La prova fisica. E’ uno degli argomenti per risalire a Dio. Cosi’ provarono l’esistenza di Dio Platone, Aristotele, Cicerone fra i pagani
LEZIONE XVIII
L’ESISTENZA DI DIO
(II: PROVA FISICA)
Uno dei fenomeni che più colpisce chi si pone a contemplare lo spettacolo della natura è l’ordine che vi riluce, ordine meraviglioso e costante. Di qui la mente arguta della gente semplice trae uno degli argomenti più profondi per risalire a Dio, argomento che lo scienziato analizza e perfeziona dandogli forma di rigorosa dimostrazione scientifica. Così provarono l’esistenza di Dio Platone, Aristotele, Cicerone fra i pagani; così nei tempi cristiani usarono questo argomento i primi apologeti, i Padri lo ampliarono eloquentemente e S. Tommaso lo espose in forma nitida e rigorosa nella sua Summa, così come tutta la sua scuola lo espose e lo difese. Anche i razionalisti ne sentirono la forza. Voltaire diceva: «L’universo mi imbarazza e io non posso sognare che questo orologio esista e non abbia orologiaio».
L’argomento si può brevemente compendiare nel seguente modo: nella natura esiste un mirabile ordine teleologico. Dunque necessariamente esiste una suprema intelligenza ordinatrice. Ma questa intelligenza ordinatrice deve essere anche creatrice dell’universo. Dunque esiste un Dio creatore e ordinatore dell’universo.
Esaminiamo ora le singole affermazioni.
1. L’ordine cosmico.
Esso ci appare chiaramente considerando la scala degli esseri dai più semplici ai più complessi.
1) Regno vegetale. Un piccolo seme: uno dei tanti di quei minuscoli granellini sparsi nella natura: quale mirabile ordine nella sua struttura, nel suo progressivo sviluppo, nella formazione della pianta! Per es., la disposizione delle foglie lungo il picciolo secondo un ciclo determinato in modo da ricoprirsi il meno possibile e che tutte possano ricevere la maggior quantità di luce. «Se voi mi volete salvare da una miserabile morte – scriveva Darwin ad un botanico – ditemi perché l’angolo fogliare è sempre di 1/2, 1/3, 2/5, 3/8 (…) e non mai diverso. Basterebbe questo solo fatto per fare impazzire l’uomo più tranquillo». Disposizioni non meno complesse e sapienti si trovano nei fiori per favorire l’impollinazione di piante diverse e impedire l’autofecondazione, che sarebbe nociva alla specie per il manifestarsi di caratteri difettosi; disposizioni ancor più mirabili per assicurare, ottenuta la fecondazione e la formazione dei semi, la disseminazione in modo che non cadano tutti in un terreno sterile e ombroso, ma siano trasportati in terreno adatto e sia assicurata la sopravvivenza della specie.
2) Regno animale, dai più minuscoli viventi ai più complessi ed evoluti. La struttura dell’organismo, i vari organi della nutrizione, della riproduzione, del movimento, della sensazione; la loro adattabilità secondo l’ambiente e le circostanze o nei casi di malattia; tutto ciò presenta un evidente finalismo. I mirabili istinti in virtù dei quali gli animali agiscono e operano con tanta sicurezza, precisione e perfezione di mezzi, risolvendo con la massima semplicità i problemi più difficili: le formiche (organizzazione del lavoro), le api (la struttura dell’alveare), i ragni (l’ingegnosa costruzione della tela), gli uccelli (il nido, la cura della prole), e così via.
3) L’uomo. Il corpo e le sue parti: sono milioni di cellule differenziate fra loro, riunite in tessuti diversi che formano i vari organi, ciascuno dei quali sapientemente costituito per la sua funzione che esercita spontaneamente, naturalmente, senza che ce ne accorgiamo. La mirabile struttura dei singoli organi; l’orecchio, l’occhio (Newton diceva che chi ha fatto l’occhio dell’uomo doveva conoscere bene le leggi dell’ottica), ecc. Il grande anatomista americano Alexis Carrell, in un libro che ebbe grande successo, L’uomo, questo sconosciuto, cita molti esempi di tali meraviglie nel corpo umano e conclude: «L’esistenza di una finalità nell’organismo è innegabile: tutto avviene come se ogni organo conoscesse i bisogni presenti e futuri dell’insieme e si modificasse secondo questi».
4) La terra. La sua posizione rispetto al sole (per una temperatura conveniente alla vita); il duplice moto di rotazione e di traslazione (per l’avvicendarsi dei giorni e delle notti, per l’alternarsi delle stagioni a vantaggio dei viventi); le terre glaciali e la zona torrida (per i dislivelli di temperatura necessari per le correnti benefiche dell’aria e degli oceani), ecc.
5) L’universo. Gli astri: il loro numero, la loro grandezza, la loro distanza, i movimenti che compiono, ecc.
I vari regni della natura sono l’uno all’altro subordinati armonicamente per il bene universale. Ordine e subordinazione hanno sempre colpito i più geniali osservatori. Già Aristotele scriveva: «Tutto nell’universo è sottoposto a un determinato ordine (…) Le cose non vi sono disposte in modo che una non abbia alcun rapporto con l’altra, che anzi tutte sono in relazione fra loro, concorrono con perfetta regolarità ad un unico risultato. Si verifica nell’universo quello che vediamo in una casa ben governata».
2. L’argomento.
Nell’universo, considerato nelle singole sue parti come nel suo complesso, vi è un’evidentissima ordinazione dei mezzi ai fini prossimi, e dei fini particolari ai fini superiori e di questi al fine generale che è il bene del tutto.
a) Ordinare i mezzi al fine è proprio del solo intelletto. Infatti, per adattare qualche cosa al fine è necessario conoscere il fine, la natura del mezzo che si impiega e la relazione che passa tra il mezzo e il fine. Ma conoscere tutto questo è solo degli esseri intelligenti. Quindi la finalità non può spiegarsi se non si ammette una mente ordinatrice; perciò l’universo, così mirabilmente ordinato, esige una mente ordinatrice (la mente o nous di Anassagora). L’argomento è semplicissimo; come dinanzi a un orologio, a una statua, ad una macchina, l’intelletto non può rifiutarsi dall’affermare l’esistenza di un’intelligenza che è la causa di quell’ordine, quanto più dinanzi all’universo così complesso e tuttavia ordinato.
b) Ma questa intelligenza ordinatrice non è nell’universo. Infatti, non può essere nella materia inorganica, né nelle piante, né negli animali, in quanto tutti esseri materiali, mentre l’intelligenza, come vedemmo nella lezione XII, è prerogativa dell’essere spirituale. Neppure può trattarsi dell’intelligenza dell’uomo, perché l’ordine del mondo esisteva prima che esistesse l’uomo, e l’uomo è tanto lontano dall’essere ordinatore del mondo che si considera genio chi ha scoperto (non creato) qualche nuova meraviglia già esistente nell’universo. Dunque, l’intelligenza ordinatrice del mondo è l’intelligenza di un Essere spirituale distinto dall’universo.
c) Ma dobbiamo ancora osservare che l’ordine dell’universo non è puramente un ordine estrinseco e accidentale, bensì intrinseco ed essenziale, che risulta dalla natura stessa delle cose; per cui, chi ha ordinato il mondo deve averlo anche creato, deve avere costituito in quel determinato modo e per quel determinato fine tutti gli esseri che lo compongono e le loro parti. Dobbiamo dunque concludere che il supremo ordinatore del mondo è anche il creatore dell’universo, è Dio. Esiste dunque un Dio creatore e ordinatore dell’universo.
Così, questa è la conclusione di tutti i grandi scienziati che non chiudono gli occhi dinanzi alle bellezze dell’universo e che sanno, spogliandosi dei pregiudizi, guardare in faccia la verità. Il grande naturalista Linneo diceva: «Il Dio eterno, il Dio immenso, sapientissimo e onnipotente è passato dinanzi a me. Io non l’ho veduto in volto, ma il riverbero della sua luce ha ricolmato di stupore l’anima mia. Io ho studiato qua e là le tracce dei suo passaggio nelle creature e in tutte le sue opere, anche le più piccole, le più impercettibili: quale forza, quale sapienza, quale immensa perfezione»; Newton: «L’astronomia trova ad ogni passo la traccia dell’azione di Dio»; e finalmente ecco come Keplero terminava la sua opera: «Ti ringrazio, o mio Creatore e Signore, di tutte le gioie che mi hai fatto gustare nell’estasi in cui mi ha rapito la contemplazione delle opere della Tua mano. La grandezza di queste io mi sono studiato di proclamare dinanzi agli uomini, e ho posto cura di far conoscere quanta sia la Tua sapienza, la Tua potenza, la Tua bontà».
3. Obiezioni.
1) Al giorno d’oggi, per gli spiriti che hanno familiarità con la vera filosofia, i cieli non cantano se non la gloria di Ipparco, di Keplero e di Newton. Così Comte e i positivisti.
Risposta: gli astronomi si limitano a scoprire le leggi della natura, ma non le costituiscono. Forse che colui il quale ha compreso sufficientemente il meccanismo di un orologio nega l’orologiaio per spiegarne l’origine?
2) Le cose agiscono in tal modo e con tale ordine per intima necessità di natura.
Risposta: questa è una semplice constatazione di fatto, ma non la spiegazione del perché. Anche la macchina artificiale esegue necessariamente i suoi movimenti, ma il disporre la macchina in tale modo è dovuto alla sapienza e al volere dell’artefice che l’ha congegnata.
3) I materialisti ricorrono al caso. Il fortuito cozzare degli atomi per tempo infinito ha potuto produrre quest’ordine di cose.
Risposta: il più elementare buon senso si rifiuta di accettare una simile spiegazione. Chi per esempio potrebbe ammettere che la Divina Commedia di Dante o l’Iliade di Omero sono sorte per un casuale incontrarsi di lettere dell’alfabeto? Ma, oltre al buon senso, sono le stesse leggi del caso che depongono in favore della finalità e dell’intelligenza ordinatrice. Il calcolo delle probabilità dimostra che una combinazione casuale ha tanto maggiore probabilità di riuscita quanto più è semplice, e tanto minore quanto più è complessa; in tal caso, accanto alla combinazione fortunata, quale cumulo di tentativi che falliscono! Ebbene, ogni organo nella natura è un insieme enormemente complesso di elementi: secondo le leggi dei caso quanto rare dovrebbero essere le combinazioni fortunate di organi adatti alle funzioni accanto al numero grandissimo di combinazioni mal riuscite, di tentativi falliti, di organi senza funzione! Nella natura, invece, avviene esattamente il contrario: tutti gli animali, per esempio, dai più semplici al capolavoro della natura, cioè l’uomo, hanno organi complessi e diversi, ma tutti adatti allo scopo e alla funzione che compiono. Insomma, l’ordine che esiste nell’universo è essenzialmente opposto al risultato del caso: le cose che succedono bene per caso sono poche e rare, mentre l’ordine che esiste nell’universo è universale e costante. Paolo Enriques, nella sua opera Il problema della vita termina il capitolo sul finalismo con queste parole: «Il finalismo è evidente; negarlo significherebbe negare l’esistenza stessa della vita degli animali e delle piante. E se questo carattere finalistico della vita è dovuto ai capricci del caso, che ha fatto le cose così, ricorderò la frase del vecchio maestro che diceva: il caso, ragazzi miei, è qualche cosa che l’uomo non è riuscito a spiegare».
4) Nel mondo ci sono cose inutili, nocive e disordinate. Dunque …
Risposta: l’universo racchiude ancora troppe incognite perché possiamo giudicare della finalità di tutti gli esseri. Tante cose nella natura e nello stesso organismo umano sembravano un tempo inutili, dannose e disordinate mentre oggi, col progredire della scienza, appaiono avere la loro finalità ed occupare degnamente il loro posto nella natura. Del resto, qualche male o disordine potrà provare che il mondo potrebbe essere migliore, ma non distruggere l’ordine mirabile che è in esso e che incessantemente canta la gloria di Colui che tutto move (Dante).
Bibliografia.
Vedi la bibl. della lez. XVI.