1. Che cosa s’intende per legge?
2. La legge divina è eterna.
3. Necessità di osservare la
legge divina.
4. Bisogna meditare sempre la legge
divina.
5. Eccellenza della legge divina.
6. Felicità nell’osservanza
della legge divina.
7. E’ facile osservare la legge
di Dio.
8. Chi trasgredisce la legge in un
punto la trasgredisce tutta.
9. Castighi dei trasgressori della legge divina.
10. Bisogna piangere le trasgressioni
della legge divina.
11. Mezzi per osservare la legge di
Dio.
1. CHE COSA S’INTENDE
PER LEGGE? – Taluni derivano la parola Legge dal verbo
leggere: perché, dicono, la legge fu data affinché
l’uomo la possa leggere, istruirsi e illuminarsi. Cicerone (De
Offic.) la fa derivare dal verbo deligere, o scegliere,
perché con la legge sappiamo che cosa bisogna scegliere. S.
Tommaso pensa che derivi dal verbo ligare, perché
veramente la legge impone un legame; essa obbliga a fare od omettere
una qualche cosa; ecco perché i teologi la chiamano giogo o
vincolo (1.a p. q. art. 9).
La legge di Dio non è altro
se non la religione, l’intelligenza, la volontà di Dio…
2. LA LEGGE DIVINA È
ETERNA. – «O Dio, esclama il profeta Davide, la vostra legge è
la verità per essenza; i vostri ordini sono la verità
medesima» (Psalm. CXVIII, 142, 86). «I vostri
oracoli meritano tutta la nostra fede» (Psalm. XCII, 7).
«Fatemi conoscere il bene, insegnatemi la saggezza e la
scienza, perché io ho creduto alla vostra parola»
(Psalm. CXVIII, 66). «L’uomo giudizioso, dice
l’Ecclesiastico, si fida della legge di Dio e la legge è
fedele a lui» (Eccli. XXXIII, 3).
La legge divina è un
oracolo che viene da Dio. Se volete sapere con certezza che cosa
dovete fare, qual è la strada della salute, quale la volontà
del vostro Creatore, dovete consultare la legge di Dio: essa
v’istruirà perfettamente e voi sarete certi di non sbagliare.
La legge di Dio poggia su la scienza, su la sapienza, su la veracità
infinita, don può dunque indurre in errore. «Io sono,
disse Gesù Cristo, cioè il Figliuol di Dio, la via, la
verità e la vita. Chi segue me (cioè osserva la mia
legge), non. cammina nelle tenebre, ma avrà a sua guida la
luce di vita» (IOANN. VIII, 12). Dio non può ingannarsi
né ingannare, quindi non appena un’obbligazione ci è
imposta dalla legge di Dio, siamo inescusabili se dubitiamo od
esitiamo.
La legge naturale è
eterna… I precetti giudiziali e cerimoniali della legge mosaica
ebbero forza di obbligazione fino alla promulgazione della nuova
legge la quale data dalla risurrezione e dall’ascensione di Gesù
Cristo, ma specialmente dal giorno della Pentecoste… Questa legge è
veramente il codice dei divini comandi, è la legge che è
stata data per l’eternità (BARUCH. IV, 1). E stata data
per l’eternità: l° perché durerà
sempre, non dovendo mai i precetti di Dio cessare di essere giusti ed
osservati… 2° perché conduce quelli che la osservano,
alla vita eterna…
3. NECESSITÀ
DI OSSERVARE LA LEGGE DIVINA. – Badate, dice il Signore nel
Deuteronomio, che io vi ho messo dinanzi la vita e il bene, la
morte e il male, affinché amiate il Signore vostro Dio e
camminiate per le sue strade e osserviate i suoi precetti, le sue
cerimonie e i suoi giudizi (Deuter. XXX, 15-16). A Giosuè
comanda che noi dimentichi mai il volume della legge, ma se lo tenga
aperto sempre sotto gli occhi, lo mediti giorno e notte, affinché
osservi e adempia tutto quello che vi sta scritto (IOSUE. I, 8). La
stessa cosa ripete ad Abramo, facendogli formale comando di
osservare, lui e la posterità sua dopo di lui, l’alleanza che
aveva fatto con lui (Gen. XVII, 9).
«Ascolta, o
popolo mio, dice il Signore, ascolta la mia legge; porgi l’orecchio
alle parole della mia bocca» (Psalm. LXXVII, 1). E
Davide diceva al Signore: «Voi mi avete ordinato di custodire
con fedeltà i vostri precetti ed io ho proposto e giurato di
obbedire ai comandi della vostra giustizia. E buon per me; perché
se non avessi tenuto lo sguardo fisso alla vostra legge, forse a
quest’ora sarei già soggiaciuto all’afflizione» (Psalm.
CXVIII, 4, 106, 92). «Ascoltiamo tutti, dice il Savio, queste
ultime parole: Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché
qui consiste tutto l’uomo» (Eccle. XII, 13).
Dio comanda che
osserviamo la sua legge con attenzione, fedeltà,
sollecitudine, perseveranza e questo per più ragioni: 1°
Dio promette agli osservatori della sua legge ricompense infinite..
2° Minaccia quelli che la trasgrediscono, di supplizi eterni,..
3° L’uomo deve temere, servire e adorare Dio con tutta l’anima,
la qual cosa non si può certamente adempire se non osservando
i suoi voleri… 4° Dio impone sotto pena di morte l’osservanza
della sua legge… 5° Esige che l’adempiamo interamente… 6°
Vuole che l’osserviamo tutta la vita… «Veramente grandi,
esclama S. Agostino, sono la tua sapienza e la tua carità, o
Signore, poiché ci costringi con precetto ad amare te, unico e
sommo nostro bene; che se questo non facciamo, ci minacci di mandarci
nell’inferno: se poi lo facciamo, ci prometti immense ed eterne
ricompense (Soliloq.)»
«Figliuol mio,
ci dice il Signore nei Proverbi, non dimenticare mai la mia legge e
il tuo cuore conservi i miei precetti» (Prov. III, 1).
«Abbraccia la legge di Dio, soggiunge Baruch, cammina alla luce
che da lei si diffonde» (BARUCH. IV, 2). Quelli che temono il
Signore, leggiamo nell’Ecclesiastico, cercheranno quello che a
lui piace e quelli che lo amano saranno pieni della sua legge (Eccli.
II, 19); cioè la studieranno accuratamente e l’osserveranno
con esattezza. Quelli che amano Dio si riempiono della sua legge: non
lasciano parte di sé che non gliela soggettino; la fanno
padrona della loro intelligenza, della loro memoria, della loro
volontà, dei loro occhi, delle loro orecchie, delle loro mani,
affinché tutto in loro piaccia a Dio. Come i Giudei segnarono
col sangue dell’agnello la soglia delle loro case, per scampare alla
spada dell’angelo sterminatore, così i buoni cristiani portano
impresso in sé il sigillo di Dio, il segno divino che li
preserverà dalla morte eterna.
La legge di Dio va
osservata anche nelle minime cose; perché chi non dà
peso ai precetti di minore importanza, a poco a poco arriverà
a non fare conto dei più gravi (Eccli. XIX, 1).
4. BISOGNA MEDITARE
SEMPRE LA LEGGE DIVINA. – «Richiama sempre alla tua mente, dice
lo Spirito Santo, quelle cose che Dio ti ha comandato» (Eccli.
III, 22). «Tieni fisso il pensiero nella legge di Dio e
occupati incessantemente dei suoi precetti» (Ib. VI,
37). Al popolo d’Israele il Signore medesimo così diceva:
«Queste parole che sono l’espressione della mia volontà
e che ti ho fatto quest’oggi risonare all’orecchio, bada che ti
si scolpiscano nel cuore: le ripeterai ai tuoi figli, le mediterai
seduto al tuo focolare, per la strada, andando a dormire e
svegliandoti. Te le legherai come segno alle braccia, le terrai
sospese innanzi ai tuoi occhi, le inciderai su la soglia e su le
porte della tua casa» (Deuter. VI, 6-9).
Tutte queste
esortazioni e raccomandazioni contenute nella Scrittura, non provano
fino all’evidenza la necessità che ha l’uomo di pensare sempre
alla legge di Dio? Sì, certo, ed ogni cristiano dovrebbe poter
dire col profeta: «Signore, io medito la vostra parola, per
comprendere la santità delle vostre vie. lo mi terrò
sempre dinanzi agli occhi le vostre giustizie e non dimenticherò
mai le vostre promesse. La vostra legge fornirà il tema
giornaliero alle mie meditazioni. Io ho scelto la strada della
verità, perché non ho mai dimenticato i vostri giudizi.
Seguirò la vostra legge senza mai deviare; datemi
l’intelligenza affinché io studi la vostra legge e l’adempia
esattamente. Io stavo talmente fisso nel pensiero dei vostri
precetti, oggetto del mio amore, che anche nella notte io ricordavo
il vostro nome ed osservavo la vostra legge. Signore! essa forma ogni
dì il soggetto delle mie meditazioni. No! io non l’ho mai
dimenticata, né mi sono mai scostato dai vostri precetti»
(Psalm. CXVIII, 15, 16, 24, 30, 31, 33, 34, 47, 55, 97, 87,
109). Felici noi se potessimo dire così dinanzi a Dio!
5. ECCELLENZA DELLA
LEGGE DIVINA. – «Noi aspettiamo ed affrettiamo coi voti 1a
venuta del giorno del Signore», scriveva S. Pietro (II,
III, 12); ma sapete, osserva qui Teodoreto, chi è che pensa
volentieri alla venuta del Signore? Colui che osserva la legge di Dio
(In Verbo Petri).
Chi odia la legge del
Signore, scrive Salviano, cova dentro di sé la causa di
quest’odio. Il disgusto, l’avversione che uno prova per il precetto
non deriva già dal precetto, ma dai cattivi costumi; poiché
la legge è buona, ma quando i costumi sono viziosi, cambiano i
sentimenti e le risoluzioni degli uomini. Se il portamento nostro
fosse conforme alla legge, questa non ci spiacerebbe e noi non le
andremmo contro; infatti non appena una persona comincia a diventare
buona, subito comincia a piacerle la legge; perché è
santa e racchiude in sé tutto quello che gli uomini hanno di
buono nei loro costumi (Lib. IV ad Eccles.). La legge di Dio
non ha altri nemici che gli uomini corrotti. Togliete la corruzione
del cuore e la legge piacerà.
La somma della
religione consiste nell’osservare la legge divina… «Noi siamo
certi, dice S. Giovanni, che conosciamo Gesù Cristo, se
osserviamo i suoi comandamenti» (1, II, 3). «E chi
adempie i comandi di Dio, dimora in Dio e Dio in lui» (Ib.
III, 24). A questo proposito il Venerabile Beda così ci
esorta: «Dio sia la vostra dimora e voi siate la dimora di Dio;
abitate in Dio, affinché Dio abiti in voi. Dio dimora in voi
per sostenervi; voi dimorate in lui per non cadere (In psalm.
XXX)».
«Le parole del
Signore, dice il Salmista, sono parole pure, simili all’argento
colato al crogiuolo e raffinato sette volte» (Psalm. Xl,
6). Immacolata e convertitrice delle anime è la legge del
Signore; fedele è la testimonianza di Dio e da la scienza ai
pargoli. I precetti del Signore sono la luce che rischiara gli occhi.
La sua legge è santa, è la verità per essenza e
si giustifica da se stessa. E più desiderabile dell’oro,
più preziosa dei diamanti, più dolce del miele (Psalm.
XVIII, 7-8, 10).
Si deve amare la
legge di Dio: 1° perché in sé bellissima; 2°
perché purissima…; 3° perché è la verità
per essenza…; 4° perché converte le anime…; 5°
perché rallegra…; 6° perché illumina…; 7°
perché procura i beni eterni, secondo quelle sentenze del
Salmista: « Quelli che praticano la legge del Signore,
riceveranno grandissima ricompensa» (Psalm. XVIII, 11).
«Chi ripone questa legge nel suo cuore, non camminerà
mai nell’incertezza» (Psalm. XXXVI, 31). «Signore,
io non avrò mal da arrossire, finché starò
coll’occhio fisso nel vostri comandi» (Psalm.
CXVIII, 6). «E in qual modo la gioventù corregge la sua
condotta? con l’obbedire alle vostre intimazioni, o Signore»
(Psalm. CXVIII, 9).
Ascoltiamo ancora lei
sfogo di un’anima che ha conosciuto e provato lo sfoggio della
potenza, della ricchezza, dell’eccellenza della legge divina: «Io
ho nascosto in fondo al mio cuore le vostre parole, o Signore; datemi
l’intelligenza dei vostri comandi» (Psalm.
CXVIII, 11, 26). La parte mia è di custodire la vostra legge;
ne ho fatto il proponimento e me la terrò più cara e
preziosa di tutto loro e l’argento del mondo; perché in
grazia sua, io ho superato in intelligenza i miei maestri, ho vinto
in prudenza i vecchi, ho schivato le vie dei peccatori (Ib.
57, 72 99, 100, 104). La vostra parola è il faro che guida i
miei passi, la luce che rischiara i sentieri per i quali cammino»
(Id. 105). «Ammirabili sono i vostri comandi, o Dio,
perciò l’anima mia si è infervorata a studiarli. La
spiegazione della vostra legge spande la luce, apre l’intelletto
anche ai fanciulli. lo ho aperto la bocca ed aspirato il vostro
soffio divino; perché bruciava dal desiderio di ricevere i
vostri precetti» (Id. 130-131). Che più? Il Savio
ci assicura che chi osserva la legge non avrà a provare male
di sorta (Eccli. VII, 5).
Udite le magnifiche
promesse che Dio fece per bocca di Mosè al popolo ebreo,
quando si fosse mantenuto nell’osservanza della legge: «Se tu
darai retta alla voce del Signore e praticherai tutti i suoi comandi,
egli, il tuo Dio, ti farà grande sopra tutte le nazioni. Tutte
le benedizioni registrate nel libro della legge pioveranno a
profluvio su di te, se obbedirai ai suoi precetti. Tu sarai benedetto
nella città e nelle campagne; benedetti saranno i frutti delle
tue viscere e quelli del suolo i tuoi giumenti. le mandre dei buoi, i
greggi delle pecore; benedetti i granai e i raccolti che metterai in
serbo. Sia che tu esca, sia che entri, sarai benedetto. Il Signore
farà che i nemici i quali ti assaliranno cadano al solo
vederti; verranno a te da un lato e fuggiranno dal tuo cospetto per
sette altri. Iddio benedirà i tuoi arsenali e le opere tutte
delle tue mani. Susciterà in te un popolo santo e tutte le
nazioni della terra vedranno che il nome di Dio ti protegge, e ti
temeranno. Il Signore aprirà i cieli, suo prezioso tesoro e
farà discendere a tempo debito la rugiada e l’acqua su le
contrade da te abitate; ti collocherà in capo alle genti e non
alla coda, sarai sempre al di sopra di loro e non mai al di sotto se
tu ascolti i precetti di Dio, li mantieni e l’osservi senza deviare
né a destra né a sinistra» (Deuter.
XXVIII, 1-14.). Non solamente sul popolo d’Israele, ma su tutti i
popoli che si mantengono fedeli osservatori della legge divina, si
adempiono e si adempieranno le sopraddette magnifiche promesse.
Fortunate adunque le nazioni e le famiglie che si tengono cara e
riverita la legge di Dio, questa legge così feconda di beni e
di grazia!
«Figlio mio
leggiamo ancora nei Proverbi, non ti cada mai di mente la mia
legge e serba gelosamente in cuor tuo i miei precetti; essi ti
daranno lunga vita e anni di pace» (Prov. III, 1-2). E
poco più oltre troviamo di nuovo: «Figlio mio, scolpisci
nel tuo cuore i miei comandi e portali scritti sul tuo petto, Ti
accompagnino quando cammini; veglino intorno a te quando riposi;
siano il tuo trattenimento quando vegli. Poiché il mio
precetto è una fiaccola e la legge una luce ed il cammino
della vita» (Ib. VI, 20-23).
A questo proposito S.
Basilio osserva che la legge antica non fu che una fiaccola la quale
rischiarò una sola nazione; ecco perché San Giovanni
Battista, che fu il termine di quella legge, è chiamato
lucerna ardente e lucente. Infatti il Vangelo è una luce che
illumina l’universo; quindi a Gesù Cristo pienamente conviene
il titolo di sole di giustizia e agli apostoli quello di luce del
mondo (Hom. in Evang.).
La legge è
luce, sia perché è facilmente compresa, sia perché
dirige l’uomo che la conosce, rischiarandone la mente e
fortificandone il cuore… La legge è luce; è un raggio
della luce eterna proveniente dal sole increato. che è Dio
medesimo. Infatti la legge di Dio non si differenzia dalla legge
increata che è nell’intelligenza divina e che Dio ha posto
nell’uomo, affinché viva con rettitudine, santità e
felicità, secondo quelle parole del Salmista: «Signore,
voi avete posto dentro di noi l’impronta della luce del vostro volto»
(Psalm. IV, 6). La legge divina è la strada che Dio
medesimo ci ha tracciato e per la quale ogni uomo deve studiarsi di
camminare per giungere alla virtù, alla salvezza, a Dio
medesimo. Questo appunto ci annunzia il Signore e a questo ci esorta
per mezzo del Savio: «Figlio mio, osserva la mia legge e
vivrai. – chi osserva la legge, custodisce l’anima sua» (Prov.
VII. 2; Ib. XIX, 16).
S. Gregorio spiega
come la legge di Dio ci porta a soffrire delle colpe e ad acquistare
le virtù, paragonandola ad uno specchio nel quale le anime
buone si osservano continuamente e subito si accorgono se hanno
qualche macchia. Per mezzo di lei correggono gli errori dei loro
pensieri e nonostante la resistenza dell’uomo vecchio, ristabiliscono
in se stesse l’immagine di Dio e la fanno risplendere come prima,
perché meditando attentamente i precetti del Signore, vedono
quello che in esse piace o dispiace a Lui. La legge divina ci eccita
a lavare le nostre colpe con le lacrime del pentimento, mettendoci
innanzi quei celesti precetti, per mezzo dei quali le anime sante
piacquero allo sposo divino. Se noi li studiamo con diligenza,
vedremo subito le macchie che offuscarono in noi l’immagine di Dio e
vedendole le piangeremo e piangendole le cancelleremo (Hom. XVII,
in Evang.).
La legge, dice
Platone è l’anima dell’uomo libero; come l’anima governa il
corpo, così la legge governa l’uomo e lo porta alle buone
azioni che essa prescrive e che rendono la vita dell’uomo veramente
degna del nome di vita. Ma quando l’anima disprezza la legge, perisce
come il corpo quando è abbandonato dall’anima.
Con qual premura dunque non dobbiamo amare ed
osservare la legge! Tre motivi principalmente vi ci impegnano. Il
primo deriva dal nostro dovere verso Dio: chi ama e osserva la legge,
ama e serve Dio che è il legislatore. Quindi quella sentenza
di Gesù: «Se voi mi amate, osservate i miei comandi»
(IOANN. XIV, 15). Il secondo viene dalla legge medesima: lo scopo
della legge è di far praticare la virtù; ora se questa
ci sta a cuore, dobbiamo necessariamente amare quella. Il terzo
deriva dal nostro medesimo vantaggio: Chi osserva la legge,
custodisce l’anima sua dice Salomone; e chi disprezza la legge,
calpesta l’anima, cioè rinunzia alla vita, alla salute, alla
felicità dell’anima sua. Dunque la legge ci deve essere casi
cara come l’anima medesima.
Vi sono ancora altri
vantaggi dell’osservanza della legge: «Chi custodisce la legge,
è figlio saggio», dicono i Proverbi (XXVIII, 7);
l’Ecclesiastico dice che nessuno mai si mantenne fedele
osservatore dei comandi di Dio e venne da lui abbandonato; ma che
chiunque vorrà osservarli, sarà da essi custodito
(Eccli. II. 12); (XV, 16). Ecco l’utilità dei divini
precetti! Sono i guardiani dell’anima contro tutti i nemici esteriori
ed interiori. Se voi manterrete la legge, essa da sua parte manterrà,
conserverà voi e per la vita presente e per la futura,
attirando su di voi la grazia di Dio nel tempo e assicurandovi la
gloria nell’eternità. E così avviene: 1° perché
Dio conserva chi adempie la sua legge…; 2° perché
l’adempimento della legge accresce le virtù dell’anima e
queste alla loro volta la rinvigoriscono e la rendono atta a
resistere alle tentazioni, alla carne corrotta, al mondo, al
demonio…; 3° perché l’osservanza della legge abbatte e
svigorisce l’orgoglio, nemico capitale della carità.
Se voi siete fedeli a
Dio, Dio sarà con voi fedelissimo; poiché esiste tra
Dio e l’uomo un patto per cui essi promettono, l’uomo di obbedire a
Dio e di adempiere la sua legge; Dio, di ricompensare l’uomo dandogli
la sua protezione, la grazia e la gloria; come appunto affermò
Gesù Cristo, sapienza del Padre, quando disse: «Se
alcuno mi ama ascolterà le mie parole e mio Padre l’amerà;
e noi verremo a lui e staremo con lui» (IOANN. XIV, 23). Sì,
Dio veglia su la sua dimora, protegge l’ospitalità che gli
viene data. E chi ardirebbe assalire, chi potrebbe vincere colui che
Dio custodisce e difende? Ecco perché il Savio dice: «Chi
pratica la legge, sarà preservato da ogni male» (Eccli.
VIII, 5), e Gesù Cristo impegna la sua parola, che chi ascolta
le sue parole, non vedrà morte in eterno (IOANN. VIII, 51), e
un’altra volta disse apertamente che se vogliamo entrare alla vita,
osserviamo i suoi comandamenti (MATTH. XIX, 17).
La legge divina
conduce dunque alla vita, vita dell’anima vita della grazia quaggiù,
vita della gloria in cielo. Ora chi entra nella gloria dei santi, non
vedrà mai la morte eterna… Dopo di ciò non dobbiamo
meravigliarci se lo Spirito Santo ci esorta a riporre il nostro
tesoro nei precetti dell’Altissimo, assicurandoci che questo ci
gioverà assai meglio che non tutto raro (Eccli. XXIX,
14).
«Chi studia la
legge di Dio, ne sarà riempito» (Eccli. XXXII,
19). Il che vuol dire che chi si applica sinceramente a conoscere la
legge divina e ad osservarla. ne raccoglierà in abbondanza i
frutti, i beni che procura: favori e grazia di Dio, beatitudine e
gloria infinita… «L’uomo giudizioso crede alla legge di Dio e
la legge si mostra a lui fedele» (Eccli. XXXIII. 3).
L’uomo savio si mantiene fedele alla legge; ma la legge si mantiene
anche fedele a lui, distogliendo da lui tutti i mali e procurandogli
tutti i beni… A chi fedelmente l’adempie. la legge promette e
assicura i seguenti vantaggi: 1° l’illumina, affinché in
mezzo agli errori che lo circondano. sappia quello che ha da fare e
qual condotta tenere per meritarsi il cielo…; 2° lo conforta e
consola…; 3° lo premia assicurandogli in questa vita un aumento
di grazia e più tardi la corona e la gloria…
Beato l’uomo che si
nutre della legge di Dio! esclama l’Ecclesiastico: «Chi
la custodisce nel suo cuore, sarà sempre saggio; perché
se l’adempie, sarà atto ad ogni affare, avendo la luce di Dio
a scorta dei suoi passi» (Eccli. L. 30-31). «Chi
ha per fiaccola, a rischiarare i suoi passi la parola di Dio, dice S.
Ambrogio, dovunque vada, vedrà sempre chiaro (Offic.
lib, II, c. 3)».
«Chi osserva la
legge, leggiamo nell’Ecclesiastico, moltiplica le offerte;
poiché sacrifizio salutare è attendere ai precetti e
schivare ogni iniquità» (XXX, 1-2). L’osservanza della
legge vale quanto un sacrifizio o meglio è sacrifizio
accettissimo a Dio, sacrifizio che assicura la salute e comprende in
sé ogni specie di sacrifizi. E un sacrificio mistico col quale
l’uomo offre se stesso a Dio, insieme con i suoi atti ragionevoli
spirituali e divini. E’ un sacrificio in cui s’immolano tutte
le passioni e tutti i vizi e si offre come incenso di grato odore, la
pratica di tutte le virtù.
Ascoltiamo finalmente quello che
dice Iddio per bocca d’Isaia e di Baruch al popolo d’Israele, figura
del popolo e dell’anima cristiana: «Se tu avessi posto mente ai
miei comandi, la tua pace sarebbe stata come un fiume e la tua
giustizia come le onde nel mare. La tua posterità si sarebbe
moltiplicata come l’arena del mare; non sarebbe perita la tua stirpe
e il tuo nome non sarebbe stato cancellato dalla mia presenza»
(ISAI. XLVIII, 18-19). «Voi avete
abbandonato la sorgente della vita. Se aveste camminato per le
strade del Signore, avreste abitato in una pace eterna. Imparate
dov’è la prudenza, dove la fortezza, dove l’intendimento
affinché impariate nel medesimo tempo dove si trova la
lunghezza della vita, l’abbondanza del vitto, la luce degli occhi e
la pace del cuore» (BARUCH III, 12-14). Da queste parole
si ricava che i fortunati effetti dell’obbedienza alla legge di Dio
sono una pace inalterabile, eterna…, la prudenza e la forza…,
l’intelligenza…, la lunghezza della vita…, l’abbondanza di tutte
le cose…, la luce…
«Questo, dice
ancora il medesimo profeta, è il libro dei comandi del
Signore, qui vi è la Legge fatta per l’eternità; tutti
quelli che l’osserveranno giungeranno alla vita. Convertiti adunque,
o Giacobbe! abbracciati alla legge, cammina al raggio della sua luce
per la strada ch’essa ti traccia» (BARUCH IV, 1-2), E se
avviene che i nemici ci assaltino per via, fuggiranno da noi
sgominati, o cadranno sotto i nostri colpi; perché «i
precetti di Gesù Cristo, nota S. Ambrogio, sono spade affilate
in mano dei cristiani (De offic. 1. III)».
6. FELICITÀ
NELL’OSSERVANZA DELLA LEGGE DIVINA. – «Beato l’uomo che medita
giorno e notte la legge del Signore: egli prospererà come
albero piantato su la sponda di un rio, che dà frutti a suo
tempo: le cui foglie non avvizziscono e i cui germogli crescono
numerosi intorno a lui» (Psalm. I, 2-3), «Beati
quelli che camminano incontaminati per la strada nel Signore, cioè
pongono tutto il loro studio nell’investigare, eseguire i
comandamenti di Dio!» (Psalm. CXVIII. 1-2). «Signore,
io trovo le mie delizie nell’adempimento della vostra legge; essa è
per me tesoro più prezioso di ogni ricchezza; ho fatto dei
vostri precetti la mia eredità in perpetuo; perché sono
sorgente di letizia per l’anima mia» (Ib. 14, 111).
«Non vi è
cosa più soave che l’osservare la legge del Signore » –
dice il Savio (Eccli. XXIII 37). E infatti abbiamo veduto come
nell’obbedienza alla legge divina l’uomo trova il suo vantaggio, la
sua pace, le consolazioni, i veri piaceri, la grazia, la salvezza, la
gloria, la felicità…
7. E’ FACILE
OSSERVARE LA LEGGE DI DIO. – È parola della verità
increata che «soave è il giogo di Dio, leggero è
il suo peso» (MATTH. XI. 30). Difatti, come bene avverte S.
Agostino, «Dio non ci ordina cose impossibili; ma mentre
comanda, ci avvisa di fare quello che possiamo e di domandare quello
a cui le nostre forze non bastano; poi ci aiuta affinché
possiamo praticarlo». Inoltre dice il medesimo santo: «Ogni
precetto è leggero a chi ama; non appena l’amore entra in un
cuore, subito ogni lavoro non costa più fatica (In Epistola
ad Rom.)».
Questa sentenza è fondata
su la dottrina dell’apostolo Giovanni che dice: «L’amor di Dio
consiste nell’osservare i suoi comandamenti.
e i suoi comandi non
sono gravi» (I, V, 3); e nella seconda Epistola
ripete: «Questa è la vera carità, camminare
secondo i precetti di Gesù Cristo» (II, 6). Chi osserva
la legge ama Dio: ora amando Dio, la legge diventa dolce, amabile
anch’essa e facilissima.
I comandi di Dio diventano facili
ad osservarsi anche in ciò che hanno di più penoso;
primieramente perché Gesù Cristo ha sciolto i cristiani
dal pesante giogo dei molteplici precetti cerimoniali e giudiziali
dell’antica legge: poi perché nulla riesce duro a chi ama Dio;
in terzo luogo, perché Gesù Cristo conferisce all’uomo
favori e grazie che sono come ali con cui facilmente adempiamo la
legge e che, ben lungi dal pesare su le nostre spalle, ci rendono
agili e spediti; finalmente. Perché abbiamo a nostro
incoraggiamento e sprone l’esempio del Salvatore e dei santi e la
promessa della gloria.
A noi cristiani, più
ancora che al popolo di Israele. si riferiscono quelle parole del
Signore: «La legge che oggi ti ho prescritto non è né
al di sopra di te, né lontana da te. Essa non è nel
cielo dimodochè tu possa dire: Chi di noi può ascendere
al cielo e portarcela, affinché la intendiamo e l’adempiamo
con le opere nostre? Essa non è al di là del mare, di
guisa che ti possa scusare dicendo: Chi di noi può
attraversare il mare e portarcela? ma essa è vicina a te,
nella tua bocca e nel tuo cuore, affinché la compia»
(Deuter. XXX, 11-14).
Le vie del Signore
sono facili e diritte agli occhi dei buoni, sono storte e difficili
per i cattivi. La legge di Dio è semplice e leggera a giudizio
dei buoni, intricata e pesante a giudizio dei malvagi; appare giusta
e santa ai primi, ingiusta e tirannica ai secondi; quelli rende
prosperi e felici, a questi è causa di scapito e di rovina.
«Ogni cosa volge in bene a coloro che amano Dio» , scrive
S. Paolo (Rom. VIII, 28), ma tutto si converte in male per gli
empi, perché si servono della loro volontà perversa per
abusare di tutto.
Vedi: GIOGO DI GESÙ
CRISTO: 2. Il giogo di Gesù Cristo è facile e
leggero.
8. CHI TRASGREDTSCE LA LEGGE IN UN
PUNTO LA TRASGREDISCE TUTTA. Perentoria è la sentenza di
S. Giacomo: «Chiunque avrà adempito tutta la legge, ma
la trasgredisce poi in un solo precetto, egli è reo come se li
avesse trasgrediti tutti» (IACOB. II, 10). Ma come è mai
possibile, dirà taluno, che si deva considerare colpevole
della trasgressione di tutta la legge, chi ne ha trasgredito un solo
precetto? Ecco in qual senso bisogna intendere queste parole di S.
Giacomo: Chi viola la legge in un punto, è colpevole come se
violata l’avesse tutta intera: 1° perché perde tutti i
suoi meriti; 2° perché ferisce tutte le virtù prima
acquistate; 3° perché incorre nella pena del danno, cioè
nella privazione della grazia, della carità, della gloria,
come se avesse peccato contro tutti i comandamenti; 4° perché
la legge obbliga tutta intera e deve essere osservata esattamente; 5°
perché che viola anche un solo precetto, disprezza il
legislatore; 6° perché i comandi divini formano un tutto
che è il Decalogo. Trasgredito un precetto, la legge cessa per
voi di essere legge; come in una musica una voce discorde distrugge
tutta l’armonia…
Un’altra ragione ci
dà S. Agostino, ed è che chi manca anche in un solo
punto della legge, opera contro la carità, su la quale si
appoggia tutta la legge (Epistola XXIX); infatti tutti i
precetti, dice S. Gregorio, si trovano in germe nella carità
(Pastor.). Siccome un eretico che non crede un articolo di
fede, perde interamente la fede a tutti gli articoli del Simbolo,
perché non li crede più con fede divina ma umana, così
chi trasgredisce una legge, perde la carità annessa
all’osservanza di tutte le leggi.
Finalmente, chi pecca contro un
precetto, pecca contro tutti, perché la trasgressione di uno
porta alla violazione di un secondo, poi di un terzo e così di
seguito.
9. CASTIGHI DEI TRASGRESSORI
DELLA LEGGE DIVINA. – Chi non osserva la legge di Dio e la disprezza,
facendo quello che essa proibisce, non è un uomo, ma un bruto;
perché non vive in modo ragionevole, secondo la natura
dell’uomo, ma alla maniera delle bestie. Orgoglioso, collerico,
crudele, impudico, goloso, ecc, imita la vita del leone, della tigre,
della volpe, ecc. Tutti i delitti, i vizi, i disordini, gli scandali,
ecc. seguono dalla violazione e dal disprezzo della legge divina.
Quelli che
disprezzano la legge di Dio, non camminano più alla sua luce,
e questa è grandissima sciagura; diventano nemici di Dio e
rigettano la salute eterna, nel che sta la somma delle disgrazie.
«Lungi è la salvezza dei peccatori, dice il Salmista,
perché non si diedero pensiero di praticare la vostra legge»
(Psalm. CXVIII, 155).
«Vi è
una preghiera esecrabile, leggiamo nei Proverbi, ed è
quella di colui che si tura le orecchie per non ascoltare la legge»
(Prov. XXVIII, 91). Dal momento che egli non vuole udire la
legge, non è giusto che Dio più non porga orecchio alla
sua preghiera? Perciò il profeta Baruch dice che coloro i
quali trasgrediscono la legge, abbandonano la sorgente della sapienza
e della pace (BARUCH III, 12-13).
L’uomo che non si assoggetta alla
legge è nemico di se stesso; infatti l’osservanza della
legge procura all’uomo ogni sorta di beni, mentre la trasgressione è
il principio di tutti i suoi mali… Gettate lo sguardo sui castighi
che piombarono sopra Adamo e l’infelice sua stirpe, in punizione
della prima disobbedienza: confusione, ribellione dei sensi,
concupiscenza, schiavitù; bando dal paradiso, perdita
dell’innocenza, della pace, della felicità, dell’immortalità;
povertà, miserie, disgusti, malattie, lavoro, sterilità
della terra, morte, inferno, ecc… Nella violazione della legge si
deve cercare la causa delle più tremende calamità che
abbiano mai afflitto il mondo…, come il diluvio, l’eccidio di
Sodoma, ecc. .
Udite i castighi e le
sciagure che Dio minacciò, nella persona del popolo ebreo, a
tutti i trasgressori della legge divina: «Voi sarete maledetti
nelle città e nelle campagne; maledetti nei granai, nelle
dispense e in quanto metterete in serbo. Maledetti saranno i frutti
delle vostre viscere e i prodotti delle vostre terre, dei vostri
giumenti, delle vostre pecore. Maledetti sarete entrando, maledetti
uscendo. Il Signore vi manderà la miseria e la fame, spanderà
la sua maledizione su tutte le opere vostre finché siate
sterminati: vi colpirà con l’indigenza, con la febbre, col
freddo, coi calori ardenti dell’estate, vi perseguiterà finché
siate periti. Il cielo sul vostro capo, sarà di bronzo, la
terra che calpestate sarà di ferro. Il Signore pioverà
sui vostri campi polvere invece di pioggia e cenere cadrà
sopra di voi dal cielo fino a che siate disseccati. Vi abbandonerà
in potere dei vostri nemici; sboccherete da una strada per andare
loro incontro e fuggirete da ogni parte e sarete dispersi per tutti i
regni del mondo. Il vostro corpo servirà di pastura agli
avvoltoi ed alle belve del deserto. Il Signore vi colpirà,
come già l’Egitto, con ulceri, con lebbra e corruzione.
Vi toglierà il senno, vi accecherà e spingerà al
furore e voi camminerete brancolando in pieno giorno e non fiorirete
in nessuna impresa; sarete in ogni tempo bersaglio alla calunnia,
all’oltraggio, all’oppressione e non avrete persona che vi difenda.
Costruirete case e non le abiterete, pianterete vigne e non ne
berrete il vino, farete larghe seminagioni e raccoglierete magre
messi; la ruggine consumerà i vostri raccolti e i vostri
frutti, il tarlo distruggerà le vostre piante. I vostri figli
cadranno sotto il ferro nemico, le vostre figlie saranno condotte
schiave; voi le vedrete e vi struggerete per l’angoscia, ma non
potrete muovere un dito in loro favore. Tutte queste maledizioni
cadranno sul vostro capo, se non osservate e adempite. tutte le
parole scritte nel libro della legge e se non temete il Signore
vostro Dio il quale se prima allietò la sua misericordia col
moltiplicarvi e colmarvi di beni, soddisferà poi alla sua
giustizia con l’abbattervi, col perdervi e con l’esterminarvi»
(Deuter. XXVIII). Queste pene piomberanno su coloro che non si
danno pensiero di praticare la legge di Dio; così avverrà
che, non avendo voluto adempirla per obbedienza, l’adempiranno
sopportandone i castighi.
No, Dio non permette
che si violi impunemente la sua legge, ci dice il libro secondo
dei Maccabei (IV, 17); ma, come osserva il profeta, la
maledizione sta su tutti quelli che fuggono dalla legge divina
(Psalm. CXVIII, 21), e il termine della loro fuga, con chiude
Baruch, conduce alla morte (IV, 1).
10. BISOGNA PIANGERE
LE TRASGRESSIONI DELLA LEGGE DIVINA. – Se vi è motivo di
gemere e di piangere, è certamente il vedere quante volte
abbiamo noi medesimi trasgredito e quanto spesso e sfrontatamente si
trasgredisca nel mondo la legge divina. Noi dovremmo dire con Davide:
«Io svenni di dolore, vedendo i peccatori abbandonare la vostra
legge, o Signore. I miei occhi si convertirono in due fonti perenni
di lacrime, poiché ho violato i vostri comandi» (Psalm.
CXVIII, 53-136).
11. MEZZI PER
OSSERVARE LA LEGGE DI DIO. – «Io ho osservato i vostri comandi,
o Signore, diceva Davide, perché ho sempre camminato alla
vostra presenza» (Psalm. CXVIII, 168). Il ricordo della
presenza di Dio è dunque potentissimo mezzo per rispettare e
osservare la legge divina… Un altro mezzo è di non mai
dimenticare che la legge impostaci è l’opera di Dio;
questo pensiero ce la rende rispettabile ed amabile. Il terzo sta
nello studiarla e meditarla… Il quarto consiste nel pregare il
Signore che ce ne dia l’intelligenza e ci aiuti con la sua grazia ad
adempirla…