II primo giorno di scuola ha grande importanza per la vita del fanciullo. Per molti è il primo contatto con un mondo sconosciuto e con sconosciuti. Dai primi approcci dipende l’atteggiamento positivo o negativo di fronte al dovere e alla vita di scolaro, che influenzerà per lunghi anni la sua permeabilità ad apprendere e al lavoro intellettuale.
* II primo giorno di scuola ha grande importanza per la vita del fanciullo. Per molti è il primo contatto con un mondo sconosciuto e con sconosciuti. Dai primi approcci dipende l’atteggiamento positivo o negativo di fronte al dovere e alla vita di scolaro, che influenzerà per lunghi anni la sua permeabilità ad apprendere e al lavoro intellettuale.
* Non presenterete mai la scuola come un luogo di correzione: ” Vedrai quando andrai a scuola; ti sapranno ben mettere a posto! — Ah! che venga ottobre e incomincino le scuole, così mi lascerai in pace! “.
* Far desiderare la scuola ai fanciulli con frasi del genere: ” Quando si va a scuola si diventa grandi, si cessa di essere bambini, e poi quante cose s’imparano! “.
* La vita di scuola è per il fanciullo quello che è per noi adulti la vita professionale: la principale occupazione. Da quando incomincia a frequentarla regolarmente, la scuola occupa la miglior parte delle sue attività coscienti e in modo decisissimo concorre al suo sviluppo intellettuale e psichico. Ha perciò una importanza capitale. Non vi è quindi da meravigliarsi se le difficoltà della scuola influiscano molto sul comportamento generale dei fanciulli e i drammi della scuola abbiano una forte ripercussione sulla vita giornaliera e sull’evoluzione psicologica dei fanciulli.
* Bisogna fare il possibile per evitare il convitto, perché contro natura, e soprattutto per i piccoli, non può sostituire l’elemento affettivo impersonato in papa e mamma. Se i genitori potessero soltanto supporre lo struggimento che prende a volte i loro bambini anche nei migliori convitti! Non potendone fare a meno si compensi con frequenti visite a casa, che non devono mai essere soppresse per castigo, trasformando così, in modo antipsicologico, il pensionato in prigione.
* È importante la scelta della scuola. La scuola ideale non è soltanto quella che da un’istruzione sicura, sviluppa nel fanciullo le qualità umane del lavoro, della pulizia, della gentilezza, della lealtà, dell’esattezza e dell’ordine, ma quella che crea un clima cristiano, favorevole allo sviluppo spirituale e morale del fanciullo.
* II bambino, soprattutto prima della pubertà, è assai influenzato dall’ambiente scolaresco in cui si sviluppa. Se questo è religioso, favorirà la realizzazione spirituale d’una parte notevole della vita; se è antireligioso si avrà uno stiracchiamento tra due formazioni contraddittorie.
* Se per ragioni di lontananza o per questioni economiche è impossibile la scelta di una scuola cristiana, bisognerebbe supplirvi con sollecitudine iscrivendo il bambino a un movimento per ragazzi o a un’opera giovanile.
* Dopo la pubertà, le scuole di stato: licei, collegi ecc… esterni, presentano degli inconvenienti meno gravi e — sempre che abbiano una sufficiente atmosfera morale — possono anche giovare (contatti con increduli, occasioni di provare la fede, di spirito apostolico più accentuato, di compiere il bene apertamente). In questo casoperò bisognerà vigilare che il giovane perfezioni la sua istruzione religiosa e faccia parte di qualche movimento cattolico; mancando questo, l’adolescente rischierà di restar vittima d’un insegnamento o di compagni non entusiasti del suo ideale di fede.
* Comunque sia, tra la famiglia e la scuola deve esserci una reale ed efficace collaborazione; anche se cristiana, la scuola non deve essere un garage che sgrava i genitori dalle loro responsabilità educative, ne deve staccare il fanciullo dalla sua chiesa, altrimenti gli esercizi di pietà rischiano di essere confusi per esercizi di scuola e abbandonati all’uscita dal collegio, o liceo.
* È necessario che il ragazzo abbia vivo il sentimento dell’accordo tra gli educatori: genitori, sacerdote, professori. Ogni volta che c’è, egli prova un senso di pace e di tranquillità.
* L’accordo tra scuola e famiglia deve esserci soprattutto riguardo ai compiti da fare a casa. Bisogna, da una parte, evitare che questi compiti siano così numerosi da togliere al ragazzo il legittimo e necessario sollievo, che avvelenino l’atmosfera familiare e soprattutto che abbrevino abitualmente il sonno del fanciullo; d’altra parte bisogna abolire l’abitudine di certi genitori che fanno i compiti invece dei figli, anche se di tanto in tanto possono dare qualche utile consiglio.
* Uno studietto riservato al ragazzo in cui possa stare con calma e tranquillità è necessario, se si vuole che profitti dei suoi studi: gli evita le chiamate continue per servizi familiari, il disturbo di sorelle e fratelli, il rumore della radio.
* Visitare ogni tanto i professori è cosa buona, senza però abusarne. Non deve farsi di nascosto, ne in presenza dei ragazzi. Non di nascosto, per non dare al ragazzo l’impressione di un complotto ordito contro di lui: impressione che proverà senz’altro appena saprà che gli è stata nascosta questa visita; non alla sua presenza, perché in caso di complimenti rischierebbe di inorgoglirsi e in caso di rimproveri si scoraggerebbe.
* I genitori devono interessarsi del progresso dei figli, basandosi soprattutto su di essi più che su confronti con i compagni. Ogni confronto porta, come rovescio della medaglia, un pericolo di gelosia verso i più intelligenti o di disprezzo per i meno intelligenti.
* L’interesse dei genitori per il bambino non deve consistere nel? aggiungere automaticamente una punizione a quella ricevuta a scuola, ne a prendere le difese dei figli contro i professori. In ogni caso non bisogna mai permettere critiche o motteggi nei confronti del personale insegnante né tollerare soprannomi o inscienze. I genitori, lasciando diminuire l’autorità dei professori, danneggiano la propria.
* Non bisogna certo unirsi mai alle marachelle dei fanciulli verso i professori. Una sera una mamma viene a prendere la sua piccola e ingenuamente dice all’istitutrice: ” Signorina, Monica domani non saprà la lezione, perché verranno a casa i nonni, vogliatela quindi scusare; i compiti però li presenterà perché li farò io questa sera “.
* II Padre Pradel racconta:
Un giovane, reo d’aver falsato parecchie volte la firma, vedendo piangere il padre, uomo nobile, profondamente addolorato dell’inganno del figlio, portò freddamente di fronte a suo padre e di fronte a me questa scusa: ” Mamma mi aveva insegnato due volte delle scuse inesistenti; ho pensato allora che era meglio che mentissi io solo “.
* Che fare quando il giovane è pigro e negligente nello studio? Vi possono essere cause e motivi gravi. Cause fisiche: debolezza di vista, di udito, insufficienza di sonno e, a volte, vi può essere una causa di origine ghiandolare che richiede una visita medica. Cause intellettuali: una classe superiore alle sue forze, spiegazioni difficili: dovrebbe a volte esser sottoposto ad un esame per la determinazione del suo stato mentale. Cause forse anche affettive: gli è stato chiesto uno sforzo superiore alle sue forze, o pensa di essere incompreso. In questo caso conviene incoraggiare il fanciullo e condurlo alla convinzione che lavora per sé e non per l’insegnante e dimostrargli come uno sforzo serio di volontà significa una conquista di cui egli sarà il primo a godere i benefici.
Non richiedergli sforzi superiori alle sue forze e alle sue capacità, richiedigliene dei piccoli, che gli diano la convinzione d’una riuscita e di un progresso.
* Ogni qualvolta sarà possibile, si riallacci il compito di scuola alla vita quotidiana. Si aiuti il fanciullo a trarre profitto da tutte le esperienze fatte; è un vantaggio della cosiddetta educazione ” nuova ” che corrisponde molto bene alla psicologia del ragazzo.