"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofalo: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica". ISPIRAZIONE (dal lat. inspirare = soffiar dentro; e in senso traslato, infondere, detto in modo speciale di sentimento). Nel senso ecclesiastico ispirazione è, in genere. un influsso o mozione di Dio nell'anima e più propriamente nella volontà, ma i Teologi sono soliti indicare con questo termine un impulso carismatico che muove l'uomo a comunicare agli altri quanto Iddio vuole sia comunicato.
Quando la comunicazione è orale si ha l'ispirazione profetica, quando è scritta l'ispirazione agiografica, biblica. S. Paolo (II Tim. 3. 16-17) afferma che «tutta la Scrittura è ispirata da Dio» e S. Pietro (II petr. 1. 2) dà la ragione di questa ispirazione: «Gli uomini di Dio hanno parlato mossi dallo Spirito Santo».
Leone XIII, nella grande Enciclica dedicata agli studi biblici, la Providentissimus Deus del 18 nov. 1893, cosi definiva la ispirazione: «è una azione soprannaturale per mezzo della quale Dio eccitò e mosse gli scrittori sacri a scrivere, li assistette nelle scrivere di modo che essi concepissero rettamente col pensiero, volessero fedelmente scrivere ed esprimessero acconciamente con infallibile verità tutto quello che Egli voleva che esprimessero» (E. B.. n. 110).
Secondo l'affermazione costante ed esplicita delle fonti della rivelazione Dio è autore delle Sacre Scritture. Egli non è però autore diretto ed unico in quanto ha creato così come sono i libri sacri, ma autore principale, al quale risale tutta la responsabilità dei libri, che però si è servito per la loro compilazione e redazione di uomini che sono autori secondari e strumentali. Essendo tuttavia l'uomo non uno strumento cieco ma cosciente e libero, ha un'azione sua propria che si manifesta nella forma esterna del libro. In tal senso si può parlare di uno stile di Isaia, dì Geremia, di Matteo, di Paolo ecc.
L'azione ispirativa di Dio nell'uomo importa: a) una illustrazione della mente per cui l'autore sacro percepisce rettamente quel che deve scrivere e ne giudica infallibilmente la verità o falsità; b) una mozione della volontà per cui Dio influisce nell'agiografo perché egli si decida a scrivere quel che ha concepito e giudicato; c) una assistenza alle facoltà esecutive perché nella scelta delle parole e delle espressioni siano premunite da errori o deviazioni che potrebbero compromettere la manifestazione del pensiero divino.
Si noti che l'azione di Dio sulla mente dell'agiografo non è una rivelazione propriamente detta, perché l'agiografo può avere delle conoscenze sue, derivate gli per es. da una partecipazione diretta agli avvenimenti che narra, o acquisite precedentemente per intervento divino. La rivelazione è necessaria quando l'uomo deve comunicare da parte di Dio verità di ordine soprannaturale la cui conoscenza sfugge alle sue umane possibilità intellettuali.
L'influsso ispirativo di Dio non è necessariamente avvertito dall'uomo, perché Dio agisce nelle creature ragionevoli senza violentarne la natura.
Il magistero solenne della Chiesa nei Concili Fiorentino, Tridentino e Vaticano ha definito che la ispirazione della Bibbia è un dogma di fede.