Seconda parte de: Le apparizioni e il messaggio di Fatima secondo i manoscritti di suor Lucia, di Antonio A. Borelli Machado.
Capitolo IV, La missione di suore Lucia
Nota bio-bibliografica
Note
Capitolo IV
La missione di suor Lucia
In occasione della seconda apparizione, alla richiesta di Lucia di portarla in cielo con i suoi cugini, la Madonna le rispose, come abbiamo visto:
– “Sì, Giacinta e Francesco li porto tra poco. Ma tu resti qui ancora qualche tempo. Gesù vuole servirsi di te per farmi conoscere e amare. Vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato”.
Queste parole indicano chiaramente che Lucia, oltre che come depositaria dei segreti rivelati dalla Madonna, restava su questa terra per compiere una determinata missione.
Bisogna anche ricordare che, già nella prima apparizione, il 13 maggio, la Madonna aveva annunciato:
– “Sono venuta a chiedervi di venire qui per sei mesi consecutivi, il giorno 13, a questa stessa ora. Poi vi dirò chi sono e che cosa voglio. Poi ritornerò ancora qui una settima volta”.
Doveva quindi esservi una settima apparizione della Madonna alla Cova da Iria. Quando? In essa, che cosa voleva comunicare o manifestare agli uomini la Madonna? Comunque sia, sembra ovvio ammettere che suor Lucia dovrebbe essere ancora una volta la confidente della Madonna alla Cova da Iria.
Stando così le cose, se questa settima apparizione non è avvenuta segretamente, essa rappresenta una delle grandi aspettative relative a Fatima.
L’itinerario di Lucia
Il 17 giugno 1921, Lucia partì da Aljustrel per Oporto, e fu ricevuta come alunna interna nel Collegio delle Suore Dorotee, a Vilar, alla periferia della città. Il 24 ottobre 1925 entra nell’Istituto di Santa Dorotea, mentre contemporaneamente è ammessa come postulante nel convento di questa stessa congregazione a Tuy, in Spagna, vicino alla frontiera portoghese. Il 2 ottobre 1926 è novizia. Il 3 ottobre 1928 pronuncia i suoi primi voti come sorella conversa. Sei anni dopo, lo stesso giorno di ottobre, emette i voti perpetui. Prende il nome di religione di suor Maria dell’Addolorata.
In occasione della rivoluzione comunista in Spagna, è trasferita, per ragioni di sicurezza, nel Collegio do Sardão, a Vila Nova de Gaia, dove rimane per qualche tempo.
Più tardi, il 20 maggio 1946, suor Lucia può rivedere il luogo delle apparizioni andando alla Cova da Iria, nella grotta del Cabeço e nel podere dei Valinhos.
Posteriormente, il 25 marzo 1948, ha lasciato l’Istituto di Santa Dorotea per entrare nel Carmelo di San Giuseppe, a Coimbra, con il nome di suor Maria Lucia del Cuore Immacolato (23). Il 13 maggio dello stesso anno ha vestito l’abito di santa Teresa, e il 31 maggio 1949 ha fatto la professione come carmelitana scalza.
Le rivelazioni posteriori al 1917: i cinque primi sabati
Nel segreto di luglio, la Madonna aveva detto:
– “Verrò a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati”.
Quindi, il messaggio di Fatima non era definitivamente chiuso con il ciclo delle apparizioni della Cova da Iria nel 1917.
Il 10 dicembre 1925, la santissima Vergine, con al fianco il Bambino Gesù su una nuvola luminosa, apparve a suor Lucia, nella sua cella nella casa delle Dorotee, a Pontevedra. Ponendole una mano sulla spalla, le mostrò un Cuore circondato di spine, che aveva nell’altra mano. Il Bambino Gesù indicandolo, esortò la veggente con queste parole: “Abbi compassione del Cuore della tua santissima Madre, che è coperto di spine, che gli uomini ingrati in ogni momento vi configgono, senza che vi sia nessuno che faccia un atto di riparazione per toglierle”.
La santissima Vergine aggiunse: “Guarda, figlia mia, il mio Cuore circondato da spine, che gli uomini ingrati in ogni momento mi configgono con bestemmie e ingratitudini. Almeno tu vedi di consolarmi, e che tutti coloro che per cinque mesi, il primo sabato, si confesseranno, ricevendo la santa comunione, reciteranno un rosario e mi faranno compagnia per quindici minuti, meditando i quindici misteri del rosario con l’intenzione di alleviare la mia pena, io prometto di assisterli nell’ora della morte con tutte le grazie necessarie per la salvezza di queste anime” (cfr. Memórias, p. 400; L.G. da Fonseca, pp. 364-365; W.T. Walsh, p. 324; G. De Marchi, p. 384; Antonio de Almeida Fazenda S.J., pp. X-XI).
Il 15 febbraio 1926, il Bambino Gesù appare di nuovo a suor Lucia, a Pontevedra, chiedendole se aveva già divulgato la devozione alla sua santissima Madre. La veggente espone le difficoltà presentate dal confessore, e spiega che la superiora era pronta a propagarla, ma che quel sacerdote aveva detto che la madre da sola non poteva fare nulla. Gesù rispose: “E’ vero che la tua superiora da sola non può fare nulla, ma con la mia grazia può tutto”. Suor Lucia espose la difficoltà di alcune persone a confessarsi di sabato, e chiese che fosse valida la confessione di otto giorni. Gesù rispose: “Sì, può essere stata fatta anche molti più giorni prima, purché, quando mi ricevono, siano in grazia e abbiano l’intenzione di sollevare il Cuore Immacolato di Maria”. Suor Lucia fece anche l’ipotesi che qualcuno dimenticasse, confessandosi, di formulare l’intenzione, al che Nostro Signore rispose: “Possono formularla nella confessione seguente, servendosi della prima occasione che avranno di confessarsi” (cfr. Memórias, p. 400; A. de Almeida Fazenda, pp. XI-Xll; L.G. da Fonseca, p. 365; G. De Marchi, pp. 385 e 389).
Nella notte dal 29 al 30 maggio 1930, Nostro Signore, parlando interiormente a suor Lucia, risolse anche un’altra difficoltà: “Sarà ugualmente accettata la pratica di questa devozione la domenica seguente il primo sabato, quando i miei sacerdoti, per giusti motivi, così lo concedano alle anime”. Nella stessa occasione Nostro Signore comunica a Lucia la risposta a quest’altra domanda: “Perché cinque e non nove sabati, oppure sette, in onore dei dolori della Madonna?”
– “Figlia mia, il motivo è semplice: ci sono cinque forme di offese e di bestemmie all’Immacolato Cuore di Maria:
“1. le bestemmie contro l’Immacolata Concezione;
“2. contro la Sua verginità;
“3. contro la maternità divina, nel contempo col rifiuto di riconoscerLa come Madre degli uomini;
“4. coloro che cercano pubblicamente di inculcare nel cuore dei bambini l’indifferenza, il disprezzo e perfino l’odio nei confronti di questa Madre Immacolata;
“5. coloro che La oltraggiano direttamente nelle Sue sacre immagini” (cfr. Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, pp. 408-410).
La divulgazione dei segreti
Il 17 dicembre 1927 Lucia andò vicino al tabernacolo, nella cappella della casa delle Dorotee a Tuy, a chiedere a Nostro Signore come avrebbe potuto soddisfare l’ordine del confessore di mettere per iscritto alcune grazie ricevute da Dio, se in esse era racchiuso il segreto che la santissima Vergine le aveva confidato. Gesù con voce chiara, le fece udire queste parole: “Figlia mia, scrivi quanto ti chiedono; e scrivi anche tutto quanto ti ha rivelato la santissima Vergine nella apparizione in cui ha parlato di questa devozione [al Cuore Immacolato di Maria]. Per quanto riguarda il resto del segreto, mantieni il silenzio” (cfr. Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, p. 400; L.G. da Fonseca, p. 39).
In conseguenza dell’ordine così ricevuto, Lucia rivelò quanto era successo nella apparizione di giugno.
Più tardi, nel 1941, quando il vescovo di Leiria le ordinò di ricordare tutto quanto potesse interessare la storia della vita di Giacinta per una nuova edizione che se ne voleva fare stampare, la veggente, avuto il permesso dal Cielo, rivelò due delle tre parti del segreto di luglio.
Ecco le sue parole:
“Il segreto consta di tre cose distinte, di cui sto per rivelarne due.
“La prima, dunque, è stata la visione dell’inferno”.
E segue la narrazione delle due parti del segreto, come le abbiamo riprodotte a suo luogo, riferendo l’apparizione di luglio (cfr. Memórias, III, pp. 216-220; L.G. da Fonseca, pp. 50-51; J. Galamba de Oliveira, p. 146).
Quanto all’altra parte del segreto (vedi nota 11), la veggente l’ha scritta tra il 22 dicembre 1943 e il 9 gennaio 1944, sotto forma di lettera indirizzata attraverso il vescovo titolare di Gurza, mons. Manuel Maria Ferreira da Silva, che era stato suo confessore a Oporto, al vescovo di Leiria, che allora era mons. José Alves Correia da Silva. Il documento, che secondo dichiarazioni di suor Lucia non doveva essere reso pubblico prima del 1960 (24) fu portato da mons. João Pereira Venancio, quando era ancora vescovo ausiliare di Leiria, alla nunziatura apostolica a Lisbona. Da qui, l’allora nunzio a Lisbona, poi cardinale, Fernando Cento, lo portò in Vaticano, dove giunse il 16 aprile 1957. Non consta che Pio XII ne abbia preso conoscenza. Ma fu letto da Papa Giovanni XXIII e dal cardinale Alfredo Ottaviani, allora prefetto della Sacra Congregazione del Santo Uffizio. Poi il documento fu depositato negli Archivi segreti vaticani (cfr. S. Martins dos Reis, Synthèse critique de Fatima, p. 69, e La voyante de Fatima dialogue et répond sur les apparitions, p. 70).
Si sa da fonte sicura che suor Lucia scrisse questa parte del segreto, su richiesta del vescovo di Leiria, in occasione di una grave malattia da cui fu colpita (cfr. W.T. Walsh, p. 307).
La consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria
Il 13 giugno 1929, suor Lucia ebbe una splendida visione della santissima Trinità e del Cuore Immacolato di Maria, durante la quale la Madonna le comunica che “era giunto il momento in cui voleva che partecipasse alla santa Chiesa il suo desiderio della consacrazione della Russia, e la sua promessa di convertirla”. La stessa suor Lucia scrive:
“Avevo chiesto e ottenuto dalle mie superiore e dal confessore il permesso di fare l’ora di adorazione dalle undici a mezzanotte, dal giovedì al venerdì. Una notte, sola, mi inginocchiai alla balaustra, in mezzo alla cappella, a recitare prostrata le preghiere dell’Angelo. Sentendomi stanca, mi alzai e continuai a recitare con le braccia incrociate.
“L’unica luce era quella della lampada. Improvvisamente tutta la cappella si illuminò di una luce soprannaturale, e sull’altare apparve una croce di luce che arrivava fino al tetto. In una luce più chiara, nella parte superiore della croce, si vedeva un volto di uomo con il corpo fino alla cintola [l’eterno Padre], sul petto una colomba di luce [il divino Spirito Santo], e inchiodato sulla croce il corpo di un altro uomo [Nostro Signore Gesù Cristo]. Un poco sotto la cintola, sospesi nell’aria, si vedevano un calice e una grande Ostia, sulla quale cadevano alcune gocce di sangue, che scorrevano sul volto del Crocifisso e da una ferita del costato.
“Scivolando sull’Ostia, queste gocce cadevano nel calice. Sotto il braccio destro della croce stava la Madonna (era la Madonna di Fatima con il suo Cuore Immacolato nella mano sinistra, senza spada né rose, ma con una corona di spine e fiamme)…
“Sotto il braccio sinistro [della croce], alcune grandi lettere, come fossero di acqua cristallina che scorreva sull’altare formavano queste parole: “Grazia e Misericordia”.
“Compresi che mi veniva mostrato il mistero della santissima Trinità, e ricevetti su questo mistero lumi che non mi è permesso rivelare”.
Quindi la Madonna mi disse: “E’ giunto il momento in cui Dio chiede che il Santo Padre faccia, in unione con tutti i vescovi del mondo, la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato, promettendo in questo modo di salvarla. Sono tante le anime che la giustizia di Dio condanna per peccati commessi contro di me, e perciò vengo a chiedere riparazione: sacrificati con questa intenzione e prega” (cfr. Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, pp. 462 e 464) (25).
Attraverso i suoi confessori e il vescovo di Leiria, la veggente fece in modo che la richiesta della Madonna giungesse, in quello stesso anno, a conoscenza di Papa Pio XI, che promise di prenderla in considerazione (cfr. G. De Marchi, p. 386; W.T. Walsh, pp. 329-330).
In una lettera del 29 maggio 1930 al suo confessore, padre José Bernardo Gonçalves S.J., suor Lucia riferisce che Nostro Signore, dopo averle fatto sentire in fondo al cuore la sua divina presenza, insistette perché chiedesse al Santo Padre la approvazione della devozione riparatrice dei primi sabati. Ecco le parole della veggente: “Se non mi inganno, il buon Dio promette di porre termine alla persecuzione in Russia se il Santo Padre si degnerà di fare, e di ordinare che lo facciano anche i vescovi del mondo cattolico, un atto solenne e pubblico di riparazione e di consacrazione della Russia ai santissimi Cuori di Gesù e di Maria, promettendo, Sua Santità, con la fine di questa persecuzione, di approvare e raccomandare la pratica della già indicata devozione riparatrice” (cfr. Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, p. 404).
Più tardi, attraverso un’altra comunicazione interiore, Nostro Signore si lamentò con suor Lucia perché la consacrazione della Russia non era stata fatta: “Non hanno voluto ascoltare la mia richiesta!… Come il re di Francia, se ne pentiranno, e la faranno, ma sarà tardi (26). La Russia avrà già sparso i suoi errori nel mondo, provocando guerre, persecuzioni alla Chiesa: il Santo Padre dovrà soffrire molto” (cfr. Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, p. 464).
Il 21 gennaio 1935, in una lettera a padre José Bernardo Gonçalves S.J., suor Lucia dichiara che “Nostro Signore era molto scontento perché non si era realizzata la sua richiesta” (cfr. Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, p. 412).
In una lettera allo stesso padre Gonçalves, del 18 maggio 1936, suor Lucia chiarisce: “Quanto all’altra domanda, e cioè se sarà conveniente insistere per ottenere la consacrazione della Russia, rispondo quasi lo stesso che ho detto altre volte. Mi spiace che non sia già stato fatto; ma Dio stesso, che l’ha chiesta, ha permesso che sia andata così. […] Se è conveniente insistere? Non so. Mi pare che, se il Santo Padre la facesse ora, Nostro Signore la accetterebbe e darebbe compimento alla sua promessa; e, senza, dubbio, darebbe un piacere a Nostro Signore e al Cuore Immacolato di Maria.
“Interiormente, ho parlato del problema a Nostro Signore; e poco tempo fa gli chiedevo perché non convertiva la Russia senza che Sua Santità facesse questa consacrazione. “Perché voglio che tutta la mia Chiesa riconosca questa consacrazione come un trionfo del Cuore Immacolato di Maria, per poi estendere il suo culto e porre la devozione a questo Cuore Immacolato accanto alla devozione al mio divino Cuore”. Ma, mio Dio, il Santo Padre non mi crederà, se voi stesso non lo muovete con una speciale ispirazione. “Il Santo Padre! Prega molto per il Santo Padre. Egli la farà, ma sarà tardi. Tuttavia, il Cuore Immacolato di Maria salverà la Russia. Le è affidata”” (cfr. Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, pp. 412 e 414).
Ancora a padre Gonçalves, ella scrive il 24 aprile 1940:
“Egli, [Nostro Signore], se vuole, può fare sì che la causa proceda rapidamente. Ma, per castigo del mondo, lascerà che vada lentamente. La sua giustizia, provocata dai nostri peccati, vuole così. Si spiace, talora, non solo per i grandi peccati, ma anche per la nostra svogliatezza e per la nostra negligenza nell’ottemperare alle sue richieste.
“[…] I delitti sono molti, ma, soprattutto, è ancora molto maggiore la negligenza delle anime da cui si aspettava ardore nel suo servizio. Il numero di quelle con cui egli si incontra è molto limitato” (27) (cfr. Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, pp. 420 e 422).
Suor Lucia ritorna sugli stessi pensieri in una lettera del 18 agosto 1940, sempre a padre Gonçalves:
“Suppongo che piaccia a Nostro Signore che vi sia chi si interessi, presso il suo vicario sulla terra alla realizzazione dei suoi desideri. Ma il Santo Padre non lo farà più. Dubita della realtà e ha ragione. Il nostro buon Dio poteva, per mezzo di qualche prodigio, mostrare chiaramente che è lui a chiederlo; ma si serve di questo tempo per punire il mondo di tanti delitti con la sua giustizia, e prepararlo a un ritorno più completo a lui (28). La prova che ci concede è la protezione speciale del Cuore Immacolato di Maria sul Portogallo, in vista della consacrazione che gli hanno fatto (29).
“La gente di cui mi parla ha ragione di essere spaventata. Tutto questo ci accadrebbe, se i nostri prelati non avessero ascoltato le richieste del nostro buon Dio, e implorato così di cuore la sua misericordia e la protezione del Cuore Immacolato della nostra buona Madre celeste. Ma nella nostra patria vi sono ancora molti delitti e peccati; e siccome adesso è l’ora della giustizia di Dio sul mondo, è necessario che si continui a pregare. Perciò mi pareva bene che instillassero nelle persone, accanto a una grande confidenza nella misericordia del nostro buon Dio e nella protezione del Cuore Immacolato di Maria, la necessità della preghiera, accompagnata dal sacrificio, soprattutto di quello che bisogna fare per evitare il peccato” (cfr. Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, p. 426).
In una lettera datata 2 dicembre 1940, suor Lucia si rivolse direttamente a Papa Pio XII, per ordine dei suoi direttori spirituali, chiedendo che Sua Santità si degnasse benedire la devozione dei primi sabati ed estenderla a tutto il mondo, aggiungendo:
“Nel 1929, la Madonna, per mezzo di un’altra apparizione, ha chiesto la consacrazione della Russia al suo Cuore lmmacolato, promettendo, in questo modo, di impedire la propagazione dei suoi errori, e la sua conversione.
“[…] In diverse comunicazioni interiori Nostro Signore non ha cessato di insistere su questa richiesta, promettendo ultimamente, se Vostra Santità si degna di fare la consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria, con speciale menzione della Russia, e di ordinare che, in unione con Vostra Santità e nello stesso tempo, la facciano anche tutti i vescovi del mondo, di abbreviare i giorni di tribolazione con cui ha deciso di punire le nazioni dei loro delitti, attraverso la guerra, la fame e diverse persecuzioni alla santa Chiesa e a Vostra Santità” (cfr. Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, p. 436; G. De Marchi, p. 385; J. Galamba de Oliveira, p. 153).
Il 31 ottobre 1942, nel radiomessaggio al Portogallo in occasione della chiusura dell’anno giubilare delle apparizioni di Fatima, Pio XII consacrò la Chiesa e il genere umano al Cuore Immacolato di Maria.
Nel 1943 suor Lucia ebbe un’altra rivelazione di Nostro Signore, che riferisce in questi termini in una lettera a padre Gonçalves, il 4 maggio dello stesso anno: “Per ordine di Sua Eccellenza Reverendissima [il vescovo titolare di Gurza, mons. Manuel Maria Ferreira da Silva], ho dovuto rivelare a S.E. l’arcivescovo di Valladolid un messaggio di Nostro Signore per i Signori vescovi di Spagna, e un altro per quelli del Portogallo. Dio vuole che tutti ascoltino la voce del buon Dio. Desidera che quelli di Spagna si riuniscano in ritiro e determinino una riforma nel popolo, nel clero e negli ordini religiosi; che alcuni conventi!… e molti membri di altri!… capisce? Vuole che si faccia capire alle anime che l’autentica penitenza che ora vuole ed esige consiste, anzitutto, nel sacrificio che ciascuno deve imporsi per compiere i propri doveri religiosi e materiali. Promette la fine della guerra entro breve tempo, per riguardo all’atto che si è degnato fare Sua Santità. Ma siccome è stato incompleto, la conversione della Russia è rimandata. Se i Signori vescovi della Spagna non ascolteranno i suoi desideri, essa sarà ancora una volta il flagello con cui Dio li punirà” (cfr. Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, p. 446).
Il 7 luglio 1952, con la lettera apostolica Sacro Vergente Anno, Pio XII consacrò i popoli della Russia al Cuore Immacolato di Maria.
In occasione del Concilio Ecumenico Vaticano II, 510 arcivescovi e vescovi di 78 paesi sottoscrissero una petizione nella quale chiesero al vicario di Cristo di consacrare il mondo intero, e in modo speciale ed esplicito la Russia e le altre nazioni dominate dal comunismo, al Cuore Immacolato, ordinando che, in unione con lui e nello stesso giorno, lo facessero tutti i vescovi dell’orbe cattolico. Il documento fu presentato personalmente al Santo Padre Paolo VI da S.E. Rev.ma mons. Geraldo de Proença Sigaud, arcivescovo di Diamantina (Brasile), nel corso di un’audienza privata, il 3 febbraio 1964.
Papa Paolo VI, chiudendo la III Sessione del Concilio Vaticano II, il 21 novembre 1964, “affidò il genere umano” al Cuore Immacolato di Maria, nella stessa cerimonia in cui, applaudito in piedi dai Padri Conciliari, proclamò la Madonna “Mater Ecclesiae” (cfr. Insegnamenti di Paolo VI, vol. II, 1964, p. 678).
Giovanni Paolo II fece due consacrazioni del mondo al Cuore Immacolato di Maria, una a Fatirna, il 13 maggio 1982, e l’altra a Roma, il 25 marzo 1984. Entrambe le consacrazioni furono precedute da un invito del Pontefice ai Vescovi perché si unissero a lui in questi atti. Ma non vi sono dati positivi per valutare fino a che punto i Vescovi del mondo intero hanno realizzato la consacrazione in unione con il Papa, né nel 1982, né nel 1984. Pure, in nessuna delle due la Russia fu ricordata nominatamente.
Così, suor Lucia sostenne sempre, fino alla metà del 1989, che nessuna delle consacrazioni ricordate sarebbe stata “valida”, prendendo questa parola nel senso di ottemperanza dei requisiti illustrati dalla Madonna alla veggente. Ma da allora in avanti suor Lucia viene riconoscendo la validità della consacrazione fatta da Papa Giovanni Paolo Il il 25 marzo 1984. Sulla posizione di suor Lucia discutono ora gli esperti di Fatima, aderendo gli uni alla nuova posizione, preferendo gli altri attenersi ai suoi pronunciamenti precedenti. L’argomento è troppo complesso per essere illustrato in questa sede. Al momento basti osservare che, pronunciandosi sull’eventuale rapporto di questa consacrazione con gli spettacolari accadimenti avvenuti nell’Est europeo a partire dall’uscita di scena del comunismo di stampo classico, soprattutto dal secondo semestre del 1989 – rapporto che sembra essere all’origine del mutamento di posizione della veggente – suor Lucia lascia chiaramente intendere che sta emettendo un’opinione personale, e non sta trasmettendo una rivelazione soprannaturale. Sull’interessante problema stiamo preparando uno studio, che verrà pubblicato al momento opportuno. Dobbiamo infine pregare con fiducia perché, senza ulteriore indugio, le parti ancora sconosciute del messaggio affidato ai veggenti possano essere comunicate al popolo fedele, per il maggior bene delle anime, per la sconfitta della Rivoluzione ugualitaria e gnostica e per la glorificazione di Maria santissima.
Appendice
Un avvenimento miracoloso
Articolo di Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995)
La Folha de S. Paulo del 21 luglio [1972] ha pubblicato una fotografia proveniente da New Orleans, in cui si vede una statua della Madonna di Fatima che piange. Il documento ha suscitato un vivo interesse nel pubblico. Penso, quindi, che alcune informazioni sull’argomento soddisferanno le legittime esigenze di molti lettori.
Non conosco fonte migliore sul tema di un articolo intitolato molto all’americana Le lacrime della statua hanno bagnato il mio dito. Ne è autore padre Elmo Romagosa, ed è stato pubblicato il 20 luglio sul Clarion Herald, settimanale di New Orleans distribuito in undici parrocchie dello Stato della Louisiana.
* * *
I precedenti del fatto sono universalmente noti. Nel 1917, Lucia, Giacinta e Francesco ebbero diverse visioni della Madonna a Fatima. L’autenticità di queste visioni fu confermata da diversi prodigi nel sole, attestati da tutta una folla riunita mentre la Vergine si manifestava ai tre bambini.
In termini generici, la Madonna incaricò i tre piccoli pastori di comunicare al mondo che era profondamente dispiaciuta per la empietà e la corruzione degli uomini. Se non avessero cambiato vita, sarebbe venuto un terribile castigo, che avrebbe fatto scomparire diverse nazioni. La Russia avrebbe diffuso ovunque i suoi errori. Il Santo Padre avrebbe dovuto soffrire molto.
Il castigo sarebbe stato evitato solo se gli uomini si fossero convertiti, se la Russia e il mondo fossero stati consacrati al Cuore Immacolato di Maria e se si fosse fatta la comunione riparatrice del primo sabato di ogni mese.
Da tutto questo viene naturale chiedersi se le richieste sono state soddisfatte.
Nel 1942 Pio XII fece una consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria. Suor Lucia sostenne che all’atto mancarono alcune caratteristiche indicate dalla Madonna. Non intendo analizzare in questa sede il complesso argomento. Registro soltanto di passaggio che è discutibile se la seconda richiesta della Madre di Dio sia stata soddisfatta o no.
Quanto alla prima richiesta, cioè la conversione della umanità, è tanto ovvio che non è stata soddisfatta, che mi dispenso dall’entrare in particolari.
Siccome la Madonna ha posto il soddisfacimento delle sue richieste come condizione perché fossero allontanati i flagelli apocalittici da lei preannunciati, è logico che scenda sulla umanità la collera vendicatrice e purificatrice di Dio, prima che ci venga la conversione degli uomini e la instaurazione del Regno di Maria.
* * *
Dei tre bambini di Fatima, l’unica sopravvissuta è Lucia, oggi religiosa carmelitana a Coimbra. Sotto la sua immediata direzione, un artista ha scolpito quattro statue, che corrispondono per quanto possibile ai tratti fisionomici con cui la santissima Vergine è apparsa a Fatima. Queste statue, dette “pellegrine”, hanno percorso il mondo, portate da sacerdoti e da laici. Una di esse è stata recentemente condotta a New Orleans, e li ha pianto.
Padre Romagosa, autore della cronaca a cui ho fatto riferimento, aveva sentito parlare di queste lacrimazioni da padre Joseph Breault M.A.P., che è l’accompagnatore della statua. Però era profondamente riluttante ad ammettere il miracolo. Perciò chiese all’altro sacerdote di avvertirlo appena il fenomeno avesse cominciato a prodursi.
Padre Breault, notando una certa umidità negli occhi della Vergine pellegrina, il 17 luglio telefonò a padre Romagosa, che accorse presso la statua alle 21,30, portando con sé fotografi e giornalisti. Di fatto, tutti poterono notare una certa umidità negli occhi della statua, che fu subito fotografata. Padre Romagosa passò allora il dito sulla superficie umida e raccolse cosi una goccia di liquido, che fu pure fotografata. Secondo padre Breault, questa era la tredicesima lacrimazione alla quale assisteva.
Alle 6,15 del giorno seguente, padre Breault telefonò nuovamente a padre Romagosa, informandolo che dalle 4 del mattino la statua piangeva. Padre Romagosa giunse poco dopo sul posto, dove, dice, “vidi una grande abbondanza di liquido negli occhi della statua e una grande goccia di liquido sulla punta del naso della stessa”. Fu questa goccia, cosi graziosamente pendente, che la fotografia divulgata dai giornali ha mostrato al nostro pubblico.
Padre Romagosa aggiunse che vide “un movimento del liquido mentre sgorgava lentamente dalla palpebra inferiore”.
Ma egli voleva eliminare ogni dubbio. Aveva notato che la statua aveva una corona fissata sul capo con un’asta metallica. Gli venne spontanea una domanda: non poteva essere stata introdotta, nell’orifizio in cui penetrava l’asta, una certa quantità di liquido, che poi era scorso fino agli occhi?
Cessato il pianto, padre Romagosa tolse la corona dal capo della statua: l’asta metallica era assolutamente asciutta. Allora introdusse nel corrispondente orifizio un filo di rame rivestito di una carta speciale, che avrebbe per forza assorbito ogni liquido che vi si trovasse. Ma la carta usci assolutamente asciutta.
Ancora non soddisfatto da questa esperienza, introdusse nell’orifizio una certa quantità di liquido, ma gli occhi si mantennero assolutamente asciutti. Padre Romagosa allora rovesciò la statua: tutto il liquido introdotto nell’orifizio usci normalmente. Era assolutamente provato che dall’orifizio del capo — l’unico esistente nella statua — non era possibile che filtrasse liquido negli occhi.
Padre Romagosa si inginocchiò. Finalmente credeva.
* * *
Il misterioso pianto ci mostra la Vergine di Fatima che versa lacrime sul mondo contemporaneo, come un tempo Nostro Signore pianse su Gerusalemme. Lacrime di affetto tenerissimo, lacrime di dolore profondo, in previsione del castigo che verrà.
Verrà per gli uomini del secolo XX, se non rinunceranno alla empietà e alla corruzione. Se non lotteranno in modo particolare contro l’autodemolizione della Chiesa, il maledetto fumo di Satana che, secondo lo stesso Paolo VI, è penetrato nel sacro recinto.
Quindi, lettore, lettrice, c’è ancora tempo per arrestare il castigo!
Qualcuno dirà che questa non è una meditazione ideale per una lieta domenica. Mi chiedo se non è preferibile leggere oggi questo articolo sulla soave manifestazione della profetica malinconia di nostra Madre, piuttosto che sopportare i giorni di tragica amarezza che verranno, se non ci emenderemo.
Se verranno, mi pare logico che in essi vi sarà, almeno, una speciale misericordia per quanti, nella loro vita personale, avranno preso sul serio il miracoloso avvertimento di Maria.
Offro questo articolo alle mie lettrici e ai miei lettori perché possano beneficiare di questa misericordia…
Nota bio-bibliografica
Antonio Augusto Borelli Machado è nato in Brasile, nel 1931, da famiglia per parte di madre di origine italiana. Laureatosi in ingegneria civile presso la scuola politecnica della Università di San Paolo, dal 1954 appartiene al movimento di laici cattolici diretto dal professor Plinio Corrêa de Oliveira. È oggi collaboratore della Sociedade Brasileira de Defesa da Tradiçao, Familia e Propriedade (TFP), l’organismo a cui tale movimento ha dato origine nel 1960. Scrive regolarmente sul mensile “Catolicismo”, che della TFP brasiliana è organo. Membro dell’Accademia Mariana di Aparecida (Brasile) e professore di filosofia morale, è autore non solo dell’opera più diffusa al mondo sul tema delle apparizioni di Fatima, ma anche di uno scritto sulla storia del Rosario.
Opere citate
Luiz Gonzaga Ayres da Fonseca S.J. – Le meraviglie di Fatima, 26a ed. riveduta e aggiornata a cura del prof. Gioacchino Alonso C.M.F., Edizioni Paoline, Roma 1981
Giovanni de Marchi I.M.C. – Era uma Senhora mais brilhante que o sol…, 3a ed., Seminário das Missoes de Nossa Senhora de Fatima, Cova da Iria; ed. it., Era una Signora più splendente del sole, 6a ed. italiana sulla trad. portoghese, Edizioni Missioni Consolata, Torino 1971; trad. inglese, The Crusade of Fatima. The Lady more brilliant than the sun, adattamento a cura dei pp. Asdrubal Castello Branco e Philip C.M. Kelly C.S.C., 3a ed., P.G. Kennedy & Sons, New York 1948. Salvo indicazioni contrarie, i riferimenti rimandano alla edizione italiana citata, talora integrata con la 4a edizione in italiano, pubblicata in Portogallo nel 1971 e stampata dalla Tip. S. Pedro di Alcanema
Antonio de Almeida Fazenda S.J. – Meditações dos primeiros sábados, 2a ed., Mensageiro do Coração de Jesus, Braga 1953, pp. X-XI
José Galamba de Oliveira – História das Aparições, in Fatima, altar do mundo.
Luiz Gonzaga Mariz S.J. – Fatima, onde o céu tocou a terra, 2a ed., Editora Mensageiro da Fé Ltda., Salvador 1954.
Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, introduzione e note del p. dr. Antonio Maria Martins S.J., composizione e stampa di Simão Guimarães, Filhos, Ltda., depositario L.E., Oporto 1973. Edizione facsimile dei manoscritti di suor Lucia, contiene, inoltre, il testo portoghese composto in caratteri tipografici, e le corrispondenti traduzioni in francese e in inglese. Del testo portoghese sono state fatte altre due edizioni, una in Brasile (cfr. O Segredo de Fatima nas Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, Edições Loyola, São Paulo 1974) e una in Portogallo (cfr. O Segredo de Fatima e o futuro de Portugal nos escritos da Irmã Lúcia, proprietà di L.E., Oporto 1974). Salvo indicazioni contrarie, i riferimenti rimandano alla edizione facsimile
Moreira das Neves – As grandes jornadas de Fatima, in Fatima, altar do mundo
Sebastião Martins Dos Reis – A Vidente de Fatima dialoga e responde pelas Aparições, Tip. Editorial Franciscana, Braga 1970; Síntese crítica de Fatima: Incidencias e repercussoes, Evora 1967
Mons. Francisco Rendeiro O.P. – A consagração pela Igreja do culto de Nossa Senhora de Fatima, in Fatima, altar do mundo, Ocidental Editora, Oporto 1954
William Thomas Walsh – Our Lady of Fatima, 4a ed. The Macmillan Company, New York 1947, trad. it., Madonna di Fatima, 2a ed., Ancora-Nigrizia, Milano-Bologna 1965; trad. portoghese, Nossa Senhora de Fatima, 2a ed., Edições Melhoramentos, São Paulo 1949. Salvo indicazioni contrarie, i riferimenti rimandano alla edizione italiana
Note
(1) Sebastião Martins dos Reis, “A Vidente de Fatima dialoga e responde pelas Aparições”, Tip. Editorial Francisca, Braga 1970, riporta i seguenti documenti:
a. Interrogatori successivi fatti ai veggenti, al tempo delle apparizioni, dal visconte di Montelo (pseudonimo del canonico dr. Manuel Nunes Formigão, del patriarcato di Lisbona);
b. Interrogatorio fatto da p. H. L. Iongen, monfortano olandese che rimase con suor Lucia nei giorni 3 e 4 febbraio 1946, e che ha pubblicato la relazione di questi incontri nei numeri di maggio, giugno e ottobre dello stesso anno della rivista quindicinale “Médiatrice et Reine”;
c. Identificazione dei luoghi storici di Fatima, fatta dalla veggente stessa il 20 maggio 1946;
d. Interrogatorio del dr. J. J. Goulven, con risposta scritta di suor Lucia, del 30 giugno 1946 (don Sebastião Martins dos Reis informa che suor Lucia mandò il manoscritto al vescovo di Leiria, che lo fece battere a macchina in tre esemplari che, firmati dalla veggente, ebbero le seguenti destinazioni: uno fu rimesso al dr. Goulven, un altro rimase alla veggente, e il terzo fu fatto archiviare dal vescovo di Leiria insieme all’originale. L’autore non chiarisce se ha trascritto il documento dal manoscritto o da una copia);
e. Interrogatorio di don José Pedro da Silva, poi vescovo di Viseu, a cui la veggente rispose il 1 agosto 1947.
Oltre a queste deposizioni e ai già ricordati incontri concessi a p. De Marchi e a Walsh suor Lucia rilasciò un’altra intervista, nel corso di cinque giorni (dal 16 al 20 settembre 1935), allo scrittore Antero de Figueiredo, che la veggente commenta nelle sue “Memórias” IV, pp. 368-376.
(2) Il processo canonico, che si protrasse per otto anni durante i quali suor Lucia fu interrogata diverse volte, si concluse in modo favorevole alle apparizioni. Il vescovo di Leiria, mons. José Alves Correia da Silva, in una lettera pastorale del 13 ottobre 1930, si esprime così:
“In virtù delle considerazioni esposte e di altre che omettiamo per brevità, invocando umilmente il divino Spirito Santo e fiduciosi nella protezione di Maria santissima, dopo avere ascoltato i reverendi consultori della nostra diocesi:
“Riteniamo conforme a giustizia:
“a) dichiarare degne di credito le visioni dei bambini alla Cova da Iria, parrocchia di Fatima, di questa diocesi, nei giorni 13 da maggio a ottobre;
“b) permettere ufficialmente il culto della Madonna di Fatima” (cfr. Mons. Francisco Rendeiro O.P., “A consagração pela Igreja do culto de Nossa Senhora de Fatima”, in “Fatima, altar do mundo”, Ocidental Editora, Oporto 1954, vol. Il pp. 179-180).
(3) Nella edizione delle “Memórias” e “Cartas da Irmã Lúcia”, p. Antonio Maria Martins S.J. inserisce, tra le altre, alcune lettere della veggente al suo confessore p. José Bernardo Gonçalves S. J. e fa notare che fu quest’ultimo a “provocare più tardi la più valida corrispondenza della veggente. La maggior parte di queste lettere tratta di problemi di coscienza, per cui non possono ora essere pubblicate” (ibid., p. 399). Nella prefazione dello stesso libro, p. Martins dice che gli scritti della veggente, oltre alle “Memórias”, “Comprendono migliaia di lettere, la maggior parte delle quali redatte dopo il suo ingresso nel Carmelo di Santa Teresa, a Coimbra; il 25 marzo 1948” (ibid., p. XX).
A proposito della sua corrispondenza con p. Gonçalves, suor Lucia allude, in un determinato passo, alla censura cui era sottoposta e che le impediva o le rendeva difficile trattare problemi di coscienza con lui. Sono parole sue, in una lettera a questo stesso padre, del 21 gennaio 1940: “Da ternpo desideravo anche scriverle, ma diversi motivi me lo hanno impedito. Il principale è stato la censura. Scrivere e non dire ciò che bisognava, mi pareva rubarle tempo; scriverlo con la censura, impossibile. La necessità talora non è stata poca, ma pazienza. Tutto è passato, e il nostro buon Dio tiene buono tutto, come ha mandato la ferita, così l’ha curata. Sa bene di essere medico sulla terra. In verità lo confesso, dubitavo anche che Lei non sarebbe stato disposto a sprecare tempo con me. Perciò gradisco molto la sua lettera e la carità che ha usato con me nell’aprirmi la strada. Il Signore La ricompensi” (ibid., p. 41 8).
(4) Rispondendo a una domanda di Walsh nel colloquio a lui concesso, se, riferendo le parole dell’Angelo e della Madonna, aveva ripetuto le parole esatte udite, o aveva dato soltanto il senso generale, suor Lucia dichiarò: “Le parole dell’Angelo erano di una intensità e di una forza preponderante, una realtà soprannaturale, tali da non poter essere dimenticate. Sembrava che mi si incidessero esattamente ed indelebilmente nella memoria. Quanto alle parole della Madonna la cosa è differente. Non saprei essere sicura che ogni parola sia esatta. Era piuttosto il senso che veniva a me, ed io misi in parole quello che avevo capito. Non mi è facile spiegare questa cosa” (cfr. W. T. Walsh, p. 325). Davanti alla difficoltà di tradurre in parole umane quanto aveva udito dalLa Madonna – come è comune in certi fenomeni mistici – suor Lucia mise sempre, tuttavia, tutto l’impegno nel riprodurre parola per parola ciò che la santissirna Vergine le comunicò. Questo appare chiaro nell’interrogatorio al quale la sottopose p. Iongen, e che di seguito riproduciamo:
– “Volle limitarsi rivelando il segreto, a dare il senso di quello che la SS.Vergine le disse, oppure citò le sue parole alla lettera ?”
– “Quando parlo delle apparizioni mi limito al significato delle parole. Quando scrivo, invece, faccio attenzione a citare letteralmente. Per questo volli scrivere il segreto parole per parola”
-“E’ certa di aver conservato tutto a memoria’?”
– “Penso di sì”.
– “Le parole del segreto furono pertanto rivelate secondo l’ordine in cui furono comunicate?”
“Sì” (cfr. G. De Marchi, p. 383).
(5) I veggenti intesero sempre che l’ultima apparizione sarebbe stata in ottobre, il che, per altro, fu loro esplicitamente detto nella apparizione di agosto. I “sei mesi consecutivi” includono, pertanto, la prima apparizione. La settima, della quale si parla più avanti è fuori della serie.
(6) Si è sempre inteso che l’ordine “di imparare a leggere” era soltanto per Lucia, dal momento che gli altri veggenti dovevano essere portati in cielo entro breve ternpo, secondo la promessa della Madonna in questa stessa apparizione.
(7) I veggenti mantennero il più stretto riserba su quanto fu loro detto nella apparizione dei mese di giugno, a proposito della devozione al Cuore Immacolato di Maria, giungendo anche a dichiarare che la Madonna aveva loro rivelato un segreto. Nelle sue “Memórias”, suor Lucia spiega che la santissima Vergine non chiese loro propriamente il segreto su questo punto. “Ma sentivamo che Dio ci spingeva a questo”, aggiunge la veggente (cfr. “Memórias” IV, p. 336).
(8) Gli autori forniscono alcuni dettagli sulle grazie chieste in questa occasione da Lucia alla Madonna. Una di esse fu la guarigione del figlio paralitico di Maria Carreira. La Madonna rispose che non lo avrebbe guarito e che non lo avrebbe tratto dalla sua povertà, ma che recitasse tutti i giorni il rosario in famiglia e gli avrebbe dato i mezzi per vivere (cfr. G. De Marchi, p. 107; L. G. da Fonseca, pp. 48-49). Un altro infermo chiedeva di andare presto in cielo. La Madonna ripose che non avesse fretta, che sapeva bene quando doveva venire a prenderlo (cfr. G. De Marchi p. 107). Walsh riferisce che Giacinta “trovò il modo di dir loro [cioè ai suoi genitori] che la Madonna voleva che ogni famiglia dicesse il Rosario assieme ogni giorno” (cfr. W. T. Walsh, p. 145). Tuttavia, l’unico riferimento a questa pia pratica, che abbiamo incontrato nelle relazioni delle apparizioni è il consiglio appena riferito, dato al figlio di Maria Carreira.
(9) Nelle dichiarazioni fatte nel febbraio 1946 al monfortano olandese p. Iongen, suor Lucia confermò di avere sentito la Madonna pronunciare il nome di Pio XI non sapendo, allora, se si trattava di un papa o di un re. Per suor Lucia non presenta nessuna difficoltà il fatto che di solito si intenda che la guerra è cominciata soltanto sotto il pontificato di Pio XII. Ella fa notare che l’annessione dell’Austria – e, potremmo aggiungere, diversi altri avvenimenti politici della fine del regno di Pio XI – costituisce una autentica premessa della conflagrazione, che si configurerebbe completamente come tale qualche tempo dopo (cfr. Conversazione con p. Iongen, in G. De Marchi p. 383).
(10) Lucia pensò di vedere “grande segnale” nella luce straordinaria – che gli astronomi interpretarono come una aurora boreale -, che illuminò i cieli dell’Europa nella notte dal 25 al 26 gennaio 1938 (dalle 20 h 45 alla 1 h 15 con brevi intervalli). Convinta che la guerra mondiale stava per scoppiare – che “doveva essere orribile, orribile” – raddoppiò gli sforzi per ottenere che si ottemperasse alle richieste – che, come si vedrà nella parte IV – le erano state comunicate. In questo senso, scrisse una lettera direttamente a Papa Pio XI (cfr. G. De Marchi p. 386; W. T. Walsh, pp. 329-330; L. G. da Fonseca p. 52).
(11) La visione dell’inferno e l’annuncio delle cose future che a essa fa seguito costituiscono le due parti note del segreto di Fatima, comunicato ai veggenti durante l’apparizione di luglio. Nella prefazione alla edizione brasiliana degli scritti di suor Lucia, p. Antonio Maria Martins S.J. afferma, in modo categorico, che la terza parte del segreto, “il cui testo non è stato ancora divulgato, tratta soltanto della cosiddetta “Crisi della Chiesa”” (cfr. “O Segredo de Fatima nas “Memórias” e “Cartas da Irmã Lúcia”, p. XVIII). L’autore non spiega come ha saputo questo e non dà maggiori chiarimenti sul problema. Comunque, la informazione è così plausibile, che quasi si dovrebbe dire che il segreto non poteva non vertere su questo gravissimo tema. Questo spiegherebbe, forse, perché questa parte del messaggio non è stata ancora divulgata, nonostante la enorme aspettativa esistente in tutto il mondo.
E’ interessante notare che nelle “Memórias” III, suor Lucia termina il racconto della seconda parte del segreto con le parole: “e sarà concesso al mondo qualche tempo di pace”. Nelle “Memórias” IV, aggiunge immediatamente dopo, come a conclusione: “In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede, ecc.”. Da questo sembra logico dedurre che il dogma della fede si perderà in una estensione così grande del mondo che è degno di speciale menzione il fatto che si conservi in Portogallo. Ma che cosa significa propriamente che si conservi o non si conservi il dogma della fede in un determinato paese? E’ difficile precisarlo. Tuttavia, qualunque sia la portata che si dà a questa espressione, è evidente che si riferisce a una crisi della fede. E così sfociamo nuovamente, in pieno, nel gravissimo tema dell’attuale crisi nella Chiesa, posto che la crisi della fede è la radice stessa di questa crisi.
D’altra parte, l'”ecc.” con cui suor Lucia conclude la narrazione suggerisce l’idea che la terza parte del segreto si inserisca proprio a questo punto del racconto e si leghi alla frase appena detta. Ebbene questa permette di ipotizzare, come abbiano visto, lo svolgersi di una crisi della fede cattolica in tutto il mondo. Così, diventa molto verosimile la congettura secondo cui la crisi nella Chiesa sia il tema della terza parte del segreto. Per altro, se trascuriamo il terreno delle congetture – d’altronde plausibili – e ci atteniamo alla realtà, uno degli aspetti più spaventosi della crisi nella Chiesa è proprio costituito dalla infiltrazione marxista negli ambienti cattolici. Questo aspetto della crisi era già così allarmante nel 1968 che in quell’anno un milione e 600 mila brasiliani, 280 rnila argentini, 105 mila cileni e 25 mila uruguaiani sottoscrissero una petizione a Sua Santità Papa Paolo VI, chiedendo urgenti misure per arrestare questa infiltrazione a ciò invitati dalle Società per la Difesa della Tradizione, Famiglia e Proprietà dei rispettivi paesi.
Ora, il comunismo è precisamente il flagello con cui Dio vuole punire il mondo per i suoi delitti. La Madonna ha detto, nella seconda parte del segreto, che “la Russia […] diffonderà i suoi errori nel mondo”. Quando vediamo che questi errori hanno raggiunto la sacrosanta barca della Chiesa cattolica – PaoloVI afferma anche di avere la sensazione che “da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio” (Allocuzione per il nono anniversario della incoronazione, del 29-6-1972 in “Insegnamenti di Paolo VI”, vol. X, p. 707) – non possiamo fare a meno di pensare che vi sarebbe una grande congruenza tra la seconda e la terza parte del segreto, se questa trattasse effettivamente della crisi nella Chiesa.
Infine suor Lucia mette in rilievo che “il segreto consta di tre cose DISTINTE” (cfr. “Memórias” III, p. 218). La prima è la visione dell’inferno, la seconda è l’annuncio del castigo e dei mezzi per evitarlo; la terza riguarderebbe – secondo l’affermazione di p. Antonio Maria Martins S.J. e le congetture che abbiamo fatto – la crisi nella Chiesa, fattore di condanna all’inferno di un numero enorme di anime (prima parte del segreto) e una delle cause del castigo che si abbatterà sul mondo (seconda parte del segreto).
(12) Di questa giaculatoria circolano formulazioni un poco diverse. Piccole varianti appaiono perfino nei manoscritti e nei colloqui di suor Lucia. La formulazione che registriamo si trova nelle “Memórias” IV, pp. 340 e 342, ed è stata confermata dalla veggente nella conversazione con Walsh (cfr. W. T. Walsh p. 326). Nelle “Memórias” III, p. 220, invece di “quelle” c’è “le”; allo stesso modo si esprime in una lettera a P. José Bernardo Gonçalves S.J. (cfr. “Memórias” e “Cartas da Irmã Lúcia”, p. 442). Nella risposta all’interrogatorio del dr. Goulven, però, la frase finale ha la seguente redazione: “e soccorrete principalmente le più bisognose (cfr. S. Martins dos Reis, “A Vidente de Fatima dialoga e responde pelas Aparições”, p. 39). Come si può vedere quest’ultima formulazione è quella che si allontana di più dalle altre, ma è anche quella su cui la veggente insiste meno, dal momento che è attestata in un solo documento. Per altro non si sa se don Sebastião Martins dos Reis, che l’ha pubblicata, l’ha trascritta direttamente dal manoscritto o da una copia dattilografata. In questa ultima ipotesi sarebbe interessante confrontare il manoscritto e la copia dattilografata del citato interrogatorio, per constatare se non vi è stato qualche errore di trascrizione.
E’ certo che i veggenti recitando la giaculatoria, la intendevano applicata alle anime che si trovano in maggiore pericolo di condanna, e non alle anime del purgatorio. Lo afferma espressamente suor Lucia. In una lettera del 18 maggio 1941 a p. Gonçalves: “L’hanno tradotta (la giaculatoria) facendo l’ultima supplica per le anime del purgatorio, perché dissero di non capire il senso delle ultime parole; ma io credo che la Madonna si riferisse alle anime che si trovano in maggiore pericolo di condanna. Questa fu la impressione che mi rimase, e forse anche a lei sembra lo stesso dopo avere letto la parte del segreto che ho scritto e sapendo che ce l’ha insegnato poi, nella 3a apparizione, in luglio (cfr. “Memórias” e “Cartas da Irmã Lúcia” p. 442).
Perciò la formula “O Gesù mio, perdonateci, liberateci dal fuoco dell’inferno, sollevate le anime del purgatorio, specialmente le più abbandonate”, è certamente scorretta.
(13) Presi d’assalto, dopo questa apparizione, con domande relative a che cosa la Madonna aveva detto, i veggenti dichiararono che si trattava di un segreto. – “E’ una cosa buona?” insistettero gli interlocutori – “Per alcuni è buona, per altri è cattiva”, risposero i bambini (cfr. G. De Marchi p. 110; cfr. W. T. Walsh, p. 129).
Prima dell’ultima apparizione, Francesco e Giacinta, interrogati dal canonico dr. Manuel Nunes Formigão, se “il popolo avrebbe motivo di rattristarsi se sapesse il segreto”, risposero: – “Sì” (G. De Marchi p. 186; W. T. Walsh pp. 203-204).
Il castigo predetto nella apparizione di luglio sarebbe consistito nella guerra del 1939-1945? L’analisi del testo sembra portare alla conclusione che la seconda guerra mondiale fu soltanto l’inizio o l’anticamera del grande castigo.
Infatti la Madonna annuncia che “diverse nazioni saranno annientate”. Ora, diverse nazioni sono state duramente punite durante la guerra e dopo ma non si può dire che siano state annientate.
D’altra parte suor Lucia, in un colloquio concesso a Walsh, già dopo la fine della conflagrazione, e precisamente il 15 luglio 1946, osservò: – “Ciò che la Madonna vuole è che il Papa e tutti i Vescovi del mondo in un giorno particolare consacrino la Russia al suo Cuore Immacolato. Se ciò non vien fatto, gli errori della Russia si diffonderanno in ogni paese del mondo”. – “Vorrebbe questo significare, secondo il suo modo di vedere, che ogni paese senza eccezione, sarà pervaso dal comunismo?” – “Sì” rispose la veggente (cfr. W. T. Walsh, pp. 327-328).
Ora, la espansione del comunismo e la sua diffusione ideologica in tutto il mondo cominciarono nel modo più chiaro con la fine della guerra. Quindi si deve pensare che il castigo annunciato dalla Madre di Dio è appunto in corso.
Finalmente, se il castigo fosse già passato, si dovrebbe già essere compiuta anche la parte del messaggio che parla della vittoria di Maria santissima e della instaurazione del suo regno, chiaramente indicate con le parole: “Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà”. Ora, questo è proprio quanto meno si può dire che sia successo.
Per tutto questo, ci sembra che le terribili sofferenze della seconda guerra mondiale devono essere considerate soltanto come premesse dei castighi annunciati dalla Madonna e che ancora devono giungere a compimento.
(14) Vi è qualche dubbio su questa data. La stessa suor Lucia non la ricorda bene: nelle “Memórias” Il e IV dice che fu in questo giorno; ma nella risposta al dr. Goulven opta per il 19, scrivendo a margine: “E’ la data per la quale propendo di più, perché, se fosse stato il giorno 15, saremmo stati in prigione soltanto un giorno intero,- e ricordo che vi restammo di più” (cfr. S. Martins dos Reis, p. 43). Nell’inchiesta canonica del luglio 1924, Lucia fa un rapporto circostanziato, giorno per giorno, della sua prigionia insieme agli altri veggenti, e dice che i tre ritornarono da Ourém il 16. Così la maggior parte degli autori dà come certa la data del 19 agosto, corrispondente alla domenica seguente, poiché la veggente ricorda che l’apparizione avvenne in una festa di precetto.
Ora, tanto nelle sue “Memórias” II e IV come nella inchiesta canonica, Lucia afferma perentoriamente che l’apparizione dei Valinhos avvenne lo stesso giorno del suo ritorno da Vila Nova de Ourém. Siccome i bambini erano stati rapiti il 13, se l’apparizione fosse avvenuta il 19, essi sarebbero rimasti prigionieri sei giorni e anche questo pare eccessivo.
Quindi Galamba de Oliveira opta per il 15, pensando che vi possa essere stato un errore di conto di una notte e di un giorno, nella narrazione fatta da Lucia davanti alla commissione canonica, nel 1924 (cfr. J. Galamba de Oliveira, p. 83).
(15) A questo punto De Marchi aggiunge le parole della Madonna: “Se non ti avessero portata a Vila Nova il miracolo sarebbe stato più strepitoso” (cfr. G. De Marchi p. 151). Nessun altro autore registra questa frase, che non compare neppure nelle “Memórias” di suor Lucia.
(16) Secondo il racconto di questa apparizione, fatto da suor Lucia al rettore della parrocchia di Fatima il 21 agosto 1917, e confermato dalle risposte alla inchiesta canonica dell’8 luglio 1924, questa ultima frase non sarebbe stata detta nella quarta, ma nella quinta apparizione, dove la pose De Marchi (cfr. G. De Marchi p. 169).
(17) I bambini avevano incominciato a usare come cilicio un pezzo di corda grossa, che non si toglievano neppure per dormire. Questo molte volte impediva loro di prendere sonno, e passavano intere notti in bianco. Da ciò l’elogio e la raccomandazione della Madonna.
(18) De Marchi continua la frase della Madonna: “perché Gesù non si fida di loro” (cfr. G. De Marchi p. 169).
Nelle risposte al dr. Goulven, suor Lucia dice che non ricorda di avere riferito questa frase (cfr. S. Martins dos Reis, p. 45).
De Marchi pone a questo punto anche la seguente richiesta di Lucia alla Madonna: “Ci sono molti che dicono che io sono una imbrogliona, che meriterei di essere impiccata o arsa viva. Fate un miracolo perché tutti credano!” (cfr. G. De Marchi p. 70).
Nessuna di queste frasi compare nelle “Memórias” di suor Lucia.
(19) De Marchi aggiunge il seguente dialogo:
Lucia: “Alcune persone mi diedero due lettere per Voi ed una boccetta d’acqua di Colonia”.
La Madonna: “Queste cose non servono per il Cielo!” (G. De Marchi p. 170).
In riposta all’interrogatorio di don José Pedro da Silva, suor Lucia dice che non ricorda di avere offerto alla Madonna del “profumo” (cfr. S. Martins dos Reis, p. 63). Anche questo colloquio non compare nelle “Memórias” della veggente.
(20) In una lettera del 18 maggio 1941, a p. José Bernardo Gonçalves S.J., suor Lucia chiarisce che, a questo punto, la Madonna disse che avrebbe concesso alcune di queste grazie entro un anno e altre no (cfr. “Memórias” e “Cartas da Irmã Lúcia” p. 442).
(21) De Marchi conclude questa apparizione nel modo seguente:
Lucia: “Non volete più niente da me?”
La Madonna: “Non voglio altro”.
Lucia: “Io pure non vi chiedo più nulla” (cfr. G. De Marchi p. 199).
Questo pittoresco colloquio non compare nelle “Memórias” di suor Lucia.
(22) Nel luglio 1919 Giacinta era stata portata all’ospedale di Vila Nova de Ourém, e vi era rimasta due mesi.
(23) Alcuni autori dicono soltanto suor Maria del Cuore Immacolato.
Sui motivi per cui suor Lucia lasciò l’Istituto di Santa Dorotea per entrare nel Carmelo di Coimbra, il vescovo-conte di questa città così si esprime in una lettera del 27 maggio 1948 a p. José Aparicio S.L. già direttore spirituale della veggente: “Di fatto la veggente passò il giorno 25 marzo al Carmelo di questa città, perché il Santo Padre, a sua richiesta, ordinò che non sollevassi difficoltà al suo trasferimento, perché era disturbata da innumerevoli visite, alcune delle quali molto impertinenti e dettate da curiosità, che la tormentavano senza vantaggio per nessuno. […] Ella disse “e che non aveva mai provato tanta pace e gioia come in quel rifugio, che non avrebbe cambiato per nulla al mondo. Sulla base del desiderio del Santo Padre, non riceve né lettere né visite, ma la metto al corrente, per iscritto, delle necessità di persone che le si raccomandano. Non ho ancora una eccezione. […] Possono farle visita soltando coloro che hanno ottenuto autorizzazione dalla Santa Sede” (cfr. Luiz Gonzaga Mariz S.J., “Fatima, onde o céu tocou a terra”, 2a ed., Editora Mensageiro da Fé Ltda., Salvador 1954, p. 43).
(24) Cfr. l’interrogatorio di p. Iongen in S. Martins dos Reis, p. 82.
(25) “Memórias” e “Cartas da Irmã Lúcia”, pp. 462 e 464. Appunti di p. José Bernardo Gonçalves S.J., copiati da un manoscritto di suor Lucia che, sembra, non esiste più (cfr. le edizioni brasiliana e portoghese delle “Memórias” di suor Lucia, p. 193).
(26) Allusione alla promessa di Nostro Signore a Luigi XIV, attraverso santa Margherita Maria Alaccoque, di dargli la vita della grazia e la gloria eterna, come pure la vittoria su tutti i nemici, se il re si fosse consacrato al Sacro Cuore e lo avesse fatto regnare nella sua reggia, dipingere sui suoi stendardi e incidere sul suo stemma. La richiesta così formulata dal Signore non era stata ancora accolta quando, nel 1792, prigioniero nella Torre del Tempio, Luigi XVI fece voto di consacrare solennemente al cuore di Gesù la sua persona, la sua famiglia e il suo regno, se avesse recuperato la libertà, la corona e il potere regale. Ormai era tardi: il re usci dalla prigione soltanto per andare al patibolo.
(27) Come si vede, suor Lucia segue da vicino quanto accade nel mondo relativamente alle richieste di Nostro Signore e della Madonna. Ma non sempre viene a connoscenza dei fatti attraverso le normali vie di informazione. Ella dice a p. Gonçalves, in una lettera del 21 gennaio 1940: “Cose di questo genere [alcuni articoli di rivista che volevano vedesse] sono solita leggerle solo se me lo ordinano specificamente i superiori.
Del resto le mie superiore gradiscono che rimanga nella ignoranza di quanto succede, e io sono contenta, non sono curiosa.
Quando Nostro Signore vuole che sappia qualcosa, si incarica di farmela conoscere. A questo fine ha tanti mezzi!” (cfr. “Memórias” e “Cartas da Irmã Lúcia”, p. 420).
(28) Nella seconda parte del segreto la Madonna annunciò il trionfo del suo Cuore Immacolato, che si realizzerà dopo il castigo con cui Dio punirà il mondo per i suoi delitti. In questo documento, suor Lucia allude a “un ritorno più completo” del mondo a Dio nostro Signore. Tutto questo si combina in modo mirabile con il Regno di Maria profetizzato da san Luigi Maria Grignion di Montfort nel suo celebre “Trattato della vera devozione a Maria” e nella sua non meno famosa “Preghiera infuocata”. Nel Regno di Maria, secondo questo santo, la Madonna avrà una posizione centralissima in tutta la vita della società religiosa e temporale, esercitando uno speciale impero sulle anime; così si realizzerà una splendida rifioritura della santa Chiesa e della civiltà cristiana. Il messaggio di Fatima è una magnifica promessa di realizzazione di questa visione profetica ancora ai nostri giorni.
(29) Nel maggio 1936 l’episcopato portoghese riunito a Fatima fece voto di ritornarvi in assemblea plenaria, se il paese fosse rimasto libero dal pericolo rosso così paurosamente prossimo, dal momento che la rivoluzione comunista in Spagna avrebbe potuto facilmente propagarsi nel paese vicino. Scongiurato insperatamente questo pericolo, i vescovi portoghesi ritornarono alla Cova da Iria il 13 maggio 1938 e mantennero la loro promessa, con una solenne cerimonia di ringraziamento per quella che esplicitamente riconoscevano essere una miracolosa protezione della santissima Vergine sulla loro patria. Nella stessa occasione rinnovarono la consacrazione della nazione portoghese al Cuore Immacolato di Maria, fatta sette anni prima (cfr. don Moreira das Neves, “As grandes jornadas de Fatima”, in “Fatima, altar do mundo”, vol. II, pp. 249-257). In segno di gradimento per questa consacrazione, Nostro Signore promise al Portogallo una speciale protezione durante la seconda guerra mondiale, aggiungendo che questa sarebbe stata la prova delle grazie che avrebbe concesso alle altre nazioni se, come il Portogallo, gli fossero state consacrate (cfr. “Memórias” e “Cartas da Irmã Lúcia”, pp. 436 e 438). Queste grazie concesse al Portogallo negli anni Trenta e Quaranta non significavano, però, che il pericolo rosso e il castigo delle guerre si fossero definitivamente allontanati da questo paese, come per altro si evince da quanto poi si legge nella lettera del 18 agosto 1940 a p. Gonçalves, e in altre che si trovano nel volume “Memórias” e “Cartas da Irmã Lúcia” (pp. 438, 440 e 442), e anche dalle visioni di Giacinta, che abbiamo riferito nella parte III di questo studio.