una su tre lo era) perché il prestito non potesse più venir restituito. Le leggi del tempo erano terribili per gli insolventi: era prevista anche la schiavitù del debitore, ma anche questa misura appariva insufficiente. Solamente chi emigrava aveva la reale possibilità di ricominciare una vita da persona libera.
Superiorità culturale I Greci che emigravano erano portatori di una cultura superiore a quella delle popolazioni presso le quali si stanziavano. Erano soldati in possesso di una tecnica di combattimento molto avanzata; avevano una scrittura quanto mai adatta a piegarsi a qualunque esigenza dello spirito umano; era già iniziato il grande movimento intellettuale che va sotto il nome di scienza e di filosofia e perciò erano in grado di farsi rispettare; offrivano prodotti d’artigianato di qualità superiore e perciò rifornivano i mercati più ricchi; anche la tecnica delle costruzioni navali aveva reso le navi greche molto affidabili; ma soprattutto costruivano i meravigliosi templi in stile dorico dalla perfezione mai più uguagliata.
Tipologia delle colonie Non conosciamo sempre la data esatta di fondazione delle varie colonie. Nell’VIII secolo prevale l’iniziativa di un personaggio, l’ecista, che arruolava i compagni di avventura, e tramandava il suo nome ai discendenti. Nel secolo VII l’iniziativa partiva spesso dalla madrepatria e poteva comportare anche conflitti tra i coloni che non seguivano le direttive ricevute, giudicandole una limitazione della loro libertà. Non mancarono conflitti tra colonie per la spartizione della sfera d’influenza. In ogni caso la colonia manteneva con la madrepatria solamente rapporti religiosi e culturali, mai di dipendenza politica. Peraltro i luoghi raggiunti dai coloni non erano sconosciuti o selvaggi perché molto spesso erano stati occupati dai loro avi fin dall’epoca micenea.
La colonizzazione dell’Egeo La penisola Calcidica a nord dell’Egeo fu colonizzata da Calcide ed Eretria in competizione tra loro. Eretria fondò essenzialmente dei centri commerciali, mentre Calcide fondò una trentina di villaggi che promossero la produzione agricola. Quei villaggi si confederarono assumendo lo statuto di polis che si chiamò Olinto. Quando esplose la guerra di Lelanto tra Calcide ed Eeretria, i calcidesi suggerirono agli alleati di Corinto la fondazione di una loro colonia in mezzo alle colonie di Eretria al fine di disturbare il loro commercio. La nuova colonia fondata da Corinto si chiamava Potidea. Terminata la guerra, i Calcidesi si accorsero di aver fatto un pessimo affare, perché la presenza di Potidea danneggiava anche i loro interessi.
Colonie del mar Nero I Greci chiamavano Propontide il nostro mar di Marmara e Ponto Eusino il mar Nero. Le terre dell’Ucraina meridionale sono ancor oggi eccezionalmente fertili e non temono la siccità e perciò frumento e orzo avevano prezzi molto bassi, ma è anche vero che le popolazioni incontrate erano molto arretrate: le colonie del mar Nero sono tra le più antiche, ma non ebbero gli sviluppi culturali delle colonie egee o italiote.
La potenza di Mileto Mileto, sulla costa Ionica, radunava i maggiori profitti con le colonie del Ponto Eusino, che tuttavia rimanevano esposte alle invasioni di barbari come i Cimmeri che in più di un’occasione le distrussero, anche se poi furono riedificate. Dalle terre intorno al Ponto Eusino giungevano in Grecia gran parte delle materie prime necessarie alla sua industria: pesce secco, cereali, schiavi, pellami, legname per l’industria navale, metalli. I cereali provenienti dal Ponto Eusino indussero i Greci a rinunciare alla loro produzione, per specializzarsi nella produzione di olio d’oliva, fichi secchi, vino, prodotti che trovavano largo smercio su quei mercati. Perciò diveniva importante la presenza di Mileto per assicurare il passaggio attraverso gli stretti (molti secoli prima quella funzione era stata assolta da Troia).
La Magna Grecia Le coste dell’Italia meridionale e delle Sicilia orientale accolsero colonie di tutte le città greche. In Italia e in Sicilia i Greci si trovarono in aperta competizione con i Punici ovvero Fenici di Cartagine e con gli Etruschi. Le prime colonie furono Cuma e Pitecusa (Ischia) che in qualche modo segnano il confine nord raggiunto dai Greci. In Sicilia, i Fenici furono spinti verso la punta occidentale dell’isola dalla fondazione di Siracusa (734 a.C.) per opera di Corinto. Gela fu fondata nel 690 a.C. dai Rodii che un poco più tardi fondarono Acragas (Agrigento).
Cuma Come accennato, le prime colonie fondate dai Calcidesi in Campania furono Cuma e Pitecusa, due stazioni commerciali che tuttavia esercitarono un grande influsso sugli abitanti del Lazio e della Campania, perché da loro appresero l’alfabeto. Furono i Campani ad assegnare ai nuovi venuti il nome di Greci, poi divenuto universale e che ha messo in secondo piano il termine impiegato dai Greci per indicare se stessi, Elleni.
Taranto Le fondazioni più sistematiche avvennero sulle coste del mar Ionio. A seguito della pressione esercitata da Dori, Tessali e Beoti, molti abitanti del Golfo di Corinto si diressero in Italia. Nacquero così Sibari, Crotone, Metaponto, Locri e più tardi Taranto, una delle poche colonie popolate da Spartani. Queste furono in maggioranza colonie agricole e commerciali, capaci di raggiungere un notevole benessere, ma incapaci di stabilire buoni rapporti tra loro e con gli indigeni locali. Gli abitanti di Sibari avevano la fama di essere molto ricchi perché consumavano due volte al giorno un pasto caldo, mentre gli altri Greci si limitavano a uno.
Le colonie occidentali Furono gli abitanti della costa ionica dell’Asia Minore quelli che si spinsero più a ovest e a nord nel Mediterraneo. Forse il motivo più importante di queste spedizione era la ricerca di stagno che, unito al rame, produce la lega di bronzo, rimasta sempre molto importante non tanto per l’impiego militare, quanto per gli usi civili (le statue di bronzo erano preziosissime: Orazio conclude le sue Odi affermando: “Ho compiuto un’opera più duratura del bronzo…”). La colonia più importante dei Focesi fu Massalia (Marsiglia) fondata verso il 600 a.C., una città che permise la penetrazione commerciale nella valle del Rodano.
Le colonie in Africa Naucrati, alla foce del Nilo, era una base di mercenari greci finanziata dalla dinastia egiziana Saitica per fungere da porto franco tra Egitto e Grecia. Cirene si trovava in prossimità del golfo di Sirte e divenne famosa perché commerciava il silfio, una pianta abortiva: era una colonia di Tera, un’isola delle Cicladi. Dalle oasi dell’interno giungevano avorio, oro e altri prodotti rari.
Espansione economica Conseguenza della colonizzazione fu un’enorme espansione economica con abbandono dell’agricoltura come attività principale da parte della popolazione greca. Il commercio marittimo subì un vertiginoso aumento. L’artigianato divenne raffinato e imponenti le soluzioni architettoniche. In tutto il Mediterraneo la produzione e il commercio dei beni di lusso, ma anche dei prodotti agricoli, divenne enorme. La circolazione monetaria si impose come la forma più semplice per gli scambi commerciali. Alcune opere pubbliche come il drenaggio di terreni paludosi migliorarono la resa agricola. Le costruzioni navali greche soppiantarono quelle fenicie anche perché potevano procurarsi il legname balcanico a prezzi più bassi.
Il Diritto commerciale Anticamente commerciante e pirata erano termini equivalenti: si era commercianti solamente se l’interlocutore aveva la stessa potenza del mercante. Ora i Greci si accorgono che l’imbroglio di oggi toglie il cliente di domani e che l’onestà nei rapporti commerciali è il migliore investimento. Perciò i Greci posero i commercianti di altra nazionalità sotto la protezione di Zeus Xenio, ovvero protettore degli stranieri. I contratti stipulati coi Greci assumevano valore sacro e obbligavano al loro rispetto. In seguito ci furono convenzioni internazionali per assegnare uguale valore sia in Grecia sia all’estero a un contratto debitamente sottoscritto.
Aumenta la circolazione monetaria A partire da Egina e dell’Eubea si diffuse nella Grecia l’impiego delle monete. Le prime forme di moneta erano delle barre di bronzo che recavano il peso e perciò il loro valore. Poi si passò a dei dischi d’argento o di rame e di oro nei casi più fortunati, recanti un’immagine sul recto. Qualche volta il verso era incusso cioè incavato. Più tardi ancora, anche il verso ebbe un’immagine in rilievo. Infine comparvero le iscrizioni o legende col nome del sovrano. Vari segni dovevano garantire che la moneta aveva il giusto peso. Il peso delle monete dipendeva dai sistemi di misura adottati: i cambiavalute sapevano misurare le equivalenze. Il denaro genera una ricchezza indipendente dalla terra, ossia per la prima volta si può essere ricchissimi senza figurare come proprietari terrieri, cosa che in passato rappresentava l’unica forma di ricchezza tangibile. Tuttavia una società fondata soprattutto sulla circolazione monetaria risulta più fragile di una società agricola, che procede secondo ritmi molto più lenti, non molto fantasiosi, ma certamente più sicuri.
L’inerzia del diritto Il diritto antico discendeva da una concezione sacrale: il diritto era la volontà espressa degli dèi e perciò non riformabile. Le società antiche, agrarie, temevano l’avvento del nuovo, erano tendenzialmente conservatrici. Perciò i mutamenti avvenuti nella società greca non furono prontamente accolti dalla legislazione che si pensava immutabile. Nel VI secolo a.C. assunsero il potere alcuni regimi forti, suggeriti da qualche personalità particolarmente autorevole che pacificava i contrasti tra parti politiche avverse in una città, sospendendo le leggi più direttamente favorevoli al ceto agrario che in qualche misura aveva perso l’iniziativa politica. I Greci chiamarono tiranni questi personaggi, ma senza attribuir loro il significato peggiorativo che quel termine ha assunto per noi. La tirannide aveva un limite, ossia il carisma del tiranno non si trasmetteva ai figli o eredi e perciò poteva avvenire una rivoluzione per riportare al potere i conservatori.
2.4 LA REDAZIONE SCRITTA DELLE LEGGI E LE TIRANNIDI
Come è logico, il movimento accennato non fu omogeneo e non avvenne allo stesso modo nelle varie città della Grecia.
La codificazione delle leggi Nel mondo antico le leggi erano consuetudinarie e impiegavano un linguaggio oracolare che col passare del tempo diveniva sempre più oscuro, inadatto a comprendere i fatti nuovi. Perciò non erano leggi inserite in un codice che impiegava un linguaggio comprensibile da chiunque. Inoltre, interpreti delle leggi potevano essere solamente gli aristocratici che erano anche i custodi della religione cittadina. A partire dalla fine del VII secolo a.C. si comincia a codificare le leggi e compaiono i nomi di antichi legislatori che meritarono il plauso delle loro città, liberata dal flagello dell’anarchia. I codici più antichi sembra siano stati promulgati a Locri, a Catania dove operò il mitico Caronda. A Sparta si ricordava Licurgo; ad Atene, Dracone preparò un codice molto severo verso i debitori insolventi, ma dopo aver ottenuto la cancellazione dei debiti pregressi che si ritenne impossibile recuperare. Verso il 580 a.C. la legislazione ateniese fu alleggerita dagli aspetti più “draconiani” da Solone, ricordato come uno dei Sette saggi della Grecia arcaica. Scrivendo le leggi, ci si accorse che alcune divenivano obsolete col passare del tempo e perciò potevano venir modificate, se c’era l’accordo dell’Assemblea dei cittadini. Si tratta di un passo ulteriore verso la democrazia. Ci si accorse anche che le leggi vanno interpretate e perciò sorse la giurisprudenza e il lavoro degli avvocati.
La lotta politica Competere per il potere ora significava cercare di far approvare leggi favorevoli al proprio gruppo di interessi. La tirannide perciò fu un regime che doveva impedire l’insorgere della guerra civile, un conflitto così acuto da impedire di lavorare e fare buoni affari. Spesso i tiranni furono personaggi dell’aristocrazia capaci di mediare gli interessi dei due partiti fondamentali in contrasto tra loro, ossia un regime di compromesso. Il movimento delle tirannidi iniziò verso la fine del VII secolo a.C. nelle città del golfo di Corinto e poi si estese nel resto della Grecia. I tiranni non modificarono le costituzione della polis. Erano consapevoli del carattere extra-legale del loro potere, sostenuto da milizie personali che dovevano essere mantenute dai cittadini mediante una regolare tassazione. I nemici irriducibili venivano spogliati dei loro beni e inviati in esilio. In certi casi i tiranni ritennero opportuno promuovere grandi lavori pubblici che divenivano un volano per l’economia locale, se erano stati scelti in modo oculato e così i tiranni potevano formare un seguito personale. Molti debiti inesigibili, che comportavano la schiavitù del debitore furono cancellati o trasformati in pagamenti diluiti. Anche i culti più arcaici, in qualche modo legati all’aristocrazia, furono affiancati da culti più popolari come quello di Dioniso o il culto di Orfeo, che si prestava alla creazione di confraternite di iniziati in possesso di una visione del mondo più democratica. Nel complesso, il periodo delle tirannidi finì per coincidere con una fase di vita più prospera, specialmente nelle città della Ionia sulle coste dell’Asia Minore dove non a caso sorsero le prime scuole filosofiche che rimangono la creazione più fulgida del genio greco. Tuttavia anche a Corinto si ebbero novità clamorose e ad Atene dove sotto la tirannide di Pisistrato avvenne la redazione scritta dei poemi omerici che rimangono il lascito letterario più significativo del mondo antico. I tiranni spesso furono cacciati dalla reazione aristocratica che proclamava la necessità di tornare al bel tempo antico, ma gli aristocratici non durarono molto al potere perché gli interessi maggiori presenti nelle città greche esigevano la presenza al potere di politici in grado di interpretare i mutamenti in atto.