Adolfo Tanquerey. Compendio di Teologia Ascetica e Mistica. APPENDICI. I. La spiritualità del Nuovo Testamento. 1° La spiritualità dei sinottici. 2° La spiritualità di S. Paolo. 3° La spiritualità di S. Giovanni.
I. La spiritualità del Nuovo Testamento A1-1.
Perchè i nostri lettori possano cogliere meglio e ordinare i tesori spirituali chiusi nel Nuovo Testamento, diamo qui una breve sintesi della spiritualità dei Sinottici, di S. Paolo e di S. Giovanni.
1° LA SPIRITUALITÀ DEI SINOTTICI.
L\’idea centrale dell\’insegnamento di Gesù nei Sinottici è quella del regno di Dio. A far capire la spiritualità che vi è annessa, ne esponiamo la natura, la costituzione e la condizioni per entrarvi.
A) La natura. Il regno di Dio predicato da Gesù Cristo nulla ha di terreno, contrariamente a ciò che nei loro pregiudizi pensavano i Giudei, ma è tutto spirituale, opposto a quello di Satana, capo degli angeli ribelli. a) Si presenta sotto tre diverse forme: 1) ora è il paradiso o il regno riserbato agli eletti: "Venite, benedicti Patris mei, possidete paratum vobis regnum a constitutione mundi" A1-2; 2) ora è il regno interno quale già si trova sulla terra, vale a dire la grazia, l\’amicizia, la paternità divina offerta da Dio e accettata dagli uomini di buona volontà; 3) infine è il regno esterno che Dio fonda a perpetuare l\’opera sua sulla terra A1-3. b) Queste tre forme non costituiscono che un solo e medesimo regno; perchè la Chiesa esterna non è fondata se non perchè il regno interno possa pacificamente svilupparsi, e questo è, a così dire, il complesso delle condizioni che schiudono il regno celeste.
B) La costituzione. Questo regno interno ha un capo, che è Dio stesso A1-4; ora questo Dio è nello stesso tempo Padre dei suoi sudditi, non della comunità soltanto come nell\’Antica Legge, ma di ogni anima in particolare. La sua bontà è così grande che si estende anche ai peccatori A1-5 finchè vivono sulla terra; ma la sua giustizia colpisce i peccatori ostinati che verranno condannati al fuoco dell\’inferno A1-6.
Questo regno fu fondato sulla terra da Gesù Cristo, figlio dell\’uomo e figlio di Dio, che è egli pure nostro re: per diritto conosce il Padre come il Padre conosce lui; e per diritto di conquista, perchè venne a salvare ciò che era perito e versò il sangue a remissione dei nostri peccati A1-7. È re pieno di premure, che ama i piccoli, i poveri, i derelitti, che corre dietro la pecorella smarrita per ricondurla all\’ovile e che sulla croce perdona ai suoi carnefici A1-8. Ma è pure giudice dei vvi e dei morti; e nell\’ultimo giorno farà la separazione nel suo regno definitivo, e i reprobi condannando all\’eterno supplizio A1-9.
Non v\’è dunque nulla sulla terra di più prezioso di questo regno; è la perla preziosa e il tesoro nascosto che bisogna acquistare ad ogin costo.
C) Condizioni per entrare in questo regno. er entrarvi si deve far penitenza A1-10, ricevere il battesimo, credere al Vangelo e osservare i comandamenti A1-11.
Ma a perfezionarvisi, l\’ideale proposto ai discepoli è di accostarsi quanto più è possibile alla perfezione stessa di Dio. Essendo suoi figli, una tal nobiltà c\’impone doveri, onde dobbiamo accostarci quanto più è possibile alle divine perfezioni: "Estote ergo vos perfecti, sicut et Pater vester cælestis perfectus est" A1-12.
A conseguire ideale così perfetto occorrono due condizioni essenziali: la rinunzia a se stesso e alle creature, onde uno si distacca da tutto ciò che è ostacolo all\’unione con Dio; e l\’amore, onde uno si dà intieramente a Dio seguendo Gesù Cristo: "Si quis vult post me venire, abnegat semetipsum, et tollat crucem suam quotidie, et sequetur me" A1-13.
a) La rinunzia ha vari gradi. Deve escludere per tutti quel disordinato amore di sè e delle creature che costituisce il peccato, e specialmente il peccato grave, ostacolo assoluto al nostro fine; il che è tanto vero che, se l\’occhio destro ci scandalizza, non dobbiamo esitare a strapparlo: "Quod si oculis tuus dexter scandalizat te, erue eum et projice abs te" A1-14. Ma per coloro che vogliono essere perfetti la rinunzia sarà assai più intiera e comprenderà la pratica dei consigli evangelici: la povertà effettiva, il distacco dalla famiglia e la castità perfetta o continenza A1-15. Chi poi non volesse o no npotesse arrivare a tanto, si contenterà della interna rinunzia alla famiglia e ai beni di questo mondo; praticherà lo spirito di povertà e l\’interno distacco da tutto ciò che si oppone al regno di Dio nell\’anima; può così assorgere ad alto grado di santità A1-16.
Questi vari gradi risultano dalla distinzione tra precetti e consigli: per entrar nella vita, basta osservare i comandamenti; ma per essere perfetti, bisogna vendere i propri beni e darli ai poveri: "Si autem vis ad vitam ingredi, serva mandata… Si vis perfectus esse, vade, vende quæ habes et da pauperibus" A1-17.
La perfetta rinuncia va sino all\’amor della croce "tollat crucem suam"; si finisce con amar la croce, non per se stessa ma per ragione del divin Crocifisso che uno vuol seguire sino alla fine: "et sequatur me". Si riesce anzi a trovar la perfetta letizia nella croce: beati pauperes spiritu… beati mites… beati qui persecutionem patiuntur… Beati estis cum maledixerint vobis" A1-18.
b) Ma la rinunzia non è che mezzo per giungere all\’amor di Dio e del prossimo per Dio. L\’amore infatti compendia tutta la legge: "In his duobus mandatis universa lex pendet et prophetæ" A1-19; amore onde uno si dà a Dio con tutto il cuore, con tutta l\’anima, con tutta la mente: "Diliges Dominum Deum tuum ex toto corde tuo et in totâ animâ tuâ et in totâ mente tuâ… Secundum autem simile est huic: Diliges proximum tuum sicut te ipsum" A1-20. È il massimo dei comandamenti, quello che racchiude tutta la perfezione.
1) Quest\’amore dev\’essere filiale: c\’induce prima di tutto a glorificare il Padre celeste: "Pater noster… sanctificetur nomen tuum, adveniat regnum tuum" A1-21; e per meglio glorificarlo, a osservare i comandamenti: "fiat voluntas tua sicut in cælo et in terrâ"… "non omnis qui dicit mihi Domine, Domine, intrabit in regnum cælorum, sed qui facit voluntatem Patris mei" A1-22.
2) Dev\’essere confidente: perchè il Padre celeste si prende cura dei suoi figli assai più che degli uccelli del cielo e dei gigli del campo: "Nonne vos magis pluris estis illis?… Scit enim Pater vester quia his omnibus indigetis" A1-23. Confidenza che si palesa colla preghiera, la quale, secondo le promesse del divin Mediatore, ottiene tutto ciò che chiede: "Petite et dabitur vobis; quærite et invenietis; pulsate et aperietur vobis. Omnis enim qui petit, accipit, et qui quærit invenit, et pulsanti aperietur" A1-24.
3) Genera l\’amor del prossimo: essendo tutti figli dello stesso Padre celeste, siamo tutti fratelli: "Unus est magister vester, omnes autem vos fratres estis" A1-25. A dare a questa virtù il più efficace stimolo possibile, Nostro Signore dichiara che nel giorno del giudizio considererà come fatto a sè ogni servizio reso al minimo dei suoi fratelli A1-26. Gesù dunque si identifica coi suoi membri, onde, amando il prossimo, amiamo Lui. Amore che abbraccia anche i nemici, che dobbiamo sopportar con pazienza, pregar per loro e far loro del bene A1-27; accompagnato quindi da dolcezza e da umiltà, come quello del divino Modello: "Discite a me quia mitis sum et humilis corde" A1-28.
Rinunzia ed amore: ecco dunque le due condizioni essenziali richieste a conquistare il regno di Dio e la perfezione; esse infatti, come abbiamo visto, racchiudono tutte le virtù (n. 309 ss.).
2° LA SPIRITUALITÀ DI S. PAOLO A1-29.
S. Paolo giunge alle medesime conclusioni ma per altra via. L\’idea centrale non è più quella del regno, ma il disegno santificatore di Dio, che vuol salvare e santificare tutti gli uomini, Giudei e Gentili, per mezzo del Figliuol suo Gesù Cristo, costituito capo dell\’umana stirpe, al quale tutti devono essere incorporati: "Benedetto Dio e Padre del Signor Nostro Gesù Cristo, che ci benedisse con ogni benedizione spirituale, celeste, in Cristo… In cui abbiamo la redenzione pel sangue suo… E lo diede capo sopra tutta la Chiesa, che è il cirpo di lui e il complemento di lui che compie tutto in tutti: "Benedictus Deus et Pater Domini nostri Jesu Christi, qui benedixit nos in omni benedictione spirituali in cælestibus in Christo!… in quo habemus redemptionem per sanguinem ejus… et ipsum dedit caput supra omnem ecclesiam, quæ est corpus ipsius et plenitudo ejus" A1-30.
Dio dunque vuole da tutta l\’eternità santificarci e adottarci per figli. Ma c\’è un ostacolo, il peccato: peccato di origine, commesso da Adamo, primo capo dell\’umanità, e trasmesso ai discendenti colla concupiscenza, legge della carne che ci rende schiavi della legge del peccato. Ma Dio ha pietà dell\’uomo e gli manda un Redentore, un Salvatore, il proprio Figlio, Gesù Cristo, che sarà il nuovo capo dell\’umanità, e ci riscatterà coll\’ubbidienza spinta fino alla morte e morte di croce. Onde Gesù diverrà il centro della nostra vita: "mihi vivere Christus est" A1-31.
I suoi meriti e le sue sodisfazioni ci sono applicati specialmente col bettesimo e con l\’eucaristia. Il battesimo ci rigenera, c\’incorpora a Gesù Cristo, e ci rende uomini nuovi, che, sotto la direzione e l\’azione dello Spirito Santo, devono incessantemente combattere contro la carne o l\’uomo vecchio A1-32. L\’Eucaristia ci fa partecipare più copiosamente alla morte e alla vita di Gesù Cristo, agli interni suoi sentimenti e alle sue virtù A1-33.
Ma a fruttuosamente ricevere questi sacramenti, a coltivar la vita divina da essi comunicataci, bisogna vivere della vita di fede, "justus meus ex fide vivit" A1-34; riporre ogni confidenza in Dio e in Gesù; e specialmente praticar la carità, ottima fra le virtù, che ci accompagnerà anche in cielo A1-35, ma che richiede sulla terra la crocifissione della guasta natura A1-36.
Tutta quest\’ascesi si compendia in una formola che ricorre spesso sotto la penna dell\’Apostolo: incorporarsi ognor più a Cristo Gesù, e quindi spogliarsi dell\’uomo vecchio colle cattive sue inclinazioni e rivestirsi dell\’uomo nuovo con le sue virtù: "expoliantes vos veterem hominem cum actibus suis, et induentes novum, cum qui renovatur in agnitionem secundum imaginem ejus qui creavit illum" A1-37.
A) Bisogna prima di tutto spogliarsi dell\’uomo vecchio. a) L\’uomo vecchio, detto pure la carne, è la nostra natura, non in se stessa ma in quanto viziata dalla triplice consupiscenza. Onde opere della carne sono tutti i peccati, non solo i peccati di sensualità e di lussuria, ma anche la superbia nelle varie sue forme A1-38.
b) È stretto obbligo per noi mortificare o crocifiggere la carne, fondato su due principali ragioni: 1) il pericolo di acconsentire al peccato e andar dannati; perchè la carne o la concupiscenza, che non viene distrutta dal battesimo, ci porta violentemente al male e ci rende schiavi della legge del peccato, se inesorabilmente non la combattiamo sorretti dalla grazia di Gesù Cristo: "Quis me liberabit de corpore mortis hujus? Gratia Dei per Jesum Christum" A1-39; 2) le promesse battesimali: morti e sepolti con Gesù Cristo nel battesimo per vivere con lui vita novella, ci obbligammo a schivare il peccato e quindi a vigorosamente combatere contro la carne e contro il demonio A1-40; onde la vita sarà una lotta, la cui posta è la corona di gloria tenutaci in serbo dal Dio d\’ogni giustizia e d\’ogni amore A1-41.
c) A reggerci in questa lotta e renderci la vittoria relativamente facile, non ostante la nostra debolezza e la nostra incapacità, cossorre la grazia di Dio meritataci da Cristo; cooperandovi, siamo sicuri della vittoria: "Fidelis autem Deus est, qui non patietur vos tentari supra id quod potestis; sed faciet etiam cum tentatione proventum A1-42… Omnia possum in eo qui me confortat".
d) In questa mortificazione vi sono due gradi: 1) prima di tutto ciò che è essenziale a schivare il peccato mortale e la dannazione: "Castigo corpus meum et in servitutem redigo, ne forte cum aliis prædicaverim, ipse reprobus efficiar" A1-43; 2) poi ciò che è utile alla perfezione come la verginità, l\’umiltà perfetta, l\’assoluto disinteresse A1-44. — Sotto un altro aspetto S. Paolo distingue tre gradi di mortificazione: la crocifissione della carne ancor ricalcitrante, poi una specie di morte spirituale, finalmente il seppellimento A1-45.
B) Spogliandosi dell\’uomo vecchio, il cristiano s\’incorpora a Gesù Cristo e si riveste dell\’uomo nuovo; onde l\’uomo nuovo è il cristiano rigenerato col battesimo, unito allo Spirito Santo e incorporato a Cristo, che si studia sotto l\’azione della grazia di trasformarsi in Gesù Cristo. A ben capir questa dottrina, conviene spiegare qual è la parte dello Spirito Santo nell\’anima rigenerata, la partee di Cristo e la parte dell\’anima.
a) Lo Spirito Santo, vale a dire tutta la Spirito Santo. Trinità, abita nell\’anima del giusto trasformandola in tempio santo: "templum enim Dei sanctum est: quod estis vos" A1-46. b) Opera in quest\’anima, la muove con la grazia attuale, le dà una filiale confidenza nel Padre e le fa pregare con singolare efficacia: "operatur in nobis velle et perficere… In quo clamamus: Abba, Pater. Spiritua est qui adjuvat infirmitatem nostram… postulat pro nobis gemitibus inenarrabilibus" A1-47.
c) Gesù è capo d\’un corpo mistico di cui noi siamo le membra e ci dà il movimento, la direzione, la vita. Col battesimo veniamo incorporati a lui; e colla comunione ci uniamo alla Passione sua che commemoriamo, al suo sacrifizio, alla sua vita risuscitata a cui ci fa partecipare, aspettando di salire con lui al cielo, dove già stiamo con la speranza: "spe enim salvi facti sumus" A1-48. Comunione che poi si prolunga con una specie di comunione spirituale onde, nel corso dell\’intiera giornata, facciamo nostri i pensieri, gli affetti e i voleri di Gesù: "Hoc enim sentite in vobis quod et in Christo Jesu… Vivo autem, jam non ego, vivit vero in me Christus" A1-49. Cosicchè nulla ci può separare da Colui che è il nostro tutto: "Quis ergo nos separabit a caritate Christi?" A1-50
d) Ci corre quindi il dovere di tenerci strettamente uniti a Gesù, nostro capo, principio della nostra vita, perfetto modello che dobbiamo continuamente imitare fino a che non siamo trasformati in Lui. 1) Dobbiamo primieramente imitarne le disposizioni interne, l\’umiltà e l\’obbedienza: "Hoc enim sentite in vobis quod et in Christo Jesu, qui cum in formâ Dei esset… exinanivit semetipsum… factus obediens usque ad mortem… A1-51; la carità che lo mosse a sacrificarsi per noi: "dilexit nos et tradidit semetipsum pro nobis" A1-52; 2) poi il contegno esterno, praticando la modestia, la mortificazione corporale, la mortificazione dei vizi e delle passioni, coll\’intento di sottometterci più intieramente a Gesù e al suo Spirito: "Modestia vestra nota sit omnibus hominibus" A1-53…
In questa imitazione di Cristo ci sono parecchi gradi: si è dapprima bambini, pensando, parlando, operando da bambini; poi si cresce e si diventa uomini perfetti "in virum perfectum, in mensuram ætatis plenitudinis Christi" A1-54; e finalmente uno si trasforma intieramente in Cristo: "Mihi vivere Christus est… vivit vero in me Christus" A1-55; si può allora dire ai fedeli: "Imitatores mei estote sicut et ego Christi" A1-56.
La spiritualità di S. Paolo non differisce dunque sostanzialmente da quella dei Sinottici: spogliarsi dell\’uomo vecchio è praticar l\’abnegazione; rivestirsi dell\’uomo nuovo è unirsi a Gesù Cristo e per lui a Dio, è amar Dio ed il prossimo.
3° LA SPIRITUALITÀ DI S. GIOVANNI.
Negli scritti di S. Giovanni non domina più l\’idea del regno nè quella del disegno santificatore di Dio sull\’uomo; domina l\’idea della vita spirituale. S. Giovanni ci fa conoscere la vita interiore di Dio, del Verbo Incarnato e oi del cristiano.
A) Dio è vita, vale a dire luce ed amore. È Padre e da tutta l\’eternità genera un Figlio che è il suo Verbo A1-57; è con lui la fonte onde procede lo Spirito Santo, Spirito di verità e d\’amore, che verrà a dar compimento alla missione del Verbo Incarnato trasmessa agli Apostoli, coi quali rimarrà sino alla consumazione dei secoli a istruirli e fortificarli A1-58.
B) Questa vita Dio vuol comunicare agli uomini; onde manda sulla terra il Figlio, che incarnandosi si fa uomo e, comunicandoci la sua vita, ci rende figli addottivi di Dio A1-59. Uguale al Padre per la natura divina, altamente proclama la sua inferiorità come uomo e l\’assoluta sua dipendenza dal Padre: non giudica, non parla, no opera da sè, ma i giudizi, le parole, le opere conforma al beneplacito di Dio, mostrandogli così il suo amore A1-60; e si fa ubbidiente fino a dar la vita per glorificar Dio e salvare gli uomini A1-61.
Rispetto a noi il Verbo Incarnato è: 1) la luce che ci illumina e ci guida alla vita A1-62; 2) il Buon Pastore che pasce le pecorelle, le difende contro il lupo rapace e dà la vita per loro A1-63; 3) il Mediatore necessario senza cui non si può andare al Padre A1-64; 4) la vite di cui noi siamo i tralci che ne ricevono la linfa o la vita soprannaturale A1-65.
C) Da lui quindi fluirà la nostra vita interiore, consistente in un\’intima e affettuosa unione con lui e per lui con Dio A1-66; perchè egli è la via che conduce al Padre A1-67.
a) Unione che si inizia nel battesimo, in cui riceviamo una seconda nascita, nascita tutta spirituale A1-68, che c\’incorpora a Gesù come il tralcio è incorporato alla vite, facendoci produrre frutti di salute A1-69.
b) Si accresce con la Santa Eucaristia, che spiritualmente ci alimenta col corpo e col sangue di Gesà Cristo e quindi pure coll\’anima sua, colla sua divinità, collintiera sua persona, per guisa che noi viviamo della sua vita e viviamo per lui com\’egli vive per il Padre A1-70.
c) Si continua con una specie di comunione spirituale, onde Gesà dimora in noi e noi in lui A1-71; unione così stretta che Nostro Signore la paragona a quella che unisce lui al Padre: "Ego in eis et tu in me" A1-72.
D) Unione che ci fa partecipare alle virtù del divino Maestro e specialmente all\’amor suo per Dio e pel prossimo spinto sino all\’immolazione di sè.
a) Dio ci ama come figli, noi l\’amiamo come Padre, e perchè l\’amiamo ne osserviamo i comandamenti A1-73. Onde le tre divine persone vengono ad abitare nell\’anima nostra in modo permanente: "Ad eum veniemus et mansionem apud eum faciemus" A1-74. Dobbiamo amar Dio perchè è amore, Deus caritas est, e perchè ci amò per il primo, sacrificando per noi lo stesso suo Figlio A1-75.
b) Dall\’amor di Dio deriva l\’amor fraterno; dobbiamo amare i fratelli non più solamente come noi stessi, ma come li amò Gesù, pronti quindi a sacrificarci per loro: "Mandatum novum do vobis ut diligatis invicem sicut dilexi vos" A1-76… "Quoniam ille animam suam pro nobis posuit, et nos debemus pro fratribus nostris animas ponere" A1-77. Non formiamo infatti che una sola famiglia spirituale di cui Dio è il Padre e Gesù il salvatore; così stretta dev\’essere la nostra unione, da venir paragonata a quella che corre fra le tre divine persone: "Sint unum sicut et nos unum sumus" A1-78. Così necessaria è questa virtù, che pretendere d\’amar Dio quando non si ama il prossimo è menzogna A1-79; mentre invece la carità fraterna è il pegno più sicuro della vita eterna A1-80.
S. Giovanni è dunque l\’apostolo della carità, da lui del resto così ben praticata. Carità che è fondata sulla fede, e soprattutto sulla fede in Cristo, nella sua divinità e nella sua umanità. Carità che suppone pure la lotta contro la triplice concupiscenza e quindi la mortificazione. Onde S. Giovanni si ricollega ai Sinottici e a S. Paolo, pur insistendo più di loro sulla divina carità.
Cosicchè, secondo i Sinottici, la perfezione consiste nella rinunzia e nell\’amore; secondo S. Paolo, nell\’incorporazione a Cristo, che inchiude lo spogliamento dell\’uomo vecchio e il rivestimento del nuovo; secondo S. Giovanni, nell\’amore spinto fino al sacrifizio. È quindi quanto al findo la stessa dottrina, ma con varianti e con aspetti diversi che meglio s\’adattano all\’indole e all\’educazione delle varie categorie di anime.
NOTE
A1-1 P. Pourrat, s. s., La spiritualité chrétenne, t. I, p. 1-15.
A1-2 Matth., XXV, 34.
A1-3 Ad. Tanquerey, Syn. Theol. fund., n. 608-611; ove si citano molti testi a sostegno di questa asserzione.
A1-4 Matth., VI, 9-10; XXVI, 29.
A1-5 Matth., V, 16-45.
A1-6 Matth., XXV, 41.
A1-7 Matth., XI, 27; XIV, 33; XVI, 16; XX, 28; XXV, 31, 34, 40; Luc., X, 22; XIX, 10; XXII, 20; XXIII, 2, 3.
A1-8 Matth., IX, 13-36; X, 6; XVIII, 12-24; XIX, 14; Marc., II, 16; Luc., XI, 12; ecc.
A1-9 Matth., XXV, 31-46.
A1-10 Matth., IV, 17; Marc., I, 15; Luc., V, 32.
A1-11 Marc., XVI, 16; Matth., XXVIII, 19-20.
A1-12 Matth., V, 48.
A1-13 Luc., IX, 23.
A1-14 Matth., V, 29.
A1-15 Matth., XIX, 16-22; Luc., XIV, 25-27; Matth., XIX, 11-12.
A1-16 Matth., V, 1-12.
A1-17 Matth., XIX, 16-22.
A1-18 Matth., V, 3-12.
A1-19 Matth., XXII, 40.
A1-20 Matth., XXII, 36-40.
A1-21 Matth., VI, 9.
A1-22 Matth., VII, 21.
A1-23 Matth., VI, 26-33.
A1-24 Matth., VII, 7-8.
A1-25 Matth., XXIII, 8.
A1-26 Matth., XXV, 40.
A1-27 Matth., V, 44.
A1-28 Matth., XI, 29.
A1-29 F. Prat, S. J., La Teologia di S. Paolo, T. I, l. IV, c. II e III; T. II, l. II, c. II, a. II (Salesiana, Torino); Pourrat, s. s., La spiritualité chrétienne, t. I, p. 25; J. Duperray, Le Christ dans la vie chrétienne d\’après S. Paul, Lyon, 1922.
A1-30 Ephes., I, 3, 7, 22. Legga tutto il capitolo chi voglia farsi un\’idea dei fondamenti della spiritualità di S. Paolo.
A1-31 Phil., I, 21.
A1-32 Rom., VI, 4.; Ephes., VI, 11-17.
A1-33 I Cor., X, 14-22; XI, 17-22.
A1-34 Rom., I, 17.
A1-35 I Cor., XIII, 1-13.
A1-36 Galat., V, 24.
A1-37 Coloss., III, 10.
A1-38 Rom., VIII, 1-16; Gal., V, 16-25.
A1-39 Rom., VII, 24-25.
A1-40 Rom., VI, 1-23.
A1-41 I cor., II, 12.; IX, 25; Ephes., VI, 11-17; II Tim., IV, 7: I Tim., VI, 12.
A1-42 I Cor., X, 13; Phil., IV, 13.
A1-43 I Cor., IX, 27.
A1-44 I Cor., VII, 25-34; Phil., II, 5-11; I Tim., VI, 8.
A1-45 "Qui sunt Christi, carnem suam cruxifixerunt… Mortui estis et vita vestra est abscondita cum Christo in Deo… Consepulti enim sumus cum illo per baptismum in mortem… (Galat., V, 24; Coloss., III, 3; Galat., III, 27). Il senso spirituale di questo testo è assai bene spiegato dall\’Olier, Catéchisme chrétien, P. Iª, lez. XXI-XXIII.
A1-46 I Cor., III, 17.
A1-47 Philip., II, 13; Rom., VIII, 15-26.
A1-48 Rom., VIII, 24.
A1-49 Philip., II, 5.; Galat., II, 20.
A1-50 Rom., VIII, 35.
A1-51 Phil., II, 5-11.
A1-52 Ephes., V, 2.
A1-53 Phil., IV, 5.
A1-54 Ephes., IV, 13.
A1-55 Phil., I. 21; Galat., II, 20.
A1-56 I Cor., IV, 16.
A1-57 Joan., I, 1-5.
A1-58 Joan., XIV, 26; XV, 26; XVI, 7-15.
A1-59 Joan., I, 9-14.
A1-60 Joan., V, 19-30.
A1-61 Joan., X, 18.
A1-62 Joan., I, 9; VIII, 12.
A1-63 Joan., X, 11.
A1-64 Joan., XIV, 6.
A1-65 Joan., XV, 1-5.
A1-66 Joan., XV, 5-10.
A1-67 Joan., XIV, 6.
A1-68 Joan., III, 3.
A1-69 Joan., XV, 1-10.
A1-70 Joan., VI, 55-59.
A1-71 Joan., VI, 57.
A1-72 Joan., XVII, 23.
A1-73 Joan., XIV, 21.
A1-74 Joan., XIV, 23.
A1-75 Joann., IV, 19.
A1-76 Joan., XIII, 34.
A1-77 I Joan., III, 16.
A1-78 Joan., XVII, 22.
A1-79 I Joan., IV, 20-21.
A1-80 Joan., IV, 1