Nacque a Corinaldo (Ancona) il 16 ottobre 1890. Maria era la seconda di sei figli. Quando suo padre morì e la madre dovette iniziare a lavorare a Maria venne dato l\’incarico di badare alla casa e ai suoi fratelli. Alessandro Serenelli, un giovane di 18 anni innamoratosi di Maria, il 5 luglio del 1902 la aggredì e tentò di violentarla. Alle sue resistenze la uccise accoltellandola. Maria prima di spirare perdonò l’assassino che fu condannato a 30 anni di prigione. Maria Goretti fu proclamata santa nel 1950 da Pio XII.
Questa martire della purezza, emula delle sante vergini dei primi secoli della Chiesa, nacque il 16-10-1890 a Corinaldo, nella diocesi di Senigallia (Ancona), terzogenita dei sette figli che Luigi, povero bracciante, ebbe da Assunta Casagrande Carlini, semplice e analfabeta donna del popolo. Al fonte battesimale le furono imposti i nomi di Maria e Teresa. I due genitori educarono i loro figli secondo le buone tradizioni religiose del tempo. Pio XII scriverà alla signora Assunta, il 3-7-1952, in occasione del 50° anniversario del martirio della figlia: "Fortunata madre, che obbedendo allo spirito di Dio, amico degli umili, e aiutata dalla povertà e dall\’arduo calvario della vita, trovasti nel santo timore di Dio, nella quotidiana preghiera, nell\’esercizio delle virtù domestiche, i sicuri sentimenti di una educazione cristiana, adeguata a tutte le prove, pronta a tutte le rinunzie, agguerrita a tutte le lotte con lo spirito del male".
Marietta ricevette la cresima a sei anni nella chiesa parrocchiale di Corinaldo. In quell\’occasione fu preparata a fare pure la sua prima confessione. Nel 1897 si trasferì nella tenuta "Colle Gianturco" del signor Scelzi, presso Fallano e Fiuggi (Prosinone), con i genitori e Giovanni Serenelli, vedovo con due figli, Gaspare e Alessandro. Nel 1899 le due famiglie si trasferirono a Ferriere di Conca, distante undici Km. da Nettuno (Roma), nella diocesi di Albano Laziale, nella tenuta paludosa del conte Attilio Mazzoleni. Qui la santa visse gli ultimi tré anni e mezzo della sua breve esistenza senza potere mai frequentare la scuola sia per la povertà della famiglia, e sia per l\’eccessiva distanza dai centri abitati. Quindi, tutto quello che sapeva di preghiere e di dottrina cristiana, lo aveva appreso a memoria dalla viva voce dei genitori in casa, e dalle prediche del sacerdote in chiesa.
La vita dei Goretti e dei Serenelli nella tenuta del conte Mazzoleni fu molto dura tanto per la malaria che imperversava nell\’agro romano, quanto per la scarsezza dei proventi necessari alla loro sussistenza. Tuttavia, la loro povertà non rasentò mai la miseria. Sulla loro mensa con la polenta non mancava il buon pane fatto con la farina di grano. Abitavano in una casa che, a confronto delle costruzioni fatte nelle paludi, si poteva considerare una reggia. Vivevano il più possibile isolati dagli abruzzesi delle lastre, ciò nonostante il signor Luigi fu colpito dalla malaria e il 6-5-1900 morì, assistito da un sacerdote. Alla mamma, affranta dal dolore, Manetta disse con fede: "Fatti coraggio, Dio ci aiuterà". Poco prima della morte il marito aveva esortato la moglie a fare ritorno a Corinaldo, ma i debiti contratti e la grande povertà la tennero inchiodata alla tenuta che lavoravano insieme ai Serenelli. In casa, a custodire i fratellini, a riordinare le stanze e a preparare il magro desinare per entrambe le famiglie restava Manetta. Ella fu, quindi, di valido aiuto alla mamma, la quale affermò della figlia nel processo canonico: "Non mi ha mai disobbedito".
La santa fu di guida e di esempio ai fratelli e alle sorelle più piccole. Sovente li radunava attorno a sé per spiegare loro quanto sapeva di catechismo e farli pregare. Cresceva tanto dolce, paziente e assennata da sembrare già una donna adulta. Quando la mamma tornava dai campi sfinita per le fatiche e, per un nonnulla, s\’inquietava, invece di scusarsi, Marietta si addossava la colpa degli altri e cercava di confortarla. Se la mamma si lamentava della povertà in cui era costretta a vivere, la esortava a porre la sua fiducia nel Signore con una convinzione superiore all\’età.
Nel processo canonico di Albano, il Sig. Filippo Vari dichiarò: "Ho visto la serva di Dio quando abitava a Ferriere e mi ha sempre meravigliato la sua serietà nel parlare e il suo fare di donna matura". Al fattore della tenuta, quando la incontrava,"dava l\’impressione che non fosse una pettegola, ma una bambina seria, che si dedicava in maniera speciale alla cura di fratelli, evitava la compagnia dei coetanei e sbrigava le faccende di casa con diligenza". Il sig. Pasquale Felici, gestore della tabaccheria e del negozio di generi alimentari della zona, depose: "Ho conosciuto la serva di Dio e la madre. Quasi tutti i giorni o l\’una o l\’altra venivano a spendere nel mio negozio. La fanciulla aveva dagli undici ai dodici anni, ma ne dimostrava di più per il suo precoce sviluppo. Era bella di aspetto e di modi, intelligente, sicura del fatto suo nello spendere. Era di carattere serio, ma svelto; modesta nel vestire, amante della pulizia, tanto che si distingueva tra i figli degli altri coloni. Portava la capigliatura abbandonata sulle spalle, ma era modestissima".
Le virtù in cui la Goretti si distinse maggiormente furono, in realtà, la modestia e la purezza. Sembrava a tutti i vicini che non potesse stare lontana da casa. In viaggio camminava a occhi bassi, ai margini della strada e difficilmente si fermava per via a chiacchierare con le persone che conosceva. Ogni tanto si recava con la signora Teresa Cimarelli, amica di famiglia, al mercato di Nettuno per vendere uova e colombi onde raggranellare un po\’ di soldi per le necessità familiari. Nel suo contegno anche allora traspariva la semplicità e il candore. Non riusciva a tollerare i discorsi cattivi. Diceva alla mamma quando le raccomandava di stare attenta alle compagnie che frequentava: "Meglio morire piuttosto di dire parole brutte". Non amava né i divertimenti, né le vanità proprie delle fanciulle che stanno per diventare donne. Si accontentava di vesti rattoppate, per lavorare nei campi, che qualche vicina di casa ogni tanto le regalava.
Se Marietta si faceva notare per il suo abituale raccoglimento, la sua laboriosità, incantava anche per la sua devozione alla Vergine SS., di cui ornava le immagini con angelica pietà. In casa pregava sempre prima dei pasti e non toccava cibo se prima non aveva fatto le parti alla mamma e ai fratelli. La sera recitava il rosario nella grande cucina comune, al quale prendevano parte anche i Serenelli. Durante il giorno si vedeva sovente con la corona in mano o attorcigliata al braccio. Dopo la morte del babbo, poiché la mamma non disponeva di denari sufficienti per fargli celebrare delle Messe in suffragio, Marietta al solito rosario ne aggiunse un altro, per il riposo eterno di lui. Alle sorelle e ai fratelli la mattina e la sera faceva recitare devotamente tre volte l\’Ave Maria. La domenica, quando non era impedita dalle occupazioni familiari, andava a Messa nella cappella che era stata aperta davanti al negozio dei generi alimentari, oppure a Campomorto, distante 5 Km. dalle Ferriere o a Nettuno. Dal 29 giugno fino al 1 novembre la chiesetta di Conca rimaneva chiusa. Benché non sapesse ne leggere e ne scrivere, stava nella casa di Dio con molta devozione e raccoglimento. Quando ritornava dalla Messa non mancava di comunicare ai familiari quanto aveva udito dalla viva voce del sacerdote.
La Goretti fece la prima comunione nella chiesetta di Conca, alla presenza della mamma, secondo la testimonianza dell\’arciprete di Nettuno, Don Temistocle Signori, e di Alessandro Serenelli, teste nel processo ordinario di Albano (1935). La data più sicura pare sia quella del 16-6-1901, domenica dopo l\’ottava del Corpus Domini. Vi fu preparata da Elvira Schiassi, guardarobiera dei Mazzoleni, per lo spazio di undici mesi. Essendo analfabeta, Marietta dovette faticare non poco per imparare tutto a memoria. Un giovane Passionista del convento di Santa Maria delle Grazie di Nettuno, il P. Girolamo di S. Michele, predicò in parrocchia il ritiro di preparazione alla prima comunione. Anche la Goretti vi prese parte. Ella rimase molto impressionata nell\’udire il predicatore che diceva: "Chi commette il peccato rinnova la passione di Gesù". Quando ritornò a casa, dichiarò alla mamma, alla quale in precedenza aveva chiesto perdono dei dispiaceri che le aveva dato: "D\’ora innanzi sarò sempre più buona".
Nell\’anno in cui ancora visse, la santa poté fare la comunione soltanto due o tre volte, perché il P. Basilio, passionista, che nelle domeniche si recava a Conca per celebrarvi una sola Messa, non era ancora autorizzato ad ascoltare le confessioni. Perché si riconciliasse con Dio, la mamma conduceva la figlia, un paio di volte all\’anno, nelle chiese di Nettuno o ve la mandava in compagnia di un\’amica di famiglia. Quelle poche comunioni che fece tuttavia furono più che sufficienti per rendere Marietta inespugnabile ai ripetuti e furiosi assalti di Alessandro Serenelli, giovane diciannovenne, timido e senza amici, di carattere chiuso e solitario, che cominciò a sentire impudiche e violente attrattive verso di lei, appena cominciò a trasformarsi in una graziosa signorina. Secondo un teste "de visu", il carabiniere Edoardo Formica, Marietta "era molto sviluppata".
Quando fu uccisa non aveva che 11 anni e 9 mesi, eppure era alta m. 1,38. Nel mese di giugno del 1902 nel Serenelli si fecero più vivi i sentimenti libidinosi per la sua compagna di lavoro. Un giorno, mentre stava accanto a lui nel campo, le fece una proposta oscena, ma la santa non gli rispose neppure. Pochi minuti dopo le si avvicinò, l\’abbracciò con forza e tentò l\’unione carnale con lei. Marietta protestò subito con energia, si fece rossa in viso e si divincolò dalle sue braccia. Una decina di giorni dopo, il Serenelli entrò nella sua camera da letto mentre la Goretti la stava rassettando, le rinnovò la solita cattiva proposta, cercò persino di rovesciarla sul letto, ma ella, preoccupata in volto, si svincolò ancora una volta con forza dalle sue braccia. Il Serenelli cessò di tormentarla, ma prima di uscire dalla stanza le intimò di non dire nulla a nessuno. "Se lo dici, io ti ammazzo!". Quel giorno mamma Assunta era assente da casa.
Il 5-7-1902 il Serenelli per la terza volta fu assalito da una violentissima tentazione carnale mentre, verso le tre pomeridiane, dal carro, stava guidando i buoi che pestavano le fave sull\’aia. In quel momento Marietta gli rammendava la camicia sul pianerottolo della scala esterna della casa, e suo padre Giovanni, colpito dalla malaria, stava coricato davanti alla stalla. Con il pretesto di salire in casa a prendere un fazzoletto, il Serenelli lasciò mamma Assunta e i suoi figli a continuare il lavoro. Era fermamente deciso a piegare Marietta alle sue voglie, anche a costo di ucciderla. Le passò dinanzi senza proferire parola, andò in una stanza adibita a ripostiglio in cui sapeva che esisteva un acuminato punteruolo lungo 27 cm. che serviva a cucire le scope, lo adagiò sul coperchio di un cassone esistente in cucina, ritornò da Marietta ancora intenta nel suo lavoro, la chiamò con voce alterata, ma la fanciulla non gli rispose.
Furente il Serenelli l\’afferrò allora per un braccio, la trascinò in cucina, chiuse la porta dalla parte interna col saliscendi, la gettò violentemente per terra, le sollevò le vesti benché si divincolasse e cercasse di fuggire, e poi tirò colpi "come si pesta il granoturco" perché, invece di accondiscendere alle sue brame, lo rimproverò dicendogli ripetutamente: "Dio non vuole che si facciano queste cose; tu vai all\’inferno! Sì, sì, sì, Dio non vuole queste cose; tu vai all\’inferno!". Il Serenelli, cosciente della pessima azione che stava compiendo, crivellò l\’addome della Santa con 11 colpi di punteruolo, mentre ella non faceva che gridare, chiamare la madre e cercare con le braccia non di fermare la mano dell\’assassino, ma di tirare giù le vesti per coprirsi.
Mamma Assunta, alle grida della figlia accorse spaventata. Appena la vide con gli intestini scoperti e immersa in un lago di sangue, chiese: "Marietta mia, cos\’è successo? Chi è stato?". Pallidissima, con un filo di voce, le rispose: "E stato Alessandro". "Ma perché?". "Mi voleva fare le cose cattive, e io non ho voluto". La martire per vergogna e per paura non aveva detto nulla alla mamma dei due precedenti tentativi fatti dal Serenelli per trascinarla nel fango. Il giorno stesso aveva detto alla Cimarelli: "Non vedo l\’ora che giunga domani per andare a ricevere Gesù".
L\’agnello di Dio, che si pasce tra i gigli, si donò a lei il giorno dopo nell\’ospedale dei Fatebenefratelli di Nettuno, dove fu subito trasportata e operata purtroppo inutilmente. Dopo che fu iscritta tra le figlie di Maria esclamò più volte: "La Madonna mi chiama!". Perdonò di cuore al suo assassino prima di ricevere tutti i sacramenti, e dichiarò: " Voglio che venga lui pure con me in paradiso!". Il 6-7-1902, quando si diffuse la notizia della sua morte, chi la conobbe disse che una ragazza così buona non meritava una fine tanto orrenda.
Dopo il martirio della figlia, mamma Assunta ritornò con la famiglia a Corinaldo. Il parroco l\’aveva presa al suo servizio. Nel 1910 i concittadini vollero tramandare ai posteri la memoria di Maria Goretti facendole erigere un monumento. In quell\’occasione il Serenelli fu rintracciato, nel carcere in cui si trovava, tramite i vescovi di Senigallia e Noto (Siracusa), fu esortato a pentirsi e a riconciliarsi con la famiglia della sua vittima, e messo periodicamente al corrente di quanto si stampava riguardo a colei che tutti concordemente riconoscevano come vergine e martire.
Alessandro Serenelli il 15-10-1902 fu condannato dalla Corte di Assise di Roma a 30 anni di reclusione, tre dei quali da trascorrere in "segregazione cellulare". Uscì dal carcere di Noto, in cui era stato confinato, dopo 27 anni, con l\’aspetto di un uomo molto provato e invecchiato. Nel 1936 i Cappuccini delle Marche lo accolsero come un fratello nella loro comunità. Tra di loro morì a 89 anni, dopo una vita di espiazione e di riparazione. In carcere aveva sognato Marietta in un giardino, vestita di bianco, intenta a raccogliere dei candidissimi gigli e porgerglieli a uno a uno.
La Goretti fu beatificata il 27-4-1947 e canonizzata il 24-6-1950 da Pio XII, alla presenza della mamma e di una moltitudine di fedeli. Le reliquie della santa sono venerate nella cripta del santuario di Santa Maria delle Grazie a Nettuno, officiato dai Padri Passionisti.
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Sac. Guido Pettinati SSP,
I Santi canonizzati del giorno, vol. 7, Udine: ed. Segno, 1991, pp. 59-65
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