"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofalo: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica". DESIDERIO (di Dio): è propriamente un\’inclinazione dell\’appetito sensitivo o della volontà verso un bene assente.
Impropriamente anche l\’inclinazione dell\’intelletto verso la verità si dice desiderio. Che le creature, specialmente l\’uomo. tendano a Dio coscientemente o incoscientemente è verità di fede e di ragione. essendo Dio causa efficiente e causa finale di tutte le cose. Nell\’uomo, fatto ad immagine di Dio, quella tendenza è più accentuata e il desiderio è diventato più drammatico, una vera nostalgia, dopo la caduta originale. Ma c\’è un\’annosa questione teologica intorno al desiderio della visione beatifica: può l\’uomo senza la rivelazione e senza la grazia desiderare di vedere intuitivamente l\’essenza di Dio?
Scoto e la sua scuola rispondono affermativamente aggiungendo che quel desiderio è innato, cioè quasi istintivo, indipendente dalla conoscenza esplicita dell\’oggetto. Questa sentenza lega più intimamente l\’uomo a Dio e presenta l\’ordine soprannaturale come termine di una naturale inclinazione: oscurata al tempo della condanna del Baianismo (v. questa voce) negli ultimi tempi rivive presso non pochi Teologi di varie scuole. I Tomisti invece, partendo da una rigida distinzione tra ordine naturale e ordine soprannaturale, sostengono che nell\’uomo non può nascere il desiderio della visione beatifica senza la Rivelazione, né può essere comunque efficace senza la grazia. S. Tommaso, pur tenendo questa dottrina della netta distinzione dei due ordini nella Somma (I, q. 12, a. 1) e in altre opere parla d\’un «desiderio naturale», che l\’uomo concepisce, nel vedere gli effetti, di vedere anche la Causa prima, cioè Dio.
Il commento di questo passo ha creato un\’ampia letteratura con le più svariate soluzioni. Seguendo la corrente che fa capo a Silvestro da Ferrara, si può ritenere come più probabile questa interpretazione: il desiderio di cui parla S. Tommaso è veramente naturale, non però innato (istintivo), ma elicito cioè dipendente dalla cognizione delle cose create (effetto), donde nasce il desiderio di conoscere la causa (Dio). Ma Dio non si può conoscere pienamente se non con la visione beatifica; quindi, senza saperlo, l\’uomo con quel desiderio naturale tende materiamente alla visione beatifica. In quel desiderio è radicata la possibilità dell\’elevazione dell\’uomo all\’ordine soprannaturale (potenza obbedienziale). Quel desiderio rimarrebbe pura e inefficace tendenza senza l’aiuto della grazia.