“Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofalo: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica”. Angelo (gr. = messaggero, ebr.= maléak): significa nelle S. Scritture messaggero di Dio, suo ministro. S. Gregorio M. avverte che quasi ogni pagina della Rivelazione scritta attesta l\’esistenza degli Angeli.
Basti ricordare nell\’A.T. i Cherubini posti a guardia del Paradiso terrestre dopo la cacciata di Adamo ed Eva; i tre Angeli apparsi ad Abramo, i Serafini di cui parla Isaia e l\’Angelo Raffaele che aiuta Tobia, e Michele e Gabriele ricordati da Daniele, che ritornano nel N.T. dove le testimonianze crescono (cfr. Apocalisse, gli Evangeli nel racconto della nascita di Gesù, della risurrezione; S. Paolo che enumera varie categorie di Angeli).
Il Conc. Lat. IV parla esplicitamente della creazione degli Angeli (DB, 428), che perciò è verità di fede. Esclusa la creazione ab a eterno, (Conc. Lat. IV e Vat. dicono «ab initio temporis»), non si sa con precisione in qual momento gli Angeli siano stati creati. Scrittura e Tradizione parlano di un numero sterminato.
Gli Angeli sono puri spiriti: tali infatti li chiama costantemente la S. Scrittura, sebbene alcuni Padri abbiano loro attribuito una certa corporeità. Come spiriti gli Angeli non hanno bisogno di un luogo materiale per esistere, ma vi possono essere presenti per via di azione (S. Tommaso).
Dalla S. Scrittura si ricava che gli Angeli sono distribuiti in 9 gruppi: Troni, Dominazioni. Principati, Potestà, Virtù, Arcangeli, Angeli, Cherubini e Serafini (nomi relativi a vari uffici)
Secondo la sentenza più probabile «S. Tommaso) gli Angeli non sono come gli uomini, individui della stessa specie, ma ogni individuo costituisce una specie (per l\’assenza della materia che individua e moltiplica numericamente le forme). Gli Angeli furono creati nello stato di grazia santificante (sono difatti chiamati Santi. amici di Dio); ma non tutti vi perseverarono. Molti di essi commisero, subito dopo la creazione, un peccato di superbia, abusando della loro libertà (Conc. Later. DB, 428). La Rivelazione parla più volte del peccato degli Angeli: S. Pietro nella 2.a Lett.: «Dio non perdonò agli Angeli che peccarono» (cfr. 1.a Lett. di Giov., 3. 8). Essi furono puniti immediatamente e precipitati nell\’inferno: Cristo attesta di aver visto Satana precipitare come una folgore (1. c. 10, 18).
S. Tommaso commenta che l\’Angelo conoscendo come per intuito aderisce immutabilmente, dopo la libera scelta, o al bene o al male: perciò gli Angeli non ebbero e non avranno modo pentirsi, come gli uomini che conoscono ragionando progressivamente.
Come gli Angeli buoni assistono e aiutano gli uomini per il bene e la salvezza, così i Demoni (v. questa voce) istigano al male con la tentazione e possono invadere il corpo con l\’ossessione, per cui il corpo diventa come une strumento dello spirito maligno.