Di José Antonio RIESTRA. La maternità spirituale nella dell’epoca e nella vita di San : «Già altre volte, figli miei, ho considerato e vi ho fatto considerare che ogni passo del cammino giuridico dell’Opera lo abbiamo fatto con la protezione della Madre di Dio. Ora, nel celebrare la festa della sua Maternità divina, ricordo, non posso fare a meno di ricordarlo, che la prima volta che la Santa Sede pose le sue mani sull’Opera fu in questa festa, tanti anni fa. […] Allora, io non sapevo cha la Madre di Dio aveva interceduto per quest’Opera di Dio ed era stata data la prima approvazione»
LA MATERNITÀ SPIRITUALE DI MARIA NELL’ESPERIENZA MARIANA DI SAN JOSEMARÍA ESCRIVÁ
di José Antonio RIESTRA
Testo della Lezione inaugurale tenuta in occasione dell’apertura dell’anno accademico
il 24 ottobre 2002, presso la Pontificia Università della Santa Croce.
Sommario:
I. La maternità spirituale nella mariologia dell’epoca di San Josemaría
II. La maternità spirituale nella vita di San Josemaría
III. A modo di conclusione.
Penso che si possa dire che ritornano ancora al nostro cuore e alla nostra mente le indimenticabili giornate di qualche settimana fa, quando tanti di noi hanno partecipato alla canonizzazione del Fondatore dell’Opus Dei, ispiratore di questa nostra Università, e da non pochi personalmente conosciuto. La canonizzazione del proprio Fondatore, in quanto sancisce la personale santità nonché la fecondità spirituale di un cammino ecclesiale di santità, è un evento di gran rilevanza per qualunque istituzione.
Perciò, quando ormai con gli occhi e il cuore fissi su quella data mi chiesero di incaricarmi della prolusione in occasione dell’inizio del nuovo anno accademico, ritenni che forse uno dei temi più consoni poteva essere quello che adesso mi accingo a presentarvi: la maternità spirituale di Maria nell’esperienza mariana del nuovo Santo.
Non è però pensabile che in così poco tempo io possa trattare per esteso quest’argomento; cercherò quindi di mettere in risalto alcuni dei punti, a mio avviso, più rilevanti. Perché ho scelto questo tema? Penso che la maternità spirituale di Maria sia stata sempre presente in modo particolare nella vita del nuovo Santo, che a Lei ha filialmente affidato sempre se stesso e lo sviluppo dell’Opera voluta da Dio tramite lui. D’altra parte la sua dottrina mariologica è un riflesso dell’insegnamento comune della Chiesa in proposito. Ho preferito perciò concentrarmi sulla sua esperienza mariana, su come il nuovo Santo ha vissuto in pratica questa dottrina. Ciò spiega il perché del titolo di questa prolusione.
1. La maternità spirituale nella mariologia dell’epoca di San Josemaría
Dal punto di vista della sua formazione intellettuale e spirituale, può essere interessante considerare quale era la mariologia che il Santo ha studiato nei suoi anni di formazione. Abbiamo già qualche informazione in proposito. Il vecchio “Piano degli studi per i Seminari Conciliari della Spagna” (Plan de estudios para los Seminarios Conciliares de España), elaborato dal Ministero di Grazia e Giustizia, come conseguenza del Concordato del 1851 fra la Santa Sede e la Spagna, era stato sostituito con un nuovo piano più esigente, quando nel 1896 la Santa Sede decise di erigere in Università Pontificie cinque dei sei Seminari centrali 1. Nel 1897, il Seminario di Saragozza fu eretto anch’esso in Università Pontificia 2 e il suo piano di studio si adeguò a quello stabilito per queste Università. Questo piano rimase in vigore fino al 1933, anno della pubblicazione della Costituzione apostolica “Deus scientiarum Dominus”, di Pio XI, quando queste Università furono soppresse. Nel controllare il piano di studio che il Santo seguì, sostanzialmente quello approvato nel 1897 con alcune modifiche introdotte anni più tardi 3, si costata che la mariologia come tale non è presente fra le materie studiate. Questo, che allora non era inconsueto, anzi succede tuttora in alcuni paesi, non vuol dire che, di fatto, non si studiasse. Piuttosto indica che la mariologia non costituiva una materia a se stante, ma era studiata, certo non sempre con l’attenzione che oggi riceve, all’interno di altre discipline, normalmente del trattato sull’Incarnazione.
Il nostro Santo studiò questo trattato nell’anno accademico 1920-1921, da quanto è attestato nella certificazione accademica rilasciata dal Seminario di Saragozza il 18 novembre 1924 4. Quali testi ha studiato san Josemaría? Per quanto ci riguarda il testo di Teologia Dogmatica allora in uso era quello del canadese Aloisius-Adolphus Paquet, professore dell’Università di Laval, Disputationes theologicae, seu commentaria in Summam Theologicam Divi Thomae 5 Thomae. Ma siccome questo testo scarseggiò durante alcuni anni, venne talvolta adoperato al suo posto il Manuale di Horatius Mazzela,
Praelectiones Scholastico-dogmaticae 6. Non siamo però ancora in grado di precisare quale dei due Manuali il Santo abbia studiato 7.
Si tratta di testi strutturati intorno a tesi che si sviluppano in base ai cosiddetti dicta probantia della Scrittura, dei Padri, di S. Tommaso e di abbondanti argomenti di ragione e di convenienza 8.
Insegnava allora questa materia nel Seminario D. Manuel Pérez Aznar 9.
La mariologia di questi due autori è quella classica dei manuali del primo trentennio del secolo XX, periodo di non grande fecondità nel campo mariologico, e nel quale si sono distinti soprattutto teologi come il cardinale servita A. Lépicier, il gesuita J.-B. Terrien e il sacerdote ticinese E. Campana 10. Conviene anche tener presente che durante questo periodo, dal 1913 in poi, prese particolare vigore il movimento in favore di una definizione dogmatica della mediazione universale di Maria, ad opera del cardinale belga Mercier.
Questo diede origine a diversi studi riguardanti anche la maternità spirituale di Maria, in quanto, da un punto di vista teologico, la mediazione «per alcuni faceva riferimento soltanto all’applicazione delle grazie da parte di Maria; per altri, comprendeva anche la partecipazione di Maria nell’opera della salvezza e, finalmente, altri, includevano in essa pure la maternità spirituale» 11. A quell’epoca la maternità spirituale era vista in rapporto soprattutto con la distribuzione delle grazie, sebbene fosse chiaro che si trattava di due cose diverse. Lungo quegli anni cominciò a porsi l’accento sul valore soteriologico della maternità spirituale. Si diede così origine ad un movimento che, all’alba del Concilio Vaticano II, trovava una certa unanimità nel sostenere che la maternità è una realtà molto ampia ma al tempo stesso unificante. Infatti, «ha il suo fondamento nella maternità divina e nella proclamazione di Cristo nel Calvario; si include in essa la cooperazione di Maria nell’opera redentrice che, per alcuni è un elemento costitutivo, sebbene per altri si tratti soltanto di una funzione di quella stessa maternità, e la mediazione o dispensazione delle grazie come perenne ed attuale esercizio di quest’azione materna che Maria esercita dalla sua sede celeste» 12. Il Concilio Vaticano II, nel capitolo VIII della Costituzione dogmatica “Lumen gentium”, nei nn. 61 e 62 sottolinea la centralità della maternità spirituale di Maria che perdura in cielo fino alla consumazione dei tempi. Qualche teologo non ha esitato ad affermare che il Concilio, in questo Documento, sembra assorbire nella Maternità spirituale quanto prima si trovava presente nelle tematiche riguardanti la mediazione e la corredenzione 13.
D’altra parte, nel Seminario di San Francesco di Paola crebbe la pietà mariana di san Josemaría, che aveva avuto il suo inizio nel calore della vita di pietà dei suoi genitori 14. È stato studiato quali fossero le devozioni mariane allora in uso nel Seminario 15, e, d’altra parte, lo stesso Santo fece allusione a questo periodo della sua vita sotto questo profilo in un noto articolo pubblicato col titolo “Recuerdos del Pilar” 16, in modo particolare alle sue quotidiane visite al Santuario della Madonna del Pilar: «Non scompariranno mai dalla mia memoria ne il ‘ Pilar’ ne la Madre di Dio del ‘Pilar’. Continuo a trattarla con amore filiale. Con la stessa fede con la quale la invocavo a quell’epoca, attorno agli anni venti, quando il Signore mi faceva presagire quello che si attendeva da me: con la stessa fede la invoco adesso» 17. Di questa sua preghiera costante, chiedendo alla Madonna di aiutarlo a conoscere quale fosse per lui la volontà di Dio è rimasta una prova tangibile, una statuetta di gesso, nella cui base, scritto di suo pugno, si può ancora leggere: “Domina ut sit!, 24-5-924”. Mancavano ancora pochi mesi per la sua ordinazione sacerdotale.
Anni più tardi, quando già se n’era dimenticato, questa statuetta gli pervenne, inviatagli dalla Spagna 18.
II. La maternità spirituale nella vita di San Josemaría
Sono diversi gli scritti a carattere mariano redatti dal nostro Santo. La sua dottrina mariologica si trova in diversi testi pubblicati 19.
Esistono vari studi che affrontano questa sua dottrina sotto diverse angolature 20. Ho scelto di soffermarmi oggi sulla maternità spirituale perché mi sembra che sia una costante della sua esistenza, un aspetto della sua vita spirituale che si evince dal suo atteggiamento nei confronti della Madonna: il sentirsi figlio di Maria, il far ricorso alla sua intercessione poderosa, l’abbandonarsi fiducioso in Lei, fanno parte di un insegnamento che è prima di tutto vita vissuta in prima persona. In fondo, penso che i suoi insegnamenti mariani siano frutto non solo di una profonda conoscenza della teologia mariana e spirituale, ma soprattutto di una intensissima vita interiore, il risultato non solo di una “theologia verbi” ma in primo luogo direi di una “theologia cordis”, o detto con altre parole, frutto di quella conoscenza che proviene dalla connaturalità che lo Spirito Santo concede alle anime che si lasciano guidare da Lui. Poteva perciò incoraggiare i suoi lettori consigliando loro «di fare, se non l’hai ancora fatta, la tua esperienza personale dell’amore materno di Maria» 21.
Potrebbe dirsi in senso ampio che la vita del nostro Santo si è sviluppata in modo particolare sotto la cura materna di Maria.
Intorno ai due anni ebbe una grave malattia che lo portò in punto di morte, tanto che il medico di famiglia, che aveva pronosticato che non avrebbe superato la notte, arrivò il mattino successivo chiedendo a che ora fosse morto il bambino. Nel frattempo però sua madre aveva iniziato una novena alla Madonna del Sacro Cuore e assieme al marito avevano promesso alla Vergine di condurre in pellegrinaggio il bambino, se fosse guarito, all’immagine che si venerava nella cappella di Torreciudad, per la quale si aveva una grande devozione in quella zona dell’Aragona. A questo avvenimento avrebbe fatto riferimento più di una volta sua madre anni dopo: «Figlio mio, la Vergine ti ha lasciato in questo mondo per fare qualcosa di grande, perché eri più morto che vivo» 22. In questo luogo ritornò per la prima volta da quando sua madre lo portò in braccio, il 7 aprile 1970. Prima però aveva potuto vedere a Madrid l’immagine della Madonna di Torreciudad, dove la stavano restaurando. Rimasto qualche minuto da solo davanti alla sacra immagine fece entrare coloro che lo accompagnavano e si rivolse alla Madonna dicendo: «Scusami, Madre mia! Dai due anni fino ai sessantotto. Che poca cosa sono! Ma ti voglio molto bene, con tutta l’anima mia» 23.
Quando il 7 aprile arrivò finalmente alla cappella di Torreciudad, dopo aver camminato scalzo per un chilometro mentre recitava il rosario, insistette sulla stessa idea: «Dopo sessantasei anni, vengo per adempire un obbligo con la Madonna», e aggiunse, «non per adempiere un obbligo ma per dimostrare il mio grande amore verso la Santissima Vergine, nonostante io sia un povero uomo» 24. A quella sua guarigione per opera della Madonna volle fare accenno nella sua ultima visita a questo Santuario. Infatti, l’atto di consacrazione dell’altare del Santuario, l’ultimo altare che lui avrebbe consacrato nella sua vita, il 24 maggio 1975, inizia proprio così: «Nel fare questa consacrazione non posso non ricordare con gratitudine e con molto affetto la amabilissima memoria dei miei genitori, che quando io ero bambino mi portarono alla Santissima Vergine di Torreciudad…» 25.
Fra quelle due date si é sviluppata la vita di San Josemaría, e si é sempre sviluppata, mi sembra, con una profonda coscienza della sua filiazione divina e del suo considerarsi figlio anche di Maria.
Sono svariate le manifestazioni di questo suo amore verso nostra Madre santa Maria. Vorrei fare riferimento brevemente soltanto a due aspetti: uno, la vita d’infanzia e, l’altro, il suo compito di Fondatore nel delineare la figura giuridica dell’Opera.
Nei mesi di settembre e ottobre 1931 il Signore lo riempie di grazie e lo conferma nel cammino del vero abbandono filiale, potenziando un’altra sorgente: la vita d’infanzia spirituale 26. Questa scoperta ebbe poi un momento di particolare intensità durante la novena all’Immacolata del 1931.
Questo tempo di grazia venne preceduto e accompagnato, nella storia personale del Santo, «da una profonda e soprannaturale vivenza della paternità di Dio e dalla conseguente filiazione divina del cristiano (settembre-ottobre 1931) e dalla ‘scoperta’ della vita d’infanzia di Cristo» 27. A questo farà riferimento San Josemaría quando il 13 gennaio 1932 scrisse: «Io non ho conosciuto nei libri il cammino d’infanzia fino a quando Gesù mi fece percorrere quel cammino» 28. Fece perciò il proposito di rileggere con calma la “Storia di un’anima” di Santa Teresa di Gesù Bambino che aveva probabilmente già letto ma senza attribuirle molta importanza, come lui stesso scrisse 29. Proprio durante quella Novena all’Immacolata, il secondo giorno, si rivolse così alla Madonna: «Madre Immacolata, Santa Maria, Signora mia: qualcosa mi darai in questa novena alla tua Concezione senza macchia. Ora non chiedo nulla […] ma ti espongo il desiderio di arrivare alla perfetta infanzia spirituale» 30. E qualche giorno dopo, durante quella novena, prima dell’8 dicembre — non sappiamo con esattezza quando — dopo aver celebrato la santa Messa, alla fine del ringraziamento, accanto al presbiterio, nella sagrestia della chiesa del Patronato di Santa Isabel , della quale era rettore, scrisse tutto d’un fiato il libro “Santo Rosario” 31. style=’font-size:14.0pt;mso-bidi-font-size:
Perché questo libro? Nel contesto dell’esperienza spirituale del cammino d’infanzia che il Signore gli faceva allora percorrere, la spiegazione si trova nel prologo di quel libro: «L’inizio del cammino che ha per termine l’amore folle per Gesù, è un fiducioso amore alla Madonna» 32. Pochi mesi prima del suo trapasso, il 27 marzo 1975, Giovedì Santo, vigilia del cinquantesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale, mentre di mattina faceva la sua orazione personale a voce alta, riassumeva gli anni trascorsi dicendo: «A cinquant’anni di distanza, mi ritrovo come un bambino che balbetta. Comincio e ricomincio ogni giorno» 33. style=’font-size:14.0pt;mso-bidi-font-size:
Vorrei adesso soffermarmi brevemente sull’altro aspetto a cui ho fatto riferimento: il suo continuo affidarsi alla Madonna nello svolgere il suo compito di Fondatore nel delineare la figura giuridica dell’Opera. Alcune sue parole ci possono aiutare ad incorniciare questo compito, che si dimostrò lungo e non facile. Molte volte ha sintetizzato l’aiuto materno della Vergine dicendo che «il nostro Opus Dei è nato e si è sviluppato sotto il manto di Nostra Signora» 34. style=’font-family:”Times New Roman”‘>
Quella sua preghiera d’anni — Domine, ut videam style=’font-size:14.0pt;mso-bidi-font-size: ; Domine style=’font-size:14.0pt;mso-bidi-font-size: , ut sit; Domina, ut sit — ebbe risposta martedì 2 ottobre 1928, mentre faceva quell’anno gli esercizi spirituali, quando, dopo aver celebrato la Messa, fra le dieci e le undici, all’improvviso, il Signore gli fece conoscere la sua volontà e lui vide l’ Opus Dei: «Ricevetti l’illuminazione su tutta l’Opera, mentre leggevo quelle carte. Commosso, mi inginocchiai — ero solo nella mia camera, fra una meditazione e l’altra — resi grazie al Signore, e ricordo con emozione il suono delle campane della parrocchia di Nostra Signora degli Angeli» 35. Il suono di quelle campane, una delle quali, l’unica sopravissuta alla guerra civile del 1936 in Spagna, che si conserva nel santuario di Torreciudad, non lo abbandonerà mai. «Risuonano ancora nelle mie orecchie le campane della chiesa di Nostra Signora degli Angeli, che festeggiavano la loro Patrona», diceva nel 1964 36, e nel 1974 alludeva alla gioia e «veglia dello spirito che lasciarono nella mia anima — è già passato quasi mezzo secolo — le campane di Nostra Signora degli Angeli» 37.
L’11 ottobre 1964, rivolgendosi ai suoi figli, scriveva: «Già altre volte, figli miei, ho considerato e vi ho fatto considerare che ogni passo del cammino giuridico dell’Opera lo abbiamo fatto con la protezione della Madre di Dio. Ora, nel celebrare la festa della sua Maternità divina, ricordo, non posso fare a meno di ricordarlo, che la prima volta che la Santa Sede pose le sue mani sull’Opera fu in questa festa, tanti anni fa. […] Allora, io non sapevo cha la Madre di Dio aveva interceduto per quest’Opera di Dio ed era stata data la prima approvazione» 38. Il Fondatore faceva allusione al Decreto di concessione del nihil obstat, che la Santa Sede aveva promulgato l’11 ottobre 1943, in base al quale l’Ordinario di Madrid procedette all’erezione canonica della Società Sacerdotale della Santa Croce, con data 8 dicembre 1943. Questo permise di risolvere la questione dell’ incardinazione dei sacerdoti dell’Opus Dei, e così il 25 giugno 1944 furono ordinati i primi tre sacerdoti, fra cui il primo Gran Cancelliere di questa Università, Mons. Alvaro del Portillo.
Nel 1946, in vista dell’espansione dell’Opera e anche per sottolineare l’universalità dello spirito dell’Opus Dei, decise di iniziare le pratiche necessarie per chiedere alla Santa Sede un regime interdiocesano e di diritto pontificio. Davanti alle iniziali difficoltà, D. Alvaro fu inviato dal Fondatore nel mese di febbraio di quell’anno a Roma per condurre le trattative con gli organismi competenti della curia romana. Nel corso delle gestioni di quei mesi, un alto personaggio della curia gli disse che «l’Opus Dei era giunto a Roma con un secolo di anticipo» 39. Non sembrava possibile accogliere le richieste del Fondatore, il quale decise, su richiesta di D. Alvaro, di venire di persona a Roma. Ricordando quei momenti difficili, San Josemaría scrisse in una delle sue Lettere: «Dinanzi a queste difficoltà venni a Roma, con l’anima riposta nella Vergine Santissima, mia Madre, e con una fede ardente in Dio Nostro Signore» 40. Intraprese il viaggio recandosi, dapprima, da Madrid a Barcellona. «Durante il tragitto si fermò nella Basilica del Pilar di Saragozza e nel monastero di Montserrat, deponendo nelle mani della Madonna il suo ardente desiderio che si aprisse la strada al compimento della volontà che Dio gli aveva manifestato il 2 ottobre 1928» 41. Il 23 giugno 1946 arrivò per la prima volta a Roma e il 16 luglio, festività della Madonna del Carmine, fu ricevuto da Pio XII 42. Il 31 agosto rientra in Spagna, ma l’8 novembre dello stesso anno 1946 ritorna a Roma. Come nella precedente occasione, «passò per Barcellona, dove ancora una volta affidò alla Vergine della Mercede le trattative che lo aspettavano nella città eterna per ottenere la desiderata approvazione pontificia» 43. L’8 dicembre, festa dell’Immacolata, fu ricevuto in udienza da Pio XII, e il 16 dicembre scrisse a Madrid dicendo ai suoi figli: «Non dimenticate che è stato proprio nell’ottava della Madonna che la soluzione di Roma ha cominciato a realizzarsi» 44. Quella soluzione momentanea arrivò infatti con il Decretum laudis “Primum Institutum”, il 24 febbraio 1947.
Verso la metà del 1951 il Fondatore presentì che qualcosa di grave stava succedendo ma non sapeva di che cosa si trattasse.
Decisse allora di fare il 15 agosto un pellegrinaggio penitente al Santuario di Loreto per consacrare tutta l’Opera al Cuore dolcissimo di Maria 45. Nei mesi succesivi gli arrivarono diverse informazioni che confermavano i suoi timori. Infatti, nonostante avesse già avuto luogo l’approvazione definitiva dell’Opera da parte della Santa Sede, con il Decreto Primum inter, del 16-VI-1950, c’era un piano da parte di alcune persone estranee all’Opera per smantellare l’Opera scindendola in due istituzioni differenti ed estromettendo il Fondatore da tutte e due. Si rivolse per lettera direttamente a Pio XII che fece cessare tutto, risolvendosi così la questione 46.
Anni più tardi, il Fondatore scrisse il 2-X-1958 una Lettera ai suoi figli evidenziando il disaccordo fra il carisma dell’ Opus Dei e la sua configurazione giuridica di allora, e diceva loro: «con la stessa fiducia filiale e invocando l’intercessione della Beata Vergine Maria, Madre nostra — Cor Mariae Dulcissimum, iter para tutum! tutum—, informerò la Santa Sede, al momento opportuno, di questa situazione, di questa preoccupazione» 47. Il 7 gennaio 1962 fece pervenire a Giovanni XXIII una formale richiesta di revisione dello statuto giuridico dell’Opus Dei, tramite una lettera indirizzata al cardinale Cicognani, allora Segretario di Stato. Ad aprile visitò il santuario della Madonna di Pompei per mettere ancora una volta nelle mani di Maria l’intera vicenda, come ricordava in una nota scritta di suo pugno e nella quale diceva fra l’altro che «con molta fede in Dio Nostro Signore e nella protezione di Santa Maria nostra Madre, spero che, ora o più avanti, si trovi la formula» 48.
Il 20 maggio 1969, ormai finito da qualche anno il Concilio Vaticano II, facendo appello ai documenti conciliari, manifestò alla Santa Sede il desiderio di procedere al rinnovamento ed adattamento del diritto peculiare dell’Opus Dei.
Prima di fare questo passo, e conscio dell’importanza che poteva avere nel cammino giuridico dell’Opera, fece ricorso ancora una volta ai mezzi soprannaturali e si recò in pellegrinaggio a sei santuari della Madonna, ove affidò desideri e propositi alla Madre di Dio. Dal 22 aprile all’8 maggio pregò davanti alla Madonna di Lourdes (Francia), di Sonsoles, del Pilar e della Mercede (Spagna), di Einsiedeln (Svizzera) e di Loreto (Italia) 49. Di ritorno a Roma, decise di convocare un Congresso generale straordinario e speciale con rappresentanti dell’Opus Dei di tutti i paesi. Nel chiudere i lavori della prima sessione di detto Congresso, si rivolse il 15 settembre 1969 ai presenti, chiedendo loro di «ringraziare di tutto cuore la Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, per l’abbondante grazia che ha voluto concedere ai lavori di questo Congresso, durante i quali abbiamo indubbiamente beneficiato della potente intercessione della Santissima Vergine Maria, Figlia di Dio Padre, Madre di Dio Figlio, Sposa di Dio Spirito Santo e Regina e Protettrice dell’Opus Dei» 50. Prima di dare inizio il 30 agosto 1970 ai lavori della seconda sessione di quel Congresso, aveva voluto rivolgersi ancora all’intercessione della Madonna, visitando di nuovo alcuni suoi santuari: dopo la Pasqua del 1970 si era recato in pellegrinaggio alla basilica del Pilar di Saragozza e a Torreciudad, in Spagna, e a Fatima, in Portogallo. Ritornato a Roma il 20 aprile, decise però di estendere questo suo pellegrinaggio andando a far visita alla Madonna di Guadalupe, in Messico. Lì, davanti all’immagine della Madonna, il Santo «pregò durante nove giorni, dal 16 al 24 maggio, per la Chiesa e per la soluzione giuridica definitiva dell’Opus Dei.
Furono momenti di preghiera molto intensa […] In particolare, il quinto giorno della novena, il 20 maggio, quando il fondatore dell’Opus Dei pregò rivolgendosi ad alta voce alla Madre di Dio per esprimerle tutto ciò che aveva nel cuore; egli concluse ripetendo e commentando alcune parole dell’inno liturgico Ave Maris Stella, che usava spessissimo come giaculatoria: monstra te esse Matrem! Tutte le sue preoccupazioni erano così riposte nelle mani della Madonna, il cui amore di Madre non ha limiti» 51. Nel corso di quella preghiera disse: «Voglio mettere a Torreciudad — perché sono sicuro che ci presterai ascolto — la data di questa novena, con uno splendido mosaico che ti rappresenti. Se mi ascolti, io darò il primo bacio al mosaico, con tutto l’amore di un figlio pieno di gratitudine. E se io non ci sarò, se non sarò più in vita, lo farà il più vecchio di noi nell’Opera», ma immediatamente aggiunse, «Madre: non metto nessuna condizione, come oserei farlo? La tua immagine ci sarà, e qui ci sono cinque testimoni che sanno tutti che la metteremo. E poi, come posso mettere delle condizioni, se tu ci otterrai prima, più e meglio ciò che da te speriamo e imploriamo?» 52. Quel bacio non potè darlo lui. Lo diede a suo nome D. Alvaro del Portillo il 28 giugno 1977.
Erano presenti gli altri quattro testimoni, tra cui il nostro Grande Cancelliere.
Concluse il 14 settembre 1970 le sessioni plenarie, il Congresso generale speciale proseguì in sede di commissione tecnica per procedere alla revisione dello statuto giuridico dell’Opus Dei. Il lavoro di questa commissione continuò avanti dando origine nel 1974 al cosiddetto “Codex Iuris Particularis” dell’Opus Dei, che venne approvato dal Santo l’1 ottobre del 1974. Da quell’istante bisognava solo decidere il momento più opportuno per presentare alla Santa Sede la richiesta formale della nuova configurazione giuridica 53. Il Santo però non poté compiere quest’ultimo passo. Pochi mesi più tardi, il 26 giugno 1975, dopo aver rivolto l’ultimo sguardo ad un dipinto della Madonna di Guadalupe, nel varcare la soglia della sua stanza abituale di lavoro, il Signore lo chiamò a sé. Pochi anni prima, durante il suo viaggio in Messico, aveva trovato nella sua stanza a Jaltepec, una casa per ritiri dell’Opera che si trova vicino alla laguna di Chapala, un dipinto che raffigura la Madonna di Guadalupe nell’atto di offrire una rosa all’indio Juan Diego. Nel vederlo per la prima volta, bisbigliò, «così vorrei morire, guardando la santissima Vergine, mentre Lei mi offre un fiore…» 54.
III. A modo di conclusione
Non abbiamo il tempo per sviluppare altri aspetti che riguardano il nostro tema, quale sarebbe lo studio del vocabolario che il Santo adopera quando fa riferimento alla Madonna; lo studio di quello che “il manto della Madonna” implica da questa prospettiva; l’influsso che questo suo atteggiamento filiale verso la Madre di Dio ha nella disposizione di servizio che tutti dovremmo coltivare; la presenza di Maria come elemento integrante della propria vita spirituale 55; l’imitazione di Maria, delle sue virtù, che come ha sottolineato l’ultimo Concilio, costituisce una delle caratteristiche della vera devozione mariana 56. Si potrebbe anche dire che sotto questo aspetto la dottrina mariana del Santo ha una innegabile affinità con quanto il Concilio insegna circa la devozione mariana.
Ho considerato soltanto pochi aspetti della vita e dell’esperienza spirituale di San Josemaría Escrivá. Mi sembra però che quanto abbiamo visto sia sufficiente per sottolineare il profondo influsso che la considerazione della maternità spirituale di Maria abbia avuto nella sua vita spirituale e nel portare avanti lungo decenni il suo operato di Fondatore, in un punto così importante come quello della configurazione giuridica dell’Opus Dei. Non sarà forse stato un teologo di professione, ma è stato un vero maestro di vita spirituale che farà lavorare molto i teologi, e che sapeva non poca teologia. Il Signore ha voluto servirsi di lui per ricordare a tutti gli uomini la chiamata universale alla santità, come poi fece presente il Concilio Vaticano II.
Mi sembra però indicativo, a sostegno di quanto abbiamo esposto, il fatto che la preghiera per la devozione del nuovo Santo che è stata scritta nella nuova immaginetta fatta stampare dopo la canonizzazione, inizi facendo riferimento proprio alla mediazione di Maria, che come sottolineava Giovanni Paolo II nella sua Enciclica “ Redemptoris Mater” è sempre una mediazione materna 57. La nuova preghiera inizia così: «O Dio, che per mediazione di Maria Santissima concedesti a San Josemaría, sacerdote, innumerevoli grazie, scegliendolo come strumento fedelissimo per fondare l’Opus Dei…». All’amore materno che María ha tante volte manifestato al nuovo Santo, ha fatto riferimento il nostro Gran Cancelliere nell’omelia tenuta in piazza San Pietro lo scorso 7 ottobre durante la messa di ringraziamento per la canonizzazione di Josemaría Escrivá: «Mi rallegra pensare che la canonizzazione del nostro Fondatore abbia avuto luogo alla vigilia di una festa di Santa Maria; questa coincidenza è come un ulteriore segno della sua amorevole assistenza di Madre». Che il nuovo Santo, che «gioiva ripassando, meditando, cantando e predicando le caratteristiche di questo amore materno» 58 di Maria, aiuti tutti noi a fare un’esperienza ogni giorno più intensa di questa maternità.
José Antonio Riestra
Pontificia Università della Santa Croce
Piazza di Sant’Apollinare, 49
00186 Roma
Note:
1 Cf. V. CÁRCEL ORTÍ, León XIII y los católicos españoles : informes vaticanos sobre la Iglesia en España, [ Historia de la Iglesia, 15], Eunsa, Pamplona 1988, pp. 122-154. Furono così erette le Università Pontificie di Toledo, Valencia, Granada, Salamanca e Santiago di Compostela.
2 Cf. su questo argomento, R. HERRANDO PRAT DE LA RIBA, Los años de seminario de Josemaría Escrivá en Zaragoza, 1920-1925 : el Seminario de San Francisco de Paula, [Instituto Histórico Josemaría Escrivá. Monografías], Rialp, Madrid 2002, pp. 111-114.
3 I due piani di studio si possono trovare in R. HERRANDO PRAT DE LA RIBA, Los años de seminario… años , cit., pp. 113-114.
4 Cf. ibidem, pp. 402-403.
5 F. PUSTET, Roma 19052.
6 SEI, Torino 19142.
7 Cf. R. HERRANDO PRAT DE LA RIBA, Los años de seminario…, cit., p. 148, nota 101.
8 Alla “marialogia” è dedicata, nel Manuale di Paquet la Disputatio Sexta con cui si inizia la seconda parte del suo Trattato sull’Incarnazione, incentrato sui misteri della vita di Cristo, dalle pagine 269 a 335. Nel Manuale del Mazzella invece la Mariologia si trova alla fine del Trattato sull’Incarnazione, nel capitolo sesto, dalle pagine 233 a 299.
9 Cf. R. HERRANDO PRAT DE LA RIBA, Los años de seminario…, cit., p. 148.
10 Su questa epoca, cf. T. KOEHLER, Storia della mariologia, vol. IV: La storia della mariologia dal 1650 all’inizio del ’900, Centro Mariano Chaminade, Vercelli 1974 e vol. V: Maria nella vita della chiesa nel sec. XX dal 1914 fino al 1974, Centro Mariano Chaminade, Vercelli 1976; H. KÖSTER, Mariologia nel XX secolo, in R. Vander Gucht – H. Vorgrimler ( edd.), “Bilancio della teologia del XX secolo”, Città nuova, Roma 1972, pp. 136-160; E. LLAMAS, Historia de la mariología española, in S. de Fiores – S. Meo (edd.), “Nuevo diccionario de mariología”, Paulinas, Madrid 1988, pp. 857-878; A. AMATO, La “ mariologia italiana” nel XX secolo mariologia, in Theotokos 1 (1993) pp. 35-72.
11 J.L. BASTERO DE ELEIZALDE, Virgen singular. La reflexión teológica mariana en el siglo XX, [Cuestiones fundamentales], Eunsa, Pamplona 2001, p. 216.
12 Ibidem, p. 223.
13 Cf. J.M. SALGADO, La Maternité spirituelle de la très sainte Vierge Marie. Bilan actuel, Libreria editrice vaticana, Città del Vaticano 1990, p. 95.
14 Cf. J. ESCRIVÁ, La Virgen del Pilar, in “Libro de Aragón”, Caja de Ahorros y Monte de Piedad de Zaragoza, Zaragoza 1976, p. 309.
15 Cf. R. HERRANDO PRAT DE LA RIBA, Los años de seminario…, cit., p. 99-102.
16 J. ESCRIVÁ, Recuerdos del Pilar, in El Noticiero ( Zaragoza), 11-X-1970 (reproducido por la Editorial Mundo Cristiano, Madrid 1974, pp. 45-47).
17 Ivi, p. 47. La traduzione è nostra.
18 Cf. S. BERNAL, Mons. Josemaría Escrivá de Balaguer. appunti per un profilo del fondatore dell’ Opus Dei Balaguer Opus, Ares, Milano 19853, p. 77.
19 Fra questi, cf. le omelie Por María, hacia Jesús e La Virgen Santa, causa de nuestra alegría, in “Es Cristo que pasa”, Rialp, Madrid 200239, pp. 297-318 e 361-379 rispettivamente; Madre de Dios, Madre nuestra, in “Amigos de Dios”, Rialp, Madrid 200229, pp. 383-402; Santo Rosario, Rialp, Madrid 200245; il capitolo dedicato alla Madonna in Camino, Rialp, Madrid 200273, pp. 189-196; La Virgen del Pilar, in “Libro de Aragón”, cit., pp. 309-312.
20 Cf. J. ECHEVARRÍA, La devozione mariana di mons. Escrivá: un’eredità inestinguibile, in “Studi cattolici” 22 (1978) 601-607; J.M. ESCARTÍN, Devoción y amor a María en “Camino”, in J. Morales (ed.), “ Estudios sobre “Camino”, Rialp, Madrid 1989, pp. 319-337; A. OROZCO, in J. Morales (ed.), “Estudios sobre “Camino”, cit., pp. 339-358; F. DELCLAUX, Santa María en los escritos del Beato Josemaría Escrivá de Balaguer, Rialp, Madrid 19932; J. BURGGRAF, Frei sein wie Maria – Ein Weg für den Christen nach dem seligen Josemaría Escrivá de Balaguer, in PAMI (ed.), “De Cultu Mariano Saeculo XX a Concilio Vaticano II usque ad nostros dies”, vol. IV, PAMI, Cittá del Vaticano 1999, pp. 409-428; J. VILAR, Die Verehrung der Mutter Gottes im Leben des Gründers des Opus Dei, des seligen Josefmaría Escrivá, in Mariologisches Jahrbuch 3 (1991) 80-94; A. ARANDA, María, Hija predilecta del Padre, en la enseñanza del Beato Josemaría Escrivá de Balaguer, in “Estudios Marianos” 66 (2000) 313-342; S.M. MANELLI, Marian Coredemption in the Hagiography of the 20th Century, in “Mary at the Foot of the Cross. Acts of the International Symposium on Marian Coredemption”, Franciscans of the Inmaculate, New Bedford (MA) 2000, pp. 173-235.
21 J. ESCRIVÁ, Amici di Dio, Ares, Milano 20027, p. 323.
22 A. VÁZQUEZ DE PRADA, Il fondatore dell’Opus Dei, vol. I, Leonardo International, Milano 1999, pp. 23-24.
23 Citado en M. GARRIDO GONZÁLEZ, Barbastro y el Beato Josemaría Escrivá, Ayuntamiento de Barbastro, Barbastro 1995, p. 79. Sul Santuario di Torreciudad e il Fondatore dell’ Opus Dei si può vedere, oltre a questo libro, anche J. ORLANDIS, El Fundador del Opus Dei y Nuestra Señora de Torreciudad, en Patronato de Torreciudad, “Nuestra Señora de Torreciudad. IX centenario”, Patronato de Torreciudad, Torreciudad 1986, pp.107-119; J. ORLANDIS, El Fundador del Opus Dei y Nuestra Señora de Torreciudad, en Patronato de Torreciudad, “Torreciudad”, Rialp, Madrid 19882, pp. 56-67.
24 Ivi, p. 84.
25 Ivi, pp. 93-94.
26 Cf. A. VÁZQUEZ DE PRADA, Il fondatore dell’Opus Dei, vol. I, cit., p. 423.
27 P. RODRIGUEZ (ed.), Camino. Edición crítico-histórica, Rialp, Madrid 2002, p. 914.
28 Appunti intimi, n. 560, citato da P. Rodríguez, ivi.
29 Cf. P. RODRIGUEZ (ed.), Camino. Edición crítico-histórica, cit., p. 915.
30 Appunti intimi, n. 437, citato da A. VÁZQUEZ DE PRADA, Il fondatore dell’Opus Dei, vol. I, p. 427.
31 Cf. A. VÁZQUEZ DE PRADA, Il fondatore dell’Opus Dei, vol. I, cit., pp. 427-428.
32 J. ESCRIVÁ, Il santo rosario, Ares, Milano 19966, p. 10. A questo aspetto fece riferimento Giovanni Paolo II, nel discorso pronunciato nel corso dell’udienza ai pellegrini convenuti a Roma per la canonizzazione di S. Josemaría Escrivá: «Il m’est cher de conclure par un appel à la fête liturgique de ce jour, Notre-Dame du Rosaire. Saint Josemaría écrivit un bel opuscule intitulé Le Saint Rosaire, qui s’inspire de l’enfance spirituelle, disposition d’esprit propre à ceux qui veulent parvenir à un total abandon à la volonté divine»: L’Osservatore Romano, 7-8 ottobre 2002, p. 8.
33 S. BERNAL, Mons. Josemaría Escrivá de Balaguer… Balaguer, cit., p. 363.
34 Citato in F. DELCLAUX, Santa María en los escritos del Beato Josemaría Escrivá de Balaguer, cit., p. 36.
35 Appunti intimi, n. 106, citato in A. Vázquez de Prada, Il fondatore dell’Opus Dei, vol. I, cit., p. 310.
36 Citato in A. VÁZQUEZ DE PRADA, Il fondatore dell’Opus Dei, vol. I, cit., p. 311.
37 Lettera 14-II-1974, n. 1, citata in A. VÁZQUEZ DE PRADA, Il fondatore dell’Opus Dei, vol. I, cit., p. 348.
38 Citato in A. DE FUENMAYOR -V. GÓMEZ-IGLESIAS – J. L. ILLANES, L’itinerario giuridico dell’ Opus Dei : storia e difesa di un carisma Opus , A. Giuffrè , Milano 1991, p. 161.
39 Lettera 7-X-1950, n. 18, citata in A. DE FUENMAYOR -V. GÓMEZ-IGLESIAS – J. L. ILLANES, L’itinerario giuridico dell’ Opus Dei …, cit., p. 189, nota 12.
40 Lettera 25-I-1961, n. 18, citata in A. DE FUENMAYOR -V. GÓMEZ-IGLESIAS – J. L. ILLANES, L’itinerario giuridico dell’ Opus Dei …, cit., p. 202.
41 Ivi.
42 Cf. A. DE FUENMAYOR -V. GÓMEZ-IGLESIAS – J. L. ILLANES, L’itinerario giuridico dell’ Opus Dei …, cit., p. 159.
43 A. DE FUENMAYOR -V. GÓMEZ-IGLESIAS – J. L. ILLANES, L’itinerario giuridico dell’ Opus Dei …, cit., p. 237.
44 Citata in A. DE FUENMAYOR -V. GÓMEZ-IGLESIAS – J. L. ILLANES, L’itinerario giuridico dell’ Opus Dei …, cit., p. 237.
45 Cf. F. GONDRAND, Cerco il tuo volto. Josemaría Escrivá fondatore dell’Opus Dei, Città nuova, Roma 1986, pp. 239-245.
46 Cf. A. DE FUENMAYOR -V. GÓMEZ-IGLESIAS – J. L. ILLANES, L’itinerario giuridico dell’ Opus Dei …, cit., p. 418-421.
47 Lettera 2-X-1958, n. 11, citata in A. DE FUENMAYOR -V. GÓMEZ-IGLESIAS – J.L. ILLANES, L’itinerario giuridico dell’ Opus Dei …, cit., pp. 449-450.
48 Citata in A. DE FUENMAYOR -V. GÓMEZ-IGLESIAS – J.L. ILLANES, L’itinerario giuridico dell’ Opus Dei …, cit., p. 472.
49 Ibidem, p. 523.
50 Citato in ibidem, , p. 532.
51 Ibidem, p. 537.
52 Citato in P. CASCIARO, Al di là dei sogni più audaci. Gli inizi dell’Opus Dei accanto al fondatore, Ares, Milano 1995, pp. 198-199.
53 Cf. A. DE FUENMAYOR -V. GÓMEZ-IGLESIAS – J. L. ILLANES, L’itinerario giuridico dell’ Opus Dei …, cit., pp. 583-591.
54 Postulazione generale dell’ Dei, Articoli del Postulatore, 402, citato in P. CASCIARO, Al di là dei sogni più audaci. Gli inizi dell’Opus Dei accanto al fondatore, Ares, Milano 1995, p. 210
55 Cf. J. ECHEVARRÍA, La devozione mariana di mons. Escrivá, cit., p. 604
56 Cf. CONCILIO VATICANO II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, n. 67
57 Cfr. in proposito, J.A. RIESTRA, María en la vida de la Iglesia y de los cristianos, in “Scripta theologica” 19 (1987) 661-681; S. MEO, La “Mediazione materna” di Maria nell’Enciclica “Redemptoris Mater” Mater, in PAMI, “Redemptoris Mater. Contenuti e prospettive dottrinali e pastorali”, PAMI, Roma 1988, pp. 131-158; J. ESQUERDA BIFET, La mediación materna de María. Aspectos específicos de la encíclica “ Redemptoris Mater”, in “ Ephemerides Mariologicae” 39 (1989) 237-254; E. LLAMAS, La “ Mediación materna” de María en la Encíclica “Redemptoris Mater” Mater, in “Estudios marianos” 61 (1995) 149-180; F. OCÁRIZ, La mediazione materna. Riflessione teologica sull’Enciclica Redemptoris Mater, in “Romana. Studi sull’Opus Dei e sul suo Fondatore”, Ares, Milano 1998, pp. 35-50.