"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofano: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica". PURITANISMO: più che una setta è una tendenza rigoristica del Protestantesimo, simile a quella giansenistica.
Il Puritanismo è radicato specialmente nel Calvinismo e si appoggia a due principi fondamentali: l'attaccamento fedele ed esclusivo alla Bibbia, come unica norma di fede e la coscienza d'essere tra i Predestinati. Di qui una pietà orgogliosa congiunta al disprezzo dei piaceri e delle gioie sensibili della vita, che fa ricordare l'atteggiamento e il sistema farisaico. Questa tendenza si riscontra generalmente dovunque domina il Calvinismo, ma in modo particolare si è sviluppata in Inghilterra dal primo periodo dell'Anglicanesimo fino ai giorni nostri. Il termine puritano appare la prima volta nel 1564, sotto Elisabetta, per indicare quegli Anglicani Episcopaliani, che volevano purificare da residui di Cattolicesimo il libro comune delle preghiere (Prayer-Book). La regina con l'aiuto dell'Arciv. Whitgift sferrò una feroce persecuzione contro i Puritani, i quali si appoggiarono ai democratici Presbiteriani, in contrasto con gli Episcopaliani. Giacomo I enunziò i due celebri principi: diritto divino dei re, diritto divino dei vescovi. I Puritani si schierarono contro l'uno e l'altro determinando la guerra civile.
Politicamente il Puritanesimo favorì il Parlamentarismo, che preparò le vie alla democrazia moderna. Religiosamente accentuò l'avversione al Papismo romano infiltrandosi nella Chiesa bassa (Low Church). Psicologicamente ha fatto dell'individuo un idolatra di sé stesso, un presuntuoso artefice della sua virtù e della sua fortuna.