S. GIUSEPPE CALASANZIO (1558-1648)

Nato nel 1557 a Peralta de la Sal, in Spagna, Giuseppe diventa sacerdote a ventisei anni. A Roma, colpito dalla miseria in cui vivevano i ragazzi abbandonati, fonda un nuovo ordine religioso con l'obiettivo di dare un'istruzione ai più poveri e combattere così l'analfabetismo, l'ignoranza e la criminalità. Nascono le «Scuole Pie» e i suoi religiosi vengono chiamati «scolopi». Giuseppe muore il 25 agosto del 1648 e nel 1948 è dichiarato da papa Pio XII «patrono Universale di tutte le scuole popolari cristiane del mondo».

Questo santo spagnuolo fu il primo a concepire e ad attuare la vera scuola popolare primaria in Europa con la fondazione a Roma delle Scuole Pie donde derivò ai suoi seguaci il nome di Scolopi. Egli nacque a Peralta del Sai, nel regno d'Aragona, il 30-7-1558, da una famiglia modesta, ma di antica nobiltà. Giuseppe diede molto presto prova di fervida pietà. A soli cinque anni, avendo inteso dire che il demonio è nemico di Dio, pensò di ucciderlo. Uscì un giorno di casa armato di coltello, ne andò in cerca in un bosco vicino con altri coetanei, gli parve di scorgerlo in cima ad un albero, vi si arrampicò, ma il ramo si ruppe e il soldatino in erba precipitò al suolo senza farsi alcun male. La guerra al diavolo era comunque dichiarata e il principe delle tenebre se ne vendicherà, ma senza risultato.
Dopo i primi studi fatti a Peralta del Sai e a Estradilla, il padre avrebbe voluto che il figlio abbracciasse la carriera militare, ma Giuseppe gli chiese il permesso di studiare diritto, filosofia e teologia. Frequentò l'università di Lérida (Catalogna) e fu tanta la stima che i compagni concepirono di lui per il profitto che traeva dallo studio, la vita innocente, pia e penitente, che lo vollero loro "principe", cioè correttore. A Valenza, mentre studiava la teologia per prepararsi agli ordini sacri, una giovane presso la quale albergava s'innamorò di lui, non si peritò di fargli delle disoneste proposte, ma egli, anziché cedere, preferì abbandonare la città e andare a terminare i suoi studi teologici ad Alcalà di Henares (Nuova Castiglia).
Il Calasanzio fu ordinato sacerdote dal vescovo di Urgel nel 1583, dopo una grave malattia, nel corso della quale il padre gli aveva promesso che lo avrebbe lasciato libero se fosse guarito. Un anno dopo fu scelto come teologo e confessore dal vescovo di Albarracfn. In seguito il vescovo di Urgel lo fece giudice visitatore e vicario generale di Trempe e poi suo vicario per tutta la diocesi. Ovunque il santo fece rifiorire i buoni costumi tra il popolo, curò la predicazione, ristabilì il decoro e il culto nelle chiese e favorì la concordia tra il clero e i religiosi.
Nel 1592 Giuseppe rinunciò a parte dell'eredità paterna a favore di due sorelle, istituì dei monti di pietà e altre opere pie, lasciò per sé una piccola rendita annua e poi partì alla volta di Roma senza un piano prestabilito. Il cardinale Marcantonio Colonna, al quale era stato raccomandato, lo assunse in qualità di teologo e gli affidò l'educazione del pronipote Filippo. Tali occupazioni non bastavano all'ardente zelo del santo. Perciò, oltre che ad attendere alla propria perfezione visitando ogni giorno le chiese, imitando i digiuni e le penitenze di S. Francesco di Assisi, alla tomba del quale aveva pellegrinato, cominciò a soccorrere nelle case e negli ospizi i poveri e gl'infermi, ad insegnare il catechismo ai fanciulli raccolti in apposite confraternite, a prendere contatto con la miseria e ignoranza del popolo, sull'esempio di S. Filippo Neri ormai al tramonto della vita (+1595).
Un giorno, passando per una piazza di Roma, lo colpì in modo del tutto insolito lo spettacolo di un gruppo di ragazzi, laceri e sudici, che giuocavano urlando e imprecando. Nello stesso tempo udì una voce interna che gli diceva: "A te si abbandona sereno l'infelice, e dell'orfano tu resti la forza" (Sl. 10.14). Da quel momento il Calasanzio comprese che Iddio lo chiamava a fondare quelle che sempre chiamò Scuole Pie. Dopo avere inutilmente insistito presso il Senato Romano perché i maestri stipendiati dei rioni accettassero nelle loro scuole anche gli alunni che non potevano pagare, dopo avere esortato invano Domenicani e Gesuiti ad assumersi l'incarico d'insegnare ai fanciulli poveri i primi rudimenti delle lettere, verso la fine del 1597, in due povere stanze attigue alla sagrestia offertegli da Don Antonio Brendani, parroco di Santa Dorotea in Trastevere, iniziò le sue scuole gratuite e giornaliere per i figli del popolo, senza distinzione tra ricchi e poveri. La carità che S. Camillo de Lellis (+1614) compiva a favore dei malati, S. Roberto Bellarmino (+1621) a favore degli studenti e S. Giovanni Berchmans(+1621) a favore dei suoi confratelli, egli l'avrebbe compiuta a favore soprattutto della gioventù abbandonata.
Gli alunni crebbero presto di numero tanto che gli bisognò più volte trovare nuovi e più ampi locali. Quando le Scuole Pie si trasferirono definitivamente presso la chiesa di San Pantaleo (1612), gli scolari erano 900. Il favore di cui godettero, nonostante i maestri fossero più o meno abili e prezzolati, si spiega con la necessità che se ne sentiva e i saggi metodi impiegati dal fondatore. In esse l'istruzione letteraria e scientifica, che veniva impartita in lingua volgare e non più in latino, in modo simultaneo e adeguato alla capacità dei discenti, non era assorbita o soffocata dall'istruzione religiosa, ma ad essa saggiamente affiancata con ben definiti programmi d'insegnamento, accurate divisioni di classi non affollate, la puntualità d'orario, i periodici esami, il patronato, la refezione scolastica e l'assistenza post-scolastica.
Clemente VIII (+1605), assicurato della bontà dell'Istituzione Calasanziana da due dottissimi cardinali, Cesare Baronio (+1607) e Silvano Antoniano (+1603), la sovvenne generosamente nonostante l'opposizione di emuli interessati e incomprensivi. Al fondatore consigliò di fare vita comune con i maestri che la Provvidenza gli mandava insieme con i soccorsi materiali e morali. Il santo si licenziò dalla famiglia Colonna, presso la quale era rimasto otto anni, e andò a stabilirsi nella sede delle Scuole Pie in qualità di prefetto. Egli non fu un pedagogo nel vero senso della parola, ma ebbe il talento e il genio naturale dell'educatore e dell'organizzatore. Perché il suo Istituto funzionasse metodicamente. un giorno volle collocare in alto una campanella per regolare i vari atti della vita comune. Salì sopra una scala, ma cadde e si fratturò una gamba che lo fece tribolare poi per tutta la vita. La lotta del demonio si era così scatenata contro di lui.
Tra i primi collaboratori che Dio gli mandò figurano Don Gaspare Dragonetti, sacerdote siciliano, maestro privato di grammatica, il quale. benché avesse 95 anni, gli fu di aiuto per la scuola di latino per venticinque anni ancora, essendo morto a 120 anni, e il Ven. Glicerio Landriani (+1618), di nobile famiglia, che gli si unì nel 1610 e lavorò alla restaurazione della dottrina cristiana in Roma. Nel primo decennio del secolo XVII altri maestri o aspiranti alla vita d'insegnamento si associarono al Calasanzio che, per rendere stabile l'opera, si proponeva d'istituire una congregazione religiosa con lo scopo di istruire la gioventù. Alcuni però si mostrarono presto di spirito non buono e procurarono amarezze senza fine al santo che, pur essendo d'indole piuttosto arrendevole, era rigidamente inflessibile riguardo a quei principi che gli sembravano inderogabili e fondamentali per l'Istituto.
La compagine dell'associazione ne soffrì e il cardinale protettore. Benedetto Giustiniani (+1621), ideò e volle la fusione della famiglia religiosa del Calasanzio con i Chierici Regolari della Madre di Dio, fondati a Lucca (1574) da S. Giovanni Leonardi (+1609). La fusione durò soltanto tre anni (1614-1617) perché i religiosi del Leonardi, troppo abituati al ministero parrocchiale e missionario, non riuscirono ad adattarsi a quello scolastico. Le due istituzioni furono di nuovo separate.
Paolo V eresse la famiglia religiosa del Calasanzio in Congregazione Paolina delle Scuole Pie (1617). Il cardinale protettore diede al santo l'abito religioso nella cappella del palazzo Giustiniani, e il fondatore, a sua volta, lo diede nella chiesa di San Pantaleo ai suoi primi quattordici compagni.
La Congregazione si diffuse presto nello Stato Pontificio. Gregorio XV volle perciò trasformarla in Ordine religioso con voti solenni, dando ai membri il nome di Chierici Regolari Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie (1621). Al fondatore affidò l'incarico di dettare le costituzioni e di assumerne il governo per nove anni. Nonostante l'ostilità degli emuli e degli interessati e qualche dissidio interno sorto per motivi di ambizione e di malcontento, specialmente perché il santo voleva che tutti praticassero la povertà in modo assoluto, l'opera si diffuse rapidamente anche in Liguria, nel Napoletano, in Toscana, in Sicilia, in Sardegna, nella Boemia e Moravia, in Polonia. A Carcare (Savona) si recò il fondatore in persona (1623), vi rappacificò gli animi divisi, operò miracoli e lasciò un ricordo molto vivo di sé. Andò pure a Napoli per stabilirvi l'Ordine nel quartiere della Duchessa, il più derelitto e il più povero della città (1626). Poi da Roma non si mosse più fino alla morte.
Urbano VIII confermò al santo l'incarico di superiore generale a vita. Il rapido sviluppo nocque alla giovane istituzione. Il fondatore non ne ebbe colpa. Infatti resisteva quanto poteva prima di concedere fondazioni di nuove case e scuole, ma non sempre era in grado di opporsi a talune raccomandazioni e pressioni fortissime. L'Ordine andò dunque incontro ad una crisi assai grave, provocata all'interno soprattutto dai fratelli laici aspiranti al sacerdozio, e all'esterno da un deciso attacco di emuli e nemici aperti, i quali in tutti i modi cercarono di restringere l'azione educativa degli Scolopi nell'ambito della scuola primaria o elementare. Il Calasanzio voleva invece che gli Scolopi estendessero la loro missione anche alle scuole medie e superiori. Perciò egli resistette incrollabile alla tentata limitazione a costo di offrire il fianco ad accuse e calunnie. Dal Cardinale Michelangelo Tonti (+1622) non aveva esitato ad accettare l'incarico di istituire e reggere il collegio Nazareno di Roma (1630). Amò come pochi la scienza tanto da mostrarsi benevolo verso Galileo (+1642) e Campanella (+1639).
Tra i membri ambiziosi e intriganti dell'Ordine è rimasto tristemente famoso il P. Mario Sozzi (+1643), provinciale della Toscana e amico di cardinali, il quale, perché un giorno gli furono sottratte delle carte che aveva ricevuto dal Santo Ufficio, ne diede avviso all'Assessore dichiarandone responsabile il Calasanzio. Il giorno dopo (8-8-1642), l'ottantacinquenne santo fu arrestato e condotto davanti al supremo tribunale della Chiesa. Tuttavia non gli fu difficile dimostrare che la requisizione delle carte in possesso del P. Mario era stata fatta per ordine del cardinale Cesarini, protettore dell'Ordine, e da una persona da lui incaricata. Il porporato, appena ne venne a conoscenza, mandò subito l'uditore a giustificare il Calasanzio davanti al Santo Ufficio, lo fece liberare e ricondurre a casa la sera stessa, quasi in trionfo, nella più bella delle sue carrozze.
Ad amareggiare la vita del fondatore delle Scuole Pie, vero Giobbe del Nuovo Testamento, contribuì anche il visitatore incaricato dalla Santa Sede di indagare sullo stato interno della istituzione. Il santo non si difese. Era troppo sicuro di avere dalla sua parte il Signore che con il dono dei miracoli gli aveva concesso anche estasi e visioni. Non gli era apparsa un giorno Maria SS. con il Bambino Gesù in braccio, benedicente, mentre nell'oratorio stava eseguendo con i suoi scolari la pia pratica dell'orazione continua, da lui introdotta nell'Istituto? Sopportò quindi la bufera infernale che si addensò sopra di lui con animo forte. Il 18-8-1642 Urbano VIII lo depose dalla carica di superiore generale, e Innocenzo X, con un Breve del 17-3-1646, impose la regressione dell'Ordine a semplice unione libera di varie case tra loro indipendenti, con piena facoltà ai membri di continuare a farne parte o uscirne. Il colpo fu duro assai per il Calasanzio che andava incontro alla morte con la tristezza di lasciare l'opera sua in tali condizioni.
Anziché perdersi d'animo, moltiplicò le preghiere e le penitenze. Quando si mise a letto chiese che gli fosse portata tutte le mattine la comunione e fino all'ultimo giorno di vita fu fedele alla recita del breviario. Tra gli spasimi della malattia si faceva leggere la Passione del Signore. A poche ore dal trapasso uno degli astanti gli disse piangendo: "Padre, voi ve ne andate al cielo. e vedete in quali travagli ci lasciate: ricordatevi di noi". Il santo gli rispose: "Se andrò in Paradiso, come spero per la bontà del Signore, me ne ricorderò, me ne ricorderò, non dubitate. Fate sapere a tutti che siano devoti del santo rosario, e non dubitino, che ogni cosa si accomoderà".
Il Calasanzio morì il 25-8-1648. Benedetto XIV lo beatificò il 7-8-1748. Clemente XIII lo canonizzò il 16-7-1767 e Pio XII lo proclamò patrono di tutte le scuole cattoliche nel 1948.
Le sue reliquie sono venerate a Roma nella chiesa di San Pantaleo. Come aveva predetto, la sua Opera rifiorì. Alessandro VII restituì nel 1656 alle Scuole Pie la fisionomia di Congregazione, e Clemente IX nel 1669 quella di Ordine religioso con voti solenni.
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Sac. Guido Pettinati SSP,
I Santi canonizzati del giorno, vol. 8, Udine: ed. Segno, 1991, pp. 292-297
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