Ogni famiglia può avere uno spirito di cui beneficiano tutti i membri. Se esso non esiste, i membri non avranno unione vera e ogni occasione sarà buona per allontanarsi dal focolare; se invece esiste, un legame d’unità consoliderà l’affetto degli uni per gli altri e anche quando la vita obbligherà i membri ad allontanarsi, questo legame sarà così forte da mantenere tra tutti un vicendevole aiuto effettivo…
* Ogni famiglia può avere uno spirito di cui beneficiano tutti i membri. Se esso non esiste, i membri non avranno unione vera e ogni occasione sarà buona per allontanarsi dal focolare; se invece esiste, un legame d’unità consoliderà l’affetto degli uni per gli altri e anche quando la vita obbligherà i membri ad allontanarsi, questo legame sarà così forte da mantenere tra tutti un vicendevole aiuto effettivo. Lo sviluppo di questo spirito dipende prima di tutto dai genitori, dalla loro unità d’azione nell’educazione dei fanciulli, dall’esempio continuo del loro completamento, dal modo con cui, via via che i fanciulli crescono, li fanno partecipare ai compiti del focolare e ai propri affanni, e sanno unire il presente al passato, dando ai fanciulli una legittima fierezza dei loro nonni e degli antenati (la vera nobiltà non è quella del nome, ma quella del cuore e dell’onore), dal come sapranno creare un clima di gioia e di confidenza che si manifesta soprattutto nelle ore liete di festa o di anniversari.
* I genitori cristiani desiderano certamente di poter allevare una famiglia numerosa; molti figli, in un certo senso, si possono educare con più facilità; beneficiano gli uni e gli altri di una conoscenza psicologica che gioverà loro più tardi; l’avvicinamento dei caratteri li avrà addolciti e, senza dubbio, la solidarietà che li avrà uniti sarà un prezioso sostegno nelle ore di lotta e di sofferenza.
* Accade sovente, anche nelle migliori famiglie, che vi sia una certa gelosia tra un fanciullo e l’altro, specialmente tra il primogenito e colui che viene immediatamente dopo di lui; questa gelosia sbocca in disaccordi o in fenomeni vari di cui i genitori inutilmente ricercano la spiegazione; spesso la causa profonda è questa: il tuo primogenito s’è trovato per parecchi mesi e a volte per anni al centro dei tuoi pensieri e ha avuto tutto il tuo affetto, cure e gioie; ecco che improvvisamente ha un fratellino o una sorellina. Quale sarà la reazione? Dipenderà da tè in gran parte. Se sembrerà che tu trascuri il primo per badare al secondo, non meravigliarti se quello inconsciamente prova dei sentimenti di diffidenza verso l’altro e anche una certa invidia che può giungere fino all’odio, soprattutto quando la venuta del neonato gli richieda qualche sacrificio cui non è preparato: come ricevere meno carezze materne o dover cedere il suo letto o la camera. Andrea Lichtemberger, nel libro “La sorellina di Trott” ha descritto in modo meraviglioso ciò che può passare nell’anima d’un bimbetto che riceve una sorellina: prima gli avevano parlato della gioia che avrebbe provato; aveva immaginato che la sorellina sarebbe stata una bambina come quelle con cui giocava, invece è un animaletto noioso e piagnucolone. Vorrebbe giocare al cavallo, suonare la tromba e gli si dice: ” Zitto! La sorellina dorme “; desidererebbe che mammina lo prendesse sulle ginocchia come sempre, gli raccontasse una storiella e ascoltasse quello che vorrebbe dirle, invece mamma ha tanto da fare, è impegnata a cullare bebé, a prepararle dei biberon. Non vede altro che bebé, non più Trott… Certamente non l’ama più…
* Sovente, la gelosia dei fanciulli non si manifesta chiaramente e gli educatori sono sconcertati per le tante mancanze di cui non si sanno spiegare la causa. Il primo bimbo ricomincia a bagnare il letto; parlava più o meno bene e ricomincia a balbettare; mangiava da solo e sembra che non sappia più tener in mano il cucchiaio. Infine, non si lascia sfuggire alcuna occasione di bisticciare e di rendersi insopportabile. Il povero primogenito sarebbe certamente incapace di spiegare ciò che passa nella sua testa, ma potrebbe essere racchiuso in questi oscuri ragionamenti: ” Siccome babbo e mamma si occupano di bebé e mi dimenticano, è necessario che imiti bebé per farmi riamare. Se bagno il mio pigiamino bisognerà che mamma mi cambi, se non mangio bisognerà che mamma mi dia l’imbeccata come fa con bebé “. Ogni capriccio è lo sforzo d’una piccola personalità che si crede trascurata e vuole ad ogni costo attirare su di sé l’attenzione.
* I genitori attenti continuano ad essere solleciti per il primogenito alla nascita del secondo, alcuni offrono dei giocattoli da parte del neonato, gli fanno comprendere che all’arrivo del secondo è diventato più importante e manifestano questa distinzione con qualche segno esterno: comperandogli un nuovo abito, ammettendolo a mangiare a tavola con papa. Ecco come una mamma ha risolto il problema: ” Non credo che Giovanni sia stato mai geloso di suo fratello. È anche vero però che ho fatto attenzione per non dargliene l’occasione. Così se rientro dal giardino tenendo in braccio Andrea, do l’altra mano a Giovanni; se, giungendo Giovanni, ho Andrea sulle ginocchia, li metto su entrambi, uno per parte. Così sembra che Giovanni abbia un’idea precisa dell’uguaglianza tra loro due. Una volta che facevo giocare Andrea al cavalluccio, pensai fra me: non bisogna dimenticare Giovanni. Depongo Andrea e prendo Giovanni. Avevo appena detto: “Al galoppo!” che discende dalle ginocchia dicendomi: “Ora Andrea.’” Abbraccio Giovanni nel letto: “Anche l’altro”, mi dice. Se lavo la biancheria di Andrea, viene anche Giovanni a vedere se vi è qualcosa per lui “. ” Ho pensato che potrebbe dispiacere a Giovanni vedere usare la sua roba dal fratello; così quando Andrea è diventato troppo grande per la culla, ho cominciato col dare a Giovanni un letto grande e relegare il suo lettino nel solaio per tre mesi. Quando l’ho ripreso, per farvi dormire Andrea, Giovanni non ha più pensato che fosse il suo “.
* Se si vede che i ragazzi vanno d’accordo tra loro non bisogna metterli in contrasto: bisogna fare attenzione a non dire quelle frasi comparative che rischiano di suscitare gelosie e in uno di essi un complesso di inferiorità.
* Non dite a un ragazzo: ” Guarda come è saggio tuo fratello… sforzati di essere gentile come tua sorella… “. Niente di peggio per suscitare gelosie, e poi quale ingiustizia! perché i due ragazzi non hanno lo stesso temperamento, ne le stesse reazioni; come se si dicesse a un bruno: ” Diventa biondo come il vicino “.
* Se due fanciulli sono gelosi l’uno dell’altro direte: ” Bene, domani porterò una bilancia di precisione… “; oppure: ” Dimmi se vuoi essere servito con più abbondanza perché hai fame o perché ti piace questo dolce, ma non perché tuo fratello ha ricevuto più di te; questo non c’entra con ciò che hai ricevuto tu. Se sei soddisfatto non ti lamentare; se non lo sei ridammi la tua parte “.
* Quando due bambini disputano, direte: ” Non avete ragione nessuno dei due a disputare, è troppo tardi per sapere chi ha cominciato. D’altra parte ciò non ha importanza. Da ora, chi ricomincerà avrà torto “.
* Accade a volte che i fanciulli si denunzino a vicenda. Bisogna innanzi tutto insegnare al fanciullo a distinguere denunzia utile e inutile: è utile soltanto quella che permette di giungere a tempo per evitare qualche incidente o una grossa birbonata: è inutile invece quella che ha per scopo di accusare malignamente il fratello o la sorella. Quando i genitori diranno a chi fa la spia: ” Sarà meglio che venga ad accusare te stesso quando manchi; poiché ora si tratta di un altro, non è te che devo ascoltare “, il piccolo certamente non avrà voglia di ritornare.
* Bisogna ripetere ai figli, che li amate tutti ugualmente e particolarmente: non vi potrà essere rivalità dove non v’è preferenza.
* Bisogna lasciar parlare i fanciulli a tavola?
Ecco la risposta del dottor Arthus: ” Mi si è chiesto sovente il parere se conviene o no lasciar parlare i fanciulli a tavola. Ho risposto sempre pressappoco così: credo che non bisogna lasciar parlare a vanvera, ma è inutile e insieme crudele voler imporre loro il silenzio durante tutto il pasto. Parlando troppo, mangiano male; se non parlano si annoiano e il pasto familiare diventa una fatica, cosa che non è migliore. D’altra parte, l’ora dei pasti non è il momento in cui papa si può trovare con i suoi figli che vede così poco durante il resto della giornata? Se li tiene cari e gli interessano, cerchi di insegnar loro delle cose nuove che possono interessar loro, non lui; li ammaestri a parlare bene con chiarezza, precisione e interesse. Perché ciò sia possibile è necessario che non si parli da tutti confusamente, ma che ci sia un ordine e una disciplina. Bisogna soprattutto creare un’atmosfera gaia, accogliente che faccia desiderare di trovarsi insieme “.
* È ben inteso che a tavola non bisogna mostrare il viso annoiato o scontento; non si potrà mai immaginare quante malattie di stomaco possano causare certi pasti familiari in cui l’atmosfera è pesante e i cuori chiusi.
* Non bisogna mai permettere che i giovani disprezzino o commiserino le sorelle né che queste vengano prese da un senso di inferiorità o dal desiderio di mascolinizzarsi per non sembrare da meno dei fratelli. Se la giovane infatti è meno forte del ragazzo, deve saper sfruttare ragionevolmente altre buone qualità in suo vantaggio: finezza di intuizione, pazienza, abilità per i lavori domestici, grazia, flessibilità, ecc… Avendone coscienza acquisterà così un sentimento di compenso che rimetterà favorevolmente le cose a posto.
* Inconsciamente, tra il minore e il primogenito si può scavare un fossato additando continuamente il più grande come modello, o comandando al primogenito di occuparsi del più giovane, o di lasciarsi menare per il naso da lui senza protestare, sotto pretesto che è più giovane.
* Bisogna anche evitare di far pesare al più giovane la sua qualità di secondogenito, non permettendogli, per esempio, di aver cose in proprio o non procurandogli mai un vestito nuovo. Un fanciullo che era condannato a portare sempre i vestiti del fratello mentre questo ne riceveva dei nuovi, si lamentava così con Dio: ” Mio Dio, fa’ che mio fratello strappi il suo vestito, onde non sia obbligato a portarlo “.
* Ogni bambino ha la sua personalità. Cercate che ognuno si possa intrattenere con voi da solo. Se uno di essi in vena di confidenza con voi si dilungherà, lasciatelo fare, non interrompetelo, anche se avete un’occupazione urgente. Se un fanciullo vi confida un segreto, non traditelo. Sforzatevi ogni tanto di uscire a turno con uno dei vostri figlioli.
* Non mettete in ridicolo i vostri bambini se volete conservare la loro fiducia