Rivoluzione o rivolta?
Per parlare del fenomeno denominato «Rivoluzione sessuale» bisogna innanzitutto chiarire i termini. Fu veramente una rivoluzione o si trattò semplicemente di una rivolta? In altri termini: questo movimento fu il tentativo di sovvertire completamente i significati sociali, filosofici e morali della sessualità umana oppure, senza motivazioni ideologiche particolari, si propose obiettivi immediati e particolari, senza sovvertimenti globali? Sembra di poter affermare con sicurezza che la Rivoluzione sessuale ebbe una base ideologica e si pose come tappa di un processo rivoluzionario globale nei confronti dell’ordine religioso, politico, economico e sociale.
Essa, trovò come pretesto una visione della sessualità realmente caratterizzata da ipocrisia e discriminazione nei confronti delle donne: la visione borghese che voleva lui «cacciatore, lei preda» (1), lui «padrone, lei schiava» (2). Una visione della sessualità e dei rapporti tra uomo e donna molto diversa da quella maturata all’interno della Chiesa cattolica durante il pontificato di Giovanni Paolo II (3).
Quale fu il sovvertimento dei significati della sessualità umana? Lo riassume così la dottoressa Marina Castaneda: «La rivoluzione sessuale degli anni Sessanta e Settanta ha trasformato il senso della sessualità. Il piacere è diventato uno scopo in sé, indipendente dalla procreazione e da ogni legame affettivo o legale tra individui» (4).
Una conferma di questa lettura della Rivoluzione sessuale intesa come Rivoluzione strictu sensu la troviamo nell’opuscolo del marchese Donatien-Alphonse-François de Sade intitolato Francesi! Ancora uno sforzo se volete essere repubblicani!, contenuto nel suo libro La filosofia del Boudoir (5). In questo libello vengono indicate le tappe successive la Rivoluzione Francese, intese come progressiva negazione di tutti i doveri che il pensiero tradizionale impone all’uomo: doveri verso Dio, doveri verso il prossimo, doveri verso sé stesso. Relativamente ai doveri verso l’uomo, de Sade si scaglia con particolare violenza contro il pudore e la libertà sessuale altrui: un vero Stato repubblicano deve essere «immorale per necessità» (6).
Con de Sade la Rivoluzione sessuale viene enunciata come programma: ma rimane ancora utopia. Sarà Wilhelm Reich, utilizzando Sigmund Freud e Karl Marx, a far passare la Rivoluzione sessuale, in analogia con il socialismo, dall’«utopia alla scienza»; infine, con il periodo denominato «Sessantotto» (7), questa «scienza» si trasformerà in prassi rivoluzionaria: ecco la Rivoluzione sessuale (8). Sarebbe tuttavia errato considerare, ai fini della Rivoluzione sessuale, come «inutili» le teorizzazioni di de Sade: egli ha posto un traguardo, ha indicato le tappe per raggiungerlo ed è stato un modello per coloro che lo hanno seguito (9).
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