BUON UMORE

Perché un’educazione troppo rigida non rischi di spezzare le energie del fanciullo, deve essere nel contempo un’educazione gioiosa

* Perché un’educazione troppo rigida non rischi di spezzare le energie del fanciullo, deve essere nel contempo un’educazione gioiosa.

* Per poter fare con la propria vita qualcosa di bello, bisogna, con la grazia di Dio:
1. Essere coscienziosi;
2. Avere un carattere;
3. Una buona dose di ottimismo che permetta in ogni circostanza di prendere uomini e cose dal loro lato buono.

* L’ottimismo, il buon umore, il carattere allegro, e altre cose simili, sono espressioni d’una preziosa realtà che permette di affrontare la vita con la massima speranza di successo per sé e di felicità per gli altri.

* Un deciso atteggiamento di fronte a una situazione difficile ci permette di conservare la lucidità e il sangue freddo necessari per trovare la soluzione migliore. L’atteggiamento negativo non può far altro che aumentare i rischi di fallimento e di schiacciamento.

* Abituare il fanciullo a sorridere a tutto, fin dai primi anni: ai genitori prima di tutto, agli amici, ai visitatori e anche alla vita con i suoi disagi, le sue difficoltà e gli ostacoli.

* Forse che serrando i pugni o colpendo il masso che ostruisce la via credi di riuscire a toglierlo? Inutile: sprechi forza ed energia. Se guarderai invece l’ostacolo con un bei sorriso, più facilmente troverai il modo di evitarlo e oltrepassarlo.

* La parola ” scoraggiamento ” deve essere assolutamente bandita dal vocabolario di un cristiano degno di tale nome. Appunto per questo bisogna che l’idea non si affacci nemmeno alla mente.

* Il clima di famiglia — è anche necessario parlare della cornice in cui si sviluppa il fanciullo — contribuisce sommamente ad orientare la giovane anima verso un atteggiamento positivo o negativo. Là dove i genitori non fanno che gemere, criticare, lamentarsi di tutto e di tutti, dove non penetra mai il sole, dove i muri, come i giorni, sono grigi, c’è da stupirsi che un fanciullo veda la vita soltanto sotto l’aspetto più fosco e che più tardi, anche nei giorni gioiosi in cui bisognerebbe godere, non si curi di gustarla attingendo nuove energie, sotto pretesto che non durerà?

* Perché parlare ai fanciulli con viso severo? La fermezza non è più utile quando si riveste di dolcezza e di sorriso?

* Molti genitori non immaginano le ricchezze che perdono, essi e i loro figli, quando non sorridono. Il sorriso addolcisce, calma, pacifica, incoraggia, stimola, tonifica. È un raggio di sole senza di cui ” le cose non sarebbero che ciò che sono “. E poi è tanto facile quando se ne è capita l’importanza anche se costa un poco, dati i frutti che porta! Quale disgrazia privarsene!

*Un fanciullo senza sorriso, senza canto, è un fanciullo condannato alla malattia e alla infelicità.

* La cosa migliore per dare un’impronta felice al carattere di un fanciullo è l’esempio dei genitori: con un aspetto gioioso e sorridente che mostra il lato più bello delle cose, degli avvenimenti, anche i più contrastanti, senza dimenticare le qualità delle persone con cui si tratta. Esempio: mamma aveva progettato una passeggiata: ma piove… Due cose: o uscire mostrando con la propria gioia che non si ha paura della pioggia perché si ha il sole in sé, o, se non si può ragionevolmente uscire, essere felici di improvvisare a casa dei trattenimenti piacevoli.

* Quando i genitori sono capaci di portare i loro figli a reagire con allegria dinanzi all’imprevisto, a superare la difficoltà senza farsene accorgere, a godere senza assilli ad ogni occasione di festa, il focolare familiare ne viene illuminato.

* Non si ripeterà mai abbastanza che essere felici è un dovere verso gli altri. Si dice bene che è amato soltanto colui che è felice, ma si dimentica che questa ricompensa è meritata e giusta; giacché respiriamo continuamente infelicità, noia e disperazione dobbiamo quindi riconoscenza e coronare come atleti coloro che con esempio energico assimilano i miasmi e purificano in qualche modo la vita normale.

* Non temete, o genitori, di porre il fanciullo a contatto delle vostre ammirazioni e dei vostri entusiasmi. Vi sono tante cose belle nel mondo, nelle opere umane come in quelle di Dio, che è veramente una disgrazia non farsene un trampolino per andare fino a Lui che è la sorgente suprema della gioia.

* I genitori che vogliono veramente educare, devono abbandonare quell’atmosfera di torbido malcontento, che impregna la vita familiare, che giunge alla misantropia e porta allo scoraggiamento creando nei giovani soffocamento e paura di vivere.

* Non bisogna dare ai fanciulli un’immagine troppo tetra di loro stessi. A voler insistere sulla distanza che li separa dalla perfezione, non si fa altro che ingigantire l’ostacolo. Molti educatori sono preoccupati di chiedere quasi tutto alla volontà dei fanciulli senza preoccuparsi di facilitarne lo sforzo facendo presa sulla loro immaginazione.
Quando si dice a un fanciullo: ” Sei cattivo, diventa buono “, il ” sei cattivo ” crea subito nel pensiero dell’interessato la convinzione di una cattiveria congenita, assoluta, incurabile; che riduce subito all’impotenza il ” diventa buono ” seguente.

* La felicità è prima di tutto un modo di vedere le cose e l’abilità di sapervisi adattare. Poiché Dio è felicità suprema, occorre vedere le cose come le vede Dio, e adattarvisi per uniformarsi alla volontà di Dio. A tale proposito si possono raccontare ai figli gli apologhi delle due rane, della rosa e della bottiglia incominciata.
Due rane andavano insieme per la campagna: ed ecco che cadono in due diverse scodelle di latte. La prima, disperata, rinuncia alla lotta e gracidando ” muoio, muoio “, perisce d’asfissia; la seconda invece lotta con energia disperata, nuota con tutte le forze… fino a trasformare il latte in burro e giunge alla salvezza. Di fronte alla rosa si possono avere due opposti atteggiamenti: il pessimista che si rammarica che le rose abbiano le spine, e l’ottimista che si rallegra perché sopra le spine si può toccare una rosa. Invece, dinanzi a una bottiglia incominciata si possono pronunciare due esclamazioni: ” Che disdetta, è mezza vuota! — Che fortuna, è mezza piena! “.

* Ecco che cosa scrive un’eccellente educatrice: ” L’unico modo per educare cristianamente i fanciulli alla gioia è quello di procurarla prima a se stessi. ” Non vi è dubbio che la gioia ci è stata data con la vita e soprattutto con la grazia. Ogni anima in stato di grazia, poiché ha la carità, è un’anima che gode. La gioia però deve essere anche una conquista: sappiamo quindi conquistare la nostra gioia e quella dei nostri bimbi sapendo sorridere ad essi affinchè imparino a sorridere. Non so se avete mai giocato a sorridere: è assai divertente ed educativo: consiste nel fare un ampio sorriso a un fanciullo che ha commesso un’enorme bestialità e verso il quale si è assai indisposti. Si dovrebbero fare gli occhi severi e un lungo predicozzo, invece gli si sorride; l’effetto è irresistibile “.
” II mattino — scrive una vecchia istitutrice — preparandomi nel mio ufficio, mi frego le mani tanto sono contenta e dico ai fanciulli: Che gioia! lavoreremo molto “. Dinanzi a queste parole tutti i sistemi pedagogici sono miseri… Vi sono delle scuole in cui si procurano con intelligenza agli alunni dei costosi passatempi. Forse, se le maestre avessero sempre sul volto un impagabile sorriso, certamente vi sarebbe più gioia nelle nostre scuole…
” Accade che le corde d’un violino vibrino col vibrare delle corde d’un altro simile strumento; così se noi sappiamo vibrare a ogni tocco dello Spirito, i nostri fanciulli
vibreranno a loro modo, cantando ognuno la gloria di Dio e la nostra giornata non sarà che un lungo cantico di gioia “.

* Per creare un clima favorevole all’educazione è molto utile che i genitori partecipino attivamente alla vita gioiosa dei fanciulli. Perché non incoraggiare le loro iniziative nella scelta dei divertimenti e delle distrazioni, soprattutto quando si tratta di preparare qualche festa di famiglia o in caso di successi riportati, esami riusciti, ritorni da viaggi?

* Babbo e mamma, dopo i pasti, bandiscano le preoccupazioni e animino gaiamente le conversazioni, così che i figli imparino dai genitori a saper prendere nel giusto modo le piccole contrarietà dell’esistenza.

* I fanciulli hanno bisogno di calma: l’agitazione e il nervosismo agiscono su loro come il ghibli sulle dune. Gli arboscelli crescono male dove imperversa l’uragano.

* Nella vita vi sono tante noie e difficoltà, ma niente è più funesto per l’equilibrio armonioso del fanciullo che il parlarne continuamente. Si rischia di suscitare delle
idee fisse oltremodo dannose.

* II bimbo è come le piante: ha bisogno del sole.

* Un’educazione triste tarpa le ali; un’educazione gioiosa raddoppia lo slancio.

* Una cosa che bisogna assolutamente impedire è che si crei nello spirito del bambino la convinzione che la famiglia sia un ridotto fastidioso, monotono e penoso, ” un mondo dove ci si annoia! “.