CAPITOLO X: CONCLUSIONE. L’ecumenismo porrà fine alle eresie? Sete di unità. Breve sguardo storico. La Chiesa Cattolica Romana, centro dell’unita’
CAPITOLO X: CONCLUSIONE
L’ECUMENISMO PORRÀ FINE ALLE ERESIE?
SETE DI UNITA’
Uno degli eventi religiosi più imponenti e più significativi dell’ultimo mezzo secolo, è la nascita e lo sviluppo dell’ecumenismo. Si è dato questo nome al poderoso movimento che mira alla restaurazione dell’unità cattolica.
La cristianità intatti ha offerto anche troppo a lungo lo spettacolo delle sue divisioni. Gesù Cristo, nella sua ” preghiera sacerdotale ” dell’ultima cena, aveva pregato per l’unità dei suoi discepoli, e aveva mostrato quella stessa unità come uno dei segni dai quali il mondo avrebbe riconosciuto che egli era stato mandato dal Padre. Nulla quindi era più anti-cristiano della disunione delle Chiese. E’ già una conquista di prim’ordine, per queste Chiese, aver ritrovato il desiderio, se non ancora il segreto dell’unità. Esse hanno imparato a rispettarsi invece di combattersi, a discutere nella tranquillità e nella calma sui mezzi migliori per riconciliarsi, e soprattutto a pregare in comune per ottenere da Dio l’incomparabile grazia dell’unità.
E’ chiaro clic non si può sperare un risultato decisivo in poco tempo. L’abisso scavato in quattro secoli non può essere colmato d’un tratto senza un vero miracolo. Ma è già molto che si cominci a conferire, sia in assemblee importanti sia in amichevoli discussioni private tra “fratelli separati”.
Questa sete di unità e questa incontestabile fraternità sono già un rimedio efficace ai dissensi anche troppo spiacevoli del passato e una riparazione dello scandalo dato ai non cristiani del mondo intero.
BREVE SGUARDO STORICO
Fu dietro l’iniziativa di alcuni gruppi missionari protestanti che si inaugurarono dei raduni ecumenici. Il primo, che si può considerare come l’atto di nascita dell’ecumenismo contemporaneo, si tenne ad Edimburgo nel 1910. Si stimò più prudente non impegnarsi subito in dispute dottrinali. Vi si trattò quindi solo della creazione di ” Conferenze missionarie mondiali “.
Un secondo raduno ebbe luogo nel 1925 a Stoccolma, e questa assemblea fu chiamata “Conferenza di vita e d’azione “. In essa si trattò solo di questioni sociali. Ma il successo parziale di queste due prime riunioni portò a convocare a Losanna, nel 1927, una “Conferenza di fede e di disciplina “. Si aveva quindi finalmente il coraggio di affrontare lo spinoso problema delle dottrine. Si manifestavano tuttavia due diverse tendenze: Vita ed Azione da una parte; Fede e Ordine dall’altra. La prima tendenza più che al dogma si rivolgeva alla pratica; la seconda si preoccupava piuttosto del Credo e del suo contenuto. Le due tendenze svolsero separatamente 1e loro riunioni nel 1937, la prima a Oxford, la seconda a Edimburgo.
Fu fatto allora un importante passo avanti. Le due tendenze, invece di affrontarsi e di opporsi l’una all’altra, risolvettero di fondersi. E fu deciso di fondare in comune quello che fu chiamato il Concilio mondiale delle Chiese. La guerra sospese l’esecuzione di questo grande progetto. Ma esso non fu dimenticato. L’assemblea pancristiana fu celebrala ad Amsterdam dal 22 agosto al 4 settembre 1948. Vi fu creato il Concilio mondiale delle Chiese progettato fin dal 1937, con l’appellativo ufficiale di World Council or Churches (W.C.C.). Questo Concilio fu tuttavia ” mondiale ” solo nelle intenzioni. Erano infatti assenti Chiese di primissima importanza: innanzi tutto, per i motivi che saranno esposti in seguito, la Chiesa cattolica romana, che comprende da sola un maggior numero di battezzati di tutte le altre Chiese messe insieme – 430 milioni su un totale di 790 milioni, fra cui 200 milioni di ortodossi e 160 milioni di protestanti dalle varie denominazioni – si astenne completamente, pur dando prova del più profondo interesse per l’ammirevole desiderio manifestatosi in tale circostanza. Fra le Chiese orientali cosiddette ortodosse, la Chiesa russa rifiutò espressamente il suo concorso. Fra le Chiese protestanti, le sette unitarie o antitrinitarie non furono ammesse, e alcuni gruppi importanti, come i battisti del Sud degli Stati Uniti, i luterani del Missouri, ecc., si tennero anch’essi in disparte. Notiamo inoltre che tutte quelle piccole sette che abbiamo già segnalate come le meno numerose rispetto al numero di adepti, ma come le più virulente per la loro propaganda ad oltranza, si rivelarono violentemente ostili a qualsiasi riavvicinamento e allo stesso movimento ecumenico.
L’Assemblea di Amsterdam fu tuttavia ugualmente qualcosa di molto interessante. Lo scopo al quale si mirava apertamente era quello di ritrovare l’Unam Sanctam, cioè la Chiesa di Cristo, una e santa. Si paravano innanzi gravi difficoltà. L’acuto ed ” irenico ” segretario dell’Assemblea, W. A. Wissert Hooft, non si nascose la gravità e l’immensità, del problema: “Noi tutti crediamo, disse, che esiste una Chiesa tra le Chiese, ma non siamo d’accordo nell’affermare come e dove esista, né come e dove si realizzi “. E ancora: ” II Concilio ecumenico non deve pretendere di rappresentare l’Unam Sanctam, ma può e deve proclamare che esiste un corpo nel quale e mediante il quale, quando piacerà a Dio, l’Una Sancta si manifesterà “.
A questa Assemblea assistevano 400 delegati ufficiali che rappresentavano 150 Chiese, e circa 3000 persone, quante cioè ne poteva contenere la Niewe Kerk (Nuova Chiesa) di Amsterdam.
Il tema generale della discussione era cosi formulato: Disordine dell’uomo e Disegno di Dio, ossia Doveri e Possibilità della Chiesa di fronte al disordine dell’umanità. Le discussioni si svolsero in un clima di serenità, nonostante qualche intervento inopportuno – Foster Dulles contro il comunismo, il cecoslovacco Hromadka contro il capitalismo, il teologo calvinista Karl Barth, in pubblico e in privato, contro la Chiesa cattolica.
Ma, se nell’insieme, le deliberazioni furono calme e serene, si dovette costatare, purtroppo che le Chiese colà riunite non potevano celebrare insieme la Cena del Signore. Su un punto fondamentale, la divisione rimaneva fragrante. Le Chiese furono costrette a costatare che non avevano l’unità di dottrina né sul sacerdozio, né sui sacramenti, né sulla stessa Chiesa e sul suo Capo visibile. Ci si sentiva uniti solo nella comune venerazione di Cristo Salvatore.
La seconda Assemblea del Concilio mondiale delle Chiese si è tenuta, dal 15 al 31 agosto 1954, ad Evanston, negli Stati Uniti. Vi assistevano 1.298 partecipanti, cosi suddivisi: 502 delegati, 499 visitatori accreditati, 145 consulenti, 96 giovani consulenti, 31 “delegati fraterni ” e 25 osservatori. I partecipanti provenivano da 179 Chiese suddivise in 54 paesi. I delegati propriamente detti rappresentavano 162 Chiese membri del Concilio mondiale, in 42 paesi. Il tema centrale, adottato nelle riunioni preparatorie, del Comitato centrale permanente, nel 1950, 1951 e 1953 era il seguente; Cristo, speranza del mondo. Oltre la Chiesa cattolica, le principali denominazioni non rappresentate ad Evanston furono il Sinodo luterano del Missouri, la Chiesa dei battisti del sud e il Patriarcato di Mosca.
Ancora una volta, dopo relazioni molto approfondite e discussioni pacifiche e fraterne, il Concilio dovette riconoscere che i progressi verso l’unita erano del tutto insufficienti. ” Entriamo ora, si affermò nella dichiarazione finale, in una seconda fase del movimento. Restare insieme non basta. Dobbiamo avanzare. A mano a mano che conosciamo meglio la nostra unità in Cristo, diviene tanto più intollerabile la nostra divisione “.
Ma si dovette nuovamente rinunciare alla comunione generale nella Cena del Signore.
Ci si chiederà forse perché la Chiesa cattolica rimanga al di fuori di questo movimento che, sotto molti aspetti, è cosi lodevole e degno di ammirazione. E’ quanto diremo ora, a modo di conclusione.
LA CHIESA CATTOLICA ROMANA, CENTRO DELL’UNITA’
Tutto il presente libro sta a provare da una parte l’antichità della Chiesa cattolica, apostolica e romana; d’altra parte la continua assistenza dello Spirito Santo, di cui essa fu favorita secondo la formale promessa del suo Fondatore Gesù Cristo. Senza questa mirabile continuità della Chiesa cattolica, non vi sarebbe più cristianesimo già da molti secoli. Dallo gnosticismo, fecondo di divagazioni, ai seducente e multiforme naturalismo, passando attraverso tutte le varietà del protestantesimo, la vera fede sarebbe da lungo tempo scomparsa senza l’autorità della Chiesa, e senza le continue rettifiche da essa operate nel corso dei tempi. Ma appunto in considerazione di questo glorioso passato, e soprattutto a motivo della certezza profonda e ardente nutrita da tutti i cattolici, che la legge cristiana ha potuto conservare intatta la sua forza vitale e prendere gli sviluppi legittimi e armoniosi che tale vitalità le imponeva solo per l’assistenza dello Spirito Santo, è impossibile sottoporre il sacro deposito della fede che ha ricevuto dal suo Maestro Gesù Cristo a negoziazioni, discussioni, compromessi clic rischierebbero di alterarlo; o lasciar discutere come in Una assemblea parlamentare i suoi attributi e i suoi diritti immortali.
L’unita cristiana resta pur sempre fra le prime preoccupazioni di un cattolico. Non vi è credente sincero che non sia scosso da quella grande sete di unità che si manifesta in seno al movimento ecumenico. I membri del Concilio mondiale delle Chiese lo sanno benissimo. Marco Boegner, presidente della Federazione delle Chiese protestanti di Francia ed ecumenista convinto, lo ha dichiarato espressamente sul Figaro del 9 agosto 1954;
“La Chiesa romana, di fronte alle altre confessioni cristiane, scriveva, ribadisce immutabilmente l’affermazione che essa è l’unica vera. Chiesa di Cristo. Di conseguenza, è solo in essa che si può restaurare l’unità dei cristiani. E nello stesso tempo; un numero sempre crescente di sacerdoti, di religiosi e di fedeli si associano in essa mediante lo studio e la. preghiera alla grande fatica che, da circa mezzo secolo, cerca di eliminare lo scandalo delle divisioni della Chiesa… “.
La Chiesa cattolica non trova dunque difficoltà ad unire due cose: il desiderio ardente dell’unità cristiana, e la certezza che tale unità è possibile solo nell’unità di fede, di comunione e di governo che essa ha sempre conservata da quasi 20 secoli. Questa unità è non solo il suo più prezioso tesoro, ma la proprietà intangibile dello Spirito Santo die l’ha voluta e protetta, e l’unica speranza dell’umanità. Forse un giorno la Chiesa cattolica prenderà parte ad un’assemblea ecumenica, se si darà ad essa la presidenza e se si comincerà col riconoscere il suo diritto divino di guidare la Chiesa universale. Ed è questo senza dubbio il significato della dichiarazione fatta dal cardinal Stricht, arcivescovo di Chicago, a proposito dell’Assemblea di Evanston:
“La Chiesa cattolica non prende parte ad una organizzazione nella quale i delegati di molte sette siedono in Consiglio o in Conferenza, per discutere su un piano di parità riguardo alla natura della Chiesa di Cristo o alla natura della sua unità”.
Già il papa Benedetto XV aveva precisato la posizione immutabile della Chiesa romana di fronte all’ecumenismo. Siccome lo si era invitato ad un Congresso del genere di quello in questione, egli spiegò in questi termini l’atteggiamento di Roma: “Sua Santità… non vuole in alcun modo disapprovare il Congresso in questione, al contrario, desidera ardentemente e prega affinché se il Congresso avrà luogo, quelli che vi prenderanno parte possano, per la grazia di Dio, vedere la luce e unirsi nuovamente al Capo visibile della Chiesa, che li riceverà a braccia aperte”.
Non è possibile alcun altro atteggiamento, poiché qualunque abbandono del dogma cattolico sarebbe un tradimento, .un’apostasia, e di conseguenza la rovina della speranza che l’umanità deve riporre nel suo unico Salvatore die è Cristo. L’amore infinito di Dio non ha rimesso il messaggio redentore alle libere discussioni degli uomini. Lo ha affidato ad una Chiesa che lo rappresenta, nella quale egli ha dato delle note visibili perché tutti gli animi retti e sinceri la possano riconoscere. Sant’Agostino ha riassunto queste note nella seguente frase tratta da uno dei suoi Sermoni: ” Come è stata predetta la Chiesa di Dio che doveva propagarsi fra le genti? Una, costruita sulla Pietra, e tale che le porte dell’inferno non possano prevalere contro di essa “. Oggi più che mai deve farsi implorante la preghiera per l’unità in seno a tutte le Chiese!