I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: La Misericordia

1. Quanto è misericordioso Iddio.

2. Eccellenza della misericordia.

3. In che modo si deve esercitare la
misericordia.

1. QUANTO È
MISERICORDIOSO IDDIO. – Come proprietà della luce è
illuminare, così proprietà di Dio è avere piètà
delle sue creature, diceva S. Nilo (Vit. Patr.). La
misericordia è virtù naturale e divina; il Sommo bene è
sommamente misericordioso e benefico. Perciò il Salmista pone
al di sopra di tutte le opere di Dio la misericordia (Psalm.
CXLIV, 9). S. Pietro ci esorta a benedire Dio Padre, a cagione della
grande misericordia per cui impulso ci ha rigenerati alla speranza
viva (I PETR. I, 3). Finalmente la Chiesa così si volge a
pregare Dio nella liturgia: «O Signore Iddio, del quale è
cosa tutta propria aver sempre pietà e perdonare, ricevete
favorevole la nostra domanda».
Grande e senza
confini è la misericordia di Dio: 1° Per la sua causa
efficiente, perché viene da Dio e dal suo amore immenso per
noi; 2° per l’oggetto che ci presenta; Dio ci ha dato il Figliuol
suo Unigenito, per mostrarci in quanta abbondanza egli spande, per
mezzo di lui, le sue misericordie sopra di noi; 3° per il
soggetto al quale si applica; noi non siamo altro che vermi della
terra, carichi di peccati e di miserie; egli ci ha chiamati a sé
e resi capaci di ricevere la sua grazia e la sua gloria. In questo
senso dice il Salmista, che «l’abisso invoca l’abisso»
(Psalm. XLI, 7); l’abisso delle miserie umane invoca l’abisso
delle misericordie divine; 4° per la moltitudine dei doni che ci
ha fatto; chi infatti potrebbe enumerare le grazie ed i favori di cui
ci ha colmati e continuamente ci ricolma Iddio? Questo faceva dire a
S. Agostino: O Signore, io ho dalla vostra misericordia tutto ciò
che sono; infatti che cosa ho fatto io, per cui meritassi di vivere?
che cosa ho fatto, per meritarmi di potervi invocare? Nessuno si può
paragonare a voi in misericordia; da voi, o Dio mio, misericordia
mia, ho ricevuto l’essere, da voi ho ricevuto l’essere buono (Conc.
II, in Psalm. LVIII); 5° rispetto ai luoghi e ai tempi;
infatti si estende a tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutti i
luoghi, secondo quelle parole del profeta: «La terra è
piena della misericordia del Signore» (Psalm. XXXII, 5).
Per i santi questa misericordia dura in eterno; 6° per il fine a
cut tende, che è di condurci al regno dell’eterna gloria.
Davide, rapito in estasi alla considerazione della misericordia
divina, dice: «Voi avete, o Signore, moltiplicato in immenso la
vostra misericordia» (Psalm, XXXV, 7). «Come è
dolce la vostra misericordia, o Signore; deh! fate che non mi si
tolga mai dalla memoria… o Dio mio, misericordia mia!»
(LVIII, 17). «A voi, o Signore, appartiene la misericordia»
(LXI, 11). «Affrettatevi di prevenirci con le vostre
misericordie, ché noi siamo ridotti alla miseria»
(LXXVIII, 8). «Noi siamo stati colmati della vostra
misericordia» (LXXXIX, 14). «Dolce è il Signore e
la sua misericordia durerà in eterno» (XCIX, 5). «Il
Signore ha consegnato gli uomini in mano alle sue misericordie»
(CV, 44). «Presso il Signore si trova la misericordia ed
esuberanza di redenzione» (CXXIX, 7).
«Signore,
esclama il Savio, voi avete pietà di tutti gli uomini, perché
potete tutto» (Sap. XI, 24); «e tutti trattate
con indulgenza, perché ogni creatura appartiene a voi, o Dio,
che amate le anime» (Ib. 27). «L’accostarsi della
vostra misericordia sanava i vostri figli» (Id. XVI,
10). «Dio è compassionevole e misericordioso, dice
l’Ecclesiastico, nel giorno della tribolazione rimetterà
i peccati; egli è il protettore di tutti quelli che lo cercano
con sincerità di cuore» (II, 13). O come grande è
la misericordia del Signore, e la sua clemenza verso quelli che a lui
si volgono!» (Id. XVII, 28). Dice il Crisostomo: «Che
cosa è mai il peccato, in confronto alla misericordia divina?
tela di ragno che al primo soffio di vento più non si vede»;
e un celebre autore proferì questa sentenza: Tra l’ultimo
gemito di uh moribondo e l’inferno, ci sta in mezzo un oceano di
misericordia. Ah, diciamo pure con l’Ecclesiastico: «Chi
prenderà a raccontare la misericordia di Dio?» (XVIII,
4); egli è in verità quale lo chiama S. Paolo, «Padre
delle misericordie» (II Cor I, 3).
Non manca nulla a
colui che possiede la potenza della misericordia e la misericordia
onnipotente, scrive S. Fulgenzio. In Dio, la bontà
dell’onnipotenza e l’onnipotenza della bontà sono così
grandi, che non si dà peccato che egli non possa o non voglia
perdonare all’uomo che si converte. Egli è un abile e
caritatevole medico alle cui sollecitudini nulla resiste; vuole e può
rimettere ogni delitto. La sua bontà perfetta non è
giammai vinta dal peccato, la sua misericordia ha dei rimedi per ogni
sorta di mali. Purché avessero voluto, avrebbero potuto
anch’essi, Caino, Antioco, Giuda ottenere perdono come l’ottennero
Davide, la Maddalena, Pietro, Paolo, Agostino (Epist. VII, ad
Venant
.). «Abbandoni l’empio la sua via, dice Isaia, e
l’iniquo i suoi disegni; ritornino al Signore ed avrà pietà
di loro; sì, ritornino al nostro Dio, perché è
ricco in misericordia!» (LV, 7). Infatti il Signore medesimo
dice: «I miei pensieri non sono i vostri, né i fatti
miei somigliano ai vostri» (Ib. 8). «Io so i
disegni che ho formato su di voi, disegni di pace, non di castigo»
(IEREM. XXIX, 11).
Non disperate mai del perdono e
dell’amicizia di Dio, dicono S. Cirillo e S. Tommaso, non cadete
d’animo per la moltitudine e l’enormità delle vostre cadute,
né dell’abito al delitto; la misericordia che Dio offre e
promette a quelli che si pentono, supera, infinitamente tutti i
nostri eccessi… Poiché, Dio offeso non si diporta come
l’uomo il quale non fa che respirare vendetta e lanciare imprecazioni
e minacce contro chi l’ha oltraggiato: tanto sono lontane da Dio
queste idee, quanto dista il cielo dalla terra; nulla gli sta più
a cuore che perdonare e fare grazia. Perciò combatte le nostre
offese con le armi della clemenza, dell’indulgenza e della
misericordia. «Tu perdoni mille e mille volte», cioè
quanto vuole l’uomo, diceva a Dio Geremia (IEREM. XXXII, 18). E non è
forse questa la risposta di Gesù Cristo medesimo, quando,
interrogato da S. Pietro, se avesse da perdonare fino a sette volte,
non ti dico fino a sette, gli rispose, ma fino a settanta volte
sette, cioè tutte le volte che ti offende? (MATTH. XVIII,
21-22).
«Dio è
ricco in misericordia» (Eph. II, 4), dice l’apostolo;
«egli non fa differenza tra il Giudeo e il Greco, ma è
il medesimo Signore di tutti; ricco per chiunque l’invoca»
(Rom. X, 12). Quaggiù la collera divina non infierisce
mai contro di noi tanto, che non sia temperata dalla misericordia nel
seno della quale sempre ci sta aperto un asilo. Ed a chi, se non alla
clemenza infinita: di Dio, andiamo noi debitori, se non ostante tanti
peccati per parte nostra, la sua misericordia non cessa di
aspettarci, invitarci e sollecitarci, di farci del bene e coprirci
della sua protezione, e colmarci di grazie? Ah sì, con tutta
ragione possiamo ripetere con Geremia: «È grazia della
misericordia di Dio se già non siamo scomparsi dal mondo; è
perché la sua compassione non venne meno» (Lament.
.III, 22).
«Io ho voluto la misericordia e non il
sacrifizio» (OSE. VI, 6), disse Iddio per bocca di Osea; e
siccome i Giudei mostravano di aver poco capito il senso di queste
parole, Gesù nel ripeterle loro soggiunse: «Se sapeste
che cosa vuol dire: voglio la misericordia e non il sacrifizio, non
avreste giammai condannato degli innocenti» (MATTH. XII, 7). Di
qui si comprende quanto stia a cuore al Signore la misericordia, se
la preferisce a tutti i sacrifizi. Ah sì! è proprio di
Dio il perdonare, come è proprio dell’ape fare il miele.
Non è forse la
misericordia di Dio la vera causa dell’incarnazione e della
redenzione? Non disse forse Gesù chiaramente: «Non sono
venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» (MATTH. IX, 13).
Non è sua parola che si farà maggior festa in cielo per
un peccatore che si riduca a penitenza, che non per novantanove
giusti i quali non abbisognano di perdono? (Luc. XV, 7).
Si legge nel Vangelo che essendosi
un giorno ricusati gli abitanti di una città della Samaria, di
ospitare Gesù Cristo, i suoi discepoli sdegnati dell’affronto,
gli dissero: Vuoi che noi comandiamo al fuoco di scendere dal cielo a
incenerirli? Ed egli biasimandoli: Non sapete, rispose, quale spirito
avete. Il Figliuolo dell’uomo non è venuto a perdere le anime,
ma a salvarle (LUC. IX, 52-56). Che misericordia! Veramente tutta
propria di colui di cui era, detto che non avrebbe spezzato la canna
fessa, né spento il lucignolo ancora fumante (MATTH. XII, 20).
Non è Gesù il buon pastore che corre mille rischi di
morte, per ricondurre all’ovile la pecorella smarrita, e che
trovatala se la mette su le spalle e la riporta a casa? Non è
quel misericordioso Samaritano che versa l’olio e il vino su le
nostre piaghe e ci conduce, su la sua umanità, al cielo? Non è
il tenero padre che geme sui traviamenti di un figlio scapestrato e
che, tocco di compassione, gli corre incontro, l’abbraccia, lo
stringe al petto, lo bagna di lagrime, lo veste di magnifici abiti, e
uccide il più grasso vitello per festeggiarlo, non appena lo
vede tornare alla casa paterna? Maddalena si prostra ai suoi piedi ed
egli è sollecito di rimandarla assolta… Pietro lo rinnega;
egli lo guarda con una occhiata di misericordia, e dimentica la
triplice colpa di cui l’apostolo si è fatto reo… Il buon
ladrone confìtto con lui in croce gli domanda grazia, e ne
riceve il perdono e il paradiso…
I pagani medesimi
avevano un’alta idea della clemenza e della bontà del Dio
supremo, poiché Iupiter (Giove) quasi iuvans pater
(padre che aiuta, che soccorre) chiamavano il Signore degli uomini e
degli dèi.



2. ECCELLENZA DELLA
MISERICORDIA. – 1° «Essere misericordioso vuol dire essere
perfetto e, dirò meglio, essere Dio, scrive S. Giovanni
Crisostomo, perché si adempie e si esercita una funzione
divina. Regina, e grande regina è la misericordia, dice il
medesimo dottore; essa rende gli uomini simili a Dio» (Hom.
IV in Epl. ad Philipp
.).
2° Gli uomini
troppo severi e molto più se sono crudeli, si attirano l’odio
generale. Ad ogni passo devono temere la loro rovina, perché
la loro iniquità li segue; gli uomini e Dio medesimo li
perseguitano con la loro vendetta. All’opposto, il misericordioso non
deve temere né insulto, né affronto, né
violenza, né odio, perché la sua misericordia, scudo
celeste, e la grazia di Dio lo proteggono. Egli è caro a Dio e
agli uomini.
3° «Beati i
misericordiosi perché otterranno misericordia» (MATTH.
V, 7). Fare misericordia è un ottenerla per noi medesimi…
Dio concede ai misericordiosi: 1) la grazia della penitenza e quindi
il perdono dei loro peccati… 2) favori di ogni maniera, in
abbondanza.
4° «L’uomo
misericordioso fa del bene all’anima propria» (Prov.
XI, 17), leggiamo nei Proverbi. Mentre fa del bene agli altri,
il misericordioso ne fa a se stesso; infatti, egli conta innanzi a
Dio tanti protettori, quante sono le persone verso cui ha usato
misericordia; poi costituisce suo debitore Dio medesimo, perché
Dio promette di fare .misericordia ai misericordiosi… «Dio
benedice l’uomo dal cuore compassionevole», dice il Savio
(Prov. XXII, 9).
5° La
misericordia accompagna il misericordioso anche dopo morte; ne prende
le difese al tribunale del giudice supremo e lo preserva dall’eterna
condanna. Insomma procura la vita, la giustizia e la gloria (Prov.
XXI, 21).

3. IN CHE MODO SI DEVE ESERCITARE
LA MISERICORDIA. – La misericordia si pratica, 1° compatendo alle
miserie degli altri…; 2° sovvenendole…; 3° Soccorrendo
alle anime che troviamo affondate nel peccato, nell’ignoranza,
nell’afflizione…; 4°. cercando coloro che languiscono nel
bisogno e prevenendo le loro dimande…; 5° offrendo loro dei
soccorsi…; 6° esponendo e sacrificando, a imitazione di Gesù
Cristo, anche la vita a favore degli altri.
Quando incontri un
peccatore, piangi per prima cosa i tuoi peccati, e poi i suoi, scrive
S. Gregorio; perché quelle colpe che deplori in lui, può
ben essere che tu medesimo o abbia commesso, o ti accada di
commetterle. Se i superiori devono condannare e riprendere il vizio
per schiantarlo, devono però farlo con prudenza,
discernimento, sollecitudine, ricordando che bisogna essere a un
tempo e inesorabile censore e punitore del peccato, e medico
compassionevole della natura umana che è oltre ogni credere
debole e fiacca. Se si deve percuotere il peccatore, si deve nutrire
il prossimo (Pastor.).
Nella nostra condotta verso il prossimo
imitiamo il padre del figliuol prodigo, e non dimentichiamo mai
quella massima di S. Agostino, che non vi è misfatto commesso
da un uomo, che non possa essere commesso da un altro uomo, se Iddio
l’abbandoni. Ognuno deve dire al peccatore quello che S. Cipriano
diceva ai caduti nella persecuzione. «Con voi divido il dolore,
con voi io mi batto il petto; io mi figuro di essere caduto con
quelli fra voi che caddero, e l’affetto che vi porto mi fece
prostrare a terra in compagnia di coloro che nascondono la fronte nella polvere (Serm. de Lapsis)».