1. Veracità e autorità della parola di Dio.
2. Eccellenza della parola di Dio.
3. Potenza ed efficacia della parola di Dio.
4. Preziosi effetti della parola di Dio.
5. La parola di Dio paragonata a un seme.
6. Necessità per i pastori di annunziare la vera parola di Dio.
1. VERACITÀ E AUTORITÀ DELLA PAROLA DI DIO. – «I miei discorsi, diceva S. Paolo ai Corinzi, e la mia predicazione non poggiano su la persuasione dell'umana sapienza, ma nella manifestazione dello spirito e della potenza; affinché la vostra fede non si fondi su la sapienza degli uomini, ma su le virtù di Dio… Quanto a noi, non abbiamo ricevuto lo spirito di questo mondo, ma lo spirito che viene da Dio, acciocché conosciamo i doni di Dio, che annunziamo con le dotte frasi dell'umana sapienza, ma secondo la dottrina dello Spirito Santo. Noi abbiamo lo spirito, il senso di Cristo» (I, II, 4-5, 12-13, 16).
E agli Efesini scrive: «Voi siete stati istruiti in Gesù Cristo, secondo la verità della dottrina» (IV, 21). E talmente vera ed autorevole è agli occhi di Paolo questa dottrina, che scrivendo ai Galati esce in queste frasi: «Quando noi vi annunziassimo, o anche un angelo dal cielo vi annunziasse altro Vangelo da quello che vi abbiamo predicato, maledetto sia il colpevole. Come già abbiamo detto, anche ora vi ripetiamo: se alcuno viene a predicarvi diversamente da ciò che avete udito, sia anatema: perché io vi dichiaro, fratelli, che il Vangelo da me annunziato non è secondo l'uomo, non avendolo io ricevuto né appreso dagli uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo» (Galat. I, 8-9, 11-12).
Narrano gli Atti Apostolici che il Signore disse in visione a S. Paolo: «Non temere di nulla, ma parla, e non tacere nulla, perché io sono con te» (XVIII, 9-10). Parola di Dio! come è grande e maestoso questo titolo! Che veracità e autorità promette! Quale rispetto comanda! «È la voce di Dio», dice il Salmista (Psalm. XXVIII, 4). Ora la voce o la parola di Dio è la verità per essenza, e la verità del Signore rimane in eterno, dice il profeta (Psalm. CXVI, 2). Colui che nel mondo parla questa parola, cioè il sacerdote, è un altro Elia, un uomo di Dio, e la parola del Signore nella sua bocca è vera (III Reg. XVII, 24).
«La parola del Signore dura in eterno, esclama Isaia. O voi che evangelizzate Sionne, ascendete la vetta dei monti; innalzate la voce con forza e autorità, voi che evangelizzate Gerusalemme; alzate la voce e non temete. Dite alle città di Giuda: Ecco il vostro Dio» (ISAI. XL, 8-9). I banditori della parola divina sono, come dice il medesimo Profeta, carne spade aguzze, come dardi scelti tenuti in serbo da Dio nella sua faretra (Id, XLIX, 2). Ciascuno di loro può dire con Geremia: «Il Signore stese la sua mano, toccò la mia bocca e disse: Va; io ti ho posto in bocca la mia parola, e da questo punto ti ho costituito a capo delle nazioni e dei regni, affinché sradichi, e distrugga, e disperda, e edifichi, e pianti» (IEREM. I, 9-10).
«Vi assicuro, disse Gesù Cristo, che non passeranno il cielo e la terra, finché non sia compita tutta quanta la legge, fino all'ultimo apice» (MATTH. V, 18); «e state certi che verranno a mancare il cielo e la terra, prima che manchino le mie parole» (MATTH. XXIV, 35).
2. ECCELLENZA DELLA PAROLA DI DIO. – Pensate l'eccellenza che deve avere la parola di Dio, se Isaia arriva a lodare i piedi di coloro che la bandiscono: «Come sono belli sui monti, egli dice, i piedi di colui che annunzia e predica la pace, che annunzia il bene, che predica la salute, che dice a Sion: Il tuo Dio regnerà» (ISAI. LII, 7).
«La parola di Dio, dice S. Paolo, è viva ed efficace; è più penetrante di una spada a due tagli; essa va fino alla divisione dell'anima e dello spirito, dei muscoli e delle midolle; essa discerne i pensieri e i moti del cuore. Nessuna creatura a lei si cela, ma tutto è nudo ed aperto agli occhi di colui del quale parliamo» (Hebr. IV, 12-13). «La parola di Dio è vivente, affinché voi crediate, commenta qui Ugo da S. Vittore; è efficace, affinché speriate; è penetrante, affinché temIate. È vivente nei suoi precetti e nelle sue proibizioni, efficace nelle sue promesse e nelle sue minacce, penetrante nei suoi giudizi e nelle sue condanne. Se la parola di Dio è vivente, dobbiamo credere che quello che promette è la verità; se è efficace, dobbiamo credere che adempirà le sue promesse; se è penetrante e non si può indurre in errore, dobbiamo pentirci di averla offesa e guardarci dall'offenderla di nuovo in avvenire (In Ioel c. III)».
«La parola di Dio è lo specchio del cristiano, Ora, dice Clemente Alessandrino, come lo specchio non è nemico all'uomo deforme, perché lo mostra qual è; come il medico non è crudele, perché annunzia la febbre al malato; perché il medico non è la causa della febbre, ma non fa che constatarla se esiste; così la parola di Dio che riprende e condanna colui la cui anima è inferma, non è nemica di costui; ma gli mostra i peccati che ha commessi affinché se ne corregga».
S. Giovanni dice del Verbo di Dio fatto uomo, che «in lui è la vita, e che la vita è la luce degli uomini; ch'egli è la vera luce la quale illumina ogni uomo che viene al mondo» (IOANN. I, 4, 9), Lo stesso si deve dire della parola evangelica, ed in questo sta la sua eccellenza; a somiglianza di Gesù Cristo, essa ha la vita in se stessa, ed è la vera luce che illumina il mondo, cacciandone via le tenebre.
Vi sono meravigliose somiglianze tra la luce e la parola di Dio: il sole, campato nell'immensa volta dei cieli, è ciò che vi è di più nobile e più bello nella natura; schiettissima, attivissima, impassibile è la sua luce e tale che, qualunque cosa tocchi, non si macchia mai: essa è bella oltre ogni dire; abbraccia tutto il mondo e dura fino dal principio dei secoli. Il sole ci porta la luce, il calore, la fecondità, la gioia, la felicità; ci rende visibili tutte le cose; risuscita ciò che pareva morto e dà vita e forza a tutti gli esseri. La parola di Dio viene da Dio medesimo; essa è purissima; penetra e rischiara le intelligenze; è attivissima ed impassibile; discende su le anime più sozze e non ne soffre macchia; si estende da per tutto e abbraccia cielo e terra, secoli ed eternità. Porta con sé chiarezza, calore, fecondità, pace, felicità, allegrezza; risuscita quelli ch'erano morti alla grazia; mostra le cose sotto il vero loro aspetto; finalmente, dà vita e forza a tutte le menti e a tutti i cuori…
«La parola di Dio, dice Davide, è parola casta, argento messo al crogiuolo, provato col fuoco ed appurato sette volte» (Psalm. XI, 6). Purificato sette volte, cioè penetrato nei sette doni dello Spirito Santo… «E’ parola retta che rallegra i cuori; i precetti del Signore sono luminosi, rischiarano i cuori» (Psalm. XVIII, 8).
«I cieli, dice il Salmista, raccontano la gloria, del Signore e il firmamento annunzia le opere delle sue mani. Il giorno parla al giorno e la notte alla notte. Non vi è lingua né idioma in cui non s'intenda questa voce. Il suo splendore si diffuse su tutta la terra e le parole ch'essa ha fatto intendere rimbombarono fino all'estremità del globo. Dio ha collocato il padiglione del sole in mezzo ai cieli, e simile allo sposo che esce da letto nuziale questo astro si slancia come gigante a correre la sua via. Parte dalle estremità dell'aurora, si abbassa ai confini del tramonto, e nessuno può schermirsi dal calore dei suoi raggi. Tale è la legge del Signore, bella, pura e che converte le anime; la parola di Dio è fedele, infonde la sapienza ai fanciulli» (Psalm. XVIII, 7).
«La parola di Cristo, scrive Sant'Agostino, non è da meno del corpo di Cristo; quindi con sollecitudine non minore di quella con cui ci guardiamo dal lasciar cadere in terra la più piccola particella del corpo di Gesù Cristo allorché ci viene distribuito, dobbiamo procurare che non ci esca dal cuore, abbandonandoci ad altri pensieri, la parola di Dio, allorché l'abbiamo ricevuta (De Civit. Dei)».
3. POTENZA ED EFFICACIA DELLA PAROLA DI DIO. – Dio parla, e l'universo viene fuori dal nulla… Dio parla, e il sole, la luna, le stelle rispondono: Eccoci… Parla, e l'immenso oceano fermandosi al suono di quella parola, rispetterà ancora i limiti che questa parola medesima gli assegna… Parla, e la terra divenuta feconda, produce ogni sorta di frutti… Parla, e crea a sua immagine l'uomo, re dell'universo, che prende il primo posto nella creazione… Dio parla, e le acque del diluvio coprono la terra… Parla e il Mar Rosso, non meno che il Giordano, dànno passaggio sicuro in mezzo alle loro onde, agli Israeliti… Parla, e la manna piove per quarant'anni dal cielo e dai macigni del deserto sorgono fonti copiose di acqua, e le mura di Gerico si sfasciano… Parla, e il Verbo eterno si fa carne e salva il mondo… Dio parla, e dodici uomini senza lettere, senza fortuna, senz'aderenze, senza difesa, armati della sola parola di questo Dio, vincono ogni ostacolo, rovesciano gli idoli, fugano le tenebre che da quaranta secoli involgevano la terra e spargono dappertutto la luce del giorno dell'eternità: l'universo pagano si converte e si prostra ai piedi della croce di Gesù Cristo… Dio parla, e le nubi, la pioggia, la tempesta, il fulmine e il tuono si tengono pronti ad eseguirne gli ordini; parla ed il giorno si rasserena… Alla fine del mondo farà intendere questa voce: Sorgete, o morti; venite al giudizio: e immantinente i morti risorgeranno e si troveranno riuniti al tribunale del giudice supremo.
«Noi camminiamo (viviamo) nella carne, ma non combattiamo secondo la carne. Poiché le armi della nostra milizia non sono carnali, ma consistono nella potenza di Dio a distruzione dei baluardi. Noi andiamo distruggendo gli umani disegni e ogni altezza che s'innalza contro la scienza di Dio, e riducendo in schiavitù ogni intelletto, sotto l'ubbidienza di Cristo, pronto a punire ogni disobbedienza» (II Cor X, 3-6). L'arma cosi potente ed efficace e vittoriosa di cui parla e si serve S. Paolo, è la parola di Dio, accompagnata dallo Spirito Santo.
La forza e l'efficacia della parola di Dio si manifesta non solamente in questa parola presa in se stessa, ma ancora nella predicazione che se ne fa. Risplendono: 1° in questo che un piccolo drappello di Apostoli, poveri, rozzi, oscuri peccatori, di gente giudea, ludibrio del mondo, sottomisero alla croce il mondo intero. 2° Perché vinsero, atterrarono, convertirono i loro più sfidati nemici, sgominarono i demoni, il peccato, la morte, i principi, i re, i filosofi, gli oratori, i greci, i romani, i barbari; cambiarono leggi, costumi, giudizi; abbatterono le religioni più antiche e più comode alle passioni, i pregiudizi, le ubbie, i vizi, le tenebre, l'ignoranza e tutti gli errori di tanti secoli… 3° Perché persuasero, convinsero, e portarono a credere non per forza di armi, o di scienza, o di eloquenza, o d'oro, ma con la semplice predicazione della croce… 4° Perché in brevissimo tempo e prontamente sparsero e stabilirono la fede di Gesù Cristo in tutto il mondo… 5° Perché con la parola di Dio, accompagnata dalla grazia di Gesù Cristo, trionfarono delle minacce, delle battiture, delle catene, delle prigioni, di tormenti superiori alle forze della natura, di mille generi di morti… 6° Perché fecero ricevere e praticare dall'orgoglio umano la religione non di un Dio pieno di gloria, ma di un crocifisso; obbligando, su la semplice parola di Dio, il mondo a credere che questo crocifisso è il Salvatore del mondo e piegandolo a venerare e praticare la legge di Gesù Cristo, benché ripugnante alla natura e alla carne… 7° Perché i lupi sono divenuti agnelli, i persecutori cambiati in modelli di dolcezza e in difensori ardentissimi della religione.
Il celebre e grave Tertulliano così parla della potenza ed efficacia della parola di Dio: Salomone regnò, ma solamente su la Giudea da Dan fino a Bersabea; Dario imperò su la Babilonia e sul paese dei Parti, ma non altrove; Faraone dominò sull'Egitto. Nabucodonosor ebbe il suo regno limitato dalla Giudea e dall'Etiopia; Alessandro Magno non comandò mai all'Asia intiera, e sovente ora l'una ora l'altra delle contrade soggiogate, scuotevano il suo giogo. Lo stesso si deve dire dei Brettoni, dei Germani, dei Mauritani. I Romani medesimi si arrestarono in certi confini. Ma per la potenza della parola di Dio, il nome e il regno di Gesù Cristo si estesero in tutte le regioni del globo; tutti i popoli credono in lui, tutte le nazioni lo servono; egli regna in ogni luogo, è adorato dappertutto; egli accoglie ugualmente tutti gli uomini, egli è re, giudice, maestro e Dio dell'universo (Apologetico).
«Riprendi i peccatori, in presenza di tutti i fedeli, affinché siano tutti presi da timore», scriveva S. Pietro a Timoteo (I, V, 20). Perché, come dice il Salmista: «La voce del Signore tuona con forza, si mostra con magnificenza, spezza i cedri del Libano; li fa saltellar come capretti e come cerbiatti. La voce del Signore apre i mari e ne fa uscire la fiamma, scuote le solitudini e mette lo spavento nel deserto (Psalm. XXVIII, 4-6). Il Signore darà una voce piena di potenza a quelli che evengelizzano; darà alla sua voce l'eloquenza della forza» (Psalm. LXVII, 12, 35).
«In quel tempo, dice Isaia accennando ai giorni del Cristianesimo, sonerà forte la tromba della parola di Dio, e quelli che si erano smarriti su la terra verranno, e adoreranno il Signore su la montagna santa» (ISAI. XXVII, 13). «Non sono forse le mie parole, dice il Signore, come fuoco, e come martello che spezza il sasso?» (IEREM. XXIII, 29).
4. PREZIOSI EFFETTI DELLA PAROLA DI DIO. – «Ogni scrittura ispirata da Dio, dice S. Paolo a Timoteo, è utile per insegnare, riprendere, ravviare, istruire nella giustizia, affinché l'uomo di Dio sia perfetto ed atto ad ogni opera buona» (II Tim. III, 16-17). «La parola di Dio è un fuoco che brucia, per purificare la coscienza del peccatore, non lo arde per perderlo (In Psalm. CXVIII. Serm. XVIII)», nota S. Ambrogio. Perciò il Salmista diceva: «Insegnerò ai malvagi la vostra parola, o Signore; e gli empi si convertiranno» (Psalm. L, 14); «perché la parola di Dio infiamma» (Psalm. CIV, 19).
« L'amore perfetto di Dio, scrive S. Giovanni, sta nell'osservare la parola di Gesù Cristo; da questo noi conosciamo se siamo in lui» (I IOANN. II, 5). L'anima virtuosa, dice S. Bernardo, cerca questa parola che corregge, che istruisce, che fortifica la virtù, che prepara alla sapienza, che orna il cuore, che unisce l'anima a Dio e la rende feconda in buone opere, che colma di felicità (Serm. LXXIV). Perciò il Salmista cantava: «Io ascolterò quello che il Signore parlerà al mio cuore; poiché egli farà udire parole di pace sul suo popolo e su i suoi santi, e su quelli che si sono convertiti di tutto cuore» (Psalm. LXXXIV. 8-9).
«Essi erano perseguitati in odio della vostra parola, o Signore, diceva il Savio, ed erano tosto salvati… perché la vostra parola conserva quelli che credono in voi» (Sap. XVI, 11, 26). Perché il popolo di Israele si conservò tra i suoi nemici? Perché ascoltò la parola di Dio, risponde Mosè (Deuter. IV, 33). E il popolo medesimo confessò di aver provato per esperienza che l'uomo cui parla Dio, vive (Deuter. V, 24).
Altra volta Mosè istruendo il popolo intorno al significato mistico della manna, cosa ad essi e ai padri loro sconosciuta prima che fossero nel deserto, dichiarava che Dio aveva fatto questo prodigio, affinché imparassero che l'uomo non vive solamente di pane, ma di ogni parola che esca dalla bocca di Dio (Deuter. VIII, 3). E questo appunto rispose Gesù Cristo a Satana, quando questi osò dirgli: «Se tu sei figlio di Dio, di' a queste pietre che si cambino in pane» (MATTH. IV, 3-4).
La parola di Dio uccide i nemici dell'anima… «Chi ascolta me, riposerà tranquillo, dice il Signore; e, sciolto da timore di mali, godrà dell'abbondanza» (Prov. I, 33). «Figlio mio, se dài orecchio alle mie parole, se osservi i miei precetti nel tuo cuore, allora comprenderai il timore del Signore, e troverai la scienza di Dio» (PROV. II, 1-5). «Ricevi, figlio mio, i miei insegnamenti, dà retta alla mia voce: perché le mie parole sono vita per chi le trova, e guarigione per ogni uomo» (Prov. IV, 20-22).
«Se duro e insensibile è il tuo cuore, dice S. Bernardo, ricordati della Scrittura che dice: Dio farà intendere la sua parola e li ammollirà (Psalm. CXL VII). E ancora: non appena il mio diletto aprì bocca, l'anima mia si sentì intenerita (Cant. V, 6). Se sei tiepido e temi di essere rigettato, non cessare di meditare la parola di Dio, ed essa t'infiammerà perché è tutto fuoco (Serm. LXXIV)». Le parole sagge, e quindi a ben più forte ragione la parola di Dio, sono paragonate dallo Spirito Santo ad un favo di miele; formano la gioia dell'anima e la sanità del corpo (Prov. XVI, 24). Il miele nutrisce, addolcisce, guarisce, e tali sono anche gli effetti che produce la parola di Dio. Il miele nutrisce: la parola di Dio è pane vivificante, al quale si può applicare quello che Gesù disse dell'Eucaristia: «Chi mangia questo pane, vivrà in eterno» (IOANN. VI, 59). Il miele addolcisce, la parola di Dio allevia i dispiaceri, le noie, le amarezze, le ire, le invidie che straziano l'anima, la rodono e consumano. Il miele guarisce, la parola di Dio, piena di soavità, corregge i cattivi costumi. Il miele rinforza; la parola di Dio accresce vigore all'anima; l'aiuta a fare grandi cose, a sostenere penosi tormenti.
«Ogni parola di Dio è fiamma e scudo» (Prov. XXX, 5), leggiamo nei Proverbi; una fiamma benefica, dice S. Ambrogio, la quale riscalda, e non brucia che i vizi. Raffina l'anima, consuma l'errore (In Psalm. CXVIII. Serm. XVIII). In altro luogo, il medesimo Santo Padre nota questi tre effetti nella parola di Dio: purificare, illuminare, infiammare (In Psalm. CXVIII, Serm. XVIII). Sì, la parola di Dio è fuoco, perché consuma e distrugge la ruggine e le macchie del peccato, delle passioni, dei vizi. Così l'intende S. Gerolamo, secondo il quale la parola divina è chiamata fuoco, perché rende l'anima che l'accoglie, simile ad oro purificato nel crogiuolo (In Psalm. XVII).
La parola di Dio fa su l'anima e sul cuore quei medesimi effetti che fa il fuoco sopra una materia a lui conveniente. Considerate dunque quali sono le qualità del fuoco e quali effetti produce, principalmente sui metalli, come l'oro, l'argento, il ferro, e applicateli in mistico senso alla parola di Dio, cioè alla S. Scrittura, alla legge, alle inspirazioni, alle promesse divine. In questo senso Didimo il cieco dichiara che la parola di Dio è paragonata al fuoco; difatti infiamma talmente l'anima, che vi abbrucia e consuma, come paglia, i pensieri e l'amore alle cose terrene (In Psalm. XVII). La parola di Dio è fuoco, commenta la Catena dei Greci, perché brucia tutte le spine e le male erbe che nascono nell'anima: scevera quello che vi è di puro e procura la salvezza… Perciò la parola di Dio è somigliata al fuoco, per indicare l'efficacia e la forza di penetrazione che vi è in lei, tanto che essa penetra fino al fondo dell'anima, la purifica, la rischiara, l'infiamma, la divinizza. Facendo fondere l'oro e l'argento, il fuoco li purifica dalla loro scoria e li rende risplendenti; così pure la parola di Dio, infiammando l'anima, la spoglia di ogni affetto meno puro e la veste di sentimenti preziosissimi agli occhi di Dio e dei cristiani, di affezioni celesti che trasformano l'uomo terreno e carnale in uomo santo. Questo appunto vuole indicare il profeta Malachia quando, parlando di Gesù Cristo, dice: «Egli sarà come fuoco divoratore, sederà colando e appurando l'argento; egli purificherà i figliuoli di Levi come oro e argento passato al crogiuolo e allora offriranno al Signore sacrifizi di giustizia» (MALACH. III, 2-3).
«La parola di Dio, scrive Solonio, è chiamata dalla Scrittura fuoco e scudo, perché accende del fuoco della carità i cuori degli eletti che mettono la loro speranza in Dio, e li illumina della scienza della verità; perché consuma la scoria dei vizi che in loro trova, e li rende puri; finalmente, perché li difende contro le miserie dei nemici e dalle avversità (In Epistola ad Ephes.)».
Alla parola di Dio si dà anche il nome di freccia, perché colpisce mortalmente lo spirito orgoglioso e il cuore corrotto. Commentando quelle parole del Salmista: «I vostri dardi, o Signore, restarono confitti dentro di me» – così scrive: Colui che predica la parola di Dio, lancia saette; e quando l'adopera a castigo e correzione, trafigge con un dardo celeste il cuore del suo uditore (In Psalm. XXXVII).
A proposito di quelle altre parole del Salmista: «Le frecce del potente sono aguzze, divorano come carboni ardenti» (Psalm. CXIX, 4), E S. Agostino fa questo commento: «Le saette aguzze del potente sono le parole di Dio. Ecco che questi dardi sono scoccati e trafiggono; ma quando i cuori sono feriti dalle saette della parola del Signore, la morte ne esce e l'amore vi entra. Il Signore sa lanciare frecce per farsi amare, e nessuno meglio di lui ottiene questo scopo (In Psalm. VII)».
Anche Isaia chiamò la parola di Dio: spada acuta, e dardo scelto (ISAI. XLIX, 2). La parola di Dio trapassa e uccide i vizi e i peccati, affinché la carne, cioè la vita animalesca, perisca e lo spirito viva. La predicazione del Vangelo abbatte i delitti, le passioni, le cupidigie, i demoni, secondo quelle parole di Gesù Cristo: «Non pensate già che io sia venuto a portare la pace nel mondo; non la pace vi ho portato, ma la spada» (MATTH. X, 34); cioè: la mia parola farà guerra al demonio, al mondo, alle passioni… Dalla bocca di Gesù Cristo usciva, dice S. Giovanni, una spada a doppio taglio (Apoc. I, 16). La parola di Dio è infatti un'arma che serve a due fini: distrugge i vizi e protegge le virtù.
A queste verità accenna sicuramente S. Paolo, quando esorta gli Efesini a vestire l'armatura di Dio, affinché possano resistere saldi e immobili nel giorno cattivo; a stare fermi, cinti i reni con la verità, indossata la corazza della giustizia, e pronti i piedi a portare dappertutto il Vangelo di pace; ad imbracciare in ogni frangente lo scudo, per poter respingere gli infocati dardi del nemico; a coprirsi il capo dell'elmo di salute e brandire la spada dello spirito che è la parola di Dio (Eph. VI, 13-17). Ecco come dev'essere il soldato di Gesù Cristo, che annunzia il Vangelo. Tutte le armi di cui qui si fa menzione, sono date al cristiano che ascolta, medita e pratica la parola di Dio.
Alla parola di Dio convengono quei detti dell'Ecclesiastico: «Lo nutrirà del pane della vita e dell'intelligenza, l'abbevererà dell'acqua della sapienza e della salute; si radicherà in lui ed egli non sarà più smosso. Lo sosterrà e non patirà confusione; lo porrà in credito presso i suoi prossimi, ed egli parlerà in mezzo all'assemblea: lo empirà dello spirito dell'intelligenza e di sapienza, lo coprirà di gloria. Gli radunerà tesori di gioia e di letizia e gli farà un nome eterno: Gli insensati non comprenderanno questa parola vivificante, ma i prudenti le andranno incontro… I mentitori non se ne ricorderanno, ma le persone sincere se ne muniranno e cammineranno felicemente fino a che vedano Dio» (Eccli. XV, 3-8).
«Stillino come pioggia i miei insegnamenti, scendano come rugiada i miei sermoni, come pioggia su l'erba, come gocce d'acqua su le piante» (Deuter. XXXII, 2). Queste parole indicano: l° l'abbondanza di sapienza che in lei si trova; 2° la sua soavità; 3° la sua fecondità…; 4° la sua origine. Essa viene dal cielo e non dalla terra. Perciò S. Gregorio chiama i dottori e i predicatori Iadi, cioè stelle della pioggia. Spandendo la divina parola come benefica pioggia, il cristiano produce tre frutti: 1° loda Dio con sapienza; 2° regola se medesimo prudentemente, secondo il consiglio e la direzione di Dio; 3° istruisce e salva il prossimo.
Leggiamo nell'Ecclesiastico, che il Signore dirigerà i consigli e le istruzioni del savio; ed esso mediterà gli arcani di Dio (Eccli. XXXIX, 10). Il Signore dà all'apostolo fedele lo spirito d'intelligenza, affinché sappia quando, dove e come annunziare la parola divina; egli regola i disegni della sua buona volontà e la prudenza dei suoi insegnamenti; lo l'avvalora colmandolo d'interiori conforti, affinché tra le contrarietà e le avversità del mondo adempia senza timore, con energia e zelo le sue funzioni. Il Signore reggerà i consigli e gli ammaestramenti dell'apostolo e questi condurrà i suoi uditori ad opere rette, sode, ferme, perseveranti; di modo che i suoi discepoli non vacilleranno né per violenza nemica, né per tentazioni, né per prove… «Egli manifesterà, continua il Savio, la regola di condotta che risulta dalla sua dottrina e si glorierà nella. legge dell'alleanza del Signore. Loderà il popolo la sua sapienza che non cadrà mai in oblio; la sua memoria non si scancellerà mai dalla mente degli uomini, e il suo nome passerà di generazione in generazione. Le nazioni narreranno la sua sapienza e l'assemblea dei vecchi ne farà gli encomi. Vivo, il suo nome sarà più celebre che quello di mille altri; morto, sarà felice» (Ib. 12-15).
Tutti i passaggi della sacra Scrittura finora citati descrivono l'efficacia, la forza, i frutti, i vantaggi della parola divina la quale in fine è poi Gesù Cristo medesimo. Egli come Verbo del Padre ne è la spada; è lucido e scelto dardo di cui si servirono gli Apostoli e gli altri Santi; è saetta di amore nella faretra della sua umanità. Il Verbo scocca questa freccia dove vuole e l'infigge con la sua parola, con le avversità, con le afflizioni: con esse ferisce, apre, penetra le anime dei fedeli, e ne distrugge i vizi e le imperfezioni. Così parlano i santi Gerolamo, Cirillo e Giovanni Crisostomo. Trapassato da questa freccia, Geremia diceva: «Seguendo te come mio pastore, ho trovato riposo» (IEREM. XVII, 16); e Davide: «L'anima mia si è unita a te » (Psalm. LXII, 8); e S. Pietro: «Voi sapete, Signore, se io vi amo» (IOANN. XXI, 15); e S. Paolo: «Chi mi separerà dall'amore di Cristo?» (Rom. VIII, 35); e la Sposa dei Cantici: «Io languisco di amore» (II, 5). L'amore di Dio e di Gesù Cristo, ecco la freccia che vivifica dando la morte, che vivifica la virtù e uccide il peccato, scrive S. Ambrogio (In Psalm. CXVIII).
Che felicità, esclama Origene, essere trafitto da questa freccia! (In Psalm. XXXVIII). Essa fu piantata nel cuore di Maddalena, di Pietro, di Saulo, di Agostino e di tutti i peccatori convertiti. E quale è la saetta? La parola di Dio. Feriti gli Apostoli e tutti i Santi di quest'arma celeste, la lanciarono anch'essi alla loro volta, predicando gli insegnamenti della divina parola e pregando con fervore. Furono essi medesimi saette che ferirono il mondo perverso e lo curarono.
S. Giovanni racconta nell'Apocalisse, che udì una voce simile al rumore del tuono, che gli disse: Vieni e vedi. Guardò e gli parve innanzi un cavallo bianco, con sopra un cavaliere che teneva in mano un arco; gli fu data una corona e partì vincitore per vincere ancora (Apoc. VI, 2). Il cavallo bianco figura gli apostoli, i dottori, i pastori di tutti i secoli. Colui che lo cavalca è Gesù Cristo; l'arco e le saette sono la predicazione del Vangelo; la corona significa la vittoria che porta la parola di Dio, la conversione dei peccatori e il trionfo che ne è la conseguenza.
«Il Signore, dice Isaia, mi ha dato una lingua eloquente, affinché sostenga con la mia parola l'afflitto e il tribolato» (ISAI. L, 4). I predicatori annunziano e fanno conoscere tre cose: Gesù Cristo, la felicità, e la salute eterna dell'anima e del corpo… «Porgete orecchio e venite a me, dice il Signore: ascoltate e l'anima vostra avrà vita, ed io contrarrò con voi l'eterna alleanza di misericordia, promessa al mio servo David» (ISAI. LV, 3). Come la pioggia e la neve cadono dal cielo e più non vi ritornano, ma penetrano la terra, la fecondano, e fanno germogliare la semenza, speranza del coltivatore; così la mia parola non ritornerà a me senza frutto; compirà quello che io ho voluto e prospererà in quelli a cui l'ho inviata. Voi uscirete nella gioia e camminerete nella pace, e il Signore sarà conosciuto con un nome eterno (Ib. 10-13).
Per bocca di Geremia, il Signore dice: «Udite la mia parola, ed io sarò vostro Dio e voi sarete mio popolo; camminate per la strada che io vi ho indicato, affinché ne abbiate bene» (IEREM. VII, 23). Il medesimo Geremia poi dice al Signore: «Ho trovato i vostri insegnamenti e me ne sono nutrito; e la vostra parola è divenuta la gioia e la letizia del mio cuore» (IEREM. XV, 16).
«Viva ed efficace è la parola di Dio, dice S. Bernardo; entrata nell'anima, la scuote dal suo sonno; muove, ammollisce, trapassa il cuore che prima era duro e infermo. Inoltre comincia a schiantare, distruggere, edificare, piantare; a irrigare quello che era arido, a illuminare quello che era tenebre, ad aprire quello che era chiuso, a infiammare quello che era ghiaccio, a raddrizzare quello che era tortuoso, ad appianare quello che era montuoso, di modo che allora l'anima benedice il Signore e tutte le sue facoltà lodano il suo santo nome (Serm. LXXIV)».
«Se ascolteranno e osserveranno la parola del Signore, dice Giobbe, passeranno i giorni loro nella felicità e gli anni nella gloria» (IOB. XXXVI, 11). Questo concorda con la sentenza di Gesù Cristo: «Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica» (Luc. XI, 28). Il mondo cieco ignora dove sia la vera felicità; la colloca nelle ricchezze, negli onori, nei piaceri, e s'inganna. Solo Gesù Cristo sa dove si trova e dice: Beati quelli che ascoltano e praticano la parola di Dio. E ciò è tanto vero che, secondo l'osservazione di S. Bernardo, non sarebbe giovato nulla a Maria il titolo di madre di Dio, se non avesse portato Gesù Cristo meglio nel cuore che nella carne. Più avventurata è dunque Maria per aver ricevuto la fede di Cristo, che per aver concepito la carne di Cristo (Serm. LXXIV).
Ecco che cosa dice Gesù Cristo medesimo: «Vi dò mia fede, che chi osserva la mia parola, non vedrà morte in eterno (IOANN. VIII, 51). E ancora: «Se alcuno mi ama, costui osservi la mia parola, e il padre mio lo amerà, e noi verremo in lui e in lui dimoreremo» (IOANN. XIV, 23). O preziosa promessa! Essa c'insegna come si trovi Dio, come si possieda! L'augusta Trinità viene a noi, dice S. Agostino, quando noi andiamo a lei; essa viene a noi per aiutarci, illuminarci, colmarci di grazia; noi andiamo a lei obbedendo, considerando, intendendo (Tract. LXXVI in Ioann).
«La fede viene dall'udito, scrive S. Paolo, e l'udito per la parola del Cristo» (Rom, X, 17). La parola di Dio procura dunque il dono sublime della fede e non solamente della fede, ma di tutte le virtù…
Gli scrittori inspirati consegnarono nei libri santi la dottrina della sapienza e della scienza: «Beato colui, esclama l'Ecclesiastico, che si occupa di questi utili insegnamenti! Chi li conserva nel cuore, sarà sempre saggio; se li mette in pratica, sarà idoneo ad ogni cosa, perché la luce di Dio guiderà i suoi passi» (Eccli. L, 30-31).
Che vantaggi inestimabili procura mai la parola di Dio! Che felici effetti, che frutti copiosi essa produce, quando si è ben disposti a riceverla e profittarne!…
5. LA PAROLA DI DIO PARAGONATA A UN SEME. – «La parola di Dio è un seme», disse Gesù Cristo (Luc. VIII, 11); e questi sono i tratti di somiglianza: 1° Come la semenza è gettata nella terra, così la parola di Dio è seminata nelle anime che sono il campo del Signore. 2° Il seme confidato alla terra vi germoglia, la parola di Dio deve germogliare nei nostri cuori. 3° le semenze contengono in germe tutti i vegetali; la parola di Dio è il principio di tutte le virtù e di tutte le grazie. 4° Se la terra non fosse seminata, non produrrebbe che spine e male erbe; senza la parola di Dio i nostri cuori non darebbero che peccati… 5° Perché fruttifichi, il buon seme deve avere buona terra: perché germogli virtù, la parola di Dio richiede anime docili e ben disposte… 6° Prima che produca la terra dev'essere lavorata; perché la parola di Dio sia feconda, i nostri cuori devono essere solcati dal vomero della penitenza. 7° La semenza abbisogna di pioggia e di sole; l'anima ha bisogno che la parola di Dio sparga sopra di lei la pioggia della grazia, la luce delle buone ispirazioni, il calore della carità. 8° Perché si moltiplichi, è necessario che il seme si spogli del suo guscio e marcisca; affinché la semenza della parola di Dio moltiplichi in noi i suoi effetti, è necessario che l'anima nostra svesta gli affetti terreni e muoia a se stessa. 9° La semenza deve germogliare, svilupparsi, fiorire e maturare; lo stesso dev'essere della parola di Dio nei nostri cuori. 10° Tutta la potenza della pianta e dei suoi fiori, dell'albero e dei suoi frutti sta nel seme; tutte le virtù stanno nella parola di Dio. 11° Ciascun grano produce
un vegetale; ciascuna delle sentenze del Vangelo reca il suo frutto: la fede, per esempio, la speranza, l'obbedienza, la castità e simili. 12° Ci vuole il simultaneo concorso del terreno e del seme, affinché questo germogli e fruttifichi; bisogna che l'anima si unisca alla parola di Dio, affinché sia in condizione di dare il centuplo. 13° La terra fruttifica in ragione della sua bontà e coltura: la parola di Dio opera in un cuore a misura delle sue disposizioni.
6. NECESSITÀ PER I PASTORI DI ANNUNZIARE LA VERA PAROLA DI DIO. «Se io annunzio il Vangelo, non devo averne gloria, scriveva S. Paolo ai Corinzi, perché ne ho l'obbligo; guai a me se non evangelizzo!» (I, IX, 16).
Dobbiamo guardarci attentamente dal corrompere la parola di Dio: «Noi non siamo; diceva l'Apostolo delle genti, di quei molti, i quali adulterano la parola di Dio; ma noi parliamo nel Cristo con sincerità, come da Dio e in faccia a Dio» (II Cor II, 17). Perciò raccomandava a Tito che diffondesse la sana dottrina (II, 1); e a Timoteo ora inculcava che nel predicare avesse per modello le sane parole che aveva inteso da lui nella fede e nell'amore che sono in Gesù Cristo (II, I, 13); ora a conservare, per mezzo dello Spirito Santo che abita in noi, il buon deposito da lui confidatogli, anche a costo di sostenerne travagli, come buon soldato di Gesù Cristo (II, I, 14), (Ibid. II, 3); ora a procurare con diligenza, di essere agli occhi di Dio fedele dispensatore della parola di verità, evitando i discorsi profani e inutili (Ibid. 15-16); ora ad annunziare la parola, insistendo a tempo e fuori tempo, rimproverando, supplicando, correggendo con longanimità ed eloquenza (Ibid. IV, 2).
«Se alcuno parla, dice l'apostolo S. Pietro, la sua parola sia come parola di Dio» (I, IV, 11). E già il Savio aveva detto: «Le labbra dei sapienti spargeranno la scienza» (Prov. XV, 7). Quindi il Signore dice nell'Apocalisse al Vescovo di Sardi: «Sii vigilante; ricordati di quello che bai ricevuto e inteso, e serbalo intatto» (Apoc. III, 2-3).
Non è lecito a colui che fu investito della dispensazione della parola di Dio, di trascurare il sacro uffizio della predicazione. A lui è infatti ordinato da Gesù Cristo nella persona di Pietro, di pascere le pecore del Signore (IOANN. XXI, 17); e S. Pietro dice a tutti i banditori della parola divina: «Pascete la greggia di Gesù Cristo, che a voi è confidata, e fatevene veri modelli» (I, V, 2-3). Ma ricordate che se sta scritto: «Guai a me, perché ho taciuto» (ISAI. VI, 5), sta anche scritto: «Guàrdati dall'aggiungere nulla alle parole di Dio, se non vuoi essere ripreso come bugiardo» (Prov. XXX, 6).
I predicatori devono imitare il lavoratore che semina il grano. 1 ° Questo vaglia il suo grano e lo pulisce dal loglio, ecc.; il predicatore deve vagliare la parola di Dio e tenerla monda di ogni errore… 2° il lavoratore porta con sé il grano che consegna alla terra; chi deve spargere nei cuori la divina semenza, deve possederla egli il primo per mezzo dello studio e della pietà… 3° Il bifolco sparge il seme volentieri e liberalmente, sperando copioso raccolto; Il predicatore deve spargere con gioia e in abbondanza la parola di Dio su le anime, sperandone larga messe, per sé e per i suoi uditori, in questa e nell'altra vita.
Coloro che sono chiamati al ministero della parola evangelica, ascoltino quello che Dio diceva ai profeti dei quali essi sono i successori: Ascendete su la vetta del monte, voi che evangelizzate Sionne: «Gridate e non vi stancate di gridare; fate rimbombare la vostra voce come la tromba; annunziate al mio popolo i suoi delitti, alla casa di Giacobbe le sue prevaricazioni» (ISAI. LVIII, 1). E per bocca di Geremia: «Chi ha la mia parola, la esprima fedelmente» (XXIII, 28). «Figliuolo dell'uomo, dice a Ezechiele, io ti ho messo come sentinella nella casa di Israele; tu udirai la parola dalla mia bocca e loro l'annunzierai da parte mia. Se quando io dico all'empio – tu morrai – non gliela manifesti e non gli parli per timore che si ritragga dall'empia sua via e viva, l'empio morrà nel suo peccato, ma a te dimanderò conto del suo sangue». – Se poi glielo significhi, ed egli si ostina nella sua colpa e nella sua vita dissoluta, egli morrà nel peccato, ma tu avrai salvata l'anima tua (EZECH. III, 17, 19).
È dunque obbligato, colui che ha cura di anime, a predicare la parola di Dio; ma anche il cristiano è obbligato di ascoltare questa parola… «Se voi non mi date orecchio, diceva S. Agostino al suo popolo, . non per questo io tacerò, e salverò l'anima mia, ma non voglio salvarmi senza di voi. Voi che ricusate di udirmi, siete nemici del medico ed io sono nemico della vostra malattia; voi odiate lo zelo con cui io vi avverto, ed io detesto la peste che vi uccide (Homil. XXVIII inter L)».
Insomma e i predicatori e i fedeli devono adempire gli obblighi che Dio loro impone: quelli con l'annunziare la vera parola di Dio, e non idee profane od errori; annunziarla sovente senza stancarsi e scoraggiarsi; annunzi arIa con forza, prudenza, scienza, non temendo nessuno; questi con l'ascoltarla, tenerla in riverenza, metterla in pratica e dire sovente a se stessi che avranno da rendere conto dell'abuso che ne avessero fatto.